Fiducia dei consumatori in calo a maggio

 Dopo la parentesi positiva del mese di aprile, in cui la fiducia dei consumatori aveva fatto registrare, in Italia, un piccolo incremento positivo, nel mese di maggio la stessa è tornata a calare e gli italiani oggi si dicono preoccupati per il quadro economico del Paese.

I cittadini europei sono sempre più scettici

Lo ha rilevato, infatti, l’ Istituto nazionale di Statistica – Istat – che ha sottolineato come l’ indice sia sceso dal valore di 86,3 che si era potuto registrare ad aprile 2013, a quello odierno di 85,9.

Negli USA torna la fiducia dei consumatori

Nello specifico, inoltre, la componente riferita al quadro economico è passata questo mese ad un valore di 70,5 da un precedente valore di 73,3. Gli Italiani sembrano infatti preoccupati dalla situazione economica generale, anche se paradossalmente, l’ indice della fiducia personale si è trovato invece in questo mese a salire da un 90,5 che si era potuto registrare ad aprile, al valore di 92,0 del mese di maggio.

A livello geografico, invece, si può dire che in generale il clima di fiducia della popolazione italiana aumenta nel Nord Ovest e diminuisce nella altre regioni del Paese.

Per quanto riguarda, infine, le attese relative alla disoccupazione, è stato possibile registrare un calo, con un passaggio dal valore di 109 all’ attuale 105.

Ancora giù le vendite al dettaglio nel mese di marzo

 Le vendite al dettaglio nel mese di marzo 2013 hanno fatto registrare ancora un dato negativo. Sono infatti scese di un altro 3% su base annua, nonostante la presenza, nel periodo, delle festività pasquali, che hanno contribuito almeno a risollevare gli alimentari.

Crolla il potere d’ acquisto delle famiglie italiane

A rilevarlo è l’ Istat, che segnala infatti che si tratta del nono calo consecutivo: una flessione che ha pesato, però, in modo particolare, sui prodotti non alimentari, che hanno perso un 6,1%, mentre un poco meno sui generi alimentari stessi, tornati positivi con un +2% grazie alla Pasqua.

Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

Nello specifico le festività pasquali hanno prodotto un positivo pari all’ 1,3% nella grande distribuzione, all’ interno della quale il dato migliore è stato realizzato dai discount alimentari con un incremento del 4,8%. Piccoli negozi e botteghe di quartiere sono invece scese del 6,6% nello stesso periodo.

In totale, quindi, rileva l’ Istituto nazionale di Statistica, si è avuta, a marzo rispetto al mese precedente di febbraio, una contrazione dello 0,3%.

Nel primo trimestre dell’ anno, dunque, le vendite al dettaglio hanno subito una flessione dello 0,8% rispetto al mese precedente e del 3,4% su base tendenziale, nonostante l’ aiuto della Pasqua alta.

Crolla il potere d’ acquisto delle famiglie italiane

 Il potere d’ acquisto delle famiglie italiane, nel giro di un quadriennio, è sceso del 4,8% e per l’ Istat non si tratta più di una percentuale qualsiasi, ma di un vero e proprio crollo.

Aumentano i pasti fuori casa mentre calano gli alimentari

L’ Istituto nazionale di Statistica ha infatti pubblicato il rapporto annuale 2013, in cui ha sottolineato come il crollo del potere d’ acquisto delle famiglie italiane sia stato essenzialmente causato dall’ inasprimento del prelievo fiscale e la forte riduzione del reddito da attività imprenditoriale.

Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

E come conseguenza diretta di questa situazione si è avuto, afferma l’ Istat nel suo rapporto, anche un anomalo calo dei consumi, o meglio la più forte riduzione dei consumi dagli anni Novanta ad oggi.

Per affrontare il consistente calo del reddito a disposizione, infatti, le famiglie italiane hanno ridotto la spesa per i consumi dell’ 1,6%, riduzione che, tradotta in volume di merce acquistata, rappresenta una flessione del 4,3% rispetto ai più floridi anni ’90.

Nello specifico, quindi, le famiglie italiane sembrano aver ridotto drasticamente la quantità dei prodotti acquistati, ma una percentuale non trascurabile, che oggi sembra in costante aumento, ha anche abbassato la qualità dei prodotti che acquista.

In Italia il 25% della spesa finisce tra i rifiuti

 Anche in un periodo di recessione come quello che stiamo attraversando, l’ Italia risulta campionessa negli sprechi, soprattutto in quelli relativi all’ alimentare. Lo rileva, infatti, una indagine condotta da Waste Watcher, l’ Osservatorio internazionale contro gli sprechi attivato presso l’ Università di Bologna, che ha indagato le abitudini di 2000 mila cittadini italiani maggiorenni in relazione alla spesa e al cibo acquistato.

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Così, se da una parte in Italia calano ripetutamente i consumi, colpendo proprio in particolare alimentari e bevande, dall’ altra ogni anno 76 kg di cibo – cioè il 42% del totale degli sprechi – finiscono nei cassonetti. E questo spreco rappresenta quasi l’ 1% del Prodotto interno lordo nazionale (0,96%).

