Pmi frenate dalla burocrazia

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Le piccole imprese italiane pagano il dazio della macchina burocratica italiana, che pesa per una cifra pari a 5 miliardi di euro sui loro introiti.

Ciò si evince da uno studio della Cna, stando al quale il nostro è tra i peggiori Paesi su scala globale per ciò che riguarda (appunto) burocrazia e carico fiscale. L’Italia è al cinquantaseiesimo posto nella classifica degli Stati in cui è facile fare impresa, secondo quanto detto dalla Cna. In termini di imposte, invece, la posizione è la centoquarantunesima.
Questo è quanto si evince dal report ‘Doing Business 2015’:

Un solo esempio, fra i tanti nell’era della Communication and Information Technology (lo certifica un recentissimo sondaggio della Cna condotto su 2.400 imprese) è paradossale che per le piccole imprese italiane una normale interazione on-line con la Pubblica Amministrazione resti ancora un obiettivo lontano. Il livello di informatizzazione della PA è infatti giudicato del tutto inadeguato rispetto alle necessità delle imprese da circa il 53% di esse. L’inadeguatezza del livello di informatizzazione della PA si evince soprattutto dalla (scarsa) capacità di interagire on-line con l’operatore pubblico: in media, solo una impresa su tre (meno del 30%) riesce a sbrigare più della metà delle pratiche per via telematica.

Il rapporto analizza la situazione in cui operano le imprese di 189 Stati, ad esempio a quali condizioni possono lanciare la loro attività, aver accesso all’elettricità e a crediti o ottenere permessi di importazione o esportazione. L’Italia risulta solo al 56esimo posto nella graduatoria dei paesi dove è più facile fare impresa, purtroppo dietro sia alle principali economie europee (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) sia a Stati Uniti e Giappone.

 

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