Attività finanziarie del portafogli di investimento: titoli azionari

 Solo le imprese che si danno la forma di società per azioni possono emettere dei titoli azionari nel momento in cui hanno bisogno di reperire del capitale per i loro investimenti (questa operazione viene solitamente chiamata finanziamento in capitale di rischio).

A differenza dei titoli obbligazionari, che mettono il sottoscrittore in una posizione di forza in quanto diviene creditore dell’ente che ha emesso i titoli, quando si fa un investimento in azioni si partecipa dell’attività dell’ente che le ha emesse, partecipando, quindi, sia dei rendimenti che dei rischi in base alla quota di azioni che sono state acquistate.

E’ ovvio, quindi, che le azioni hanno un rischio maggiore delle obbligazioni, ma, allo stesso tempo, possono anche dare rendimenti più alti.

Per identificare i titoli in cui è più conveniente investire, si ricorre generalmente a due tecniche di analisi:

1. l’ analisi tecnica: ossia lo studio dei prezzi storici del titolo e dei suoi volumi;

2. l’analisi fondamentale: ossia lo studio delle informazioni del mercato che possano dare delle indicazioni sull’andamento futuro del titolo.

I prezzi di scambio delle azioni sono determinati dalla legge della domanda e dell’offerta e dalle aspettative del mercato sui risultati dell’impresa che le ha emesse.

Imu per gli enti non commerciali

 L’IMU, il cui saldo scadrà a breve, è sicuramente una delle tasse peggio digerite dagli italiani che sembra aver paralizzato perfino il comparto immobiliare, da sempre caratterizzato dalla profonda vitalità. L’IMU dovrà essere pagato anche dagli enti non commerciali.

Per capire di cosa si tratta e cosa devono pagare, il dipartimento delle Finanze ha pubblicato l’ennesima risoluzione, la numero 1/Df del 3 dicembre. In questo documento si precisa che l’esenzione dell’imposta IMU è valida per gli enti non commerciali che svolgono la propria attività senza scopo di lucro. 

In tutto questo discorso, in ballo, ci sono le tasse dovute dagli enti ecclesiastici e l’esenzione proporzionale per chi usa in modo misto gli immobili.

Capire se un ente ecclesiastico deve pagare o è esente dall’IMU non è facile perché dire che svolge un’attività senza scopo di lucro è quanto meno lapalissiano. Per legge, allora le organizzazioni senza scopo di lucro che possono fruire dell’esenzione, sono quelle che hanno adeguato atti costitutivi e statuto ai requisiti definiti nel Regolamento del 2012.

Hanno una disciplina propria gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti che possono non rispettare tutte le disposizioni del codice civile riguardo costituzione, struttura, amministrazione ed estinzione. Questo vuol dire che non hanno uno statuto e quindi, in sostituzione, devono strutturare un regolamento, come fosse una scrittura priva a conforme.

Dal primo gennaio 2013 entrerà in vigore la normativa che disciplina i casi di uso misto dei locali con l’imposta calcolata in base ai requisiti e ripartita proporzionalmente in base all’uso.

Il confronto tra i conti CheBanca!

 Un servizio molto interessante di CheBanca! che ci sembra indice di chiarezza e trasparenza è quello che mette in relazione tutti i costi di tutti i conti correnti offerti dalla banca, in modo da poter valutare la soluzione migliore in base alla propria esigenza personale.

In altri articoli abbiamo avuto modo di approfondire i costi e i vantaggi del conto corrente CheBanca! conveniente, per esempio, per chi ha giacenze medie al di sotto dei 5000 euro, visto che non è dovuta l’imposta di bollo classica.

Per quanto riguarda il confronto tra i vari conti correnti s’invitano tutti i potenziali clienti a tenere sempre a mente l’ISC, l’Indice Sintetico di Costo dei conti che spiega bene quante sono le spese per un determinato prodotto, tra canone, operazioni e altri tipi di servizi. In genere, spiega CheBanca! l’ISC del conto corrente è indicato nei fogli informativi.

