Lite Obama-Boehner, lontano il compromesso sul Fiscal Cliff

Fiscal Cliff, ancora nulla di fatto. Nuove nuvole si addensano sui cieli d’America e l’accordo per raggiungere un compromesso funzionale ad evitare il precipizio fiscale è lontano. Il Presidente Usa Barack Obama non ha accettato il piano proposto dai Repubblicani. Un piano che, secondo Obama, prevede aumenti soltanto per coloro che guadagnano più di un milione di dollari all’anno.

La situazione di stallo, dunque, non sembra avere fine. Oggi verrà presentato il piano ma sembra non corrispondere all’obiettivo di raggiungere il compromesso fiscale promesso da Obama prima della sua rielezione. Obama vorrebbe innalzare le aliquote sui redditi più elevati. Una strategia, quella del Presidente Usa, necessaria per risanare il deficit.

Dalla Casa Bianca fanno sapere che vorrebbero che l’aumento delle tasse scatti a partire dai 400mila dollari annui, e non a partire dal milione di dollari. Anche se ieri in conferenza stampa Obama ha dichiarato che democratici e repubblicani sono più vicini, i conservatori sono visti dal Presidente come degli opportunisti. Il loro demerito è quello di voler rinviare l’intesa, senza pensare al bene degli Usa.

Quello dei Repubblicani è stato ribattezzato da Obama e dai suoi come un ‘Piano B’. Il Piano B, però, sarebbe per Obama una trappola atta ad evitare il Fiscal Cliff senza cambiare di fatto le cose. Si profilano, dunque, scontri sul bilancio del prossimo anno.

Successivamente a queste dichiarazioni, sono partite le schermaglie a distanza tra Obama e John Boehner. Quest’ultimo ha affermato alla Camera che se Obama dovesse rifiutare la proposta repubblicana sarebbe il responsabile del più grande aumento delle tasse della storia degli Usa.

 

Hong Kong accusa Ubs di manipolazione del tasso Hitor

Manipolazione del tasso interbancario locale Libor. Queste le accuse mosse dalla Banca Centrale di Hong Kong all’indirizzo della banca svizzera Ubs. Con esse Hong Kong ha avviato un indagine nei confronti del colosso svizzero.

Proprio nella giornata di ieri intanto, la stessa Ubs ha ricevuto una pesantissima multa da 1,5 miliardi di dollari dalle autorità di vigilanza sui mercati di Statu Uniti, Regno Unito e Svizzera. Il motivo? Aver dichiarato di essere coinvolta nella manipolazione del tasso Libor.

Ora dalla Cina fanno sapere di essere in possesso di informazioni, ricevute direttamente dalle autorità di controllo statunitensi. Informazioni in cui si parla di una presunta cattiva condotta da parte di Ubs.

In seguito alla manipolazione del Libor (o Hitor) Freddie Mac e Fannie Mae rischiano di chiudere in perdita di oltre 3 miliardi di dollari l’ultimo trimestre del 2012. Uno scandalo, quello del tasso manipolato, che dunque lascerebbe gravissime conseguenze.

I dati inerenti al possibile crollo di Freddie Mac e Fannie Mae sono stati resi noti dal Wall Strett Journal, il quale ha riportato alcune statistiche effettuate dall’Agenzia governativa Federal Housing Finance Agency. L’agenzia controlla i due gruppi sin dal loro ingresso negli Usa del 2008.

Al momento le due Società sono mantenute in vita dal Governo Usa, che ha stanziato loro 188 milioni di dollari.

Cgil non firma accordo tra Sindacati e Mps

Durante la scorsa notte è stato trovato l’accordo quadro per il piano del taglio dei costi del personale Mps. Il Piano riguardante i dipendenti del Monte dei Paschi di Siena è previsto dal piano industriale.

I sindacati Fabi e Fiba di Cisl, i sindacati Ugl e Uil hanno firmato l’intesa. La notizia è che Cgil/Fisac ha invece rifiutato di firmare, considerando ‘inaccettabile’ la proposta. Tra i ‘si’ anche Dircrdito, Sinfub e Unisin.

Soltanto il 55% degli iscritti al Sindacato, dunque, ha firmato l’accordo, così come solo la metà dei lavoratori della banca toscana lo ha accettato. Dati che parlano chiaro.

In base all’intesa queste sono le modifiche attuate al piano:

– 1100 esternanizzazioni e non più 2.360 inizialmente – – – Sarà attivato un fondo di solidarietà per l’esodo agevbolato di quasi un migliaio di altri dipendenti.

