2013, anno orribile per le aziende italiane

 Il 2013 è stato l’anno più duro della crisi con 111mila chiusure aziendali, il 7,3% in più rispetto al 2012. Lo dicono dati Cerved: male l’industria, crolla il Nord Est. Nel 2013 si è avuto un boom dei concordati preventivi (+103% rispetto all’anno precedente) mentre per quel che riguarda i fallimenti sono stati oltre 14mila, il 12% in più rispetto al 2012.

Chiquita e fyffes, al via il gigante delle banane

Sarà domiciliato fiscalmente e legalmente in Irlanda, e quotato alla borsa di New York, il nuovo colosso mondiale del commercio delle banane. L’azienda americana Chiquita e la concorrente irlandese Fyffes hanno infatti unito le proprie forze ed hanno dato vita alla Chiquitafyffes, considerato il gruppo numero 1 al mondo nella commercializzazione dell’esotico frutto. Il fatturato attuale della nuova realtà societaria ammonta a 4,6 miliardi di dollari, corrispondenti a 3,3 miliardi di euro.

 L’operazione, che si è concretizzata interamente in azioni, ha creato una nuova multinazionale il cui capitale sarà detenuto per la quota maggioritaria del 50,7% da Chiquita e per il restante 49,3% da Fyffes. Il Gruppo Chiquitafyffes, oltre ad essere il maggior venditore di banane al mondo, coprirà anche una percentuale molto vasta del mercato mondiale delle insalate confezionate e del settore meloni e  ananas.

 

Stage nel comparto agricolo in Australia e Cina

 

Si stima che grazie a questa fusione le due società saranno in grado di realizzare risparmi congiunti per un ammontare di 40 milioni di dollari (pari a 28,8 milioni di euro), derivanti dalle sinergie produttive e distributive, dalla riduzione dei costi prima delle tasse e dal più favorevole regime di imposizione fiscale vigente in Irlanda.

Il gruppo Chiquitafyffes che sul mercato continuerà tuttavia ad operare distintamente con i due brand originari, Chiquita appunto e Sol per la Fyffes, è presente oggi in oltre 70 paesi ed impiega in totale più di 32 mila addetti.

La nuova azienda, la cui costituzione dovrà essere ratificata dall’Alta Corte di Giustizia irlandese per quanto concerne la domiciliazione fiscale e legale, sarà guidata da Ed Lonergan,attuale presidente di Chiquita, e da David Mccann, ora direttore generale di Fyffes.

Investire nel settore del lusso

 Negli ultimi anni contraddistinti dalla crisi economica in Europa e in Italia, il settore del lusso è stato in controtendenza con una crescita alta. Il mondo del lusso si è fatto notare in Borsa con titoli abbastanza nuovi che  hanno realizzato guadagni importanti. Due casi su tutti sono Salvatore Ferragamo, che è stato protagonista lo scorso anno a Piazza Affari di una delle migliori performance, e Moncler, il cui ingresso in Borsa è stato trionfale con l’asta che ha suscitato un grande interesse in investitori istituzionali e privati e i primi giorni che hanno fatto registrare un rialzo molto alto.

Il lusso tira nel mondo. Il Made in Italy nella moda è uno dei settori più importanti nel nostro Paese e presente in maniera globale con marchi come Gucci, Prada, Armani, Valentino, Dolce e Gabbana.

 

Il ciclo economico nel settore della moda del lusso

 

Negli investimenti in Borsa l’aspetto importante è sapere leggere la realtà e considerare le prospettive di  un’azienda. Quando si parla di lusso, le società seguono un ciclo economico un po’ diverso rispetto alle aziende tradizionale. Possono essere in perdita per molti anni e non fallire ma anzi rilanciarsi. Il ciclo è quindi di nascita, crescita, maturità, decadenza e rilancio. Per fare degli investimenti che possono portare a dei guadagni è quindi importante sviluppare la capacità di prevedere quale azienda si rilancerà. Se una azienda cambia il suo manager, se investe in nuovi prodotti o in pubblicità, ed è un’azienda dal passato importante che vuole tornare in alto,probabilmente si potrà seguire con interesse. Anche Gucci, che oggi è un colosso, ha avuto una fase di crisi per poi rilanciarsi.

Tanti i fallimenti e le chiusure per la crisi

 Nel 2013 in Italia ben 111 mila aziende hanno cessato le proprie attività. Fallimenti, procedure non fallimentari e liquidazioni volontarie hanno superato tutti i record negativi degli anni precedenti, totalizzando un 7,3% in più rispetto al 2012.

Sono questi i dati che emergono da un’indagine del Cerved, l’ente specializzato nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito.

 

Perché le aziende fuggono dall’Italia

 

Più in particolare nell’arco del 2013 i concordati preventivi sono aumentati del 103% rispetto all’anno precedente, mentre i fallimenti hanno toccato quota 14 mila, segnando un +12%  rispetto al massimo storico, registrato nel 2012.

Il fenomeno ha coinvolto anche segmenti o distretti produttivi che nel 2012 avevano dato sia pur lievi segni di ripresa, come è il caso del settore industriale (fallimenti in calo del 4,5% nel 2012 rispetto al 2011, mentre nel 2013 sono in aumento del 12,9% sul 2012) e dell’area del Nord Est (da  -3,6% di chiusure tra 2011 e 2012 a una crescita del 19,7%).

