Krugman sul fiscal cliff

 Secondo un autorevole giornalista americano che cura un blog tra le colonne del Washington Post, l’accordo sul fiscal cliff sta prendendo forma, nel senso che le ipotesi per dare vista ad una tregua tra Repubblicani e Democratici passa necessariamente da alcuni punti fermi.

L’accordo sul fiscal cliff secondo Ezra Klein passa dall’aumento della tassazione dei redditi più alti, che dovrebbe incrementare l’aliquota fino al 37 per cento, e dall’aumento dell’età minima per accedere al programma di assicurazione medica degli Stati Uniti. Attualmente al Medicare si accede dopo aver compiuto 65 anni.

Obama sostiene questi temi da diverso tempo, anche durante la campagna elettorale ha affrontato i problemi descritti ma secondo Krugman il fiscal cliff con queste basi determina un costo altissimo per la popolazione americana.

L’economista è scettico sulla strategia politica relativa al settore sanitario perché prevederebbe un costo aggiunti di due dollari al giorno per lo Stato, per ogni cittadino che ha superato i 65 anni. Con i fondi federali, ogni giorno, per queste persone si risparmia un solo dollaro.

Secondo Krugman non è molto sensato nemmeno l’aumento delle aliquote fiscali visto che da gennaio, per effetto della conclusione del programma di agevolazioni firmato da Bush Jr, ci sarà un aumento dei tassi. Krugman si chiede allora se davvero è questo il nocciolo del fiscal cliff.

Avanzano le trattative, ma il Fiscal Cliff zavorra il Pil americano

 Nel rapporto di Moody’s Analytics firmato dal capo economista Mark Zandi si legge che, dato per raggiunto l’accordo tra democratici e repubblicani per evitare il Fiscal Cliff, l’economia americana continuerà a sentirne il peso per tutto l’anno a venire. I cambiamenti proposti da Obama, se verranno accettati al Congresso – aumento delle introiti fiscali da 1.400 miliardi in dieci anni grazie anche alla riduzione degli sgravi fiscali – peseranno sul Pil per l’1,25%.

“Gli impedimenti alla crescita saranno significativi, soprattutto nella prima metà dell’anno, ma gestibili. Con ulteriore chiarezza su tasse e budget, le aziende, le banche e le famiglie dovrebbero tornare ad essere più aggressive su investimenti, assunzioni, prestiti e spese.”Gli impedimenti alla crescita di cui si parla nel rapporto di Moody’s sono la scadenza degli sgravi fiscali dell’era Bush, che comporterà un aumento della pressione fiscale per i grandi patrimoni (questo è il punto su cui i repubblicani stanno cercando maggiori opposizioni), la riduzione dell’aumento delle aliquote e i tagli della spesa.

Barack Obama continua a lavorare alacremente per raggiungere l’accordo, che deve essere raggiunto entro e non oltre la fine dell’anno.

Prove di accordo sul Fiscal Cliff

Il Fiscal Cliff americano è l’argomento all’ordine del giorno in diverse parti del mondo. Si tratta, infatti, di un problema che non riguarda solo gli Stati Uniti, ma che, nel caso l’accordo non venga raggiunto, avrà delle pesanti ripercussioni sui mercati internazionali.

Repubblicani e Democratici partono da due punti totalmente opposti e sarà molto difficile che si possa riuscire a trovare un accordo indolore per entrambe le parti: per Obama l’unica soluzione è quella di alzare le tasse per i più ricchi in modo da salvaguardare il ceto medio e far, così, ripartire l’economia, mentre i repubblicani non possono accettare questa soluzione, che sarebbe un tradimento per la classe a cui appartengono.

Ma il tempo stringe. Il termine ultimo per arrivare ad un accordo è la fine del 2012. Se non lo si troverà, il Fiscal Cliff – che consiste in un aumento delle tasse e nel taglio della spesa pubblica – partirà automaticamente.

