Meno uno al vertice Opec: difficile auspicare un taglio della produzione

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Manca un giorno al vertice Opec di Doha eย piรน si avvicina il momento di prendere decisioni concrete piรน sale lo scetticismo di analisti e addetti ai lavori.

L’opinione prevalente, a poche ore dall’avvio dei lavori della riunione dei principali paesi produttori di greggio รจ che il tutto si concluderร  senza alcun cambiamento. Sulla carta tutti sanno quello che sarebbe necessario per ottenere un rialzo dei prezzi: dopo il calo del 50% nell’arco degli ultimi 15 mesi, sarebbe necessario un taglio della produzione o quanto meno un congelamento ai livelli del gennaio scorso.

In realtร , tutti i tentativi di andare in questa direzione sono stati frustrati dai veti incrociati e tutto fa presupporre che si vada verso una replica dello stallo. La situazione di partenza รจ data da un eccesso di offerta indicata in 1-2 milioni di barili al giorno a livello globale, con la Russia e l’Arabia Saudita che stanno producendo a livelli da record con l’intento di mettere in difficoltร  gli operatori americani di shale oil. L’Arabia sarebbe disposta a ridurre le quote a patto che lo facciano tutti in modo equivalente. Ma c’รจ il problema dell’Iran: la repubblica islamica รจ appena uscita dall’embargo economico e vorrebbe tornare a produrre ai livelli pre-sanzioni per incassare valuta e rilanciare l’economia interna. Ma per farlo dovrebbe ottenere una deroga dai principali paesi produttori. Opzione che, al momento, l’Arabia rifiuta, cosรฌ come nei mesi scorsi ha rifiutato un accordo diretto con la Russia: il governo di Mosca รจ sempre piรน in difficoltร  per i mancati guadagniย dalla vendita di materia prima, malgradoย abbia annunciato che non fermerร  l’aumento della produzione prima del 2017.

Ma c’รจ un altro elemento fondamentale che porta i paesi produttori a difendere lo status quo. Ed รจ il calo della produzione negli Stati Uniti.

Gli analisti hanno osservatoย con attenzione quanto pubblicato pochi giorni fa dall’Ocse prima e dall’Agenzia internazionale per l’energia dopo. “Con l’Arabia Saudita e la Russia che estraggono a ritmi da premiato o quasi – scrive l’Ocse in un report – e un potenziale di crescita molto basso tranne che in Iran, l’equilibrio tra domanda e offerta non sarร  materialmente alterato nella prima metร  del 2016”. Per l’Aie, di contro, lo shale oil avrebbe accelerato il suo declino a causa dei “problemi finanziari che pesano sugli operatori storici”.