Incasso record per l’Imu, allo Stato sono arrivati 24 miliardi di euro

 Scaduto il termine ultimo per il pagamento dell’Imu – per chi non lo ha fatto vale la pena affettarsi per poter usufruire degli sconti sulle multe con il ravvedimento operoso – le casse dello Stato traboccano di euro. Il gettito totale dell’imposta sulla casa è stato di 24 miliardi di euro, tre in più rispetto a quanto previsto dall’esecutivo.

Si tratta ancora di un bilancio provvisorio, i dati reali arriveranno solo il prossimo anno, ma, come detto anche dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli, è possibile che il dato sia destinato a salire, proprio in virtù di tutti coloro che non hanno completato il pagamento della terza rata e che lo faranno in futuro aggiungendo all’importo base la penale per il ritardo.

Non si sa quanti saranno i soldi che entreranno nelle casse dello stato grazie ai ritardatari, ma, sempre nel’opinione di Grilli “le entrate superiori alle attese potrebbero essere salutari per i nostri conti“.

Secondo le stime del Sole 24 Ore il gettito totale dell’Imu è di 23,2 miliardi, dei quali 11,8 miliardi (quindi circa il 50% del totale) arrivano dalle regioni del Nord, 4,91 miliardi sono quelli derivati dal super saldo, cioè la terza rata la cui aliquota è stata decisa dai comuni, molti dei quali hanno optato per quella massima, e 980 milioni di euro arrivano dall’Imu sulle prime case.

 

 

 

Bloomberg sconfessa le agenzie di rating

 A pronunciare una sorta di veto sulla libertà di azione delle grandi agenzie di rating è stata per prima l’Unione Europea che, solo pochi giorni fa, ha raggiunto un accordo sulle nuove regole che queste dovranno seguire nella pubblicazione delle loro valutazioni. L’UE ha posto il limite massimo di tre valutazioni annue e l’entrata in gioco anche delle agenzie più piccole.

All’accordo europeo segue la dichiarazione di Bloomberg, la maggiore agenzia economica americana, che ha pubblicato un giudizio impietoso sull’operato di Moody’s e di Standard&Poor’s le quali, nel corso dell’ultimo anno, avrebbero sbagliato la metà delle loro previsioni, come dimostra l’andamento del mercato sui titoli presi in considerazione.

32 i casi esaminati e una percentuale di errore del 53%, la peggiore dall’inizio del controllo dei report di valutazione da parte di Bloomberg che se ne occupa dal 1947. Tutti casi i cui i mercati non hanno preso in considerazione le indicazioni delle agenzie sul credit outlook e sono andati nella direzione opposta. Il caso più eclatante è quello del taglio del rating della Francia i cui titoli di stato sono immediatamente saliti.

Sono in molti, quindi, a voler ridimensionare il ruolo delle agenzie di rating: Europa, Stati Uniti e anche la Cina che ha aperto una sua agenzia nazionale sulla quale fare affidamento.

 

Obama negozia ancora sul Fiscal Cliff

 Barack Obama ha dovuto rivedere i suoi programmi per evitare il Fiscal Cliff. Le sue proposte iniziali non sono piaciute ai repubblicani che hanno fatto muro, costringendo il presidente a rivedere la soglia minima di tassazione sui gradi capitali.

Un piccolo passo, forse ancora troppo piccolo per essere sicuri che l’accordo verrà raggiunto, nella migliore delle ipotesi entro Natale o comunque entro la fine dell’anno, ma i quarantacinque minuti che Obama ha passato con lo speaker repubblicano della Camera dei rappresentanti, John Boehner, vanno nella giusta direzione, almeno nell’idea del Congresso.

