Regolarizzazione dei capitali all’estero, le critiche al decreto

 In una intervista all’Ansa di questa mattina, Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, ha annunciato che il provvedimento relativo alla voluntary disclosure, ovvero la regolarizzazione spontanea dei capitali detenuti all’estero non in regola con il Fisco italiano, potrebbe subire un processo di riscrittura totale.

Il provvedimento, infatti, così com’è sembra essere poco efficace nel convincere chi ha capitali al di fuori dei confini italiani a dichiararli. Vediamo perché.

Sofferenze bancarie ancora troppo elevate

 Le sofferenze bancarie proseguono toccando i livelli record dal 1999 a quota 156 miliardi a gennaio. Tecnicamente la recessione è finita e lo spread cala ma le conseguenze della crisi si faranno sentire ancora per diversi mesi sulle banche su cui pesano i fallimenti di imprese e le difficoltà dei singoli nel ripagare i prestiti.

Regolarizzazione volontaria dei capitali all’estero: chi deve farla e come fare

 E’ arrivato il momento per chi ha capitali all’estero non dichiarati al Fisco italiano di provvedere alla loro regolamentazione. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono stati resi disponibili i modelli e le istruzioni per ottenere uno ‘sconto’ sulle sanzioni che solitamente vengono applicate in questi casi.

La procedura per ottenere lo ‘sconto’ sulle sanzioni è stata denominata voluntary disclosure, ossia collaborazione volontaria, ed interessa tutti coloro che hanno esportato capitali illecitamente e/o non ha dichiarato attività detenute all’estero. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste questa procedura.

Quali contribuenti possono avvalersi della voluntary disclosure (collaborazione volontaria)?

Possono presentare la domanda per la voluntary disclosure le persone fisiche, le società semplici e gli enti non commerciali che hanno portato dei capitali all’estero senza regolarizzane il trasferimento con il fisco italiano e/o hanno acquistato immobili o altre disponibilità al di fuori dall’Italia senza dichiararne il possesso nel modello RW.

 

Le somme interessare dalla voluntary disclosure sono tutte quelle detenute fino al 31 dicembre 2012 e per tutti i periodi di imposta per cui non siano scaduti i termini per l’accertamento o la contestazione della violazione degli obblighi di dichiarazione (cinque anni dalla data di registrazione della violazione).

Non possono avvalersi della collaborazione volontaria i contribuenti che hanno già ricevuto verifiche, accertamenti amministrativi o procedimenti penali in materia di violazione di norme tributarie sulle stesse attività.

I termini per la presentazione della voluntary disclosure

Il termine ultimo per la presentazione della domanda di collaborazione volontaria per capitali o altre disponibilità detenute all’estero e non in regola con il fisco italiano è il 30 settembre 2015.

Come si presenta la domanda per l’adesione alla collaborazione volontaria

Le informazioni e i modelli per la presentazione dell’adesione alla collaborazione volontaria si trovano sul sito dell’Agenzia delle Entrate, dove è possibile consultare anche una guida  e un glossario per la corretta compilazione della domanda.

Il trattato fiscale tra Italia e Svizzera

 Italia e Svizzera potrebbero concordare i termini di un nuovo trattato fiscale da maggio di quest’anno. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni lo ha confermato giovedì.

L’accordo affronterà la delicata questione dei capitali non dichiarati depositati da italiani nel Paese elvetico. La Svizzera è un paradiso fiscale per la fuga di capitali ed è vicina all’Italia. Con il quadro di un nuovo programma di comunicazione volontaria presentata dal governo si permette agli evasori fiscali di mettersi in regola. Ciò comporta il pagamento di tutte le imposte dovute e la rinuncia dell’anonimato, tra le altre cose.

 

Nuove regole contro l’evasione fiscale

 

Il trattato fiscale tra Italia e Svizzera riguarderà anche la tassazione dei lavoratori transfrontalieri e del comune italiano di Campione d’Italia nel cantone svizzero del Ticino, una revisione degli accordi di doppia imposizione e l’accesso ai mercati finanziari, ha detto Saccomanni. Inoltre, i dipendenti pubblici stabiliranno un accordo sulla scambio di informazioni tra i due Paesi.

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha dichiarato, rispetto all’accordo che è stato raggiunto, che in futuro “non sarà possibile prevedere forme di anonimato nel nostro regime fiscale o di riduzione delle sanzioni diverse da quelle previste nella nostra legge. Chi ha capitali in Svizzera deve capire che si sta chiudendo il cerchio, erano in una situazione per cui a livello internazionale c’erano Paesi che garantivano l’anonimato, ora i giorni per gli evasori che non mettono in ordine i conti con il proprio Paese sono numerati”.

Il Presidente della Svizzera Didier Burkhalter ha invece detto: “la norma sugli scambi automatici di informazioni debba essere estesa anche ai Paesi membri dell’Ocse, del G20 e alle principali piazze finanziarie globali, in modo da diventare una norma globale reciproca”.

Quali sarebbero le conseguenze dell’uscita dall’euro?

 Qualche giorno fa, il Presidente della banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha affermato che pensare di uscire dall’euro è ingenuo perché sarebbero più i problemi che i vantaggi di una simile scelta. Draghi ha criticato quelli che ha definito “populismi” e che vedono nel ritorno alla lira la soluzione dei problemi economici.
Oltre alla Bce la possibilità di uscire dall’euro è vista in maniera negativa ma molti politici ed economisti. Questi parlano di pericolo, visto che l’uscita dall’euro può avvenire attraverso un negoziato che porti alle monete nazionali nel sud Europa e a una moneta comune dell’Europa del nord o attraverso la frantumazione dell’euro per i problemi economici e finanziari.
Quali sarebbero le conseguenze di una uscita dall’euro secondo queste previsioni? Vediamole di seguito.
Risparmi. La svalutazione della moneta sarebbe del 20% e questo significa che i risparmi e il patrimonio degli italiani si abbasserebbe del 30%.
Mutui. Con il tasso fisso, la riconversione degli stipendi e l’aumento dell’inflazione renderebbero il mutuo quasi insostenibile. Con il tasso variabile non c’è più l’Euribor e il tasso sostitutivo italiano porterebbe all’aumento della rata mensile.
Stipendi. La svalutazione della lira porterebbe a un valore minore del 60% di stipendi e pensioni.
Inflazione. La svalutazione farebbe salire l’inflazione visto che i prodotti costerebbero di più. I rendimenti sui titoli di Stato aumentano e anche il debito pubblico crescerebbe.
Case. Il valore immobiliare si abbasserebbe come conseguenza dell’inflazione.
Benzina. I costi aumenterebbero per la svalutazione e l’inflazione.
Importazioni. Aumenterebbero le esportazioni, ma le importazioni sarebbero in deficit con i prezzi delle materie prime che sarebbero molto alti.
Banche e capitali. La svalutazione e l’inflazione farebbero aumentare il debito pubblico e le banche rischierebbero molto, mentre i capitali potrebbero fuggire all’estero.
L’uscita dall’euro sembra quindi avere molti aspetti negativi che a livello europeo farebbero abbassare il Pil e portare a più rischi invece che a maggiore benessere.

Rientro capitali esteri, cosa prevede la Legge Stabilità

 Per chi ha capitali all’estero detenuti illecitamente è prevista fino al 30 settembre 2016 l’adesione al nuovo regime della “collaborazione volontaria”. È quanto previsto dalla bozza dell’emendamento alla legge di Stabilità.