La crescita degli Usa coinvolge le città

 La Conferenza dei sindaci degli Stati Uniti ha affermato in un rapporto che l’espansione economica degli Stati Uniti sarà più ampiamente condivisa tra le città della nazione e le aree metropolitane quest’anno di quanto non è stato l’anno scorso.

Tutti tranne sette delle 363 aree metropolitane della nazione vedranno le loro economie crescere quest’anno, a fronte di 97 aree la cui economia è stata contratt lo scorso anno, secondo il rapporto che è stato fatto da Ihs Global Insight.

 

Gli Usa potrebbero crescere del 3% quest’anno

 

IHS prevede che 340 aree metropolitane vedranno crescere le loro economie di almeno l’1%. Di queste, 69 aree metropolitane cresceranno del 3% o più velocemente. La traiettoria è verso l’alto e ci si aspetta una buona crescita di posti di lavoro.

Naples in Florida sarà l’area metropolitana a più rapida crescita nel Paese, con un’economia in espansione del 6,3%, dice il rapporto. Tra le città più grandi, le migliori performance ci saranno a Raleigh, in North Carolina, che dovrebbe crescere del 4,2%, ad Atlanta, che dovrebbe crescere del 3,7% , e ad Austin, che dovrebbe crescere del 3,6 %.

Youngstown, in Ohio, e Buffalo torneranno a crescere quest’anno e aumentare le loro economie rispettivamente dell’1,6% e dell’1,5%. La svolta grande arriverà a Shreveport che crescerà del 1,6% dopo la contrazione del 5,2% dello scorso anno.

Per il rapporto, le città universitarie prospereranno e le città  più grandi cresceranno meno. New York, Chicago e Los Angeles avranno una crescita più lenta rispetto alla media nazionale. La crescita lenta nella città più grandi quest’anno riflette il fatto che molte di queste hanno recuperato i posti di lavoro persi nella recessione prima dello scorso anno.

Gli Usa potrebbero crescere del 3% quest’anno

 Il segretario del Tesoro degli Stati Uniti Jack Lew ha affermato che l’economia degli Usa  ha avuto un buon inizio nel 2014 e potrebbe crescere del 3% per la prima volta dal 2005. Lew ha detto che c’è un buon primo trimestre in corso parlando al World Economic Forum di Davos in Svizzera.

Lew era riluttante a fare una previsione specifica circa la velocità di espansione di quest’anno, ma ha detto che ci sono ragioni per credere che la crescita della più grande economia del mondo potrebbe arrivare al 3%.

Egli ritiene che, superata la resistenza dello scorso anno per gli aumenti fiscali e i tagli alla spesa, e con l’aumento della fiducia delle imprese, l’economia dovrebbe accelerare notevolmente rispetto allo scorso anno.

 

► La Cina potrebbe rallentare e creare contagio

 

Nella sua ultima previsione, il Fondo monetario internazionale aggiornato la sua proiezione per la crescita economica degli Stati Uniti nel 2014 al 2,8% dal 2,6%, considerando la crescita della domanda interna e la spinta che arriva dai minori tagli sulla spesa a seguito del recente accordo sul bilancio.

Mentre gli Stati Uniti si stanno riprendendo a un ritmo più veloce rispetto alle altre economie sviluppate, Lew ha detto che ci si deve concentrare sul creare posti di lavoro e rendere il lavoro proficuo .

Lew ha anche messo in guardia le aziende rispetto alla possibilità di fare affari con l’Iran. Non ci deve essere fretta perché si fatto un accordo provvisorio e l’Iran dovrà limitare il programma nucleare in cambio di sanzioni più leggere. È troppo presto per prevedere l’esito dei negoziati con l’Iran volti a garantire un accordo globale a lungo termine sul futuro del suo programma nucleare.

 

La Cina potrebbe rallentare e creare contagio

 La Cina sta destando troppe preoccupazioni dovute alla creazione di credito fuori controllo nel sistema bancario collaterale. Non a caso l’indice della Borsa di Shanghai è sceso sui livelli dell’S&P 500 che non tocca dal 2006.