Il nuovo programma presentato da Obama, infatti, abbassa il tiro e porta la soglia minima per la tassazione dai 250 mila dollari iniziali a 400 mila. Un bel salto che, però, secondo i repubblicani non è ancora abbastanza, ma che è il minimo per poter arrivare ad un aumento delle entrate dello stato di circa 1.200 miliardi di dollari in dieci anni e ad un taglio delle spese per lo stesso ammontare.

l’intesa si fa quindi più vicina e potrebbe passare al vaglio del Senato degli Stati Uniti il prossimo 26 dicembre, quando ormai i giorni rimanenti per scongiurare il Fiscal Cliff – che entrerà automaticamente in vigore e comporterà l’aumento delle tasse per il 98% degli americani – saranno davvero pochi.

La crisi arriva in Svezia

 La Svezia corre al riparo prima che sia troppo tardi. La Riksbank, la banca centrale svedese, ha deciso di tagliare il tasso di riferimento per il costo del denaro di di 25 punti base portandolo all’1%, il più basso dall’ottobre del 2010. Era una mossa attesa già da qualche tempo, per portare il paese in linea con le attese del mercato.

Gli analisti, poi, prevedono che questo sarà il tasso di riferimento anche per tutto il prossimo anno. Una decisione che mira a dare un po’ di respiro all’economia del paese che, pur restando tra le più solide dell’area Euro, risente della crisi che ha colpito gli altri paesi:

E’ proprio dal quartier generale della Riskbank che fanno sapere che

I negativi sviluppi in Eurozona hanno chiaramente impattato l’economia svedese, che ora risulta in rallentamento. I consumi delle famiglie sono diminuiti, la disoccupazione è aumentata e le pressioni inflazionistiche sono scarse.

Il taglio del costo del denaro mira a riportare il target dei prezzi al consumo attorno al 2% e dare i primi risultati per quanto riguarda la ripresa dell’economia del paese già nell’immediato, anche grazie agli anti-crisi adottate nell’Area Euro, al miglioramento della congiuntura globale e alla politica di tassi bassi applicata dalle autorità monetarie.

Bankitalia sanziona Bpm e Amici

Sono arrivate a distanza di quasi un anno dalla lettera di contestazione (presentata lo scorso 12 gennaio) le sanzioni per i vertici dell’Associazione Amici della Bpm.

Il loro reato è quello di aver firmato un patto parasociale senza averlo dichiarato a Bankitalia.

Le sanzioni sono pari, complessivamente, a 600 mila euro e penalizzano i componenti del Comitato di Controllo, nonché quelli del Consiglio direttivo.

Per loro è in arrivo una multa di 30.000 euro, i quali diventeranno il doppio per l’ex presidente Dall’Asta.

Dall’Asta infatti si è rifiutato di rispondere alla richiesta di informazioni formulata da Bankitalia.

Per giustificare le sanzioni la Banca d’Italia ha rammentato a titolo di esempio lo svolgimento dell’assemblea del giugno 2011, in cui fu rifiutata la richiesta perorata da Via Nazionale di portare sino a 5 il numero delle deleghe possibili per i soci non dipendenti.

Secondo Bankitalia la prassi associativa superava i limiti e i dettati dello Statuto.

Bankitalia, pertanto, punisce i condizionamenti rilevanti all’interno della Bpm e la malagestione dovuta all’influenza dell’Associazione Amici. Fatti gravissimi, sanzionati a dovere dall’Istituto Bancario.

Draghi: “Ripresa economica debole”

Ripresa economica: Mario Draghi, Presidente della Bce, è tornato sull’argomento. Nel 2013 sarà “debole”, ma la ripresa (per quanto graduale) ci sarà ed avverrà a fine anno. L’opinione del capo della Banca Centrale Europea rassicura qualcuno e lascia preplessità in molti.

L’Europa paga il dazio di un anno positivo ma non troppo. A livello europeo, grazie alle riforme, sono stati fatti alcuni progressi e i mercati si sono stabilizzati. Qualcosa è cambiato (in meglio) rispetto al 2011, ma la strada è ancora lunga e per giunta è in salita.

