Per i giovani industriali l’ Italia senza futuro è a rischio rivolta

 In occasione del suo intervento di apertura del tradizionale convegno annuale, che si è tenuto a Santa Margherita Ligure, il presidente dei giovani industriali italiani, Jacopo Morelli, ha lanciato l’ allarme sulla crisi di prospettive e, ovviamente, crisi occupazionale che il nostro Paese sta attualmente attraversando. 

Le 5 proposte di Confindustria per uscire dalla crisi

 Di questa mattina le notizie sugli effetti disastrosi che la crisi ha avuto sul settore manifatturiero italiano e di quanto il credit crunch abbia peggiorato una situazione già al limite del collasso per le imprese.

L’Italia è ancora lontana dall’uscita dalla crisi, nonostante i proclami sempre più ravvicinati su un possibile miglioramento della situazione economico-occupazionale del paese, perché ancora mancano quegli incentivi e quelle facilitazioni che permetterebbero alle imprese di ricominciare a produrre, vendere e creare nuovo lavoro.

Ma non tutto è perduto. Lo dice Confindustria che questa mattina ha presentato il Progetto per l’Italia: cinque proposte, cinque misure urgenti da mettere in atto per non far perdere all’Italia l’ultima occasione per tornare ad essere un paese sano.

La prima cosa da fare è “avviare una capillare opera di semplificazione normativa e di ‘sburocratizzazione’ del Paese” che deve essere affiancata da un quadro normativo semplice e chiaro.

Altro importante passo da fare è tagliare i costi delle imprese di almeno l’11%, a partire dalla detassazione dei salari di produttività.

Le imprese italiane, poi, hanno necessità di liquidi per poter continuare a produrre, per questo è necessario che le pubbliche amministrazioni paghino i loro debiti pregressi e si impegnino a rispettare i termini di pagamento per quelli futuri.

 

Quarto punto è quello del lavoro, o della creazione di questo: per Confindustria è necessario agevolare l’uscita dei lavoratori anziani e la contemporanea entrata nel mondo del lavoro dei giovani, con incentivi in entrambi in casi.

L’ultimo punto di Progetto per l’Italia è la necessità di provvedere alla detassazione degli investimenti e “ favorire gli investimenti pubblico-privati in infrastrutture materiali e non”.

I termini dell’accordo tra sindacati e Confindustria

 Dopo anni di liti, discussioni e intese separate, ecco arrivare finalmente, salutata con soddisfazione anche dallo stesso premier Enrico Letta, la stipula di una intesa tra Confindustria e le principali sigle sindacali – Cgil, Cisl e Uil – che d’ ora in avanti dovranno attenersi a regole condivise per la rappresentanza sindacale e l’ applicazione delle norme dei contratti firmati.

>Susanna Camusso cerca l’accordo con Confindustria

D’ ora in avanti, dunque, in sede di trattative, si dovrà tenere conto delle deleghe sindacali che il datore di lavoro, su richiesta del lavoratore stesso, comunica di volta in volta all’ INPS, per una loro ufficiale certificazione.

Squinzi pensa all’apprendistato per contrastare la disoccupazione giovanile

 Il sistema dell’apprendistato, che nel nostro Paese è stato un ottimo volano durante gli anni del dopoguerra, va rivisitato e migliorato, potenziandolo sul modello tedesco e su quelloaustriaco. Appare infatti di vitale importanza per l’organizzazione del lavoro attuarlo. Questo il concetto espresso dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenuto a Bolzano a margine dell’assemblea provinciale di Assoimprenditori.

Squinzi ha rammentato che conosce abbastanza “bene le due realtà, avendo attività produttive in Austria e in Germania”. Il Presidente ha detto poi di credere “che questa strada potrebbe essere vincente anche per combattere la disoccupazione giovanile in Italia, che è diventata drammatica”.

Inoltre, Giorgio Squinzi ha poi ricordato l’importanza del manifatturiero per la ripresa dell’Italia. “Solo dal manifatturiero può ripartire la crescita del nostro Paese”.

“L’Italia era il primo Paese del mondo per il turismo ed è scivolato in quinta posizione. Dobbiamo recuperare una leadership che ci appartiene per la nostra storia e la nostra cultura”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, portando l’Alto Adige come esempio positivo. Il numero uno di Confindustria ha detto che “l’Alto Adige è sempre stata una sorta di isola felice. Anche se ora anche qui c’è qualche rallentamento, l’Alto Adige resta un esempio emblematico, dal quale si può ripartire, sfruttando la caratteristiche del nostro Paese, come le tradizioni culturali e il turismo che rendono il nostro Paese unico e che l’Alto Adige ha saputo sfruttare molto bene”. Se la disoccupazione in Provincia di Bolzano è ancora così bassa significa che qualcosa di bene è stato fatto. Niente succede per caso”.

