In che modo il Def ha colpito le banche

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 “Una manovra da Mago Silvan con tanto fumo, poco arrosto”. E’ questa l’opinione di Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, sul Def presentato dal governo Renzi.

Nel comunicato stampa diffuso, Lannutti dice: “Bene l’aumento al 26% dell’aliquota fiscale sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia, ma in assenza di un blocco triennale delle tariffe bancarie i maggiori oneri saranno addossati ai correntisti, con un costo pro-capite di 35 euro, aggravando così gli alti costi di gestione dei conti correnti, pari in Italia a 371 euro, contro una media europea di 114 euro”.

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Per di più “nelle 150 pagine del documento di economia e finanza (Def) e relative tabelle allegate nella bozza del Piano nazionale delle riforme (PNR), non si intravede quel sostanzioso taglio alla spesa pubblica, come propagandato ai quattro venti dal premier Matteo Renzi”.

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“Al contrario a fronte di un +0,8% del Pil nel 2014 e di una previsione di crescita dell’economia di un +1,3% nel 2015 e +1,6% nel 2016 (stima gonfiata di un +0,6% rispetto all’1% del precedente governo, è prevista una crescita della spesa pubblica dagli 802,6 miliardi di euro nel 2014, ad 811,2 miliardi nel 2015; 822 nel 2016; 832 nel 2017, per arrivare a passare a 845,5 miliardi di euro nel 2018(tabelle regola spesa): come si conciliano questi dati con la revisione della spesa pubblica (spending review), che apposta nel Def 6 miliardi di risparmi nel 2014 (dei quali 4,5 miliardi nel secondo semestre), circa 17 miliardi nel 2015, ben 32 miliardi di euro nel 2016? ”

 

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