Eurogruppo dice sì al prestito per la Spagna

 Dopo che la Commissione Europea ha approvato la legge per la ristrutturazione delle banche spagnole, si è giunti piuttosto in fretta alla decisione sulle modalità del prestito: 39,5 miliardi di euro che saranno erogati a partire dalla prossima settimana.

I quattro istituti di credito coinvolti nella ricapitalizzazione sono Bankia, Novagalicia, Catalunyacaixa e Banco de Valencia, alle quali si è aggiunta Sareb, la bad bank spagnola a cui andrà un finanziamento con 2,5 miliardi di euro. Questa operazione dovrebbe portare ad una riduzione del 60% del bilancio entro il 2017, attraverso il ricollocamento delle attività sul business al dettaglio e i prestiti alle Pmi.

Nonostante questa manovre e queste iniezioni di fiducia e di denaro la situazione del paese iberico resta particolarmente difficile: il numero dei disoccupati è continuato ad aumentare per tutto il mese di novembre, toccando i 4,91 milioni di unità, ossia un aumento dell’1,54% rispetto al mese precedente.

Ma non solo Spagna in questa riunione dell’Eurogruppo. I rappresentanti hanno anche parlato di Grecia, dopo l’avvio ieri del buy back dei titoli di stato, e di Cipro, altro paese in cui la situazione è difficile, per il quale le decisioni sono rimandate al 13 dicembre.

La trappola del bollettino Imu

Il saldo dell’Imu continua a tenere visibilmente banco. La decisione dei comuni di aumentare le aliquote fa si che l’Imposta municipale unica costerà agli italiani 5 miliardi in più. A dirlo è il Sole 24 ore, il quale afferma:

“Il conto finale della nuova imposta, il cui saldo dovrà essere versato entro il 17 dicembre, sale a 23 miliardi rispetto ai 18 previsti se si fossero applicate le aliquote nazionali utilizzate per l’acconto. Nel passaggio dall’acconto al saldo  i rincari più pesanti riguardano le città del Centro e del Sud dove per 100 euro sborsati a giugno se ne dovranno sborsare 160 al saldo. La fetta più grossa del gettito arriverà comunque dal Nord dove si trova il maggior numero di immobili e di contribuenti”.

Ecco come si è svolta l’Analisi del quotidiano:

“L’elaborazione del Sole 24 Ore è stata effettuata partendo dai dati dell’Agenzia del Territorio e di quelli del dipartimento delle Finanze. Se i comuni avessero lasciato le aliquote invariate il totale dell’Imu sui fabbricati sarebbe arrivato a poco piu’ di 18 miliardi, il doppio dell’acconto. La realtà, però, è che quasi tutte le città hanno alzato l’asticella del prelievo portandola ben al di sopra dello 0,4% previsto per l’abitazione principale e dello 0,76% per gli altri immobili. Ed è proprio partendo dalle aliquote medie decise dai comuni e applicandole agli edifici che risultano iscritti in catasto che si puo’ ricostruire la stime totale del gettito”.

Cosa ne viene fuori?

“Dalla tabella del Sole 24 Ore emerge che dalle abitazioni principali e dalle pertinenze l’acconto ha fruttato 1.680 milioni mentre il saldo richiedera’ 2.660 milioni, 980 in piu’ (+58,3%). Il conto sulle seconde case e’ ancora piu’ salato: si passa dai 2.330 milioni dell’acconto ai 3.860 del saldo, con un incremento di 1.530 milioni (+65,7%)”.

 

 

A Gennaio la riforma delle pensioni

Sarà attiva tra un mese la riforma delle pensioni. Chiesta dall’Unione europea nel 2011, la riforma entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno, sulla base dei miglioramenti già avvenuti negli ultimi mesi.

In virtù della riforma lo Stato italiano risparmierà una cifra che si aggira intorno ai 22 miliardi di Euro dal 2013 al 2020. Un ottimo presupposto per alleggerire la crisi.

Gli esperti spiegano così le principali modifiche in seno alla legge:

“Alla base della riforma, che porta quindi molti soldi allo Stato, ci sono l’allungamento dell’età pensionabile e il passaggio al sistema contributivo, mentre prima c’era quello retributivo. Dal 2013, quindi, i lavoratori andranno in pensione con le nuove regole, a parte gli autonomi che hanno aspettato 18 mesi per la finestra mobile. Dal 2013 si andrà in pensione a 66 anni e 3 mesi per gli uomini e a 63 anni e 3 mesi per le donne, che diventano 63 anni e 9 mesi nel caso di lavoratrici donne. Per la pensione anticipata ci vogliono 42 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne”.

Lo Stato tira dunque un sospiro di sollievo, gli  italiani no, come si legge dall’analisi degli esperti:

“Per le donne l’età pensionabile crescerà fino al 2018 per arrivare a essere uguale a quella degli uomini. Per il futuro è previsto anche l’adeguamento della pensione alle statistiche della vita media”.