– 1000 lavoratori usciranno da Monte dei Paschi entro il 31 dicembre 2017. A loro disposizione ci sarà un fondo di sostegno al reddito, interamente finanziato dai lavoratori.

Perché Fisac/Cgil non ha firmato l’accordo?

Secondo il Sindacato i dipendenti che allo scadere dell’anno 2012 hanno maturato il diritto alla pensione sono obbligati ad uscire da Monte dei Paschi. Un esodo ‘obbligatorio’, frutto della poca disponibilità della Banca senese a trovare alternative economiche che, secondo Cgil, sono possibili. Possibili alternative che il sindacato aveva offerto e che l’azienda ha rigettato.

Per Cgil quello di Mps è un duro attacco alle modalità di contrattazione integrativa aziendale.

Nel frattempo, oggi, il Consiglio di Amministrazione del Monte dei Paschi esaminerà d’accordo e valuterà l’intesa sul taglio dei costi del personale.

La Tares costa più dell’Imu

Saldata l’ultima rata dell’Imposta Municipale Unica, inerente alla prima abitazione, c’è da fare i conti con la Tares. La nuova tassa sui rifiuti che debutta a gennaio e sarà pagata ad aprile 2012 è la diretta prosecuzione di due esborsi, sommati e rimessi a nuovo con un nuovo nome. Cambia la nomenclatura ma non il peso nelle nostre tasche che, anzi, aumenta.

Il tempo di respirare un po’ (grazie all’emendamento alla legge di Stabilità deciso dal governo che ha permesso qualche mese in più prima del primo esborso) e poi i contribuenti dovranno fare i conti con i rifiuti che costano più della casa. La tregua, dunque, ci sarà e sarà parallela al periodo di campagna elettorale. Quasi un sotterfugio per non mettere sotto pressione gli italiani destinati a votare i propri governanti.

Ad aprile, ufficialmente, Tarsu (tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e Tia (tariffa sull’igiene ambientale) lasceranno il posto alla Tares. Ad introdurla inizialmente fu Berlusconi, soltanto che la Tares è salita in auge all’interno del Decreto Salva-Italia promosso dodici mesi fa dall’esecutivo Monti. Il varo è avvenuto dunque da un anno, ma se ne parla da poco poiché finora tutta l’attenzione è stata rivolta all’Imu.

Gli esperti del sindacato Uil non hanno dubbi. Con ogni probabilità il destino della Tares è quello di diventare il nuovo incubo degli italiani. Essa potrebbe pesare più dell’Imu sulla prima casa. Una famiglia che abita in una normale abitiazione (classe ‘media’) ha già pagato 275 euro di Imu. Ora, però, dovrebbe versarne 305 di Tares. Per la vecchia Tarsu ci volevano invece ‘solo’ 225 euro. Si registra dunque un extra di ben ottanta euro.

Grecia, per S&P è record del rating

Sorpresa per la Grecia. La famosissima agenzia di rating Standard & Poor’s ha annunciato di aver elevato la valutazione sul debito ellenico a “B-“. Non più dunque a livello “selective default”. La decisione è stata presa in virtù dell’apparente successo dell’operazione riguardante il buyback sul debito.

Stabile, invece, l’outlook. Nel comunicato di Standard & Poor’s si legge che la revisione al rialzo amplifica l’opinione dell’agenzia, che ritiene gli stati dell’Ue fortemente determinati a tutelare la presenza di Atene nella zona dell’Euro.

C’è dunque molto fermento intorno al governo di Atene. Il record segnalato da S&P da giugno del 2011 ad oggi, fa si che la Grecia abbia un nuovo rating. Non più “CCC”, bensì “B”. Una valutazione fatta mentre l’operazione del buyback sul debito entrava nel vivo.

A ciò si aggiungano le valutazioni riportate negli indici presentati dall’European Federation of Financial Analyst Societies, secondo cui i bond greci sono aumentati al +85% nel 2012. Ciò ha fatto segnare la migliore performance tra i 26 mercati dei bond presi in considerazione dalla Federazione.

Il rendimento dell’ultimo decennio al 12,8%, è a un terzo del massimo testato nel 2012, mentre lo spread verso la Germania è sceso al minimo dall’aprile del 2011, cedendo -11%.

L’Unione Europea, dunque, spinge per tenere Atene all’interno dell’Eurozona.

