Giorgio Squinzi chiede azioni forti al nuovo governo e boccia Grillo

 Un governo forte e subito. Questa è la richiesta di Giorgio Squinzi alle forze politiche che formeranno il nuovo esecutivo. Il paese non può assolutamente rimanere in una situazione di stallo che metterebbe a dura prova la resistenza dei nostri mercati agli attacchi speculativi di quelli internazionali.

► Ultimatum di Squinzi ai politici: ora servono i fatti

Giorgio Squinzi lancia un accorato appello ai vincitori delle elezioni, anche se definirli tali è improprio: un governo forte e stabile che ponga la crescita come priorità del paese. A tale scopo servono

forti interventi sul cuneo fiscale e sull’abolizione progressiva dell’Irap, in seguito saranno necessarie riforme profonde sul fisco e sulla revisione del titolo quinto della Costituzione.

Interventi, questi, che si pongono come unico mezzo di salvataggio dell’economia italiana, altrimenti destinata al declino, secondo gli obiettivi fissati da Confindustria: crescita del 2% annuo, riduzione del rapporto debito/pil al 100% e crescita del peso del manifatturiero al 20% del pil.

Le potenzialità per farlo ci sono ma è il nuovo governo che deve fare tutto il possibile perché queste si possano trasformare in realtà, con interventi decisi e coraggiosi che devono essere fatti subito, non oltre i primi cento giorni di vita del nuovo esecutivo.

► Per Confindustria il Pil peggiora nel 2013

Squinzi auspica una grande coalizione alla guida dell’esecutivo composta da Pd, Pdl e Monti. Chiusura totale a Grillo e alla sua politica:

Se applicassimo il programma di Grillo l’industria italiana sarebbe finita. Diventeremmo un Paese tra l’agreste e il bucolico. Grillo vuole bloccare le infrastrutture, noi pensiamo che si debba colmare un grave ritardo infrastrutturale.

Confindustria sui dati del PIL

 Confindustria ritiene che il PIL del nostro paese è in una fase calante, ancora. Benché dalla fine dell’anno scorso a qualche settimana fa, si parlasse soltanto di ripresa, adesso è Draghi a dire che il nostro paese è indietro e si devono ridimensionare le prospettiva di crescita.

 Per Confindustria il Pil peggiora nel 2013

Si unisce alla pletora di quanti sostengono che non siamo ancora “pronti” alla ripartenza, anche Confindustria. I report elaborati dal Centro Studi, descrivono un quadro debole e fragile per il 2013 e nell’ultimo trimestre del 2012 si prende atto di un andamento a dir poco deludente.

  L’Italia si riprenderà nel 2014. Lo dice Confindustria

A preoccupare è soprattutto il mercato del lavoro dove si nota la perdita di 186 mila posti di lavoro negli ultimi due mesi dell’anno scorso. Il quadro fornito da Confidustria dà forza al discorso di Draghi e si allinea alle previsioni dell’ABI che ha detto di aver peggiorato l’outlook per la situazione italiana, dopo aver preso atto della battuta d’arresto dei prestiti.

Nel dettaglio, i dati di Confindustria, parlano di una diminuzione dello 0,9 per cento del PIL nel quarto trimestre del 2012, una flessione che è stata peggio di quella prospettata e si è trascinata, con suoi effetti negativi su tutti i comparti economici, fino al primo trimestre del 2013.

Gli indici generali di riferimento di Confindustria non escludono la ripresa che ci sarà, comunque, partendo dal settore manifatturiero. Più in difficoltà i servizi e le costruzioni.

Per Confindustria il Pil peggiora nel 2013

Il centro studi di Confindustria ha parlato di Pil in peggioramento nel 2013 e di una situazione di debolezza e fragilità economica. Gli effetti della crisi, stando alle previsioni, sono ancora presenti e si mostreranno ancora in questo anno. Per Confindustria, il calo del Pil del quarto trimestre del 2012 è superiore a quello che si aspettava e le previsioni per il 2013 sono quindi da rivedere al ribasso.

Rapporto Congiuntura flash di Confindustria

In particolare, il centro studi di Confindustria ha detto: “Gli indici anticipatori confermano progressi nei mesi a venire sia nella domanda interna sia nell’attività economica generale, grazie all’andamento del manifatturiero, che beneficia della ripartenza degli ordini dall’estero. In difficoltà rimangono sia i servizi sia le costruzioni”.

Ancora in discesa i prestiti per le famiglie e le imprese italiane

Le preoccupazioni sono per il mercato del lavoro. I dati mostrano un peggioramento nella fine del 2012 e la disoccupazione è aumentata. I posti di lavoro persi sono 186 mila nei mesi di Novembre e di Dicembre del 2012. I segni negativi per Confindustria riguardano anche “La forza lavoro, la cui crescita aveva spinto in su il tasso di disoccupazione nell’ultimo anno, ha invertito la marcia: -0,4% mensile in Dicembre”.