Gli otto miliardi della fine della procedure di deficit devono andare alle imprese

 L’Unione Europea ha deciso di chiudere la procedura di infrazione aperta contro l’Italia per deficit eccessivo. Ancora la decisione non è ufficiale – arriverà solo per il 29 maggio – ma, a meno di grandi rivolgimenti in questi due giorni, la procedura sarà chiusa.

► Verso la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo

Il beneficio che ne trarrà l’Italia in termini economici è la liberazione di circa otto miliardi di euro che non saranno più bloccati al fine di mantenere stabile il livello del debito pubblico del paese. Cosa ci si può fare con queste nuove risorse?

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha le idee molto chiare e le ha espresse poche ore fa di fronte all’assemblea degli industriali di Varese: questi soldi devono essere dati alle imprese, come rinforzo allo sblocco dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione.

I debiti che la pubblica amministrazione ha accumulato nei confronti delle imprese, infatti, ammontano a circa 130/140 miliardi di euro: tutti soldi che non devono essere considerati come sovvenzioni, ma sono il risultato di servizi, prodotti e forniture fatte allo Stato dalle imprese e dai professionisti italiani che lo Stato ha l’obbligo di restituire.

► Banche tornano in utile, ma non concedono prestiti a imprese e famiglie

E questo passo è fondamentale soprattutto in questo periodo che lo stesso Squinzi definisce di credit crunch: le banche non concedono prestiti e il minimo che lo Stato possa fare per le sue imprese è garantire la liquidità per gli investimenti e la produzione.

Confindustria lancia l’allarme sulla disoccupazione giovanile

 Dopo le parole accorate del presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, anche il numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi lancia l’ allarme sulla disoccupazione giovanile e sul problema dell’ occupazione in Italia.

> Draghi parla della disoccupazione giovanile

Al Convegno dell’ Osservatorio permanente giovani – editori, infatti, il presidente di Confindustria ha sottolineato la gravità della situazione italiana, definendola “disperata“, poiché la perdurane mancanza di impiego tra i giovani rischia di far perdere al Paese una o due generazioni.

La Germania lotta contro la disoccupazione giovanile

Per evitare ciò l’ Italia ha quindi bisogno di promuovere politiche che incentivino l’ entrata dei giovani nel mondo del lavoro, che non deve rimanere ancorato all’ idea della sola flessibilità in uscita. Una soluzione potrebbe allora essere l’ apprendistato, che in altre nazioni europee, come la Germania, riesce a dare risultati importanti in termini di occupazione.

Il mondo del lavoro italiano, tuttavia, al momento non ha solo bisogno di  flessibilità, ma anche di posti di lavoro fisso o a tutto campo, che sostituiscano quelli – troppo numerosi – a tempo determinato, in vista di una maggiore competitività delle imprese italiane.

Alla luce di questa competizione globale, di conseguenza, ha aggiunto Squinzi, è necessario che aziende e sindacati dei lavoratori remino nella stessa direzione, così come sotto il Governo Letta si è già iniziato a fare.

Letta invita gli industriali a riprendere la leadership del Paese

 Anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta è intervenuto all’ Assemblea di Confindustria, invitando tutti gli industriali italiani a riprendere in mano a leadership industriale del Paese e garantendo alle aziende l’ appoggio del Governo.

Squinzi pone le priorità per la crescita

Il premier ha poi subito aggiunto che la principale sfida che il Governo italiano deve ora affrontare è quella che riguarda l’ occupazione giovanile, sfida che nella giornata di ieri è stata anche sottoposta al vertice straordinario UE di Bruxelles.

> Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

Il Presidente del Consiglio si è poi trovato anche a rispondere alle parole di Giorgio Squinzi, che ha contestualmente sottolineato i ritardi e le difficoltà della politica nella gestione delle emergenze economiche: Letta ha così garantito che la politica italiana ha ormai imparato la lezione e che il Governo proseguirà sulla strada del reperimento delle risorse, come è già stato fatto in occasione dell’ eliminazione del doppio stipendio per i ministri.

Il prossimo obiettivo dell’ esecutivo sarà infatti quello dell’ abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e quello della riduzione del numero dei parlamentari.

E poiché il discorso è stato tenuto proprio oggi, 23 Maggio, anniversario della strage di Capaci, il premier ha infine rinnovato l’ impegno del Governo nella lotta alle mafie.