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Ma quali sono i motivi che spingono gli italiani, che pure dal sondaggio sembrano condannare e non approvare – in diverse misure – questo comportamento, a sprecare il cibo anche in tempi di crisi economica?

Ebbene,  il 20% circa degli intervistati ha dichiarato che lo si fa per retaggio consumistico, per eccessivo benessere o per mancanza di educazione in merito. Altri, un 11%, adducono come motivazione l’ incapacità di gestire il bilancio familiare, i tempi frenetici o le scadenze ravvicinate.

Ad ogni modo, le conseguenze negative degli sprechi sono comunque imponenti, e investono soprattutto l’ inquinamento e le risorse ambientali.

Aumentano i pasti fuori casa mentre calano gli alimentari

 La crisi economica e la recessione hanno già da molti mesi ridisegnato il carrello della spesa degli italiani. Che è diventato sempre più “leggero“. Una indagine svolta da Fipe – Confcommercio  ha infatti rilevato che tra il 2007 e il 2012 – cioè negli anni pieni della crisi – i consumi degli italiani per alimentari e bevande si sono ridotti di 12,4 miliardi di euro, subendo quindi un calo 9,6%.

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Parimenti, tuttavia, c’è stato una debole ripresa nei consumi dei pasti fuori casa. Agli italiani, infatti, come ai vicini tedeschi, nonostante la crisi economica, piace andare a magiare al ristorante e i dati dimostrano nello stesso quinquennio 2007 – 2009 un aumento dello 0,6%.

A marzo i consumi sono tornati ai livelli del 2000

Per quanto riguarda invece i generi alimentari, le flessioni nei consumi si sono potute registrare un po’ in tutte le categorie merceologiche: pane, frutta, carne, pesce, uova, latte. Le famiglie, tuttavia, per tamponare il caro vita hanno dato più spazio agli amidi e ai cereali, che restano alla base della dieta quotidiana, seguiti poi dai prodotti dolciari e dalle bevande.

Ma se in definitiva i pasti fuori casa nel giro di cinque anni sono aumentati, sono diminuiti nello specifico i consumi dei lavoratori che mangiano fuori, i quali invece si sono sempre di più orientati su soluzioni “al sacco”, che fanno risparmiare tempo e denaro.

Il passaparola guida i consumi degli italiani

 Un approfondito sondaggio condotto dal gruppo Accenture, il Consumer Pulse Research Survey, ha recentemente indagato le scelte di consumo di 12 mila consumatori in ben 33 Paesi del mondo.

Dal survey internazionale è così risultato che il 78% degli italiani si affida, ormai, prima dell’ acquisto, al passaparola per informarsi su prodotti relativi a Ict, utility, finanza, assicurazioni, beni di consumo e turismo.

Il risparmio per i viaggi parte da internet

E questo, in Italia, a differenza di altri Paesi, avviene soprattutto in relazione agli acquisti che vengono effettuati attraverso il web.

In questo processo, ovviamente, ricoprono un ruolo fondamentale soprattutto i motori di ricerca e i social network. Questi ultimi, in particolare, offrono ai consumatori la possibilità di affidarsi sia alle opinioni delle persone che si conoscono, sia a quelle degli utenti che non si conoscono. Ad ogni modo i social sono per i consumatori un modo veloce per apprendere di più su ciò che si desidera acquistare.

Attenti alle compagnie assicurative false

Dal sondaggio internazionale, tuttavia, è risultato anche chiaro il fatto che il passaparola online interviene immediatamente anche in caso di problemi riscontrati con il customer service, sul quale molti utenti – circa l’ 80% – postano anche commenti online.

In ambito di CS, infatti, i consumatori italiani e non apprezzano molto affidabilità ed efficienza in relazione al cambio e alla fornitura di beni e servizi.

A marzo i consumi sono tornati ai livelli del 2000

 Non migliora neanche nel mese di marzo il quadro ormai depresso dei consumi italiani. La Confcommercio ha infatti recentemente segnalato, attraverso il suo indicatore dei consumi (Icc) che anche nel terzo mese del 2013 si è potuto registrare su questo fronte una ulteriore diminuzione del 3,4% in termini tendenziali e una dello 0,1% rispetto al mese precedente.

Ancora giù i consumi degli italiani nel 2013

A livello complessivo, dunque, il primo trimestre del 2013 si è chiuso con una diminuzione del 4,2% rispetto all’ analogo periodo dell’ anno precedente. Andando più nello specifico, rispetto al mese di marzo 2012, nel corso di quest’ anno si è potuto registrare un calo del 2,2% della domanda relativa ai servizi e un calo del 3,9% della spesa relativa ai beni.

Crollano i consumi al dettaglio

Un dato tendenziale positivo è stato invece offerto dalla spesa per i beni e i servizi delle comunicazioni, che nel mese di marzo è salito del 3,1% rispetto all’ anno precedente.