Il centro studi di viale dell’Astronomia sottolinea l’importanza del credito alle aziende per la ripresa. A Dicembre il dato non è buono con i prestiti alle aziende italiane che sono scesi ancora dello 0,2%.

Ultimatum di Squinzi ai politici: ora servono i fatti

 Tre giorni di incontri tra la Confindustria e i leader delle principali coalizioni politiche in lizza per le elezioni che si svolgeranno la prossima settimana, al termine dei quali il presidente Giorgio Squinzi ha invocato una maggiore serietà e concretezza per coloro che usciranno vincitori dalla tornata elettorale.
► Rapporto Congiuntura flash di Confindustria

Deve esserci un new deal politico che non rischi di portare il paese al declino. Basta, quindi, a parole e allo scontro che non porta da nessuna parte, l‘Associazione degli imprenditori italiani chiede alla politica i provvedimenti a lungo termine con la consapevolezza che vale la pena fare i sacrifici richiesti.

L’Italia ha bisogno assoluto di verità, di parlare il linguaggio della condivisione e di un governo che sia in grado di compiere scelte concrete ed efficaci. La classe politica deve riconquistare con i fatti e la moralità la fiducia dei cittadini.

Dall’Associazione arriva anche l’impegno per il futuro economico del paese e si dice pronta ad appoggiare chiunque salirà al governo se le scelte politiche ed economiche saranno fatte in nome dell’interesse generale del paese.

► Per Confindustria i programmi dei partiti sull’economia reale sono insoddisfacenti

I tre giorni di incontri hanno portato a buoni risultati. Squinzi ha espresso soddisfazione per l’attenzione dimostrata dai leader dei partiti alle proposte fatte e per l’accordo di tutti sulla necessità di sostenere la politica industriale italiana.

Rapporto Congiuntura flash di Confindustria

 Seconda recessione in cinque anni per l’Italia, almeno stando a quanto dice il rapporto Congiuntura flash elaborato da Confindustria.

Ma questa situazione non deve essere vista solo come negativa in quanto, ora che il fondo è stato toccato, c’è una grande possibilità di un rimbalzo dell’economia che può dare avvio alla ripresa.

 Italia fuori dalla recessione ad aprile

Il pericolo maggiore, però, arriva proprio dai cittadini, la cui sfiducia:

compresso la domanda interna ben oltre quanto giustificato dalla situazione oggettiva dei bilanci familiari e aziendali. Gli acquisti di beni durevoli sono scesi molto più del reddito reale disponibile, gli investimenti sono ai minimi storici in rapporto al Pil e le scorte sono bassissime.

► La crescita dei salari è la metà dell’inflazione

Cosa fare per rimediare? Dare linfa vitale al mondo del lavoro, in primis, ma anche che si superino le elezioni previste per il prossimo febbraio. L’incertezza della situazione politica interna, infatti, porta i consumatori a non azzardarsi in spese e solo una maggioranza solida e costruttiva potrà dirigere verso la spesa le decisioni di consumatori e imprenditori.

 

Confindustria contro crisi

La crisi imprime profonde ferite. L’allerta proviene da Confindustria. Secondo l’associazione degli industriali l’emergenza è economica e sociale.

Per sopperirvi, occorrono soluzioni immediate, forti e coraggiose. Senza tali scelte nei prossimi anni non si crescerà più dello 0,5% l’anno. L’alternativa è il declino. Da Viale dell’Astronomia fanno sapere che l’evasione fiscale “non si batte con i suv a Cortina”. L’attacco, mirato, è stato fatto dal presidente degli industriali Giorgio Squinzi.

Proposte

Le proposte esposte sotto forma di agenda si configurano come “una vera e propria tabella di marcia fino al 2018”, e si articolano in una “terapia d’urto” nonché in un “processo di riforme da iniziare contestualmente e senza ritardo”.

Un progetto considerato di “ampio respiro” e fondato su “azioni di rilancio economico e sociale del Paese”. Per Confindustria è “Un progetto complesso con proposte serie e obiettivi chiari e quantificati, perchè non bastano poche singole misure per risollevare l’Italia e sottrarla alla stagnazione”.

Programma anti crisi

Il programma non bada al consenso ma alla crescita, che dice la verità su quello che serve per il bene del Paese”.

Stando a quanto detto in viale dell’Astronomia, l’Italia deve “battersi per la crescita, creare lavoro, riconoscere e riaffermare la centralità delle imprese, imprimendo fiducia negli italiani, restituire ai giovani un futuro di progresso, facendo ripartire subito l’economia rilanciando l’industria, vera colonna portante del Paese”. Per il presidente Squinzi la riforma del lavoro è bastata per “una vera liberalizzazione del mercato e una sua vera flessibilizzazione”.

Per Confindustria i programmi dei partiti sull’economia reale sono insoddisfacenti

 Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi in una intervista al Tg1 ha parlato dei programmi dei partiti politici per le prossime elezioni e ha criticato la mancanza di riferimenti chiari all’economia reale. Gli ultimi dati della banca d’Italia e del Centro Studi di Confindustria parlano di un calo del Pil dell’1%, oltre la previsione dello 0,2%  fatta in precedenza.