Draghi considera incoraggiante questo processo di risanamento in corso. Va sottolineata la crescita dell’export di merci e di servizi. Una crescita che premia Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo. Quattro Paesi che per Draghi si stanno impegnando tanto anche per quanto riguarda il mercato del lavoro.

Draghi ha parlato a Bruxelles, durante un audizione al Parlamento Europeo, facendo riferimento ai dati messi a disposizione da Eurostat, inerenti a costo del lavoro e a commercio. Le istanze conducono a buoni effetti circa la crescita e la creazione di sempre più numerosi nuovi posti di lavoro.

Draghi applaude dunque l’export italiano e le riforme che portano a dei frutti. Premia lo sforzo dei cittadini, i quali saranno presto (si spera già entro fine 2013) gratificati dai sacrifici che stanno facendo.

 

Gli italiani pagano l’Imu con i risparmi di una vita

Il 17 dicembre 2012 passerà alla storia come il giorno in cui gli italiani hanno messo mano al portafoglio per il pagamento di una tassa del tutto nuova, introdotta dal Governo Monti e riguardante la seconda casa.

L’Imposta Municipale Unica, senza dubbio il tratto distintivo dell’esecutivo tecnico Monti, è sinonimo di sacrificio per le famiglie del Belpaese.

Mentre il Ministro Vittorio Grilli crede nella risalita grazie alle entrate provenienti dall’imu, gli italiani fanno i conti con i risparmi nel loro portafoglio e nel loro conto in banca.

Già, perché, l’Imu comporta un aggravio procapite di 780 euro all’anno, che fa dell’Italia il primo Paese in Europa per quanto concerne la tassazione sugli immobili.

Nei giorni scorsi alcune analisi hanno messo nero su bianco i numeri riguardanti le utenze, i rincari, il valore medio degli affitti. La media nazionale è altissima, e le famiglie non riescono a sostenere una tale spesa.

Così, tre italiani su cinque corrono a estremi rimedi per il pagamento dell’Imposta sulla seconda casa. Si affidano ai risparmi di una vita, così da tenere il più possibile in attivo il bilancio familiare, destinato a cedere viste le numerose tasse che si aggiungeranno.

Se nel 2010 erano 2 milioni, due anni dopo le famiglia in serio disagio, le quali spesso presentano arretrati per via dei mutui, dei canoni e delle bollette sono salite circa a tre milioni.

Una stima che fa preoccupare. E non poco.

Ecco perché tre italiani su cinque sono ricorsi ai risparmi realizzati negli scorsi anni per pagare l’imposta.

Grilli crede nella risalita e punta sull’Imu

Il Ministro Vittorio Grilli si è soffermato sul saldo dell’Imu, all’indomani della scadenza dei termini di pagamento.

Il saldo dell’Imposta Municipale Unica, fatti i dovuti conti, porterebbe ad un gettito pari a quasi 15 miliardi di euro. Sommati ai 9 miliardi di euro pagati nello scorso giugno e valevoli come acconto, l’Incasso per l’Italia sarebbe pari a 23 – 24 miliardi di euro.

Si verifica, pertanto, un surplus di 3 miliardi rispetto alla stima iniziale, fatta su 21 all’interno del Decreto Salva Italia.

Arpe – Federproprietà, Confappi e Uppi (Associazioni dei proprietari riunite nel Coordinamento Unitario) hanno elaborato uno studio di concerto con Eures, il cui calcolo finale porta appunto al gettito complessivo suddetto.

Si parla di una spesa media a famiglia di 1.216 euro. Nel 2011 erano 437. Un grosso aggravio di costi, dunque, che conferma le previsioni della vigilia. L’aggravio è pari a 780 euro.

Vittorio Grilli si è soffermato, a latere di una riunione per la Legge di Stabilità svoltasi in Senato, sulle entrate. Per Grilli, qualora dovessero essere superiori alle previsioni si tratterebbe di una boccata di ossigeno salutare.

