Riconosciuta inabilità lavorativa per tecnopatia da mouse

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 La tecnologia da un lato ha portato a dei grandi benefici nel lavoro, rendendolo più semplice e in molti casi meno faticoso, ma porta anche degli inconvenienti come l’insorgere di nuove malattie. Questa realtà si sta manifestando anche in Italia con una sentenza che potrà cambiare il mondo del lavoro.

Tutto nasce con una sentenza della Corte d’Appello di L’Aquila del 14 febbraio scorso con la quale è stata riconosciuta ad un lavoratore di 53 anni dipendente della Caripe dal 1983 un‘inabilità lavorativa pari al 15% per overuse del mouse.

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Al lavoratore,  impiegato come addetto alla «movimentazione titoli», è stata diagnosticata la «sindrome pronatoria» dell’arto superiore destro a causa del continuo utilizzo del mouse richiesto dal suo lavoro. Il lavoratore si era rivolto al Tribunale di Pescara presentando anche la perizia medica che, rifacendosi alla letteratura inglese sull’argomento, dimostrava la responsabilità dell’uso continuativo del mouse nella degenerazione dei tessuti e dei muscoli coinvolti.

Il tribunale ha riconosciuto come valida questa tesi respingendo il ricorso dell’Inail. Al lavoratore, quindi, è stata riconosciuta l’inabilità lavorativa del 15% e il pagamento, da parte dell’Inail, del corrispettivo compenso come da articolo 13 del Dlgs 38/2000, più i relativi interessi.

 

 

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