Tra dieci anni il carbone sarà la prima fonte energetica

Addio lotta alle emissioni di Co2. Lo sviluppo delle energie rinnovabili non cambia alcune tendenze naturali. Secondo l’Aie, Agenzia Internazionale per l’Energia il ‘caro’ e ‘vecchio’ carbone supererà il petrolio e diventerà il combustibile più usato nel pianeta terra.

I dati rilasciati dall’Agenzia Internazionale per l’Energia fungono, dunque, da proiezioni molto interessanti.

Il carbone è in crescita di 4,4 miliardi di tonnellate.

La domanda aumenta e le economie emergenti quali Cina e India, sempre più bisognose di energia, spingono per l’acquisizione.

La domanda cinese cresce in media del 3,7% ogni anno. Si prevede che già a partire dal 2017, sempre secondo l’Aie, Pechino sarà destinata a contare per oltre la metà della domanda di carbone globale.

Si unisce al coro l’agenzia Woord Mackenzie, che ha rilasciato tre giorni fa un rapporto in cui si confrontano passato e futuro delle energie. Nel 2010 il carbone aveva già fatto registrare una crescita importantissima, del 6%.

Una crescita che era del doppio rispetto al gas e del quadruplo rispetto al petrolio.

Solo le energie rinnovabili, due anni fa, avevano fatto meglio. Anche i primi dati del 2011 hanno confermato questa tendenza.

Si trova molto carbone a buon mercato, al punto che la sua domanda aumenterà in tutte le regioni del mondo. Soltanto negli Stati Uniti il gas scisto avrà la meglio.

Ue chiede all’Italia di estinguere il debito

Il bilancio a breve termine per l’Italia non è negativo. A dirlo è il Parlamento Europeo. Il problema, però, riguarda la lunga tratta. Sul lungo tragitto, infatti, i rischi di stress di bilancio vengono condizionati alla totale applicazione del consolidamento (“ambizioso”) che è in corso.

La Commissione Ue rilascia il suo rapporto annuale riguardante la sostenibilità dei conti. Secondo Bruxelles la situazione attuale italiana non è delle migliori, ma il problema più grande non è quello immediato ma quello che riguarderà il debito. In altri termini, secondo Bruxelles, sulla base delle attuali politiche il debito italiano potrebbe scendere solo durante (oppure) oltre il medio termine.

Il problema è che la sostenibilità dei conti pubblici (come è sottolineato nel rapporto) è condizionata dalla totale implementazione del consolidamento fiscale in corso. Un consolidamento che appare ambizioso. Inoltre è condizionata dalla volontà di mantenere il surplus primario oltre (di molto) il 2014.

Per la cronaca, ad ottobre 2012 il debito italiano ha sfondato il tetto dei 2.000 miliardi.

Appare inoltre impegnativo raggiungere l’avanzo primario entro due anni. Gli odierni standard internazionali e gli odierni standard storici del nostro Paese fanno si che ci voglia una fortissima determinazione al fine di evitare crolli di natura fiscale.

Secondo gli esperti dell’Unione Europea tale determinazione è necessaria per far si che gli obiettivi vengano raggiunti. Per il momento, comunque, da Bruxelles apprezzano la risolutezza con la quale l’Italia sta procedendo per la riduzione del debito pubblico.

 

Troppe tasse scoraggiano acquisto immobili

L’Imu incide sull’acquisto degli immobili. Non è (ormai) una novità. Il prelievo patrimoniale che incide sugli immobili ha ormai da molto tempo allargato il suo raggio d’azione. Incide di gran lunga sul mercato immobiliare l’introduzione di diverse imposte. Un dato che contribuisce a colpire dal punto di vista psicologico gli acquirenti (e i presunti tali).

Così, il mercato delle compravendite rischia di corllare definitivamente. I dati in nostro possesso, aggiornati a novembre 2012, confermano tale tendenza. La paura di comprare casa c’è, e si sente. Il calo, per il momento, è superiore al 20%.

E’ opportuno sottolineare che non è solo l’Imu (e il suo pesante e salato pagamento) a pesare sulla scelta di effettuare un investimento nel settore del mattone. Due sono gli altri fattori per i quali gli acquirenti non agiscono oppure agiscono con estrema cautela.

– Le prospettive a breve termine del mercato immobiliare sono sinonimo di profonda crisi;

– C’è una forte concorrenza dei titoli di Stato.

