Spending review: risparmi del 2% sul Pil entro il 2016

 L’Italia è pronta all’ennesima transizione tra il Governo Letta e il nuovo esecutivo affidato a Matteo Renzi, che dovrebbe stare in carica da oggi sino al 2018 e che ha il compito di formare la nuova squadra.

Nel contempo, il precedente esecutivo è ancora attivo. Prova ne è l’incontro di stasera tra il commmissario degli affari economici e vicepresidente della Commissione Europea Olli Rehn con il Ministro dell’Economia italiano Fabrizio Saccomanni.

In Italia si vede la ripresa economica ma la disoccupazione è alta

 L’economia italiana è sempre al centro dell’impegno del governo per cercare di favorirne la crescita. La recessione sembra superata, ma le preoccupazioni sono ancora molte e le sfide da affrontare non mancano.

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha affermato che l’Italia si sta riprendendo e che sono state adottate misure per favorire l’occupazione giovanile e i prestiti alle piccole e medie imprese.

 

Per Saccomanni dal 2014 la ripresa economica

 

Per Saccomanni la ripresa economica seppure debole è in corso con una crescita dell’1% prevista nel 2014, ma per il mercato del lavoro ci vorrà un po’ più di tempo per riprendersi completamente.

Il ministro, al World Economic Forum di Davos in Svizzera, ha detto che l’Italia sta uscendo da una grave recessione che ha creato problemi soprattutto per i giovani che sono disoccupati e che ci vorrà un po’ prima che la ripresa economica abbia un impatto positivo sul mercato del lavoro.

Alla fine dello scorso anno, i la disoccupazione giovanile in Italia ha toccato il suo livello più alto mai registrato al 41,6%.

Per Saccomanni, quindi, vi è una sorta di inversione di tendenza del ciclo economico dalla recessione alla ripresa, ma ci sono alcuni indicatori che sono in ritardo e altri che mostrano dove l’economia è in crescita.

Per i dati sulla crescita la previsione è più di una stabilizzazione della situazione precedente anche se si può dire dire che il peggio è alle spalle. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha fatto notare i punti di forza e di debolezza dell’economia all’inizio del 2014. Il credito e il mercato del lavoro sono in ritardo rispetto alla ripresa dell’economia, quindi ciò che si osserva è sicuramente un aumento degli ordini dall’estero, con il manifatturiero in Italia che è un punto di forza, le esportazioni che vanno bene, un miglioramento della competitività e i costi che sono stati ridotti.

Saccomanni su Imu e Bankitalia

 Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni nel suo intervento alla commissione Finanze della Camera ha parlato del decreto su Imu e Bankitalia.

Sull’Imu ha affermato che è equa parlando della Mini Imu: “Si sono resi necessari per salvaguardare l’equilibrio di bilancio data l’impossibilità di attivare strumenti impositivi alternativi. Un trattamento equo dei contribuenti, non discriminandoli in base alla tempistica con cui i Comuni sono intervenuti sul tributo”. Saccomanni ha detto che la Mini Imu costerà ai contribuenti 400 milioni e che questo equivale a meno del 10%. Consci impatto su finanza e assicurazioni

► Tasi, Imu, Tari: ancora poco chiare le detrazioni

Il ministro dell’Economia ha parlato anche delle coperture per la seconda rata dell’Imu: “L’introduzione permanente di un acconto per l’imposta sostitutiva che riguarda le attività finanziarie detenute in regime di risparmio amministrato. Il Governo é cosciente dell’impatto di queste misure sul settore finanziario e assicurativo, ma si trattava di identificare un ammontare certo di risorse in un lasso di tempo molto breve”.

► Crediti difficili in lieve calo a novembre 2013 secondo Bankitalia

Su Bankitalia Saccomanni ha affermato: “L’intervento del governo è servito a frenare erronee interpretazioni della normativa vigente e ingiustificate aspettative sugli impianti che la rivalutazione avrebbe potuto avere sulle finanze pubbliche e sulla rivalutazione patrimoniale delle banche”. Gli interventi sulle quote di Bankitalia per Saccomanni “Sono un efficace incentivo per favorire una rapida e completa mobilizzazione delle quote” e la rivalutazione delle quote “Non avrà effetti sul patrimonio di vigilanza delle banche partecipanti ai fini dell’esercizio di Asset Quality Review 2014 che la Banca centrale europea concluderà nell’anno in corso”.

Il ministro ha poi detto che il tempo è limitato e che si aspetta l’attuale versione del decreto sia convertita in legge.

Saccomanni non teme i nazionalismi alle prossime elezioni europee

 Si avvicinano le elezioni europee in molte parti nei vertici Ue e dei governi sembra esserci il timore per la possibile avanzata dell’euroscetticismo. I movimenti nazionalisti fanno paura di fronte a un progetto, quello dell’Unione Europea, che ha traballato soprattutto per colpa della crisi economica.