Per questo Barack Obama ha ricevuto a sorpresa il repubblicano John Boehner, speaker della Camera, per cercare di arrivare, almeno, allo sblocco dei negoziati. Un lungo incontro, al termine del quale, però, nessuna delle due parti in causa ha rilasciato delle dichiarazioni ufficiali. Entrambi si sono detti favorevoli a risolvere il problema con tutti i mezzi a disposizione e a lasciare aperto il canale di comunicazione tra le due parti.

I democratici americani non cedono: aumenteremo le tasse ai ricchi

 Barack Obama è ottimista sull’accordo per il Fiscal Cliff, e crede che sarà possibile raggiungerlo anche entro Natale. Di diverso avviso il sui Segretario al Tesoro Timothy Geithner il quale, in una intervista alla CNN ha ribadito che i democratici non hanno intenzione di raggiungere nessun accordo se verrà messa in discussione l’ipotesi della tassazione per i ricchi.

In effetti, uno dei punti principali della campagna elettorale di Barack Obama è stato proprio quello di prendere dei provvedimenti a favore della classe media, riportando le tasse sui grandi patrimonio a livello dell’amministrazione Clinton.

Geithner ribadisce:

Non ci sarà accordo sul budget al Congresso se i repubblicani non vogliono un aumento delle tasse che le riporti al livello in cui erano sotto l’amministrazione Clinton, epoca in cui l’economia americana era florida. Non ci sarà accordo senza un aumento delle tasse.

Geithner in qualità di negoziatore principale dell’amministrazione Obama nelle trattative con il Congresso per la riduzione del deficit, ha chiesto ai repubblicano di fare un’altra proposta, che dovrà arrivare il prima possibile. Infatti, il tempo inizia a stringere: si ha solo un mese prima che il Fiscal Cliff proceda automaticamente, a causa della scadenza degli sgravi fiscali e dei tagli alla spesa pubblica per complessivi 600 miliardi di dollari.

 

Obama ottimista, accordo su Fiscal Cliff entro Natale

C’è ottimismo alla Casa Bianca sugli accordi relativi al Fiscal Cliff. Barack Obama è fiducioso sulla possibilità di trovare un’intesa con il partito Repubblicano già prima di Natale. Nel suo discorso in merito, il Presidente da poco rieletto ha dichiarato:

“L’importante è non toccare la classe media, per la quale le tasse non vanno aumentate, altrimenti si avrà un impatto sull’economia mondiale”.

Il discorso di Obama, che anticipa quello di domani sullo stesso argomento in Pennsylvania, ha avuto un ottimo effetto su Wall Street, allentando i timori sulle trattative inerenti al precipizio fiscale.

L’intervento di Obama, che venerdì tornerà a parlare di tasse sulla classe media in Pennsylvania, ha come risultato quello di allentare, momentaneamente, i timori di Wall Street sulle trattative sul fiscal cliff, dopo l’allarme sullo stallo delle negoziazioni segnalato nelle ultime ore dal leader della maggioranza in Senato, Harry Reid.

Il fiscal cliff, intanto, sta già facendo percepire il proprio eco sull’economia. Nel Beige Book della Fed si legge:

“L’economia degli Stati Uniti è cresciuta a un ritmo “misurato” tra ottobre e novembre, con molti distretti che temono gli effetti negativi del fiscal cliff e stanno facendo i conti con le conseguenze dell’uragano Sandy. La maggior parte dei 12 distretti della Fed ha visto un miglioramento nelle assunzioni di lavoratori e nei consumi, a fronte però di un indebolimento del comparto manifatturiero. Per il Wall Street Journal la Federal Reserve probabilmente proseguirà anche nel 2013 con gli acquisti di mortgage backed security di lungo termine e di Treasury per affrontare il rallentamento della crescita dell’economia e i rischi provenienti dal fiscal cliff. Alla riunione dell’11 e del 12 dicembre, la Fed dovrà dunque prendere molte decisioni importanti, tra le quali quella che riguarda i programmi di acquisto asset”.

