Anagrafe dei conti correnti: come funziona e a cosa serve

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 Il Decreto Salva-Italia voluto dal Governo Monti ha portato anche alla predisposizione di un nuovo strumento per la lotta all’evasione. Si tratta dell’anagrafe dei conti correnti, ossia tutta una serie di informazioni che banche, Poste, società di gestione del risparmio e altri intermediari finanziari dovranno inviare al fisco entro i termini stabiliti.

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I dati che dovranno essere inviati riguardano, nello specifico, i conti correnti (saldi di inizio e fine anno e del totale dei movimenti distinti per dare e avere, quindi il loro valore complessivo), i depositi titoli (saldi tra il totale degli acquisti e quello dei disinvestimenti), le carte di debito e di credito (utilizzo del plafond di spesa a inizio e a fine periodo, valore degli acquisti e, solo per le carte ricaricabili l’importo delle ricariche effettuate nel corso dell’anno) e le cassette di sicurezza (numero degli accessi dei proprietari).

Il Fisco, quindi, avrà a disposizione una grande mole di dati. Come verranno utilizzati?

Ovviamente il provvedimento che ha dato vita all’anagrafe dei conti correnti rispetta le norme italiane sulla privacy, e le informazioni che le banche e gli altri istituti sono chiamate a comunicare al Fisco verranno utilizzati al fine di creare delle liste selettive di contribuenti potenzialmente a rischio di evasione, ossia i contribuenti che presentano dei vistosi scostamenti tra i loro comportamenti bancari e le dichiarazioni dei redditi.

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Ma l’anagrafe dei conti correnti potrà essere utilizzata anche per scovare i ‘furbi’ del welfare: infatti questi dati, oltre a semplificare gli adempimenti richiesti ai contribuenti per la dichiarazione sostitutiva unica necessaria all’accesso a prestazioni sociali agevolate, potranno essere utili anche al controllo della veridicità degli stessi da parte delle amministrazioni pubbliche.

 

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