Gas e Luce, bollette sempre più care

Il trend negativo italiano in merito al carovita delle bollette di luce è gas prosegue. L’Italia è prima in Europa per quanto concerne il costo pro-capite dell’energia. La tassazione elevata contribuisce a mettere in scacco aziende e famiglie.

Gli imprenditori italiani, infatti, pagano a un prezzo salato l’elettricità: intorno al 36,4% in più rispetto alla media dell’Ue. Sborsano inoltre 5,8% in più rispetto ai colleghi europei. Le famiglie spendono tra carburanti, luce e gas, il 5,6% rispetto alla media del resto dell’Eurozona.

I dati provengono da Confartigianato. Il costo dell’energia elettrica per uso industriale è cresciuto del 12,7% per gli imprenditori tra l’anno scorso e l’anno in corso. Rispetto ai rincari del 5,2% registrati nell’Eurozona, l’intensità è più che doppia.

Le tariffe energetiche a carico delle imprese hanno subito negli ultimi dodici mesi un aumento del 30,4%. Nella zona dell’Ue, invece, l’aumento si è fermato a 12 punti di percentuale. Per quanto concerne le imprese il rincaro complessivo tra l’ottobre dello scorso anno e quello in corso è del 13,6%. Nel resto d’Europa si è fermato all’otto per cento.

Rileva Confartigianato:

“Nell’ultimo anno, la bolletta dell’elettricità per usi domestici è cresciuta del 15,9% (a fronte di un rincaro del 5,9% nell’Eurozona), il gas utilizzato dalle famiglie è rincarato del 9,1% (+6,4% nella Ue) e i prezzi dei carburanti sono aumentati del 16,1% (+8,7% nell’Eurozona)”.

 

Monti vuole la riduzione delle Tasse

 Mario Monti vuole ridurre le tasse. Lo ha detto intervenendo presso la riunione degli Stati Generali del Centro-Nord a Verona:

“Non c’è dubbio che occorrerà ridurre la pressione fiscale ma ci sono dei limiti e una dinamica temporale attraverso cui questa cosa sarà possibile. La lotta all’evasione va affinata, migliorata vanno evitati eccessi ma è una guerra che deve proseguire e vorrei che la classe politica avesse un senso di urgenza in questo senso così come per la legge elettorale”.

Monti si è soffermato sulle prospettive economiche e sull’occupazione. Argomento caldo, visto che in Italia c’è una grossa zona di disagio che contempla 8 milioni e mezzo di italiani con il futuro incerto:

“Il mio desiderio è che il 2013 possa essere l’anno di uno straordinario investimento in capitale umano, da parte di tutte le forze del paese, soprattutto per sostenere i giovani. Se lo Stato da solo non ce la fa, non vuol dire che non ce la facciano gli italiani insieme. Proprio sul tema dell’occupazione Monti ha tenuto a precisare che le politiche economiche del governo non sono la causa dei fenomeni negativi che vogliamo rimuovere come la recessione e la disoccupazione. Io sono molto sensibile al problema disoccupazione ma non ritengo che il governo potesse fare diversamente da quello che ha fatto”.

 

8,5 milioni di italiani in difficoltà

Sono più di otto milioni gli italiani in difficoltà. A dirlo è Unimpresa, la quale afferma che

“Ai semplici disoccupati vanno aggiunte infatti, secondo l’associazione, ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Si tratta di un’enorme area di disagio viene sottolineato: ai 2,87 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (687mila persone) sia quelli a orario pieno (1,76 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (766mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,39 milioni)”.

5,6 milioni di persone, dunque, sono occupate ma hanno il futuro in dubbio in termini di impiego stabile e retribuzione continua nel tempo. Una zona di disagio ampia, che il Centro Studi Unimpresa ha individuato per effetto dei dati Istat e che in totale ammonta a 8,47 milioni di italiani:

“Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Di qui l’estendersi del bacino dei ‘deboli’.

Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, ha dichiarato:

“Sono questi i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese. Serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del Governo, soprattutto per chi dopo il voto del 2013 avrà la responsabilità di guidare il Paese. Vorremmo vedere la parola famiglia in cima a tutti i programmi elettorali, ma non solo come slogan per aumentare il consenso”.

 

La Spagna non raggiungerà gli obiettivi

 La Spagna non ce la fa. Nonostante la Commissione Europa abbia approvato il piano di ristrutturazione delle banche iberiche e l’Ocse abbia confermato la buona riuscita di questa prima serie di misure anticrisi, il paese ancora non vede ancora gli effetti delle drastiche misure varate e non sarà in grado di raggiungere gli obiettivi previsti.

Questo è quanto emerge dalle stime fatte dagli economisti di Mariano Rajoy, citate oggi dalla radio Cadena Ser, l’obiettivo del deficit fissato per il 2012 al 6,3% del Pil non sarà raggiunto e, molto probabilmente, la Spagna non centrerà nemmeno l’obiettivo del 4,5% di deficit previsto per il 2013, che si potrebbe assestare al 6% del Pil.