Squinzi pone le priorità per la crescita

 Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi è tornato a parlare del tema della crescita nel corso del suo intervento all’Assemblea pubblica dell’ associazione degli industriali italiani. E lo ha fatto stabilendo in primo luogo una serie di priorità che servono al Paese per invertire la tendenza economica dominante.

Le priorità per il nuovo governo secondo Squinzi

Tra queste tre sono di fondamentale importanza: il lavoro, che in Italia costituisce una vera emergenza, gli investimenti nelle infrastrutture e nella ricerca, e infine la riduzione del costo dell’ energia.

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

Per quanto riguarda il lavoro, il problema va affrontato in modo strutturale, intervenendo su costo, produttività e norme, al fine di abbassarne gli oneri per le imprese, incentivarne l’ efficienza e favorire il ricambio generazionale.

Serve poi un piano per il rilancio degli investimenti, anche attraverso la realizzazione delle opere pubbliche. Bisogna favorire le detrazioni e far fronte al dissesto idrogeologico del territorio.

E’ neceszario, infine, ridurre il costo dell’ energia.

La risorsa più importante di tutte, però, secondo il Presidente di Confindustria, deve continuare ad essere la vocazione permanente industriale e manifatturiera dell’ impresa italiana in tutte le sue forme. Così Squinzi ha chiesto al Governo di impegnarsi a far sì che le misure per la crescita nazionale non siano solo a costo zero, bensì a saldo zero.

Le imprese chiedono al governo regole più semplici per il lavoro

 Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia, Alleanza delle coop, insieme a Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno appuntamento domani con il Ministro Giovannini per discutere della manutenzione, così è stata definita, della Riforma Fornero.

► La riforma del lavoro in quattro mosse

Sarà un incontro importante, durante il quale i rappresentanti delle imprese italiane e le parti sociali dovranno riportare al Ministro quale credono sia la strada migliore per il rilancio dell’occupazione giovanile.

Il governo ha la sua mappa e le sue intenzioni, tutto però sotto una sola bandiera: quella delle riforme a costo zero. E’ necessario, quindi, trovare delle strategie perché una nuova sistemazione del mondo del lavoro non si trasformi in un salasso impossibile per le casse dello stato.

Le imprese, dal canto loro, chiedono delle semplificazioni della Riforma che non hanno costi – sempre che i sindacati accettino – come  il ripristino dei 10-20 giorni di pausa tra un contratto a termine e il successivo e la libera prorogabilità fino a 18-24 mesi del primo contratto a termine o, ancora, la possibilità di avere una presenza stabile di contratti a termine “acausali” in ogni unità produttiva.

Nuove regole, e più flessibili, anche per l’apprendistato, come l’introduzione di un patto di prova generalizzato di 6 mesi e la totale eliminazione della pressione fiscale.

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L’obiettivo è lo stesso, sia per il governo che per le imprese che per i sindacati, ossia rilanciare l’occupazione giovanile e dare futuro ad una generazione che, al momento, non ne ha.

Squinzi: “Se cadesse il Governo sarebbe un disastro economico”

 Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha le idee chiare. Non si può far ‘saltare’ questo governo, tantomeno metterlo in discussione. Sarebbe come andare incontro a un “disastro nella gestione dei problemi dell’economia reale”.

Squinzi è stato chiaro durante l’European Business Forum e ha aggiunto: “Io credo che questo governo sia l’unica speranza che abbiamo per cambiare le cose nel breve tempo”. L’obiettivo, per Squinzi, è quello di trasmettere assolutamente il messaggio a chi sta a Palazzo Chigi che la politica del rigore va affrontata ed è una buona cosa, ma che bisogna anche pensare al domani.

Squinzi ha sottolineato inoltre che “Il declino dell’Italia non è affatto inarrestabile”. Il Presidente di Confindustria si dichiara ottimista sia come italiano che come imprenditore.

Parole che arrivano nonostante i nuovi dati negativi del pil. Per Squinzi è obbligatorio “mettercela tutta e come dico io da ciclista non bisogna mai smettere di pedalare”.

Per quanto concerne la priorità in termini di richieste da parte di Confindustria al governo vi è l’armonizzazione degli interventi sull’Imu, nello specifico quelli che impattano sulle attività produttive. In altri termini si tratta dei capannoni. In conclusione, dopo aver sottolineato ciò, Squinzi ha ribadito che “la ripartenza può venire solo dall’industria, quindi bisogna creare le condizioni perché questa possa ripartire”.