Gli otto punti economici nel piano del Governo Letta: le riflessioni su innovazione, privatizzazioni, renergia, giustizia

 Non è ancora sicuro di restare in carica. L’attacco di Matteo Renzi, che desidera la ‘poltrona’ del Premier e che può contare su una forte maggioranza nel Partito Democratico (partito di cui è Segretario), è l’insidia principale in questi giorni per Enrico Letta. Ma il Presidente del Consiglio continua la sua missione e porta avanti i lavori, soffermandosi principalmente sugli otto punti del piano economico.

Gli otto punti economici nel piano del Governo Letta

 In attesa di capire se ci sarà un ‘cambio della guardia’ (o un ‘cambio di schema’ come lo ha definito Matteo Renzi), Enrico Letta va avanti nel suo mandato. Otto sono i dossier economici sulla sua scrivania. Otto punti cruciali, di vitale importanza, su cui occorre intervenire prima possibile.

Letta e Barroso confermano la ripresa dell’Italia

 Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha confermato che l’Italia sta uscendo dalla recessione e che l’economia è inizata a crescere nell’ultimo trimestre dello scorso anno.

Letta ha parlato di dati non ancora di dominio pubblico ma a disposizione del governo che mostrano come nell’ultimo trimestre dello scorso anno l’Italia ha finalmente realizzatto dati di crescita. Letta ha confermato questa visione ai giornalisti a Bruxelles durante una visita alla Commissione europea.

 

Per Standard and Poor’s il Pil italiano crescerà dello 0,5%

 

L’Italia è la terza più grande economia della zona euro e ha subito una recessione record per lunghezza a partire dalla metà del 2011. Nel terzo trimestre del 2013 la contrazione si è quindi fermata.

Il Presidente del Consiglio ha detto che i dati del quarto trimestre permettono di avere una buona speranza che l’Italia raggiungerà i suoi obiettivi di crescita di almeno l’1% e il 2% nel 2014.

Negli ultimi tre anni, il nostro Paese ha sempre iniziato l’anno sotto la tempesta dell’emergenza finanziaria. Quest’anno, non è così e l’anno sta iniziando con la possibilità di fare scelte a medio e lungo termine. Sono queste le parole di Letta che vedono una crescita confermata dagli analisti seppure bassa.

Il Presidente della Commissione europea Barroso ha affermato che si è tutti d’accordo sul fatto che il 2014 possa segnare una vera svolta per l’Europa e per l’Italia e che la strategia globale contro crisi ha iniziato a mostrare alcuni risultati.

Sia Letta sia Barroso hanno però detto di stare attenti all’autocompiacimento, soprattutto alla luce delle elezioni europee di maggio nelle quali si teme il risultato dei partiti politici di estrema destra ed euroscettici.

Le privatizzazioni ei Poste, Enav e non solo

 Il governo ha approvato il progetto per la vendita fino al 40% di Poste Italiane e fino al 49% dell’Enav, il gruppo dei servizi al traffico aereo. Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha affermato che il governo ha approvato il piano, spianando la strada alla privatizzazione parziale di queste istituzione e aggiungendo che si augura di potere completare la vendita entro l’estate.

Enrico Letta ha detto che sono in previsione altre privatizzazioni e ha affermato: “La decisione di oggi riguarda Poste ed Enav, ci sono altre operazioni che quest’anno si compieranno, consentendo una riduzione del debito dopo sei anni di crescita continuata. Si tratta di quote non di controllo, la proprietà rimane pubblica”.

 

Poste Italiane, verso la privatizzazione

 

I funzionari del governo hanno stimato che le Poste Italiane ha un valore compreso tra 10 e 12 miliardi di euro ed Enav di 1,8-2 miliardi di euro. Il governo si aspetta di raccogliere tra i 5 e i 5,8 miliardi di euro per la privatizzazione del 40% di poste italiane e 1 miliardo di euro per la privatizzazione del 49% di Enav. Sia ENAV e Poste Italiane sono attualmente interamente di proprietà dello Stato.

Il debito del paese è del 132,9% del prodotto interno lordo (Pil), il secondo più alto nell’UE dopo la Grecia. Il governo italiano è sotto pressione per agire rapidamente al fine di ridurre il debito e rilanciare l’economia del Paese. Secondo la Banca Mondiale, l’Italia è stata la nona più grande economia del mondo nel 2012 e la quarta in Europa.

Nel comunicato del Consiglio dei ministri si legge che la cessione fino al 40% di Poste Italiane e fino al 49% di Enav potrebbe avvenire anche in più fasi.

 

Per Squinzi la disoccupazione giovanile fomenta l’antieuropeismo

 La situazione della disoccupazione in Italia, con il tasso al 12,1%, è un problema che ha diverse conseguenze su diversi settori. Nello specifico, il tasso di disoccupazione giovanile al di sopra del 40% è una fonte di allarme che riguarda diversi aspetti, dal dramma dei giovani senza prospettiva al loro distacco dalla società e dalla possibilità di crescere.