Se l’operazione sembra troppo lunga e farraginosa, allora è meglio iniziare ad elencare le proprie esigenze per scoprire in quale dei profili tracciati da Banca d’Italia si rientra e qual è l’offerta di CheBanca!

Per esempio i giovani che fanno al massimo 164 operazioni all’anno con il bancomat, pagheranno 12 euro di canone per il conto corrente. Un prezzo analogo a quello pagato dalle famiglie con bassa operatività (201 operazioni annue con il bancomat) e dai pensionati con operatività bassa (124 operazioni all’anno con il bancomat.

Sale invece a 24 euro la spesa per il conto corrente che devono sostenere le famiglie con operatività media ed elevata e i pensionati con operatività elevata. Il riassunto dei costi su CheBanca!

I vantaggi del conto corrente CheBanca!

 I conti correnti devono sicuramente essere appetibili economicamente oggigiorno, visto che sono tante le banche che ad un prezzo forfettario offrono un carnet di vantaggi molto cospicuo. Eppure l’economicità non è una discriminante assoluta nella scelta dell’istituto di credito: i clienti vogliono vantaggi reali.

Dopo aver spiegato per bene i costi del conto corrente CheBanca! passiamo a considerare nello specifico tutti i vantaggi offerti dall’istituto di credito in questione: libertà assoluta, operazioni illimitate, prelievi gratuiti, servizi completi, orario continuato e carta di credito.

Libertà assoluta e operazioni illimitate. La libertà sta nel poter usare il conto corrente tramite internet, telefonicamente o passando in una filiale qualsiasi di CheBanca! indipendentemente dalla filiale in cui è stato aperto il conto. Tutte le operazioni disposte, bonifici, accrediti dello stipendio e della pensione, versamenti vari e pagamenti, sono illimitati e compresi nel canone mensile del conto.

Prelievi gratuiti e servizi completi. I prelievi con il bancomat CheBanca! sono gratuiti in tutte le banche del mondo e non comportano spese o commissioni. Si parla in generale di servizi completi perché tutto quel che si può fare con il conto è compreso nel canone, perfino il carnet degli assegni è gratuito.

Sull’orario continuato abbiamo già avuto modo di dilungarci, mentre non abbiamo parlato della carta di credito da collegare al conto che può essere richiesta pagando 12 euro di canone annuo, fa parte del circuito Mastercard.

Costi del conto corrente CheBanca!

 All’istituto di credito CheBanca! abbiamo dedicato molto spazio nelle nostre pagine, con l’obiettivo di fare una panoramica dei maggiori servizi che mette a disposizione degli utenti. Abbiamo parlato della Carta di credito, del Mutuo Risparmio e anche delle assicurazioni Vita, Casa ed Infortuni.

Abbiamo invece trascurato i conti correnti. Che costi comportano per i clienti di CheBanca! e quali specificità hanno?

Come molte altre banche offrono in dotazione una carta bancomat con cui prelevare senza spese presso gli ATM di tutte le banche del mondo. Senza spese vuol dire che non ci sono commissioni. In più c’è da aggiungere l’operatività illimitata, che consiste nella possibilità di fare un numero illimitato di prelievi, bonifici, pagamenti, domiciliazioni delle utenze, ricariche telefoniche, pagamenti dei bollettini MAV, RAV, RI.BA ed F24. In più c’è il servizio di alert via sms gratuito.

Il conto corrente CheBanca! può essere usato sempre o ovunque e quando si dice sempre vuol dire 24 ore su 24. Le spese da sostenere non sono tante ma illustrarle aiuta nella scelta i potenziali clienti dell’istituto di credito.

Partiamo dalle spese che sono: 1 euro di canone mensile, 5 euro per i bonifici urgenti o di importo rilevante e la classica imposta di bollo annuale di 34,20 euro per chi ha una giacenza media che supera i 5000 euro.

Gratis invece i bonifici, le operazioni in filiale, online e via telefono, l’uso della carta bancomat, i prelievi e i pagamenti in tutto il mondo. Se la giacenza media del conto è inferiore ai 5000 euro, l’imposta di bollo annuale non si paga.

