La nuova guida della Fed con Yellen e Fisher

 Siamo vicini all’avvicendamento a capo della Federal Reserve (Fed). Dal 1 febbraio Janet Yellen subentrerà a Ben Bernanke alla guida della Fed e sarà affiancata da Stanley Fisher. Un cambio di guardia che ha la sua importanza perché fondamentale per l’economia mondiale è la Fed.

Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama appoggia il duo che sarà il prossimo vertice della Fed parlando di team fantastico. Obama ha nominato Stanley Fisher vicepresidente della banca centrale americana ed ha poi quindi manifestato la sua approvazione per la Yellen, che sarà la prima donna ad avere l’incarico di governatrice.

 

Il Senato Usa conferma la Yellen come prossimo presidente Fed

 

Il ruolo di Fisher sarà quindi quello che fino a ora era della Yellen. Stanley Fisher ha avuto un incarico alla banca centrale israeliana. Un mandato che è durato 8 anni e che è terminato da poco. Il nuovo vice presidente della Fed è stato anche capo economista della Banca Mondiale, per due anni dal 1988 al 1990, e ha lavorato al Fondo Monetario Internazionale , dal 1994 al 2001. Fisher ha anche collaborato con il Massachusetts Institute of Technology, dove da professore ha seguito la tesi dottorato di alcuni ricercatori che sono diventati importanti personaggi di spicco dell’economia a livello internazionale. Tra questi anche il presidente uscente della Fed Ben Bernanke e il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi.

La competenza e l’esperienza di Fisher non sono quindi in discussione e anche Obama lo sottolinea quando afferma: “Fischer è ampiamente conosciuto come uno delle principali e più esperte menti economiche e sono grato che abbia deciso di accettare questo nuovo ruolo”.

La Casa Bianca ha deciso altre due nomine nel board della Fed che sono la conferma di Jerome Powell e l’ingresso di Lael Brainard che è sottosegretaria al Tesoro. Obama ha parlato dei due come esperti del mondo finanziario che potranno essere importanti in questa fase per l’economia degli Stati Uniti.

Il 28 e 29 gennaio si riunirà la Fed ed è possibile che si parlerà di una possibile riduzione di 10 miliardi di dollari del programma di quantitative easing.

Il Senato Usa conferma la Yellen come prossimo presidente Fed

 C’è un certo movimento nella Federal Reserve (Fed), tra tapering avviato e cambio di guardia alla poltrona più importante. La procedura per il passaggio di consegne per il ruolo di Presidente della Fed, che ha una certa rilevanza per l’economia non solo americana, ma globale, è in dirittura d’arrivo.
E così, Janet Yellen si avvicina a subentrate a Ben Bernanke alla guida della banca centrale americana. Il passaggio fondamentale del via libera del Senato degli Stati Uniti è stato compiuto ieri. I senatori americani hanno quindi confermato la candidatura di Janet Yellen e dato il loro appoggio con 56 voti a favore, mentre i voti contrari sono stati 26.
Janet Yellen è al momento vice presidente e quindi numero due della Fed, dietro a Ben Bernanke che è arrivato alla fine del suo secondo mandato da presidente dell’istituzione economica americana. La Yellen si appresta quindi a diventare la prima donna a capo della Fed.
Janet Yellen siederà sulla poltrona di presidente della Fed dal primo febbraio, dopo che a ottobre era stata nominata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
La prima donna presidente della Fed si troverà subito a fare i conti con una situazione non proprio facile. C’è l’avvio del tapering, cioè la riduzione degli stimoli monetari all’economia, e la contrazione negli acquisti mensili di asset. Proprio a dicembre, la Fed ha preso la decisione di portare a 75 miliardi di dollari l’ammontare mensile per gli acquisti di asset dal precedente 85 miliardi di dollari.
La Yellen ha intanto rassicurato i mercati finanziari affermando che la politica monetaria degli Stati Uniti sarà ancora espansiva anche dopo avere raggiunto gli obiettivi.
Dal primo di febbraio ci sarà quindi l’insediamento ufficiale di Jasnet Yellen alla guida della Fed, mentre il suo primo discorso è atteso per il mese successivo, in occasione della riunione della Fed del 18 e 19 marzo.