I sacrifici che i popoli europei stanno facendo per tenere a galla l’euro, Italia compresa, potrebbero essere arrivati a un punto di stanchezza tale che ciò potrebbe manifestarsi alle prossime elezioni. Dall’altra parte, i governi stanno facendo di tutto per mantenere l’Europa unita e il peggio, in termini di rischio di crollo della moneta unica sembra passato. La ripresa però non si vede o è lenta.

 

Per Draghi lenta ripresa e ancora rischi per l’Europa

 

Se con l’Europa e con l’euro si vive peggio, il rischio che crescano le posizioni nazionaliste è presente e lo sanno i politici europeisti.

Possibile vittoria dei nazionalisti? Ne parla il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che mostra ottimismo guardando agli effetti di sviluppo. Saccomanni è intervenuto a un convegno sull’euro e ha affermato: “L’insidia di una forza contro le istituzioni Ue c’è e non ci sorprende che questo periodo di declino della loro popolarità coincida con una crisi senza precedenti”. Poi aggiunge che sarebbe uno choc che però potrebbe essere salutare. Ciò significa che si farebbero meno politiche economiche basate sull’austerità?
Migliora il clima economico in Europa
Il ministro dell’Economia ha detto: “L’austerità nei Paesi vicini avrà un impatto sul modello economico della Germania, che è basato sulle esportazioni. Alla fine qualche riconsiderazione di quel modello dovrà essere fatta”. L’attenzione sembra essere spostata quindi sull’unità dell’Europa, con qualche critica.

Aumento aliquote Tasi per le detrazioni a favore dei meno abbienti

 Il governo presenterà un emendamento al decreto sugli Enti Locali che ha l’obiettivo di proporre un aumento della Tasi al fine di utilizzare le maggiori risorse per le detrazioni a favore della fascia più debole della popolazione.

Contraria alla proposta Scelta Civica, che parla di caos sulla casa e si dimostra contraria all’aumento perché secondo loro sarebbe un modo per erogare maggiori risorse ai Comuni. Anche se l’obiettivo è l’aumento delle detrazioni per chi ha più bisogno, Scelta Civica non sembra fidarsi.

 

► Imu, Tari, Tasi, IUC 2014 chi le deve pagare e come

 

Il governo in una nota ha affermato: “In materia di Tasi-Imu il governo ha deciso di presentare un emendamento al decreto Enti Locali così definito: ai Comuni sarà concessa per il 2014, esclusivamente allo scopo di deliberare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli ulteriori detrazioni rispetto a quelle già previste dalla legge di stabilità, la possibilità di decidere un incremento delle aliquote al di sopra dei massimi attualmente consentiti”.

 

► Per la Tasi possibile aumento aliquota con finalità maggiori detrazioni

 

Il governo precisa che l’aumento non fa crescere la pressione fiscale ed è compreso tra lo  0,1 e lo 0,8 per mille. I Comuni hanno la possibilità di ripartire le diverse basi imponibili.

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha affermato che nel 2014 le tasse sulla casa non saranno maggiori. Il ministro ha affermato: “Nel 2013 c’è stato un forte sgravio fiscale sulla prima casa, pari a 4,5 miliardi. La mini-Imu è stata una necessità legata alla natura di autonomia decisionale dei Comuni sulla fissazione delle aliquote ma rimane un elemento modesto. Abbiamo l’obiettivo di rendere la tassazione sulla casa veramente di natura federale, evitando di agire come quest’anno con una imposta decisa al centro ma gestita in periferia”.

Per Saccomanni dal 2014 la ripresa economica

 Il 2014 sarà l’anno della ripresa economica? Dalle parti del governo sembra esserci ottimismo in questo senso. Già il Presidente del Consiglio Enrico Letta aveva parlato in questi termini e si appresta al nuovo patto per il governo confermando che i momenti peggiori della crisi economica sono superati.
Anche il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sulla stessa linea vede il 2014 l’anno della ripresa economica. In una intervista a “La Repubblica”, Saccomanni ha affermato: “Il 2014 sara’ l’anno della svolta. La ripresa si consoliderà e famiglie e imprese pagheranno meno tasse. La precondizione è la stabilità politica senza la quale l’Italia è a rischio. Questo deve costringerci tutti, Governo, Parlamento e parti sociali, a una forte e condivisa assunzione di responsabilità”.
La stabilità del governo, quindi, come condizione fondamentale affinché l’Italia si possa rialzare e uscire dalla crisi. L’ottimismo del ministro dell”Economia si basa sulla nuova maggioranza di governo, più ristretta rispetto alla precedente ma più  coesa. Certo, bisogna ascoltare il Nuovo Centrodestra e fare i conti con le proposte di Renzi, ma sembra che ci sia da parte di tutti l’interesse a un governo che arrivi almeno a finire il 2014. L’uscita dalla maggioranza di Fi pone meno ostacoli all’esecutivo di Letta, ma la stabilità del governo può sempre essere messa in dubbio basandosi su una maggioranza comunque non “naturale” anche se non si  parla più di lerghe intese.
Il ministro Saccomanni spiega il suo ottimismo con riferimento ai dati sullo Spread, il differenziale tra Bund tedeschi e Btp a dieci anni, attorno ai 200 punti e afferma che questo è la dimostrazione dei progressi fatti dall’Italia in ambito economico.
Poi una considerazione sulle dimissioni del vice ministro dell’Economia Stefano Fassina, con Saccomanni che dice: “Le ragioni del suo gesto sono tutte politiche e non sono riconducibili al rapporto tra di noi, che  è sempre stato ottimo. Niente mi farà deflettere dal mio impegno. E il mio rapporto con il presidente Letta è ed sempre stato ottimo”.

