Salone della Giustizia: sicurezza e cooperazione internazionale un binomio vincente

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La sicurezza nazionale e la cooperazione internazionale sono un binomio imprenscindibile. Il tema è stato affrontato in convegno che si è tenuto questa mattina al Salone della Giustizia, dove esperti nazionali e internazionali si sono confrontati su minacce cibernetiche e terroristiche.


L’incontro è stato aperto da Francesco Arcieri, presidente del comitato esecutivo del Salone, che nel corso del suo breve intervento ha rivolto un saluto agli agenti della Scuola Superiore per Ispettori di polizia di Nettuno presenti tra il pubblico.

Paolo Messa, responsabile relazioni istituzionali di Leonardo SpA, ha introdotto i lavori evidenziando che “bisogna cogliere le opportunità connesse all’evoluzione tecnologica”. “Allo stesso tempo – ha aggiunto – è necessario dotare strategie e soluzioni di protezione anche sotto il profilo cibernetico e delle infrastrutture critiche”.

Messa ha inoltre accennato al 5G “attraverso il quale viaggeranno grandi quantità di dati e comunicazioni critiche”, auspicando possa far parte di “un impianto virtuoso di alleanze e partnership”.

Fiorenza Sarzanini, vice-direttore del Corriere della Sera-Roma, che ha moderato il dibattito, ha aperto i lavori con una domanda ben precisa rivolta al capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli: “Sicurezza vuol dire sia sicurezza del territorio ma sempre di più sicurezza delle reti, delle comunicazioni. A che punto siamo con il livello di sicurezza?”.

“Sulla protezione delle infrastrutture critiche – ha detto Gabrielli – non siamo al Giurassico ma poco ci manca. Nel nostro Paese il tema dell’individuazione delle strutture fondamentali alla sicurezza del Paese non sempre è stato vissuto come una questione prioritaria”.

“La mia amministrazione – ha inoltre precisato – dal 2005 ha immaginato che il tema dei rischi che ci sono nella rete dovesse essere una questione di primo piano, abbiamo creato il Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche), abbiamo l’ampliamento di questa struttura, stiamo per creare i Cnaipic regionali, perché il tema non è più solo nazionale”.

“La prossima guerra in Medio Oriente sarà cibernetica” ha esordito Jacob Perry, già direttore dello Shin Bet, l’agenzia dei servizi segreti interni israeliani. “Israele è ogni giorno sotto attacco – ha raccontato – da parte di organizzazioni terroristiche con capacità cyber in grado di paralizzare la democrazia”.

“Fino a due anni fa – ha osservato Perry – il pubblico americano ed europeo non era consapevole di queste minacce, oggi la cooperazione fra Stati, organizzazioni internazionali e società civile sul tema è aumentata e così la consapevolezza di queste minacce”.

L’ambasciatore di Israele in Italia, Ofer Sachs, intervenuto al convegno ha ricordato come l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 (JCPOA), inviso a Tel Aviv, abbia aumentato i controlli sull’arricchimento dell’uranio ma ha sottovalutato altre attività dell’Iran, dagli attacchi cyber al finanziamento del terrorismo e della propaganda oltreconfine”. Un errore di calcolo che ha avuto un alto prezzo da pagare: “Il programma balistico è stato accelerato e c’è una corsa al riarmo che non vedevamo da decenni”.

“La cooperazione sul terrorismo – ha sostenuto infine l’ambasciatore Sachs – deve essere un’azione globale e non solo locale”.

A ricordare cosa potrebbe significare l’effetto pratico di un cyber-attacco è stato Massimo Mancini, responsabile della divisione business di Fastweb. “Se ci fermiamo noi – ha precisato -, si bloccano tre-quattro grandi banche, l’80% delle Asl e 18 regioni. Siamo strategici e lavoriamo solo in Italia. Bisogna essere rapidissimi nella risoluzione di una minaccia. Noi condividiamo in tempo reale i dati sui rischi”.

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