Meno pensionati ma più spesa per loro, perché?

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Il numero dei pensionati si è ridotto e sembra che sia l’effetto della riforma Fornero eppure di anno in anno assistiamo ad un crescendo delle spese legate alle pensioni. Una percentuale sempre più alta in rapporto al PIL del Paese. Ecco il quadro.

Il popolo dei pensionati si riduce, ma la spesa dedicata continua a salire, più di quattro miliardi in un anno, superando nel 2014 il 17% del Pil. La spiegazione è nell’aumento dell’importo medio degli assegni, dovuto agli adeguamenti e al maggior peso delle uscite per vecchiaia, anche se c’è ancora una grossa fetta, il 40,3%, pari a 6,5 milioni di persone, che non riceve più di mille euro al mese.

Inoltre i nuovi pensionati, categoria in cui vanno a finire coloro che hanno riscosso per la prima volta nel 2014, risultano in svantaggio rispetto a quanti sono arrivati prima, con una penalizzazione che supera i 3 mila euro.

A fare il punto su pensioni e pensionati è l’Istat, sulla scorta dell’indagine condotta con l’Inps, poi ci ha pensato l’Ansa a mettere tutto in ordine spiegando anche un altro effetto della riforma Fornero.

Un altro effetto della riforma Fornero è la riduzione dei pensionati, la barriera all’uscita ha determinato un calo di 400 mila unità in tre anni. C’è poi una spinta demografica, tanto che uno su quattro risulta over80. Colpisce soprattutto il rapporto tra pensionati e occupati: ogni 100 persone a lavoro ce ne sono 71 a riposo. E tra le donne è un testa a testa. I divari tra pensionati rimangono quindi aperti, con il ‘gap’ più evidente che si ritrova tra la classe più povera, sotto i 500 euro, che conta 2 milioni di persone, e il gruppo dei 230 mila più ricchi, i cui importi oltrepassano i 5 mila euro mensili, la soglia indicata anche dalla proposta ‘redistributiva’ del presidente dell’Inps, Tito Boeri. Lo scarto suscita le reazioni dei sindacati, con Cgil, Cisl e Uil che chiedono con un intervento a sostegno dei redditi bassi. Non solo i pensionati non sono tutti uguali, ma anche le pensioni variano: oltre a quelle di vecchiaia, che fanno la parte da leone, ci sono anche quelle ai supersiti, la reversibilità, che spesso rappresentano un doppio assegno: è così per il 25%, circa 4 milioni di italiani. Il sopraggiungere della reversibilità spiega anche tanto, fanno presente dall’Istat, della distanza tra i nuovi e i vecchi.

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