 

Warren Buffet rilancia il suo appoggio alla politica di Obama

 I privilegiati d’America devono pagare più tasse. A dirlo è Warren Buffet che, da sempre pro-Obama, che, pur facendo parte della classe degli uomini più ricchi del mondo, dalle pagine del New York Times rinnova la sua posizione e le sue proposte.

Già nel 2011 la prima proposta per una tassazione dei patrimoni dei super ricchi americani, che ora viene rivolta direttamente al Congresso degli Stati Uniti e propone una tassazione del 30% sui redditi che vanno tra $1 milione e $10 milioni e del 35% nel caso il reddito superi queste cifre.

Secondo l’investitore, che si trova al terzo posto della classifica di Forbes dei 400 uomini  più ricchi d’America:

Una regola semplice come questa bloccherà gli sforzi di quei lobbisti, avvocati e rappresentanti del Congresso avidi dei soldi dei contribuenti, volti a tenere le tasse che pagano i ricchi ben al di sotto di quelle imposte a gente che ha un reddito che è solo una frazione, rispetto al nostro.

Il reddito medio del gruppo (i 400 di Forbes) nel 2009 è stato di 202 milioni dollari – che equivale a un “salario” di 97.000 $ per ora. Tuttavia, più di un quarto di questi ultra ricchi hanno pagato meno del 15 per cento di imposte sul reddito, la metà meno del 20% e alcuni non pagano niente.

Questo oltraggio indica la necessità di più di una semplice revisione verso alto delle aliquote fiscali, anche se questo è il punto di partenza. Appoggio la proposta del presidente Obama di eliminare i tagli fiscali di Bush per i contribuenti ad alto reddito. 

Buffet rinnova quindi il suo appoggio ad Obama e alle sue proposte per il risanamento dell’economia americana ed è molto importante per il presidente degli stati Uniti e per il suo mandato che la proposta della tassazione dei ricchi arrivi proprio da un ricco.

Proiezioni sull’America

 L’America, come anche il Messico, è sotto la lente d’ingrandimento degli analisti finanziari che si chiedono come reagiranno le strutture degli States agli stimoli del prossimo anno.

Per quanto riguarda il Messico sembra ci sia accordo per le riforme e quindi il paese dovrebbe superare abilmente i pregiudizi nei suoi confronti e configurarsi come una delle più belle economie emergenti del 2013. Ma chi investe in opzioni binarie ha bisogno anche di altri trend.

Un’analisi interessante nasce dalla valutazione di quel che sta succedendo in America. Rispetto agli USA gli analisti si chiedono se il 2013 sarà l’anno che registra la fine del sogno americano o se al contrario la Presidenza di Obama regalerà al paese un nuovo momento di gloria.

Gli analisti del Leap propendono per la prima ipotesi perché l’America ha in pancia troppe sfide da sostenere, quella del fiscal cliff, ma anche il debito pubblico e la bolla fiscale. In più non c’è accordo tra repubblicani e democratici e questo potrebbe risultare fatale per l’avanzamento dei lavori del Congresso. Il collasso economico è alle porte.

Diversa è la valutazione di Bernanke che invece ritiene che superato il fiscal cliff – e ormai questa ipotesi è scontata – a partire dal 2013 ci potrebbe essere la ripresa dell’economia americana.

Wall Street: sembra già “Natale”

 Il ritorno di Wall Street dopo il Giorno del Ringraziamento è stato abbastanza interessante perché ha dimostrato che il mercato americano si prepara già ai dividendi di Natale. Un po’ in anticipo, ma tutto trova giustificazione nelle previsioni degli analisit.

Le società USA, rispetto all’anno scorso, hanno aumentato di quattro volte il ritmo di erogazione dei dividendi straordinari delle società. Si tratta di un’accelerazione nella retribuzione degli azionisti che nasce dalle previsioni per l’inizio del nuovo anno. Sembra infatti che ci sarà presto un aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie.