La Gran Bretagna è l’economia in più rapida crescita in Europa Occidentale

 I dati ufficiali di questa settimana mostrano che l’economia britannica è cresciuta l’anno scorso facendo registrare la crescita annuale migliore dal 2007. I dati ufficiali confermano la posizione della Gran Bretagna come l’economia a più rapida crescita in Europa occidentale.

 

Politiche economiche e cambiamenti climatici

 

Gli economisti si aspettano che il Regno Unito cresca dello 0,7% nell’ultimo trimestre dello scorso anno, a seguito della crescita dello 0,8% nel terzo trimestre. Il prodotto interno lordo (PIL) ha una crescita complessiva dell’1,9%, la più forte crescita annuale dal 2007, è più alta in maniera consistente rispetto allo 0,3% del 2012.

La Gran Bretagna ha la più rapida crescita economia in Europa Occidentale e l’anno dovrebbe essere cresciuta quattro volte più velocemente rispetto alla Germania, in crescita dello 0,4% l’anno scorso.

Alcuni economisti ritengono che nel quarto trimestre la crescita del Regno Unito potrebbe corrispondere allo 0.8%, anche se altri hanno detto che la performance di ottobre potrebbe essere leggermente più fiacca per il settore dei servizi che ha visto un rallentamento negli ultimi tre mesi dell’anno.

Il capo economista di Citigroup UK Michael Saunders ha dichiarato che i dati parziali finora mostrano una solida crescita della produzione industriale, ma un modesto aumento di vendite al dettaglio e un piccolo cambiamento nelle costruzioni.

Mentre il tasso di crescita della Gran Bretagna dovrebbe continuare su questi ritmi quest’anno, gli economisti hanno sollevato diverse preoccupazioni per il fatto che la ripresa sia eccessivamente basata sulle spese dei consumatori e che questo potrebbe essere insostenibile senza un significativo aumento dei salari, degli investimenti e della crescita delle esportazioni.

La crescita dell’economia in Europa e la contrazione in Cina

 I dati sulla produzione nella zona euro sono dei segnali incoraggianti che rafforzano l’idea che la ripresa stia arrivando in Europa. La fiducia economica è migliorata nel mese di dicembre al livello più alto dal luglio 2011 e la produzione industriale è aumentata del 3% su base annua nel mese di novembre. La Banca centrale europea prevede una crescita economica dell’1,1% nella zona euro quest’anno, accelerando all’1,5% nel 2015.

 

Investire in azioni in Cina?

 

In Germania, la più grande economia europea, la produzione industriale è salita al massimo da 32 mesi a gennaio, con le aziende che registrano una forte crescita e un’accelerazione della produzione dei nuovi ordini.

Il presidente della Bce Mario Draghi ha affermato che l’economia europea sta crescendo nuovamente e la ripresa si sta ampliando dalle esportazioni alla domanda interna. I dati economici sono quindi di ripresa dopo una profonda crisi.

Sulla stessa linea, in riferimento all’economia globale, Kenneth Rogoff, professore alla Harvard University, che in in un’intervista a Bloomberg Television ha detto che mentre l’economia mondiale mostra segni di miglioramento, la crisi finanziaria non è stato ancora completamente superatta.

L’economia degli Stati Uniti è in ripresa, mentre in Cina ci sopno segni contrazione per quanto riguarda la produzione industriale, anche se su base annua non è così. In effetti, la produzione industriale è aumentata del 9,7% nel mese di dicembre rispetto all’anno precedente, a fronte di un ritmo del 10 per cento nel mese di novembre. La contrazione quindi è nel confronto al mese precedente e non annua.

Nell’Eurozona il problema è il tasso di disoccupazione del 12,1%. Il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,2% nel quarto trimestre, dopo un aumento dello 0,1% nei tre mesi precedenti.