La FED riduce gli stimoli e si prepara alla successione di Bernanke

 Gli Stati Uniti stanno in questo momento attraversando un periodo decisamente positivo dal punto di vista economico e finanziario. Gli USA sono infatti entrati in una fase di ripresa, che proseguirà anche nel corso del prossimo anno e che sarà favorita da un nuovo corso intrapreso in questi giorni anche dalla banca centrale americana, la FED. 

La Fed attiva il tapering e Bernanke lascia tranquillizzando i mercati

 Il tapering, la riduzione degli stimoli monetari all’economia degli Stati Uniti, è stato attivato e il presidente uscente della Federal Reserve (Fed) Ben Bernanke ne ha spiegato i motivi in una conferenza stampa. Il comunicato della Fed precede la conferenza stampa, dove si parla dell’accordo del presidente uscente con Janet Yellen, cioè colei che lo sostituirà alla guida della Fed dal prossimo Fomc. Tra Ben Bernanke e Janet Yellen c’è accordo. La Yellen si trova così una situazione più tranquilla a livello di mercati.
La Federal Reserve ha confermato che per quanto concerne l’aumento dei tassi di interesse, ciò non è previsto in questo periodo. Il presidente della Fed uscente Ben Bernanke su questo argomento specifico nella conferenza stampa ha affermato: “Rimarranno su livelli attuali per molto tempo, fino al 2015 e forse anche per i primi mesi del 2016”.
I mercati finanziari oggi hanno aperto bene tranquillizzati dalla Fed e, soprattutto, dai dati macroeconomici degli Stati Uniti. La disoccupazione è prevista sotto al 6,5% e poi la  Fed ha detto che terrà sotto controllo l’inflazione scongiurando la possibile deflazione. Dichiarazioni tranquillizzanti per i mercati, visto che nei giorni scorsi si era immaginato un rischio deflazione.
Da capire la situazione che riguarda la fiducia dei mercati visto che l’economia è ancora debole. Gli investitori hanno espresso timori sul cambiamento della congiuntura economica, che potrebbe passare dall’attuale fase di debolezza alla crescita equilibrata. I dati lasciano immaginare un percorso del genere. In caso, invece, di risultati non in linea con le previsioni c’è  il rischio che gli investitori possano prendere delle posizioni dure e decise.

La FED rimanda il tapering e borse americane ed europee segnano livelli record

 E’ successo tutto nella giornata di ieri, ma ci si aspetta che gli eventi delle ultime ore avranno delle ricadute importanti sull’economia dei Paesi oltreoceano e su quelli del Vecchio Continente per un periodo abbastanza lungo. Contrariamente a quello che si era aspettato o temuto, infatti, nelle ultime settimane, la FED ha deciso di continuare a mantenere inalterati gli stimoli per la crescita e  la ripresa economica erogati fino a questo momento. Il suo presidente, Ben Bernanke, lo ha annunciato ieri sera, smentendo le voci su un possibile taglio degli stimoli.

La Fed ha annuciato il tapering: di cosa si tratta?

 Per chi non ha dimestichezza con le parole dell’economia e della finanzia, è difficile capire il motivo di tutto il subbuglio che ha creato l’annuncio del tapering da parte di Ben Bernanke, numero uno della FED, durante l’incontro con il Congresso che si è tenuto il 22 maggio scorso.

 Da settembre via al tapering

Una parola, il tapering, che difficilmente si sente in finanza, ma che adesso sta riempiendo le pagine di tutti i giornali. Il motivo è semplice: il tapering è la diminuzione degli stimoli monetari da parte della FED alle economie emergenti. Cosa vuol dire? Vuol dire che la FED non acquisterà più titoli (bond) di paesi emergenti, riducendo così il flusso di denaro che, da sempre, arriva a questi paesi dagli Stati Uniti.

Utilizzando il gergo tecnico, gli Stati Uniti ridurranno il Quantitative Easing (QE), ossia gli investimenti previsti negli annunciati programmi di acquisto di bond. Durante l’incontro del 22 maggio con il Congresso Bernanke ha annunciato che i programmi di Quantitative Easing, che non hanno mai trovato un consenso unanime, potrebbero passare dagli 85 miliardi di dollari previsti a 60/65 miliardi.

