Con i tagli del Governo, che fine faranno i giornali

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 “Nella spending review abbiamo scelto di tagliare diversi investimenti del settore pubblico, uno tra questi è l’obbligo di pubblicare i bandi di gara sui giornali. E’ una operazione che vale 100 milioni di euro”. È quanto ha sostenuto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

 

“Noi pensiamo che ora sia il momento di Twitter, di Facebook e dei social network e che non ci sia quindi bisogno di obbligare a comprare spazi. Per me è giusto, siamo nell’era dell’innovazione e della digitalizzazione e sono 100 milioni di euro di risparmio l’anno”, ha concluso il premier.

Nei giorni antecedenti la notizia  della soppressione dei bandi di gara dai quotidiani aveva provocato molte polemiche, giunte soprattutto da testate come La Gazzetta del Mezzogiorno e La Sicilia, che con i loro titoli “Presidente ci ripensi, con la stampa muore la libertà” e “Renzi uccide i giornali” hanno espresso tutto il loro dissenso verso la proposta.

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I due giornali hanno sottolineato che, in un momento di crisi come questo, con il settore dell’editoria in ginocchio, togliere i bandi di gara dalla stampa significa decretarne la fine.

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In effetti per anni la pubblicita’ legale, la convocazione delle assemblee societarie e i bandi di gara sono stati una manna, addirittura un sussidio occulto oltre a quelli colossali dati ai quotidiani con i contributti all’editoria, per quotidiani come Il Sole 24 Ore, Milano Finanza e Italia Oggi. D’ora in avanti invece si puo’ usare internet per questo tipo di annunci. Del resto il decreto e’ gia’ in vigore.

 

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