Lo Spread sotto i 200 punti apre alla crescita e al taglio delle tasse

 Lo Spread sotto i 200 punti non si vedeva da luglio 2011. Il 2014 si apre bene e con un nuovo record quindi per quanto riguarda il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi a dieci anni. Un record che fa piacere ascoltare, mentre è ancora presente nella mente degli italiani il livello raggiunto nei momenti peggiori della crisi a più di 500 punti.
Il governo manifesta la sua soddisfazione per questo risultato e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, in una nota, si appresta a dire che lo Spread sotto i 200 punti significa maggiore fiducia dei mercati finanziari sull’Italia, conti pubblici migliori e maggiori risorse per la crescita e il taglio delle tasse. Nella nota si legge: “Lo spread che a inizio anno si aggira attorno ai 200 punti base, scendendo anche sotto tale soglia, indica che i mercati apprezzano l’operato del governo, il suo impegno per il mantenimento della stabilità dei conti e per l’avvio delle riforme, sia istituzionali che economiche”.
Oltre a Saccomanni, molti altri membri del governo Letta hanno fatto affermazioni sulla notizia che lo Spread è sceso sotto la soglia, per certi versi psicologica, dei 200 punti.
Il ministro dell’Economia Saccomanni ha aggiunto: “Ho sempre sostenuto che livelli più elevati di spread fossero influenzati da fattori di carattere speculativo improntati all’incertezza politica. Oggi, pur mantenendo la dovuta cautela suggerita dalla volatilità dei mercati, possiamo essere più fiduciosi perché le prime indicazioni sono favorevoli. Le previsioni che avevamo descritto nella Nota di Aggiornamento al Def si stanno attuando. Di particolare rilievo è il dato sui rendimenti, sotto il 4%”.
Lo Spread non è un elemento teorico ma pratico. Gli effetti sono minori interessi sul debito pubblico e quindi maggiori risorse per gli investimenti, per alleggerire la pressione fiscale e per l’accesso al credito di famiglie e imprese.

Raggiunto l’accordo sull’Unione bancaria

 L’accordo sull’Unione bancaria è stato raggiunto dopo una riunione di 12 ore. L’Ecofin ha trovato l’accordo con la Germania che ha dovuto cedere sui “backstop” e con Saccomanni che parla di un risultato storico al livello della scelta dell’unione monetaria. Il meccanismo che permetterà il fallimento controllato delle banche (Srm) è stato quindi stabilito. Il meccanismo permetterà di salvaguardare il sistema finanziario e gli Stati in caso di crisi della banche.
Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, come detto, ha parlato di momento storico. Il negoziato di 12 ore ha seguito l’incontro dell’Eurogruppo che aveva trovato un accordo. L’Unione bancaria si propone quindi di evitare di trovarsi in situazioni di crisi finanziarie come quelle vissute negli ultimi anni nell’eurozona. Gli obiettivi sono quelli di mantenere la crisi finanziaria a distanza dal debito pubblico dei Paesi e favorire la fiducia degli investitori.
Un obiettivo ambizioso e un risultato importante, per raggiungere il quale sono stati necessari dei compromessi. Il più importante riguarda il “backstop”. Questo prevede che gli Stati Uniti interverranno solo in caso di necessità di esborsi che poi sarebbero ripagati dal settore bancario con prelievi presso gli Stati. Sul “backstop” si sono  registrate le difficoltà maggiori a raggiungere l’accordo. La Germania era contraria e l’Italia è riuscita ad arrivare all’accordo. L’accordo prevede uno strumento di garanzia. Nel caso in cui la crisi diventa non più  gestibile o se una banca non ha più fondi per far fronte ai pagamenti, entra in gioco il “backstop”, che si può tradurre come “paracadute finanziario” e significa che verrà fornita liquidità.
Un altra decisione riguarda l’istituzione di una agenzia che si occuperà di risolvere i problemi delle banche prima che la Banca centrale Europea (Bce) cambi la sua politica monetaria.
L’accordo che è stato raggiunto sarà ora all’attenzione del Parlamento europeo per poi tornare all’Ecofin. L’accordo diventerà operativo dal 2016.

