Mps, si mette male

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Chi sperava in una ripartenza secca e decisa, per il momento, rimane deluso. Mps, infatti, non è ancora fuori dall’incubo.

Durante la sessione di oggi a Piazza Affari, coincidente con il secondo giorno di aumento di capitale e dopo i movimenti tecnici della vigilia, il titolo è nuovamente crollato. Le azioni dell’istituto tocano hanno avviato le contrattazioni in calo del 2%, ma hanno ampliato le perdite fino a entrare in asta di volatilità, segnando l’ultimo prezzo a 1,97 euro, in ribasso del 7,9%. I diritti, che sul finale di ieri erano precipitati di oltre il 18%, sono anche essi in asta di volatilità, dopo avere segnato un ribasso del 7%, a 5,7 euro.

A incoraggiare gli ordini in vendita sui titoli di Rocca Salimbeni è anche la notizia che Fondazione Mps ha limato la propria quota, scendendo la scorsa settimana dal 2,5% all’1,55% del capitale. L’ente ha indicato che sottoscriverà l’operazione per la quota che detiene a questo punto in portafoglio. In aggiunta anche il socio Btg Pactual ha ridotto la partecipazione dal 2,001% all’1,9%. In questo modo, il patto parasociale che lega la Fondazione Mps, Btg Pactual e Fintech  è sceso al 5,48% delle azioni del Monte dei Paschi di Siena. In precedenza il patto rappresentava il 9%.

L’operazione da 3 miliardi di euro si chiuderà il prossimo 8 giugno, con una coda fino al 12 giugno per l’esercizio dei diritti. La Consob ha previsto possibili “anomalie di prezzo” durante le negoziazioni e ha annunciato una vigilanza sulle operazioni allo scoperto. Un fatto normale, visto che si tratta di un’operazione che vale grossomodo come l’intera capitalizzazione della Banca. La diluizione attesa per chi non aderirà all’aumento di capitale è pari al 90,9%. Verranno emesse 2,5 miliardi di nuove azioni, a fronte dei 255 milioni di titoli oggi esistenti, dieci per ogni titolo posseduto, con un prezzo di 1,17 euro e uno sconto del 38,9% sul prezzo teorico ex diritto, il cosiddetto Terp.

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