I danni economici della caduta del governo

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 Il nostro paese sta migliorando la sua posizione economica ed ha anche recuperato la stabilità politica che molti investitori auspicavano da tempo. Eppure c’è qualcosa che non convince del tutto e si comincia a pensare alle possibili ricadute economiche di un crollo del governo.

A lanciare l’allarme ci ha pensato l’associazione degli artigiani di Mestre, la CGIA. Quest’associazione spiega che il governo, dopo il downgrade delle agenzie di rating e dopo le ultime minacce legate ad un ulteriore possibile declassamento, deve affrontare dei nodi importanti.

Un’impresa su tre chiude i battenti

Non è soltanto arrivato il momento delle riforme che dovrebbero mettere ordine nel mondo del lavoro e lenire la piaga della disoccupazione giovanile. Adesso si stratta di riformare le tre imposte più urgenti: l’IMU, la Tares e l’IVA.

L’IMU è il campo di battaglia dei partiti politici ed oggi è all’esame del ministro delle finanze che propone delle soluzioni alternative per fare in modo che non si abolisca questa imposta che condannerebbe il paese ad una nuova fase di recessione.

Nuove proposte sull’IMU da Saccomanni

Si deve decidere quindi se e come procedere con l’aumento dell’Imposta sul Valore Aggiunto senza danneggiare i consumi italiani. In più bisogna capire bene cosa includere nella Tares. La riforma di queste imposte, però, non deve mettere in difficoltà il governo, o renderlo meno stabile, perché se il gabinetto Letta dovesse vacillare, per gli italiani ci sarebbe lo spettro di nuove tasse.

Si parla di 7 miliardi d’imposte in più: impossibili da digerire con la peggiore delle austerity.

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