Grilli non si è sbilanciato in ulteriori previsioni. Attende i dati definitivi e commenta i parziali.

In conclusione, la risalita dell’Italia che tenta in tutti i modi di uscire dalla Crisi passa anche attraverso le entrate provenienti dall’Imu.

 

 

 

In Italia lavorano sempre meno donne

Le donne dovrebbero essere il presente e il futuro del mondo, ma in Italia i datori di lavoro non la pensano così. L’Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha presentato a Parigi il rapporto Closing the gender gap, secondo il quale emergono dati abbastanza negativi per la Penisola.

Le statistiche interne al rapporto evidenziano, come dice il titolo stesso, un grosso gap tra uomini e donne. Il rapporto è stato il risultato di una ricerca effettuata i ben 34 Paesi, tutti aderenti all’Ocse. L’economia italiana va male, ma la colpa non è delle donne. La colpa, anzi, è del fatto che ci sia una scarsa partecipazione femminile all’interno del mercato di lavoro.

Su 34 posizioni, l’Italia occupa la terzultima, classificandosi al 32esimo posto. Un primato, questo, assolutamente negativo.

La presenza femminile nel mercato del lavoro italiano è del 51 per cento contro il 65 per cento della media stilata dall’Ocse. Fanno peggio dell’Italia soltanto la Turchia e il Messico.

In un momento di profonda crisi per l’economia globale, questi numeri fanno pensare solo a una frase di cui spesso si abusa: piove sul bagnato.

Oltre ad aver presentato il rapporto Closing the Gender Gap, l’Ocse ha anche formulato una proposta che potrebbe valere come parziale soluzione. Se il numero delle donne che lavorano aumentasse, il Pil italiano procapite accrescerebbe di un punto in percentuale ogni anno. Quale miglior soluzione per aumentare le possibilità che il paese esca dalla crisi e torni ad essere una Nazione in crescita?

Una soluzione, quella prospettata dall’Ocse, possibile soltanto nel momento in cui i governi si concentrano nel ridurre il gap di genere. Un gap che non fa assolutamente bene all’economia. Le donne sono nate per coprire i settori più disparati, con particolare priorità a quelli della formazione, dell’occupazione e dell’imprenditorialità.

L’Italia, forse in maniera inconsapevole, guarda alle donne nel lavoro come ad un problema. Secondo l’Ocse, il fatto è invece da ribaltare completamente. Le donne sono la soluzione.

 

Lo Stato aiuta con 4 miliardi il Monte dei Paschi di Siena

Via libera. Lo Stato fornisce circa quattro milardi per la ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena, in modo che il gruppo possa tirare un sospiro di sollievo. Il via libera è stato dato dalla Commissione Unione Europea. Per il gruppo Mps si tratta di una boccata d’aria, in virtù della ricezione di un apporto di capitali freschi, versati sotto forma di strumenti ibridi di capitale.

Quest strumenti andranno a rilevare quegli strumenti ibridi esistenti in precedenza, per un importo di quasi 2 miliardi di euro. Importo che l’Italia aveva sottoscritto nel 2009, a titolo del regime italiano di ricapitalizzazione.

Così facendo la banca risulterà essere in linea con le norme previste dall’Eba (European banking authority). Norme che prevedono una riserva supplementare temporanea per lottare contro l’esposizione al rischio sovrano.

Secondo la Commissione dell’Unione Europea, ricapitalizzare il gruppo Monte dei Paschi di Siena mediante strumenti ibridi di capitale è una mossa necessaria. In ballo c’è l’intero sistema finanziario italiano, il quale va preservato. Una ricapitalizzazione, quella del gruppo Mps, che appare dunque in linea con quanto comunicato dalla Commissione sulle norme in materia di aiuti di Stato alle banche che si trovano in condizioni di crisi finanziaria.