A confermare questo trend è stato qualche giorno fa anche lo stesso capo del governo, il conservatore Mariano Rajoy, che annunciava un’intervista al quotidiano La Razon, già con un certo anticipo, che, a causa delle difficoltà del paese, da qualche anno vittima di una profonda recessione, e della congiuntura economica mondiale negativa, il raggiungimento della meta prevista sarebbe stato molto più difficile del previsto:

Il nostro obiettivo è fare bene le cose e vedremo cosa accade a fine anno.

 

I democratici americani non cedono: aumenteremo le tasse ai ricchi

 Barack Obama è ottimista sull’accordo per il Fiscal Cliff, e crede che sarà possibile raggiungerlo anche entro Natale. Di diverso avviso il sui Segretario al Tesoro Timothy Geithner il quale, in una intervista alla CNN ha ribadito che i democratici non hanno intenzione di raggiungere nessun accordo se verrà messa in discussione l’ipotesi della tassazione per i ricchi.

In effetti, uno dei punti principali della campagna elettorale di Barack Obama è stato proprio quello di prendere dei provvedimenti a favore della classe media, riportando le tasse sui grandi patrimonio a livello dell’amministrazione Clinton.

Geithner ribadisce:

Non ci sarà accordo sul budget al Congresso se i repubblicani non vogliono un aumento delle tasse che le riporti al livello in cui erano sotto l’amministrazione Clinton, epoca in cui l’economia americana era florida. Non ci sarà accordo senza un aumento delle tasse.

Geithner in qualità di negoziatore principale dell’amministrazione Obama nelle trattative con il Congresso per la riduzione del deficit, ha chiesto ai repubblicano di fare un’altra proposta, che dovrà arrivare il prima possibile. Infatti, il tempo inizia a stringere: si ha solo un mese prima che il Fiscal Cliff proceda automaticamente, a causa della scadenza degli sgravi fiscali e dei tagli alla spesa pubblica per complessivi 600 miliardi di dollari.

 

Parte il buy back della Grecia

 Dopo il via dell’Unione Europea allo sblocco della terza tranche di aiuti alla Grecia e il sì della Germania, Atene si sta preparando a varare l’offerta di sconto sui titoli di stato per allontanare il default. Un’operazione che dovrebbe risolvere le tensioni tra il Fondo Monetario Internazionale e e la Comunità Europea sulla quantità e la modalità di aiuto alla Grecia.

Stamattina Atene ha confermato l’offerta di riacquisto dei bond di stato per un totale di circa 60 miliardi di euro da investitori privati. Il Ministero del Tesoro avrebbe a disposizione circa 15 miliardi di euro per acquistare un ammontare della sua esposizione pari a circa 45 miliardi.

Dal momento che i bond saranno riacquistati per cifre che saranno comprese tra il 30 e il 40% del valore delle obbligazioni, il governo ellenico prevede un risparmio di circa 30 miliardi di euro.

Non si sa ancora quali saranno i risultati di questa importante operazione, soprattutto perché questa mattina, dopo l’annuncio del buyback greco, i titoli di stati ellenici sono per la prima volta dall’inizio della crisi sotto il 15%. Pochi giorni ancora per coloro che posseggono i bond ellenici: alle 17 del 7 dicembre (orario di Londra) scadranno i termini per decidere quanti bond vendere e a quale prezzo

 

 

Grecia, settimana di fuoco per il taglio del debito

Il destino della Grecia è appeso a un filo. A muoverlo è l’Unione Europea, che apre una settimana cruciale per quanto concerne l’economia ellenica, il suo debito, l’austerity e il futuro di un’intera Nazione.

Qualcosa nell’aria, però, pare si stia muovendo. Angela Merkel ha rilasciato alcune dichiarazioni che fanno ben sperare. La cancelliera tedesca non esclude che il debito di Atene possa essere cancellato. Tutto sta nel comprendere se ci saranno le condizioni necessarie per offrire il miglior aiuto possibile alla grecia. L’Eurozona non naviga in acque tranquille, per cui in settimana occorrerà fare il punto della situazione su più fronti.

La Merkel, durante un’intervista rilasciata a diversi  cronisti della stampa ha osservato quanto segue per quanto riguarda le ipotesi di taglio del debito:

“L’attuale programma di aiuti alla Grecia va fino al 2014, per il raggiungimento di determinati obiettivi di bilancio abbiamo concesso al Paese due anni in più di tempo, fino al 2016. Se un giorno la Grecia riuscirà a farcela con le proprie entrate, senza contrarre nuovi debiti, allora dovremmo esaminare e valutare la situazione. Ciò non accadrà prima del 2014-15, se tutto andrà come previsto”.

Non è dunque più pura utopia pensare che il debito potrà essere cancellato. Sicuramente l’iter da seguire sarà lungo e complicato. I Ministri dell’Economia di tutti i Paesi dell’Eurozona si incontreranno a brevissimo per la questione  buyback o riacquisto del debito da parte di Atene.