Obiettivi e vantaggi del buyback greco

 La Grecia, per ottenere un’altra tranche di aiuti dalla Troika, deve andare avanti con l’operazione di buyback che per il momento non ha avuto intoppi e in fin dei conti sta bene a tutti. La spiegazione è semplice e descrivere lo scenario futuro può aiutare chi investe in opzioni binarie.

Alle 17 di venerdì scorso, 18 ore italiana, è scaduto il termine per la presentazione delle adesioni al piano di buyback greco. Il governo di Atene ambiva a piazzare 30 miliardi di euro di titoli e questo obiettivo sia stato raggiunto anche se devono ancora arrivare i dati definitivi dell’operazione.

Il successo dell’iniziativa. Atene ha offerto a coloro che detengono titoli del debito greco di ricomprarli al 30-40 per cento del valore di facciata. In generale non sembra un grande affare pagare un “titolo” 10 euro e venderlo a 3-4 euro prima della sua scadenza.

Il fatto è che non si sa se la Grecia, alla scadenza naturale delle obbligazioni, riuscirà a pagarle tutte, soprattutto se sarà in default. In quel caso sarebbero soldi investiti e persi. Quindi, quel 30-40 per cento è sempre meglio di niente. L’alternativa potrebbe essere trasformare i titoli del debito greco in liquidità ma sul mercato sono pagati il 25% del valore di facciata. Alla fine, quindi, la proposta di Atene conviene e in più contribuisce alla riduzione del debito del paese, con un esborso minore per tutti i paesi dell’UE.

Il Regno Unito pensa di uscire dall’Europa

 Chi investe in opzioni binarie deve provare ad immaginare degli scenari futuri plausibili, definire dei trend possibili e poi operare in tal senso. In questi giorni, soprattutto dopo la pubblicazione dell’articolo dell’Economist, si pensa al Regno Unito.

In questo paese, infatti, ormai è solo questione di tempo: tutti i politici discutono se sia necessario uscire dall’Europa e vogliono fare una consultazione popolare. Secondo la rivista economica, invece, abbandonare il mercato europeo proprio adesso, potrebbe essere disastroso.

La situazione nel Regno Unito. I conservatori spingono per un allontanamento dall’UE ed ora sembra siano sostenuti anche dai laburisti che vedono nell’uscita dall’Europa un modo per risparmiare e ricostruire un nuovo sostrato finanziario. E’ per questo motivo che il Regno Unito ha votato contro il fiscal compact di Bruxelles.

Il riferimento. L’ideale sarebbe raggiungere una posizione analoga a quella della Svizzera che beneficia di numerose concessioni da parte dell’UE, pur restando estranea a tutta la logica europea.

La posizione dell’Economist. Gli analisti economici non guardano di buon occhio l’euroscetticismo diffuso nel Regno Unito (e non solo) per il fatto che la Gran Bretagna, uscendo dalla Comunità Europea avrebbe dei vantaggi apparenti ed immediati, ma non sostenibili sul lungo periodo. Per esempio, risparmierebbe i 10 miliardi di euro di contributi al budget europeo, vedrebbe calare i prezzi e potrebbe liberalizzare il mercato del lavoro e ridonare vitalità alla Citi, ma allo stesso tempo abbandonerebbe un area di libero scambio in cui conclude la metà del suo business e sarebbe abbandonata da molte società che avevano stabilità la residenza proprio nei suoi confini.

Più tempo per la fattura IVA

 Il Consiglio dei Ministri del 6 dicembre ha definito le nuove regole sulla fatturazione che dovranno essere rispettate dal primo gennaio 2013 in poi. Tutto nasce dalla Direttiva UE 2010/45 adesso recepita anche dal nostro ordinamento.

Le novità che stiamo per enucleare riguardano sia dei comportamenti consolidati, sia alcune prassi che erano state introdotte tempo fa ma messe a regime solo nell’ultimo periodo.

