Con la crisi crescono le diseguaglianze

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 In base al rapporto 2010-2012 di Bankitalia sui bilanci delle famiglie, nel 2012 la percentuale di famiglie sulla soglia di povertà si è portata al 16% contro il 14% del 2010. La soglia di povertà è definita dal limite di un reddito individuale netto di 7.678 euro o di 15.300 euro per una famiglia di 3 persone. La crisi ha quindi eroso il reddito familiare medio in termini nominali nella misura del 7,3%, e ha inciso negativamente sulla ricchezza media per il 6,9%.

La distribuzione dei redditi risulta molto sbilanciata in Italia: il 50% delle famiglie non supera il reddito di 2.000 euro al mese e, più nel dettaglio, solo la metà delle famiglie ha un reddito annuo superiore ai 24.590 euro (circa 2.000 euro al mese), mentre un 20% può disporre solo di un reddito inferiore ai 14.457 euro (1.200 euro al mese). Di contro, il 10% delle famiglie della fascia economica superiore guadagna oltre 55.211 euro all’anno.

 

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Il 35,8% delle famiglie ritiene insufficienti le proprie entrate, un trend in salita rispetto alle percentuali del 2010 (29,9%) e del 2004 (24,3%). Parallelamente sono scese al 32,3% le famiglie che giudicano sufficiente il proprio reddito: erano il 37,1% nel 2004, il 39% nel 2010.

L’aliquota di famiglie indebitate rimane invece sostanzialmente stabile nel periodo: sono il 26,1% contro il 27,7% del 2010. L’importo medio del debito familiare è di circa 51.000 euro.

L’indebitamento, in linea con gli anni precedenti, è più diffuso tra le famiglie a reddito medio-superiore, che hanno maggior facilità di accesso al credito,con capofamiglia di età inferiore ai 55 anni, libero professionista, con alto titolo di studio. Le passività sono rappresentate in massima parte dai mutui per l’acquisto e la ristrutturazione di abitazioni, per un importo medio di 75.000 euro.

 

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