Commercio in allarme, in tre mesi duemila chiusure

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 In tre mesi sono stati chiusi quasi duemila negozi soltanto a Roma. Per la prima volta si è avuto un saldo negativo tra imprese commerciali che nascono e aziende che chiudono. L’associazione di categoria lancia un grido d’allarme: il piano del commercio della provocherà la cessazione di tre esercizi su 10 da qui al 2015. Per sopravvivere alla crisi è stato proposto di diminuire le superfici indirizzate alla grande distribuzione, fermare i centri commerciali con una moratoria ed elaborare un “patto sociale”. Il grido d’allarme, si diceva, lo lancia laquesto viene richiesto da Cna commercio di Roma, che si scaglia contro il piano del commercio approvato dalla giunta comunale che, aumentando le superfici a disposizione delle grandi strutture, causerà entro il 2015 la fine di tre esercizi commerciali su 10. La Cna espone le sue proposte di modifica al Piano, partendo dall’ipotesi di un “patto sociale tra piccole, media e grande distribuzione”.

Quasi 80 mila negozi chiusi in Italia a partire dal 2011


“L’Italia è la città dei borghi, delle piazze e dei quartieri – ha spiegato il presidente della Cna di Roma Lorenzo Tagliavanti – le megalopoli sono lontane dalla nostra cultura, sono dei non luoghi. Noi dobbiamo mantenere dei luoghi in cui produrre e vivere siano la stessa cosa: senza le botteghe, il commercio e l’artigianato le città perdono la propria anima. Abbiamo invitato anche i Municipi perché loro sono le istituzioni di prossimità, quelle che vivono l’attuale crisi economica nelle strade”.

Chiudono altri 3000 negozi tra luglio e agosto 2013

Una recente indagine compiuta dalla Comitas, l’associazione delle piccole e microimprese italiane, ha fatto luce sulla situazione in cui si trovano in questo periodo le imprese commerciali italiane, rilevando come la crisi abbia colpito il settore del commercio al dettaglio. Secondo gli analisti della Comitas, infatti, tra il 2011 e il 2013 il numero dei negozi italiani costretti a chiudere per sempre le loro saracinesche è stato di poco inferiore agli 80 mila: un numero decisamente alto anche per tempi di crisi. Ma veniamo ai dati effettivi.

 

 

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