Le procedure concorsuali non fallimentari hanno raggiunto il numero di tremila (il massimo da oltre un decennio) con il 53,8% in più rispetto al 2012.

Record negativo anche nel settore delle liquidazioni volontarie che, nell’anno di riferimento, hanno coinvolto 94 mila aziende, ossia il 5,6% in più rispetto all’anno precedente,

Quanto alla distribuzione regionale, nel Nord i fallimenti sono notevolmente aumentati in Emilia Romagna (+25%), in Trentino Alto Adige (+21%), in Veneto (+16%), in Friuli (+14%),in Lombardia (12%): in coda il Piemonte con un modesto + 2% . Al Centro i maggiori incrementi di fallimenti si segnalano in Toscana (+18%) e nel Lazio (+13%), mentre nel Mezzogiorno il picco maggiore si registra in Sicilia (+27%).

I fallimenti risultano in calo solo in Liguria (-8%) e in Valle d’Aosta.

Le imprese italiane in Ucraina

 Circa 160 imprese italiane sono presenti sul mercato ucraino, delle quali più della metà producono in forma indipendente o in joint venture, e le altre hanno una rappresentanza commerciale.

Le aziende tecnologiche indiane assumono con stipendi più alti

 Le aziende tecnologiche indiane hanno investito molto negli ultimi anni concentrandosi sulla progettazione di prodotti e tecnologie emergenti come la telefonia mobile e il cloud. I giganti tecnologici indiani sono alla ricerca di talenti in tutti i Paesi offrendo uno stipendio che è più alto del 40%-50% di alcune nazioni per uno stesso ruolo.

Le società indiane guardano anche al design e reclutano studenti di ingegneria e anche quelli che vengono da importanti scuole di design e progettazione come il National Institute of Fashion Technology (NIFT), la Srishti School of Arts, il National Institute of Design (NID ) e il MIT Institute of Design.

Le aziende IT in genere si rivolgono a studenti di design e progettazione sia per i prodotti tangibili o di progettazione hardware sia per prodotti intangibili come software, siti web e supporti virtuali. Le aziende hanno pochi secondi per catturare l’attenzione dei potenziali clienti o utenti finali. Hanno bisogno quindi di utilizzare un tipo audio-video multisensoriale con un approccio basato sul vendere il loro prodotto. Più che le professionalità con un background di codifica come ingegneri del software sono gli studenti di design e progettazione che hanno la formazione più utile per collegare le aziende con i clienti.

 

L’economist spega il mondo del lavoro in India

 

A Myntra, studenti di design vengono assunti per lavorare in collaborazione con i team di marketing, controllo qualità, esperienza utente e per l’equivalente online di visual merchandising. Persone con competenze di fondo in tecnologia, ma miscelati con capacità creativa e di design.

Microsoft India Design Studio assume progettisti per lavorare con i product manager e gli ingegneri del NID, IIT-Bombay, Pune Simbiosi, e MIT-Pune. L’assunzione dalle scuole di design e progettazione è sicuramente una strategia chiave per queste aziende, in quanto l’industria del software ha raggiunto una fase di maturità in cui il design e l’esperienza sono oggi i fattori chiave di differenziazione.

Maxi multa per Roche e Novartis

 Due grandi aziende farmeceutiche come Roche e Novartis avrebbero fatto un accordo per spartirsi gli utili di due farmaci diversi ma dalla stessa azione terapeutica. Avastin e Lucentis sarebbero quindi due farmaci uguali, ma dal costo molto diverso uno di 80 euro e uno di 900 euro. La stessa efficacia terapeutica e il fatto che le due società farmaceutiche si siano spartiti i guadagni ha portato il Garante a proporre una multa esemplare di 180 milioni di euro.

Le due aziende hanno guadagnato miliardi da questa operazione danneggiando non solo il servizio sanitario e le assicurazioni private, ma anche i pazienti. Roche e Novartis hanno dichiarato che ricorreranno al Tar.
Lo scandalo segue le notizie del recente passato di una possibile fusione tra le due aziende. Notizie che il presidente di Novartis Joerg Reinhardt aveva escluso. I due gruppi farmaceutici avevano comunque stabilità una collaborazione più stretta.

 

Assunzioni Roche in Italia

 

Il presidente di Novartis aveva affermato di avere incontrato il presidente uscente di Roche Franz Humer e di avere effettuato uno scambio di e-mail con il suo successore Christoph Franz. Joerg Reinhardt aveva detto che due gruppi farmaceutici che lavorano nella stessa posizione hanno molti argomenti in comune. Le due società si trovano entrambe a Basilea in Svizzera. Che questi accordi abbiano portato a questa sorta di raggira sanzionato dal Garante?

Novartis detiene un terzo delle azioni al portatore della Roche e quindi i rapporti tra le due aziende ci sono. Reinhardt in una intervista aveva detto che Novartis spera di concludere una revisione continua dei suoi farmaci e vaccini entro la fine dell’anno e che solo allora si saprà se e come si cambierà la struttura e l’organizzazione.

2013: l’anno pessimo delle aziende

 Più di ventisette aziende al giorno fallite. Il bilancio del duemilatredici per le piccole e medie imprese è terribile. La crisi si è fatta sentire e non a caso il Governo prova a far si che il 2014 sia l’anno della svolta per i piccoli imprenditori.