Quando la burocrazia frena le imprese

La burocrazia costituisce un grosso freno in Italia per l’impresa. Ancor più di quanto non si verifichi per quanto riguarda le tasse, che pure sono sempre viste come il primo degli ostacoli allo sviluppo dell’attività.

Pmi frenate dalla burocrazia

Le piccole imprese italiane pagano il dazio della macchina burocratica italiana, che pesa per una cifra pari a 5 miliardi di euro sui loro introiti.

L’impegno del Governo nella diminuzione della burocrazia

 «Basta fare cassa spolpando le imprese». Marco Venturi, presidente della Confesercenti, chiede al governo di evitare «la sciagurata evenienza» della «nuova tremenda batosta» del «concentrato micidiale» di Tasi, acconto Irpef, Tari e Imu a fine anno, e di darsi da fare per restituire a cittadini e imprese 10 miliardi l’anno, tagliando la spesa pubblica.

La Francia propone un piano anti-burocrazia per salvare le imprese

 Il presidente francese Francois Hollande ha creato una commissione per ridurre la burocrazia per le imprese e ha annunciato 50 misure finalizzate al risparmio di diversi miliardi di euro l’anno.

Il governo cerca di rilanciare l’economia in difficoltà. Le misure servono per semplificare il groviglio di norme per le imprese. In Francia, per fare un esempio, i panettieri devono informare la polizia locale dei loro piani per le vacanze.

 

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Le semplificazioni fanno parte di un programma più ampio di Hollande che punta a ridurre le spese del personale per le imprese francesi di 30 miliardi di euro nel corso del suo mandato.

All’inizio del mese sono stati annunciati anche dei tagli fiscali per le aziende. Il governo afferma che questa politica mira a fare risparmiare tempo e denaro alle aziende riducendo i costi amministrativi eccessivi o inutili.

I margini delle imprese francesi sono i più bassi della zona euro. Hollande, che sta lottando per portare la disoccupazione sotto al 10 per cento, spera che le misure stimoleranno le assunzioni dopo che questi risultati con misure analoghe sono stati raggiunti in Gran Bretagna e in Germania.

Alcune misure proposte mirano ad abolire le regole antiquate, come quella sui panettieri che risale al 1930, quando c’era paura che potesse mancare il pane. Altre misure mirano a semplificare la vita delle aziende. Per gli imprenditori sarà più facile la registrazione di nuove imprese, mentre le imprese più piccole non dovranno più presentare decine di documenti in duplice copia a diversi centri amministrativi al fine di partecipare a un bando di gara pubblico.

Del Rio parla dell’arrivo di riforme contro la burocrazia

 Ieri, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi aveva affermato che le “lungaggini” burocratiche lo stavano facendo riflettere sulla possibilità di spostare la sua azienda in Svizzera. La burocrazia è un aspetto criticato da tutti gli imprenditori italiani, che limita la loro possibilità di movimento e che spesso mette in crisi le prospettive di una impresa. Il fatto che ha parlarne sia stato il capo dell’associazione degli industriali italiani è elequente in questo senso.

Oggi sembra essere arrivata la risposta del governo. Il sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Del Rio in una intervista ha parlato della burocrazia italiana, che ha chiamato “paludosa”, e della necessità di fare delle riforme. Il governo sembra impegnato a migliorare l’aspetto burocratico anche se si aspettano le riforme di cui ha parlato.

 

Squinzi punge Renzi e provoca sulle aziende italiane che vanno all’estero

 

Il sottosegretario Del Rio ha detto: “Occorre uno tsunami di riforme, per liberare l’Italia dall’anomalia di avere una pubblica amministrazione elefantiaca e poco efficiente. La burocrazia costa miliardi, a causa della non semplificazione dell’intero sistema”. Poi ha aggiunto: “Stiamo lavorando per superare le inefficienze e per abbattere i costi della burocrazia. E occorre impegnarsi per tagliare i privilegi di dirigenti e strutture apicali. Che sono troppi e inaccettabili, in una fase nella quale gli italiani soffrono una crisi così profonda”.

In Italia non è raro trovare imprenditori che più che chiedere il taglio delle tasse o maggiori finanziamenti si lamentano per l’eccessiva burocrazia. Un aspetto che fa perdere competitività alle nostre aziene e che il governo Renzi ha affermato di volere contrastare per dare più sviluppo e possibilità di ripresa economica.

Burocrazia e tasse frenano le imprese?

 Il governo Renzi ha promesso di rilanciare l’economia in Italia con due provvedimenti da proporre immediatamente. Un taglio delle tasse da 10 miliardi di euro che si dovrebbe basare soprattutto sul cuneo fiscale. Inoltre, il governo ha avuto parole decise per quanto riguarda la lotta alla burocrazia che spesso rende difficile nel nostro Paese fare impresa.

L’obiettivo del taglio delle tasse serve anche per aiutare le classi sociali più basse e per stimolare i consumi come base per rilanciare l’economia. L’obiettivo è di aumentare gli stipendi dei lavoratori e favorire le imprese con una minore pressione fiscale che potrebbe agevolare la crescita e le assunzioni di nuovo personale. Riducendo il peso fiscale si avrebbe quindi un effetto sul costo del lavoro che potrebbe favorire l’occupazione in Italia.

 

Squinzi, Confindustria: “liberarsi dalla burocrazia”

 

In effetti, spesso la difficoltà maggiore degli imprenditori è quella della burocrazia che rallenta i tempi per ottenere le licenza e per permettere lo sviluppo delle attività produttive. Per fare investimenti, quindi, la burocrazia incide sui tempi, i modi e le energie che sono necessarie; le banche incidono con le difficoltà che propongono per l’accesso al credito; lo Stato incide invece con una pressione fiscale molto alta, tra le più elevate in Europa.

Le difficoltà delle imprese italiane in questo periodo storico non sono però legate solamente a questioni di tipo burocratico, finanziario o fiscale. C’è un problema di domanda e di lavoro che riguarda la competitività di molte piccole e medie imprese italiane che spesso non sono state capaci di riorganizzarsi secondo le nuove regole del mercato globale, e di certo non sono state aiutate in questo dai vari governi che si sono succeduti in questi anni.

In un certo senso, è come se l’Italia non ha ancora scelto che Paese vuole essere, nel senso di stabilire che tipo di sviluppo industriale si vuole dare. La politica cincischia e non è riuscita a dare un’impronta in termini di vision da seguire negli anni per proporre un modello di sviluppo industriale basato su alcuni asset strategici.

Squinzi, Confindustria: “liberarsi dalla burocrazia”

 Il presidente di Confindustria commenta la reazione del governo alle richieste degli imprenditori: ”E’ stata fatta una buona analisi ma non sono state date le risposte che ci attendevamo. Dateci un Paese normale e vi faremo vedere di cosa siamo capaci”. Parte da Torino la marcia digitale dei 40mila. Bce: la ripresa è ancora a rischio. Italia al top per disoccupazione giovanile. Fmi avverte: caos giustizia in Italia. “Rallenta la crescita nel Belpaese”