Il ministro dell’Economia Saccomanni spiega perché l’Imu non è stata abolita del tutto

 L’Imu è al centro dell’interesse della politica e dei cittadini da diversi mesi. Se ne è parlato tanto prima per l’abolizione e poi, una volta abolita, per il fatto che in alcuni comuni si pagherà ancora. In effetti, a gennaio si pagherà la mini Imu in quei comuni che hanno aumentato l’aliquota. Il governo garantirà il 60% mentre i cittadini dovranno colmare quel 40% che rimane. Tra le proposte del governo c’è quella della detrazione della mini Imu dalla Tasi che si pagherà il prossimo anno e questo emendamento discute nella Legge di Stabilità che si sta approvando in Parlamento.
Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha spiegato i motivi che hanno portato a mantenere una parte dell’Imu sulla prima nel corso dell’audizione in Commissione Finanze del Senato sul decreto Imu, Bankitalia, dismissioni. Saccomanni ha affermato: “Non vi erano alternative per individuare solide coperture dopo la decisione di abolire la seconda rata dell’Imu per il 2013”. Il ministro ha poi detto: “Molti comuni hanno deciso di intervenire sulle aliquote in prevalenza con un aumento dell’aliquota per salvaguardare i bilanci”, ha detto il ministro, spiegando che il gettito a gennaio sarà sui “400 mln”.
Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha spiegato che il motivo per cui il governo non ha abolito del tutto l’Imu sulla prima casa è per non sforare il tetto del 3% del deficit/Pil. Il ministro ha affermato: “Un completo sgravio richiedeva risorse aggiuntive da recuperare per mantenere il deficit sotto la soglia del 3%. Per finanziare un completo sgravio sarebbe stato necessario reperire risorse aggiuntive da contabilizzare nel 2013 al fine di mantenere il disavanzo entro la soglia del 3% del Pil. La scadenza per il versamento è stata fissata il più tardi possibile compatibilmente con la necessità di contabilizzare le entrate nel 2013”.

Il Pil ferma la caduta e la produzione industriale cresce

 Dopo due anni, otto trimestri, il Prodotto interno lordo (Pil) non mostra dati negativi. Dal 7 luglio 2011 la crisi economica si è vista anche nel dato del Pil sempre negativo, ma gli ultimi dati mostrano un cambiamento e non proprio una inversione di tendenza. Il Pil è nullo a settembre, uno zero che è accolto come un dato interessante visti i precedenti da cui arriva.
Due anni di caduta del Pil che si è quindi fermata e che significa la fine della recessione. In effetti, anche i dati sulla produzione industriale sono buoni dopo quelli negativi dei mesi precedenti. L’Istat ha rilevato una crescita dello 0,5% a ottobre, ma su base annua il dato è di -3,5%.
Parlare di ripresa economica è ancora presto, ma i dati mostrano che la crisi potrebbe essere meno pesante nei prossimi mesi. Tanto che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni si Twitter ha scritto: “L’Istat certifica lo stop della recessione. In ripresa import, export e produzione industriale. Ancora molta strada da fare ma la direzione è giusta”. Saccomanni si aspetta un Pil in crescita nel quarto trimestre con la ripartenza delle imprese che dovrebbe migliorare l’occupazione, che è il problema probabilmente più importante in questa fase.
Il mercato del lavoro sente la crisi economica in maniera preponderante. La Cgia di Mestre ha mostrato dati non rassicuranti, con 415 mila partite Iva chiuse in cinque anni, mentre Confcommercio rileva come il rapporto tra ttività che aprono e attività che chiudono è negativo, per ogni negozio che apre ce ne sono due che chiudono. L’Inps, poi, ha comunicato che sono aumentate del 31% le richieste di disoccupazione nei primi dieci mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In aumento anche le ore di cassa integrazione a novembre.
Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto che i dati sull’occupazione non sorprendono in quanto è necessario che ripartano i consumi e che si riducano le tasse sul lavoro per vedere scendere il tasso di disoccupazione nel nostro Paese. Confcommercio, Confesercenti e sindacati sono concordi nel considerare difficile la ripresa dei consumi nel 2014.
Il lavoro è sempre una emergenza e lo conferma anche il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, che afferma come i piccoli miglioramenti dell’economia difficilmente avranno un impatto immediato sull’occupazione. Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini sottolinea come ci sia un saldo soddisfacente tra lavori attivati e cessati  e che questo non si vedeva da cinque trimestri. In aumento sono però solo i contratti a termine.