A differenza del settore delle comunicazioni, tuttavia, numerosi altri settori e comparti sono stati interessati da forti flessioni, tra cui spiccano quelle della mobilità (-8,5%), dei servizi ricreativi (-5,6%), di alimentari e tabacchi (-3,0%), nonché delle consumazioni dei pasti fuori casa  (-2,8%).

Nel singolo mese di marzo, invece, il dato più negativo è stato il calo relativo ad alberghi e ristorazione (-1,4%) , mentre modestamente positiva è stata la mobilità (+1,6%).

Ancora giù i consumi degli italiani nel 2013

 Nel report pubblicato recentemente dall’ Istat intitolato «Le prospettive per l’economia italiana nel 2013-2014» una parte delle analisi condotte dall’ Istituto sono dedicate all’ osservazione della situazione dei consumi degli Italiani.

L’ Istat prevede dunque che, ancora per tutto il corso del 2013, i consumi delle famiglie italiane non subiranno alcun incremento, ma la spesa rimarrà nei prossimi mesi sempre caratterizzata da un trend flessivo che toccherà l’ 1,6% e che sarà da imputare alla minore disponibilità di reddito a disposizione di queste ultime.

Crollano i consumi al dettaglio

Deboli segnali di crescita di consumi – ma sempre inferiori al tasso di crescita del PIL – potranno essere registrati solo nel 2014, quando potrebbe verificarsi un loro incremento pari allo 0,4%. Anche in quella situazione, tuttavia, i consumi risulteranno pesantemente frenati da una serie di circostanze collaterali, come il perdurare delle incertezze economiche e la volontà di ricostituire margini di ricchezza erosi in precedenza.

Gli Italiani fanno la spesa nei discount

Ma anche altri elementi indurranno le famiglie ad essere comunque molto caute nelle spese e nei consumi anche durante il prossimo anno: in primis le difficoltà del mercato del lavoro, che continuerà ad essere caratterizzato da un alto tasso di disoccupazione anche nel 2014 e, in secondo luogo, il proseguimento di eventuali politiche di austerity a livello nazionale, legate a questioni di bilancio.

L’Ue è meno fiduciosa nell’economia

 La Commissione Europea ha pubblicato oggi i dati relativi al “sentimento economico” che si respira oggi e che si è respirato negli ultimi mesi nell’ Eurozona. Al centro della questione, dunque, il livello di fiducia nutrita dai cittadini dell’ Unione nei confronti dell‘economia europea.

La fiducia degli italiani sta peggiorando

Ebbene i dati hanno rilevato che proprio nel mese di aprile 2013 si è interrotto quel sentimento di fiducia che era tornato a crescere a partire dal mese di novembre scorso.

Il calo è stato in generale di 1,5 punti e l’ attuale quota rappresentativa si attesta dunque ad 89. Una analoga situazione di perdita di fiducia nell’ economia europea, si può rilevare anche nell’ Unione a 27 Paesi, che è passata dal 91,5 di marzo all’ attuale  89,7. L’Italia è stato uno dei Paesi particolarmente colpiti da questo fenomeno, dal momento che la quota nazionale ha raggiunto gli 83,4 punti.

L’Istat mostra l’aumento della fiducia dei consumatori

Anche sul fronte delle imprese, e non solo su quello dei consumatori, i dati europei non sono incoraggianti. Dopo quattro mesi di recuperi, infatti, il “business climate indicator” torna a calare: al centro delle preoccupazioni le questioni relative a ordini e produzione.

L’Italia, questo punto di vista, torna indietro ai livelli storici del 2003.

Crollano i consumi al dettaglio

 Gli ultimi mesi si sono rivelati particolarmente duri per il mondo del commercio al dettaglio. Secondo l’ Istat, infatti, in questo ultimo periodo si è vissuto uno dei peggiori cali nelle vendite degli ultimi tempi.

Il calo dei consumi colpisce anche la Pasqua

Durante lo scorso mese di febbraio, infatti, le vendite avevano fatto registrare una contrazione, scendendo del 4,8% su base annua, con l’alimentari in calo del 4,0%. L’ Istat rileva inoltre che si tratta dell’ ottava flessione consecutiva su base annua a partire dallo scorso aprile 2012.

In flessione, dunque, risultano gli indici del commercio al dettaglio sia su base mensile (-0,2%) sia su base trimestrale, almeno per quanto riguarda il periodo che va dallo scorso dicembre 2012 a questo febbraio 2013, con una flessione dello 0,7% rispetto ai tre mesi che l’avevano preceduto.

Il dato più sorprendente, tuttavia, è il negativo che risulta anche in merito alle vendite dei discount alimentari (-0,1%), che sono a tutt’oggi, secondo altre statistiche, i canali di vendita preferiti dagli italiani che puntano al risparmio. 

> Gli Italiani fanno la spesa nei discount

Per quanto riguarda il settore dei discount, dunque, la perdita complessiva da inizio anno è stata dello 0,2%.

Diminuiscono, tuttavia, nel confronto con gennaio 2013 anche le vendite dei prodotti non alimentari, che subiscono un calo dello 0,3%.