I mercati emergenti potrebbero frenare la ripresa in Europa

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 Gli investimenti aziendali registreranno verosimilmente un’ulteriore accelerazione, fornendo nuovo sostegno alla crescita. I livelli dei saldi di cassa societari risultano elevati: a causa dell’incertezza degli ultimi anni i bilanci delle società non finanziarie evidenziano un credito di oltre 1 trilione di euro. I rapporti liquidità/patrimonio presenti nell’indice Euro Stoxx 600 sono prossimi ai massimi del 2005, ossia al 9,5%, spiega un’analisi di Paul Doyle e Fred Jeanmaire, gestori azionario europeo presso Threadneedle Investments; l’ultima volta che sono stati raggiunti livelli simili si è determinato un boom della spesa in conto capitale e delle attività di fusione e acquisizione in Europa.

Situazione critica per i prestiti bancari dell’Eurozona

Secondo Goldman Sachs, un aumento del rapporto medio debito netto/EBITDA dall’attuale 1,6x a 2x fornirebbe alla crescita una potenza di fuoco di 400 miliardi di euro. Come con le società statunitensi, l’attenzione nel breve termine sarà puntata probabilmente sui riacquisti azionari e i dividendi piuttosto che sull’aumento della spesa in conto capitale. Tuttavia, in un mondo caratterizzato da bassa inflazione/bassi tassi d’interesse, cresce la pressione per l’aumento della spesa in conto capitale e dell’attività di fusione e acquisizione. Il rischio principale è che le turbolenze dei mercati emergenti minino la fiducia delle aziende e ritardino ancora una volta il ciclo spesa in conto capitale/attività di fusione e acquisizione. Eventuali decelerazioni indurrebbero tuttavia la BCE ad attuare misure di stimolo, paradossalmente proprio quando gli Stati Uniti sono determinati a porre fine al loro programma di quantitative easing.

Vi sono inoltre timori di deflazione, che riteniamo tuttavia infondati. Se l’attuale tasso di crescita dei salari tedeschi pari al 3,5% circa dovesse persistere, è probabile che l’Europa attraversi un periodo di disinflazione e tassi bassi. Ciò degenererebbe in una spirale deflazionistica solo qualora la crescita dei salari tedeschi scendesse al di sotto del 2%, ma sono in pochi a ritenere c he un tale scenario possa verificarsi. Inoltre, per raggiungere l’obiettivo di inflazione di medio termine del 2% posto dalla BCE, è necessario che la crescita complessiva dei salari nell’area euro sia superiore del 2% circa rispetto alla produttività. Questo suggerisce che la BCE potrebbe adottare ulteriori strumenti monetari non convenzionali volti a stimolare l’inflazione e promuovere la crescita in Europa.

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