La Bce sulla crescita lenta e sull’inflazione

 La Banca centrale europea (Bce) ha comunicato nel suo bollettino di giovedì alcuni dati sull’economia in Europa. La situazione è che mentre la domanda interna è in graduale miglioramento nelle economie europee, tra cui l’Italia, la crescita resterà piuttosto lenta. Nel suo regolare bollettino mensile, la Bce ha affermato che vede una debolezza ampia alla base dell’economia in tutta Europa, il che significa che manterrà i tassi di interesse bassi per cercare di aiutare la graduale ripresa economica nell’Eurozona.

► La Bce prevede un periodo di bassa inflazione nel corso del 2014

Le incertezze dell’economia della zona euro, in particolare nei mercati finanziari, rimangono un rischio, ha aggiunto la Bce, che prevede un anche un periodo di bassa inflazione estesa.

Il  rapporto sull’inflazione all’inizio della settimana ha mostrato pressioni sui prezzi in Italia che sono diminuiti drasticamente nel 2013 rispetto al 2012. Il tasso annuo di inflazione in Italia nel 2013 è in media dell’1,2%, un calo consistente rispetto alla media del 3,0% nel 2012. Come ha riferito l’Istat, l’aumento dello scorso anno dell’indice dei prezzi al consumo è stato anche il più basso dal 2009.

La Bce conferma quindi che i tassi di interesse sono destinati a rimanere bassi per cercare di aiutare le economie europee. Si parla di un rischio di deflazione, che porterebbe a un rischio sui debiti stabiliti sulla base delle previsioni dell’inflazione al 2%. La Bce però non vede ancora questo rischio, anche perché la dinamica dell’abbasamento dei prezzi non è ancora a questo punto, e si aspetta di raggiungere il 2% di inflazione nei prossimi mesi. La necessità è quella di fare riprendere i consumi e portare l’inflazione a crescere. In questo senso, la questione della disoccupazione in Europa è importante e va affrontata al meglio.

Lo Spread sotto i 200 punti apre alla crescita e al taglio delle tasse

 Lo Spread sotto i 200 punti non si vedeva da luglio 2011. Il 2014 si apre bene e con un nuovo record quindi per quanto riguarda il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi a dieci anni. Un record che fa piacere ascoltare, mentre è ancora presente nella mente degli italiani il livello raggiunto nei momenti peggiori della crisi a più di 500 punti.
Il governo manifesta la sua soddisfazione per questo risultato e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in una nota, si appresta a dire che lo Spread sotto i 200 punti significa maggiore fiducia dei mercati finanziari sull’Italia, conti pubblici migliori e maggiori risorse per la crescita e il taglio delle tasse. Nella nota si legge: “Lo spread che a inizio anno si aggira attorno ai 200 punti base, scendendo anche sotto tale soglia, indica che i mercati apprezzano l’operato del governo, il suo impegno per il mantenimento della stabilità dei conti e per l’avvio delle riforme, sia istituzionali che economiche”.
Oltre a Saccomanni, molti altri membri del governo Letta hanno fatto affermazioni sulla notizia che lo Spread è sceso sotto la soglia, per certi versi psicologica, dei 200 punti.
Il ministro dell’Economia Saccomanni ha aggiunto: “Ho sempre sostenuto che livelli più elevati di spread fossero influenzati da fattori di carattere speculativo improntati all’incertezza politica. Oggi, pur mantenendo la dovuta cautela suggerita dalla volatilità dei mercati, possiamo essere più fiduciosi perché le prime indicazioni sono favorevoli. Le previsioni che avevamo descritto nella Nota di Aggiornamento al Def si stanno attuando. Di particolare rilievo è il dato sui rendimenti, sotto il 4%”.
Lo Spread non è un elemento teorico ma pratico. Gli effetti sono minori interessi sul debito pubblico e quindi maggiori risorse per gli investimenti, per alleggerire la pressione fiscale e per l’accesso al credito di famiglie e imprese.