Certo, non è che gli USA acquistano titoli e bond di altri paesi a solo scopo di solidarietà, lo fanno perché in questo modo acquistano anche ricchezza, ma, in un momento come quello che sta vivendo l’America, e con lei anche tutti i paesi emergenti, si deve cercare di ridurre tutti i rischi di politica monetaria.

► Il FMI sull’abbandono del QE

A patire di più dopo l’annuncio del tapering sono stati i paesi emergenti, che vedranno ridursi sensibilmente il denaro a basso costo da tempo assicurato dagli Usa.

 

Bernanke sulla stessa linea di Draghi

 La FED si allinea con la BCE in fatto di politiche monetarie accomodanti. E’ questo, infatti, il concetto che sta alla base delle ultime dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, davanti al Congresso Americano.  

Cambio di vertice alla FED

 Si prospettano grandi cambiamenti presso la Federal Reserve entro il prossimo anno. Per lo meno ai piani alti. In una intervista recentemente rilasciata ad una giornalista della televisione pubblica Pbs, il Presidente degli Stati Uniti d’ America, Barack Obama, ha infatti lasciato intendere che sono prossimi cambi al vertice.

Per Bernanke il debito italiano non influenza le banche americane

Il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke al comitato Bancario del Senato ha parlato del debito italiano e della situazione economica negli Stati Uniti. Bernanke ha detto: “L’esposizione delle banche americane al debito italiano è moderata. Di per sé non pone danni al nostro sistema finanziario”.

Per Moody’s l’Italia rischia il downgrade

Il debito italiano quindi non influenza il sistema finanziario degli Stati Uniti, come ha detto Bernanke rispondendo a una domanda del senatore democratico Chuck Schumer. Dopo il risultato delle elezioni politiche in Italia Wall Street ha avuto una giornata negativa e c’era quindi preoccupazione sull’influenza della situazione politiche italiana. Bernanke ha detto: “L’attuale deficit dell’Italia non è molto ampio ma ha un debito in circolazione molto alto. Ci sono insomma molti titoli di Stato italiani in giro per il mondo”.

Il presidente della Federal Reserve ha affermato che il mercato del lavoro americano e in graduale miglioramento e che l’economia è tornata a crescere. Con riferimento ai tagli automatici alla spesa che scatteranno il 1 Marzo se non si troverà un accodo, Bernanke ha detto che questi porteranno a un impatto importante sull’economia con la crescita che sarà ridotta dello 0,6%.

Rispetto all’Europa, il numero uno della Fed ha detto: “Il sistema bancario europeo è più debole di quello americano, ma anche in Europa, come negli Stati Uniti, è in corso un processo di implementazione di Basilea III”.

Bernanke interviene su tetto del debito americano

 Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, appena conclusa la conferenza stampa di Barack Obama, ha voluto ribadire i concetti espressi dal presidente americano: il tetto del debito deve essere alzato, e questo deve essere fatto in tempi ristretti, altrimenti ci sarà il crollo dell’economia del paese.

Il suo appello è rivolto soprattutto a quella fascia di resistenza repubblicana che osteggia apertamente le decisioni del presidente, ma che, per un gioco politico, rischia di mettere a repentaglio le sorti dell’intero paese.

► Obama preoccupato per il rischio default

Per Bernanke, se l’accordo non viene raggiunto, il default si verificherà alla fine di febbraio o, al massimo, all’inizio del mese di marzo.

Bisogna agire il prima possibile per evitare di mettere a rischio gli 80 milioni di spese mensili per Previdenza, Sanità, sussidi di disoccupazione e stipendi di militari.

► Cosa succede se il tetto del debito americano non verrà alzato

Ribadendo anche che non si devono ripetere gli errori de 2011, quando il rating del paese fu abbassato a causa della lentezza nell’evitare il default.

Bernanke ammonisce: il tunnel fiscale americano non è ancora terminato e saranno ancora molti gli ostacoli che si presenteranno sul cammino del risanamento economico americano, smentendo anche le voci sulla fine del programma di acquisto dei titoli (85 miliardi di dollari al mese).