 

Disoccupazione in crescita e quella giovanile è da record

 

Un problema, quello della disoccupazione e del mercato del lavoro, che è al centro dei piani del governo e che porta Confindustria e sindacati a chiedere riforme.

Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha affermato che questo è un tema prioritario del suo governo e del nuovo accordo della maggioranza. Si propone il taglio del cuneo fiscale e si cercano modi per creare nuovi posti di lavoro.

Il segretario del Pd Matteo Renzi ha proposto il suo Jobs act e cerca di influenzare il governo verso l’adesione alle sue proposte per il lavoro.

 

► Nuovo record disoccupazione, ad ottobre sono più di 3 milioni

 

Oggi ha parlato anche il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha proposito del problema della disoccupazione giovanile. Squinzi ha tenuto una lezione magistrale all’Università di Modena ed ha legato il problema ei giovani che non hanno un lavoro con l’antieuropeismo in vista delle prossime elezioni europee.

Il Presidente di Confindustria ha affermato: “Povertà crescente e disoccupazione sono il perfetto brodo di coltura dello scetticismo anti-europeo”. Squinzi ha parlato delle elezioni europee dicendo che sono “Una tappa di fondamentale importanza per il nostro futuro. Dobbiamo rivolgere un appello chiaro, accorato e sincero ai nostri giovani perché siano partecipi di questo momento”.

Per Squinzi bisogna convincere i giovani che è importante partecipare alle elezioni europee. Una sorta di richiamo a non lasciarsi andare di fronte alle situazioni negative e ad avere fiducia credendo nelle istituzioni.

Per Saccomanni dal 2014 la ripresa economica

 Il 2014 sarà l’anno della ripresa economica? Dalle parti del governo sembra esserci ottimismo in questo senso. Già il Presidente del Consiglio Enrico Letta aveva parlato in questi termini e si appresta al nuovo patto per il governo confermando che i momenti peggiori della crisi economica sono superati.
Anche il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sulla stessa linea vede il 2014 l’anno della ripresa economica. In una intervista a “La Repubblica”, Saccomanni ha affermato: “Il 2014 sara’ l’anno della svolta. La ripresa si consoliderà e famiglie e imprese pagheranno meno tasse. La precondizione è la stabilità politica senza la quale l’Italia è a rischio. Questo deve costringerci tutti, Governo, Parlamento e parti sociali, a una forte e condivisa assunzione di responsabilità”.
La stabilità del governo, quindi, come condizione fondamentale affinché l’Italia si possa rialzare e uscire dalla crisi. L’ottimismo del ministro dell”Economia si basa sulla nuova maggioranza di governo, più ristretta rispetto alla precedente ma più  coesa. Certo, bisogna ascoltare il Nuovo Centrodestra e fare i conti con le proposte di Renzi, ma sembra che ci sia da parte di tutti l’interesse a un governo che arrivi almeno a finire il 2014. L’uscita dalla maggioranza di Fi pone meno ostacoli all’esecutivo di Letta, ma la stabilità del governo può sempre essere messa in dubbio basandosi su una maggioranza comunque non “naturale” anche se non si  parla più di lerghe intese.
Il ministro Saccomanni spiega il suo ottimismo con riferimento ai dati sullo Spread, il differenziale tra Bund tedeschi e Btp a dieci anni, attorno ai 200 punti e afferma che questo è la dimostrazione dei progressi fatti dall’Italia in ambito economico.
Poi una considerazione sulle dimissioni del vice ministro dell’Economia Stefano Fassina, con Saccomanni che dice: “Le ragioni del suo gesto sono tutte politiche e non sono riconducibili al rapporto tra di noi, che  è sempre stato ottimo. Niente mi farà deflettere dal mio impegno. E il mio rapporto con il presidente Letta è ed sempre stato ottimo”.

Cancellare la Mini Imu? La storia continua e regna la confusione

 Si apre il 2014 e per il mondo delle tasse sulla casa c’è subito la grana mini Imu. L’anno scorso si è discusso per molto tempo dell’abolizione dell’Imu e si è arrivati alla mini Imu ,che dovranno pagare quei cittadini che fanno parte dei comuni che hanno aumentato l’aliquota.
La Legge di Stabilità non ha specificato alcuni aspetti sulla tassazione della casa ed ha inserito la Iuc che prevede anche la Tasi. Probabile che in questo inizio di gennaio, e prima della scadenza per il pagamento della mini Imu fissato per il 24, arrivino altre sorprese. Nel governo c’è chi vuole sostituire la tassa con un’altra sul gioco d’azzardo, ma non è un’idea condivisa. In effetti, c’è un’altra parte del governo che pensa a un’ulteriore revisione della Tasi. Quella delle tasse sulla casa sembra quindi una storia infinita.
I sindaci dell’Emilia Romagna hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Enrico Letta e al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendo di rivedere la mini Imu. A rispondere è stato il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio. Il ministro ha espresso la sua posizione favorevole al sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci e affermato che si potrebbe far fronte aumentando il carico fiscale sul gioco d’azzardo. Le possibilità che questa manovra riesca non sono però molte. C’è l’opposizione del ministero dell’Economia e Delrio ha detto di avere spiegato al sindaco di Ravenna le difficoltà di riuscita di questa operazione.
Per mercoledì è prevista la votazione in Senato della conversione del decreto Imu e in quella occasione dovrebbero arrivare degli emendamenti.