I tre contenuti della nuova normativa sono la rivisitazione del contenuto della fattura, la nuova disciplina della fattura semplificata e la fatturazione differita per i servizi che deve comunque essere emessa entro il 15 dicembre del mese successivo per le prestazioni che sono riconoscibili con un’apposita documentazione e sono state erogate nei confronti del soggetto, nello stesse mese solare.

C’era stata una forte pressione sul legislatore affinché fosse regolamentate la relazione tra prestazioni rese e ricevute, ultimazione dei lavori e pagamento delle fatture stesse, fosse anche per un pagamento parziale del servizio reso.

Il tempo tra prestazione resa e fatturazione, dunque, si allunga e dal primo gennaio si parla del 15esimo giorno successivo a quello di prestazione del servizio. Una regola valida sia per le fatture, sia per i servizi generici, sia per le cosiddette autofatture.

Non cambia niente per le prestazioni diverse elencate nell’articolo 7-ter del Dpr 633/72.

La frode deve dimostrarla il Fisco

 L’Agenzia delle Entrate ha un bel da fare perché le spetta dimostrare che un contribuente non era a conoscenza della frode perpetrata da altri, davanti a fatture soggettivamente inesistenti.

Se il fisco non riesce a dimostrare questo particolare, se cioè mancano elementi probatori in grado di accusare in modo certo un contribuente di essere consapevole dell’esistenza di fatture false, allora non può nemmeno procedere con la tassazione delle cessioni di beni fatturate fuori campo IVA.

E’ intervenuta per la precisazione la Ctp di Reggio Emilia con la sentenza n. 168/4/2012.

Il fatto. Una società, con delle specifiche lettere d’intento, aveva venduto ad una cartiera dei beni ed emesso per questi delle fatture fuori campo Iva. La cartiera aveva poi venduto la merce ad una terza società con un corrispettivo scontato dell’importo Iva non versato su queste cessioni. La cartiera, secondo l’Erario, è stata coinvolta nella truffa ma da una prima analisi doveva esserlo anche la società venditrice.

Questa però, ha impugnato l’atto nella Commissione tributaria provinciale e i giudici hanno definito che spetta all’amministrazione, di dimostrare che, in assenza di elementi oggettivi, il contribuente fosse a conoscenza che l’operazione poi avviata dalla cartiera fosse un’evasione.

La decisione dei giudici si è inserita sulla scia tracciata dalla Corte di Giustizia dell’UE.

Le azioni aumentano il valore dell’investimento

 Secondo alcuni analisti, per il 2013, avere un portafogli ricco di azioni è l’unica soluzione per garantirsi un reddito di una qualche entità. Tommaso Federici, per esempio, che è il Responsabile Gestioni di Banca Ifigest, intervistato dal Sole 24 Ore dice:

Nel 2013 aumenterà la volatilità dei portafogli, ma l’unico modo per avere un reddito interessante sarà puntare sull’azionario.

In base alla soluzione scelta, aggressiva, bilanciata o prudente, deve variare il contributo del pacchetto azionario. L’ideale è raggiungere il 18% per i portafogli prudenti, il 27% per quelli bilanciati e anche l’84% per i portafogli più aggressivi.

La percentuale annunciata comprende sia le azioni, sia i fondi, sia gli Etf. Per quanto riguarda il terreno “fisico” dell’investimento, ancora una volta torna il ritornello per cui l’Eurozona sarà più redditizia e che l’Italia, addirittura, potrebbe essere il paese maggiormente esplosivo, in grado di trainare tutti gli altri.

La situazione finanziaria, infatti, sta cambiando: la stretta creditizia è giunta alla sua fase finale e sono ricominciati gli investimenti. Molte aziende riprenderanno a funzionare e questo farà sì che la spesa aumenti.

E per chi del Vecchio Continente non si fida, non resta che sperare nell’America dove potrebbe essere risolta la questione del fiscal cliff entro l’anno, oppure sarà necessario puntare tutto sul miglioramento delle condizioni in Cina e in Brasile.