Come andrebbe riformato il Catasto?

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 Questa mattina al Senato Alessandro Buoncompagni (Servizio Rapporti Fiscali) e Sandro Momigliano (Servizio Studi di Struttura economica e finanziaria) di Bankitalia hanno presentato il testo della relazione sull’Imu nel quale si parla della necessità di una riforma del Catasto italiano per evitare che dalla riforma dell’Imu si possano generare ulteriori fenomeni di iniquità sia orizzontale sia verticale, come sta accadendo in questo momento.

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Il rischio che si corre è quello di favorire i ricchi, perché il Catasto italiano non è aggiornato da più di venti anni e in questo periodo si è venuta a creare una forte discrepanza tra i valori catastali e di mercato degli immobili italiani, discrepanza che tende a crescere con l’età degli immobili: più bassa per quelli di più recente registrazione, prevalentemente edificati in aree periferiche, e gradualmente più alta con il crescere dell’età delle costruzioni che generalmente sono localizzate in aree più centrali.

Per questo motivo Bankitalia suggerisce che si provveda al più presto possibile ad una revisione delle tariffe d’estimo e dei principi di classamento. Nello specifico si dovrebbe provvedere a ridefinire gli ambiti territoriali del mercato immobiliare e, in base a questi, rilevare i prezzi di mercato e i canoni di locazione che dovranno essere poi utilizzati come punto di riferimento per stimare i valori patrimoniali e le rendite da iscrivere nel catasto.

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Si dovrebbe poi procedere a rideterminare la destinazione d’uso dei fabbricati e, soprattutto, utilizzare i metri quadri (o cubi nel caso di edifici ad uso pubblico) e non più i vani come unità di misura.

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