Per il ministro Giovannini possibile inversione di tendenza quest’anno

 Il 2014 si apre con la speranza della ripresa economica dopo gli anni di crisi. Il 2013 è stato ancora una anno di crisi ma, soprattutto negli ultimi mesi, ci sono stati dei segnali di ripresa con alcuni indicatori che hanno iniziato una sorta di inversione di tendenza. In Italia, la questione del lavoro e quella della disoccupazione sono però due aspetti problematici verso i quali anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha affermato che interverrà. Per Letta questi sono aspetti prioritari e i dati non lasciano molto scampo alle interpretazioni.
Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha parlato di possibile inversione di tendenza a Radio Anch’io. Il ministro ha detto che ci sono “alcuni segnali di una possibile inversione dopo la crisi più grave per il Paese”. Il ministro ha sottolineato come alcuni indicatori hanno mostrato un miglioramento nel terzo trimestre del 2013 e, tra questi, la frenata della caduta del Pil che dovrebbe crescere di poco nel quarto trimestre.
Il ministro del lavoro ha affermato che è necessaria una riforma degli ammortizzatori sociali e ha detto che nel terzo trimestre “l’attivazione di nuovi contratti di lavoro ha superato le cessazioni” e questo “segnala come il mercato del lavoro si stia rimettendo in moto”. Di sicuro quella del lavoro è una delle sfide più importanti per il governo in questo 2014 visto che i dati sulla disoccupazione, e su quella giovanile, sono veramente preoccupanti. Inoltre, c’è Renzi che sta lavorando al suo piano per il lavoro e potrebbe influenzare il governo Letta verso una riforma che apra maggiori possibilità per l’occupazione giovanile.

Il Consiglio dei Ministri approva il decreto milleproroghe con fondi Ue per lavoro ed enti locali

 Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha comunicato che il Consiglio dei Ministri ha dato l’ok per il decreto milleproroghe. Nella conferenza stampa, Letta ha affermato che il decreto contiene le due norme di materia fiscale di cui si è discusso molto in questi ultimi periodi, il bilancio del Comune di Roma e gli affitti d’oro.
Il Consiglio dei Ministri ha dato quindi il suo parere favorevole alla riprogrammazione dei fondi strutturali Ue da 6 miliardi e 200 milioni e Letta ha detto che di questi solo “1 miliardo e 200 milioni sono stati già impegnati nella legge di stabilità come garanzie per il credito alle imprese”. Quello che rimane sarà impegnato per sostenere le imprese, per rilanciare l’occupazione, per sostenere le economie locali e per combattere la povertà.
Il decreto milleproroghe propone quindi fondi per le imprese e per rilanciare l’occupazione. Nel dettaglio, ci sono 700 milioni per azioni in grado di favorire il lavoro e l’occupazione, 800 milioni per gli interventi contro la povertà e 3 miliardi per sostenere le economie locali. Dei 700 milioni per l’occupazione si prevede di contribuire con 150 milioni per le decontribuzione dell’occupazione giovanile, per 200 per favorire l’occupazione femminile e per i più anziani e per 350 per sostenere la ricollocazione dei disoccupati.
Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha affermato che il decreto contiene “le proroghe essenziali che sono necessarie su alcuni impegni che abbiamo dovuto come ogni anno mettere e accanto a queste le norme essenziali del decreto Salva-Roma che abbiamo deciso di non portare a termine per la eterogeneità di norme venute fuori”. Per coprire il buco di bilancio del Comune di Roma ci sono 400 milioni e nel decreto milleproroghe dovrebbe esserci anche la norma che congela il pagamento delle imposte per le zone colpite dall’alluvione in Sardegna.
La questione degli affitti d’oro rientra nel decreto dopo che su un emendamento alla Legge di Stabilità su questo tema erano emerse molte polemiche. Le pubbliche amministrazioni possono quindi recedere dagli affitti nel caso in cui questi siano molto costosi.

Oli Rehn chiede sforzi ulteriori per abbassare il debito pubblico

 Il debito pubblico italiano è sempre l’aspetto più preoccupante dell’economia, sia per il nostro Paese stesso sia per l’Europa. In Italia cresce il gruppo di persone che critica i parametri europei sul debito pubblico. Si organizzazno manifestazioni, si creano gruppi e si lancianmo sfide. C’è chi critica il governo perché segue eccessivamente l’Europa, chi parla di uscire dall’euro e chi vede un complotto nel sistema del debito a livello europeo. Senza scomodare la fantapolitica o le teorie della cospirazione, si nota sempre il richiamo dei leader dell’economia europea all’Italia sulle misure adottate per ridurre il debito pubblico.