Vediamo sia i pro che i contro:

Contanti

Pagare una casa (da 280.000 euro) in contanti, implica un’ulteriore spesa (di 5.000 euro) per le imposte agevolate e per la parcella del notaio. Una somma che va aggiunta al valore iniziale dell’investimento.

Mutuo

Se non si vuole pagare in contanti si deve ricorrere al Mutuo. Quest’ultimo potrebbe essere dedotto in maniera parziale dalle imposte sui redditi, ma comporta un lungo periodo in cui il proprietario dell’immobile si troverà in una situazione di perenne deficit.

Investimento

Anche per quanto riguarda l’investimento, dal punto di vista finanziario, la situazione non è delle migliori. Consideriamo l’ipotesi di acquistare in contante l’immobile per poi metterlo in affitto. Si registrerebbero delle elevate spese iniziali. Quando si incassano i canoni occorrerebbe calcolare l’incidenza Imu, nonché la cosiddetta ‘cedolare’ secca. Una tassa che porta via addirittura il 21% dei proventi.

Acquisto

C’è chi (raramente) acquista una casa per tenerla semplicemente a disposizione per sperare nel capital gain sul medio periodo. Una follia, se si pensa che andranno pagate tutte le spese ordinarie di gestione, nonché l’IMU (senza alcuno sconto sulle aliquote).

Il Parlamento Europeo approva l’Imu per la Chiesa

Ora che gli italiani sono in regola con il pagamento dell’Imu, il cui termine ultimo era fissato allo scorso 17 dicembre, il Parlamento Europeo prepara il ‘Si’ per la Chiesa.

Nella giornata di domani, da Bruxelles, potrebbero giungere importantissime novità in merito.

Di cosa si tratta?

La Commissione Europea è pronta a chiudere definitivamente la prassi di infrazione contro il nostro Paese circa le’senzione della vecchia Ici, la quale è stata fino ad ora garantita alla Chiesa.

Lo scenario sta per cambiare, dunque. Da domani, secondo fonti molto ben informate, la Commissione di Bruxelles dovrebbe e potrebbe cambiare le carte in tavola. Come? Le nuove norme approvate dal Governo Monti per il momento non violano le norme europee circa gli aiuti di Stato. Sarebbe stato così nel 2006, anzi dal 2006 in poi.

Ora, Bruxelles potrebbe sostenere un altro cammino: quello che si perpetua nel chiudere la via che porta al recupero delle somme dovute in precedenza. La motivazione? Si tratterebbe di un’operazione poco fattibile.

Il rischio c’è. Se la Chiesa pagasse l’Imu molte scuole cattoliche e molti centri no profit potrebbero decidere di chiudere, come sostiene Radio Vaticana, che ha lanciato una campagna (contro lo Stato e contro Bruxelles) al fine di proteggere le attività di settore.

Alitalia spaventata dai Tav, la guerra economica tra cielo e terra

Che il mondo vada veloce non è una novità. La novità è che una compagnia aerea è preoccupata dei treni ad alta velocità, al punto da ritirare dai cieli un modello storico della propria aviazione.

Alitalia manda ‘in pensione’ il Mad Dog, insieme alle Frecce Tricolori. Il motivo? L’alta velocità ‘terrestre’ rende difficile la vita del Mc Donnel Douglas-80.

Difficile per il Mad Dog rimanere in gara e restare competitivo. Così la compagnia aerea italiana manda in pensione il modello dopo un ultimo volo commemorativo da Roma a Trieste.

Un volo sicuramente emozionante, l’ultimo del Mad Dog, che segna la fine di un epoca. L’addio al velivolo ha provocato forti emozioni negli appassionati di aviazione.

Sembra quasi che un altro scenario economico stia decollando, nel momento stesso in cui l’aeroplano nato trent’anni fa sta compiendo il suo ultimo atterraggio.

Con ogni probabilità, per Alitalia, il 2013 sarà un anno difficile. L’Amministratore Delegato Andrea Ragnetti è pronto ad accettare la sfida. Una sfida tra gli aerei e i treni ad alta velocità.

La guerra è tra due tratte, tra cielo e terra. Gli aeromobili contro i Treni Fsi e Ntv.

Alitalia spera nell’aiuto dei contribuenti per cambiare passo.

Il portafogli scarseggia e i piccoli azionisti vogliono garanzie. Da qui al 2016 la sfida è, e sarà, apertissima.