Programma per aumentare export dei prodotti italiani

La preoccupazione del presidente di Confindustria è quindi per l’economia reale. Giorgio Squinzi ha affermato:

Siamo decisamente preoccupati perché dai programmi dei partiti riscontriamo insufficiente attenzione ai problemi dell’economia reale, che in questo momento è il vero problema del paese.

Il 2013 potrebbe essere difficile per l’economia italiana, con la politica concentrata molto sulla finanza e poco sull’economia reale.

Confindustria sta realizzando un documento in cui saranno inseriti gli obiettivi economici che la prossima legislatura dovrebbe realizzare per migliorare la situazione dell’Italia.

 

Nuova manovra per superare la crisi

Gli obiettivi che sono stati individuati nel documento, così come presentati da Giorgio Squinzi, sono: il primo la crescita superiore al 2% all’anno; il secondo è rimettere il manifatturiero al centro dell’attenzione del Paese portandone l’incidenza sul Pil ad oltre il 20% dal 16,7% di oggi -la situazione del settore della manifattura in Italia ha avuto un drammatico calo del 25% rispetto al 2007-  e il terzo è il raggiungimento del rapporto tra debito-Pil nell’ordine del 100 per cento.

Il titolo del documento è Priorità: crescita e occupazione e già fa capire come l’aumento del carico fiscale non è per Confindustria la soluzione.

Confindustria: ripresa sempre più difficile

 Il nuovo rapporto di Confindustria dipinge una situazione quanto mai allarmante per l’Italia, lontana dalle prospettive di ripresa di cui si sta parlando in questi giorni.

In modo particolare a destare preoccupazione è il mercato del lavoro, per il quale le stime sono molto simili a quelle prospettate dall’indagine di ManPower sulle assunzioni per i primi mesi del 2013. Secondo quanto riportato da Centro Studi di Confindustria, infatti, la disoccupazione è destinata a crescere: si arriverà all’11,8% di disoccupati nel 2013 e al 12,4% nel 2014. Le unità lavorative perse dal 2007 fino ad ora sono un milione che diventeranno uno e mezzo nel terzo trimestre del 2013.

Ulteriori problematiche, secondo Condfindustria, arrivano dal crollo dei consumi, che è arrivato a toccare le cifre del dopoguerra, e che si stabilizzerà solo nel 2014 e la pressione fiscale che

rimarrà prossima ai massimi storici e insostenibilmente elevata, specie quella effettiva: 53,9% del Pil nel 2014 tolto il sommerso dal denominatore

Le famiglie, quindi, sono messe in ginocchio da questa drammatica situazione economica che, come precisa  il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, non tiene ancora conto di quanto successo nell’ano in corso:

I dati diffusi non tengono conto ancora della difficile situazione del 2012, quindi le cifre sulla situazione della povertà in italia sono destinate a peggiorare nel corso dell’anno. La situazione è molto difficile: avere quasi un terzo di italiani a rischio povertà ed esclusione è un dato molto elevato, che segnala la difficoltà di famiglie che non riescono a far fronte ad una spesa improvvisa oppure non riescono a riscaldare adeguatamente il proprio appartamento, oppure hanno tagliato le spese alimentari.

La crisi del debito soffoca imprese e banche

 Nonostante il CLI dell’Ocse indichi una svolta nella situazione economica italiana, la situazione rimarrà molto difficile almeno per tutto il prossimo anno.

A lanciare un ulteriore allarme è Confindustria, che parla di una recessione forte ancora per tutto il 2013 e di una lenta ripresa che si inizierà a vedere solo nel 2014. A mettere l’Italia in difficoltà sono i problemi che già ben conosciamo: la pressione fiscale troppo elevata, la mancanza di attrattiva del nostro paese per gli investimenti stranieri e, guardando la situazione dall’interno, la crisi del debito, che soffoca le speranze di risalita tanto delle banche quanto delle imprese.

La crisi del credito sta soffocando tanto le imprese quanto le banche e servono soluzioni di sistema che aiutino a riaprire il rubinetto del credito bancario e a rilanciare il mercato finanziario per raccogliere risorse a prezzi accessibili da immettere nel sistema industriale e sociale del nostro Paese, all’economia reale.

A dirlo è il vice presidente di Confindustria per il Centro studi, Fulvio Conti, che ribadisce:

In un anno – tra settembre 2011 e settembre 2012 – le aziende hanno subito un calo del 4% dei prestiti concessi per investimenti e ristrutturazioni del debito, mentre le banche hanno dovuto fronteggiare sempre maggiori difficoltà a coprire lo strutturale funding gap di 413 miliardi. Le banche italiane vantano crediti (con le pubbliche amministrazioni) che superano i 70 miliardi e hanno bisogno di capitali e finanziamenti non solo per sostenere e rilanciare gli investimenti, ma soprattutto per far fronte alla gestione corrente.