A sottolineare questa nuova situazione ci ha pensato anche Bloomberg che ha osservato e spiegato che ci sono state ben 59 società americane, quotate nell’indice Russell 3000 che hanno pagato dividendi extra, se si confrontano i numeri con quanto accaduto nel 2011.

La corsa ai dividendi, secondo gli analisti, passa anche da un cambio di prospettiva con il nuovo mandato di Obama. Con George W. Bush, per esempio, era stata varata una tassa al 15 per cento su dividenti azionari. Adesso che l’America attraversa un periodo di crisi, Obama potrebbe scegliere d’incrementare questa imposta.

L’unica alternativa per invertire la rotta delineata è un intervento del Congresso prima che l’aliquota sulle rendite finanziarie arrivi al livello “di partenza” pari al 39,6 per cento.

Anticipo dividendi Usa, le aziende temono la supertassa

 Una delle prime preoccupazioni di Barack Obama dopo la sua rielezione è stata quella, ovviamente, di provare a porre un freno alla crisi economica degli Stati Uniti. Tutta, fin dal’inizio, ha ruotato intorno al Fiscal Cliff, e ancora gli Stati Uniti non sono totalmente esenti da questo pericoli, tanto che parecchie aziende americane hanno deciso di iniziare i pagamenti dei dividendi ai loro maggiori azionisti prima che possa aumentare la tassa sui guadagni in conto capitale.

Sono state cinquantanove le imprese quotate nell’indice Russell 3000, che da settembre a novembre hanno annunciato pagamenti extra rispetto a quanto era accaduto nello stesso periodo dell’anno precedente. La paura, condivisa sia dalle aziende che da Wall Street, è che le aliquote sulle rendite finanziarie possano passare, dall’inizio del 2013, dal 15% previsto dalla precedente amministrazione Bush, al circa il 40%.E’ dall’inizio della campagna elettorale che Barack Obama ha annunciato la possibilità di una revisione al rialzo delle aliquote sui dividendi e sui guadagni in conto capitale. Una mossa strategica utilizzata proprio contro il suo diretto avversario. Mitt Romney, infatti, ha potuto accumulare una fortuna equivalente a circa 250 milioni di dollari proprio grazie alle precedenti aliquote di imposta sul reddito.

Se il Congresso degli Stati Uniti n on interverrà in tal senso, la tassa sui guadagni e i profitti in conto capitale potrebbe diventare,  automaticamente, del 39,6 per cento.

 

Opzioni binarie e fiscal cliff: il nuovo anno

 L’America sta tentando di affrontare nel modo più sereno possibile la prospettiva del baratro fiscale e il fatto che abbia saputo rispondere in modo tempestivo alle richieste degli investitori ha entusiasmato le borse, sia quelle europee sia quella di Wall Street.

Adesso su questa situazione che sta monopolizzando anche la cronaca finanziaria internazionale, si stanno concentrando gli investitori, soprattutto coloro che acquistano in modo prevalente oppure esclusivo le opzioni binarie. Perché a loro, per ottenere un rendimento, è chiesto di interpretare un trend.

Sicuramente c’è molta sensibilità per gli appuntamenti inseriti nell’agenda finanziaria. Il primo è a fine anno, la fine dei tagli fiscali previsti dall’amministrazione di Bush Jr che aprono le porte ad una nuova panoramica per il 2013.

Ecco cosa si prevede per il prossimo anno. Il primo gennaio le famiglie americane vedranno incrementare la loro tassazione del 2 per cento per effetto dell’eliminazione delle agevolazioni. In più, 26 milioni di famiglie dovranno pagare anche le Tasse Alternative Minime che sono destinate alle famiglie più ricche d’America, quelle che superano una quota di reddito definita dallo staff di Obama.

La Casa Bianca, però ha già in mente anche di tagliare il budget di governo, ridurre i finanziamenti per l’Ente federale assistenza statale e tagliare i fondi al dipartimento Istruzione. Così si dovrebbero riportare in cassa circa 800 miliardi di dollari l’anno ma a che prezzo?