L’Eurozona combattuta tra crescita e riforme strutturali

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 Nelle ultime settimane i Governi dei Paesi europei sono stati interessati da lunghe riflessioni relative alla presente situazione economica dell’Europa. Il Vecchio continente, infatti, dal punto di vista macroeconomico, con una debole ripresa che si affaccia appena alle porte, sembra essere arrivato ad un bivio. Quello che impone ai governanti di optare per le scelte giuste che facciano decollare, una volta per tutte e dopo lunghi anni di crisi economica, lo sviluppo e la crescita

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Ma l’essere ad un bivio dell’economia non è mai una soluzione del tutto comoda. I Paesi europei, infatti, e con loro tutti gli economisti che si occupano della faccenda, sono attualmente combattuti tra due possibilità di scelta: optare per la strada delle riforme strutturali o scegliere la strada della crescita. E a questo bivio si trovano in particolare i rappresentanti dei Paesi più deboli, come Grecia, Portogallo, Spagna e Italia.

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Secondo le teorie economiche più accreditate, infatti, solo un coerente piano di riforme strutturali può essere utilizzato per intraprendere una strada di crescita sostenuta di lungo termine, ma a breve termine, invece, le riforme strutturali contribuiscono a frenare la crescita. Soprattutto in tempi in cui anche la politica monetaria mantiene i tassi di interesse molto passo. Questa situazione, a bene guardare, apre non tanto un bivio ma un vero paradosso economico. 

Eppure le soluzioni vanno trovate. Al vaglio, ad esempio, diverse possibilità per stimolare la crescita, oltre al piano di riforme. Come quella di rilanciare le esportazioni o aprire ancora una volta alle liberalizzazioni.

 

 

 

 

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