Etihad, vuole ridimensionare la forza lavoro in Alitalia

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 Più aumenta l’attesa per Etihad, più aumentano le indiscrezioni sui vincoli della compagnia araba per l’investimento in Alitalia. In particolar modo sui costi per i dipendenti, con il taglio degli esuberi che potrebbero arrivare fino a 3.000 unità. Ma il Governo cerca di rassicurare: al momento «non mi risultano», dice il ministro dei trasporti Maurizio Lupi, sperando che il Piano congiunto Alitalia-Etihad non diminuisca ma aumenti l’occupazione.

 

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«Ho parlato con l’amministratore delegato di Alitalia, e mi ha detto che la due diligence è finita» e «in questi giorni si stanno definendo le lettere d’intenti»: «adesso sono in corso i giusti colloqui tra le due parti e appena saranno finiti ci faranno sapere», ha spiegato Lupi in audizione al Senato. «Mi auguro che una volta definiti questi impegni vengano esposte anche al Governo le linee dell’accordo», ha aggiunto Lupi, che attende un incontro con i vertici delle due compagnie: «Quando saranno pronti chiederanno un incontro al Governo. Mi auguro che avvenga nei prossimi giorni, in tempi utili perchè si faccia un buon lavoro».

 

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E intanto si continua a parlare della lettera d’intenti in cui Etihad fisserà le proprie condizioni. È probabile che solo dopo un’intesa di massima sui punti principali di tale documento, la compagnia araba presenti la propria intenzione di interesse. Tra i vincoli più delicati c’è quello del taglio del costo del lavoro: gli esuberi si dovrebbero aggirare intorno alle 2.500 unità (ma potrebbero arrivare a 3.000), coinvolgendo i 1.900 esuberi dell’accordo di febbraio (gestiti ora con cig a rotazione e solidarietà) e i 500-600 esuberi della vecchia cig volontaria.

 

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