Per il FMI l’Italia ha consolidato i suoi conti

 \Dopo mesi e mesi di austerity e una serie di provvedimenti all’ insegna del rigore fiscale arriva finalmente per l’ Italia una buona notizia. Il direttore del dipartimento Affari Fiscali del Fondo monetario internazionale, Carlo Cottarelli, ha infatti dichiarato che il nostro Paese si trova a buon punto sulla strada del consolidamento dei conti pubblici.

> Stime Eurostat sul debito pubblico italiano

A differenza di altri Paesi europei, come, ad esempio, la Francia, che ancora si trova nella necessità di lavorare su politiche di aggiustamento fiscale, Paesi come l’ Italia e la Germania si trovano già ad un buon livello. L’ Italia, infatti, ha attuato importanti riforme nel settore delle pensioni e ora le politiche di restrizione fiscale possono procedere a velocità più moderata, anche perché, un po’ in tutto il mondo si registra oggi la tendenza, per gli Stati ad avere dei debiti più alti che in passato. Almeno a partire dagli anni ’30 in avanti.

> Il FMI taglia le stime del Pil italiano, ma il paese non ha bisogno di nuove manovre

Le politiche di rigore fiscale, tuttavia, non devono mai arrivare a deprimere l’ economia degli Stati che le mettono in pratica. L’ ideale, quindi, è quello di agire attraverso misure di medio termine, che non contribuiscano ad allentare troppo la pressione, ma neppure ad esasperarla.

Verso un ulteriore riduzione del costo del denaro

Ridurre ancor di più il costo del denaro? La Banca Centrale Europa ha un ampio margine per farlo. Al momento, la Bce si configura come l’unica tra le banche centrali mondiali a possedere un minimo spazio di manovra e toccherà a lei determinare in modo indipendente quando è il momento giusto per utilizzarlo.

Questa è la considerazione fatta da Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, che poche ore dopo l’inizio dei lavori del G20 farà sentire la sua voce in relazione all’impegno preso per contrastare una svalutazione competitiva dei tassi di cambio.

Trasmissione fluida tra Bce e istituti

Lagarde ha riferito che “tra tutte le banche centrali chiaramente la Bce è quella che ha ancora spazio di manovra. Quello che secondo noi è essenziale è che ci sia una trasmissione fluida fra la banca centrale e le banche e fra gli istituti di credito, così che la politica monetaria possa essere trasmessa in maniera appropriata e i tassi bassi possano tradursi in tassi bassi anche per le piccole e medie imprese”.

Ricreare il credito

In questo modo sarà possibile liberare il credito necessario alle piccole e medie imprese e alle famiglie, che saranno capaci di investirlo nuovamente.

Le banche italiane sono solide, ma devono concedere più prestiti alle PMI

 Le banche italiane sembrano non aver problemi. A dirlo è il Fondo Monetario Internazionale nel Rapporto sulla stabilità finanziaria globale pubblicato in questi giorni.► Per il FMI l’economia mondiale è in ripresa, anche se l’Europa rallenta

Il FMI plaude anche al modo in cui l’Italia ha cercato di risolvere il problema del debito delle pubbliche amministrazioni perché, come dicono gli esperti di Washington, dare credito alle piccole e medie imprese, che sono quelle che possono vantare i maggiori crediti verso le P.A., è l’unico modo per cercare di risollevare l’economia.

Il decreto è piaciuto così tanto al FMI che anche gli altri paesi europei sono stati invitati a fare altrettanto.

Ma il decreto per lo sblocco dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni non è sufficiente. Come detto anche ieri dal presidente della BCE Mario Draghi le piccole e medie imprese, tanto quelle italiane che quelle degli altri paesi dell’Unione, devono avere la possibilità di accedere a crediti a tassi agevolati.

► Mario Draghi chiede tassi ragionevoli per i prestiti alle PMI

Infatti nel Rapporto del FMI viene evidenziato come i prestiti concessi dagli istituti bancari alle piccole e medie imprese siano diminuiti di circa il 5% dall’inizio della crisi e questa contrazione sta portando queste realtà, che sono alla base dell’economia, a non avere la possibilità di continuare il loro lavoro.

 

Il FMI taglia le stime del Pil italiano, ma il paese non ha bisogno di nuove manovre

 La prima affermazione di Mario Monti alla presentazione del DEF è stata che l’Italia, vista la situazione ancora molto difficile dei suoi conti pubblici, avrebbe avuto presto bisogno di una nuova manovra finanziaria, stimata tra i 20 e i 60 miliardi di euro – in base alla variabile Imu – per il biennio 2015/2017.

► Nuova manovra finanziaria per il 2015

Qualche giorno dopo il premier è stato smentito dal Ministro dell’Economia Vittorio Grilli che ha affermato, dal canto suo, l’esistenza delle risorse sia per le spese militari che per gli ammortizzatori sociali.

Sembra aver ragione quest’ultimo, almeno in base a quanto affermato in queste ore dal Fondo Monetario Internazionale, che sostiene che nonostante la situazione dell’Italia sia ancora problematica, saranno necessari solo altri pochi aggiustamenti per mettersi sulla strada del pareggio di bilancio.

C’è solo da aspettare: il fatto che gli aggiustamenti strutturali e fiscali siano stati fatti solo nel corso dell’ultimo anno, infatti, li porterà a compimento solo nel 2014, anno in cui la situazione economica del paese inizierà a stabilizzarsi.

► Grilli smentisce la possibilità di una nuova manovra

Al momento, comunque, il Fondo Monetario Internazionale, ha tagliato le stime di crescita dell’Italia per quest’anno il Pil calerà quest’anno dell’1,5%, per poi tornare a crescere nel 2014 quando registrerà un +0,5%.

Il tasso di disoccupazione, invece, secondo le stime del FMI continuerà a crescere ancora: + 12% nel 2013 (10,6% nel 2012) e +12,4% nel 2014.

 

Per il FMI l’economia mondiale è in ripresa, anche se l’Europa rallenta

 Secondo il Fondo Monetario Internazionale le prospettive economiche globali stanno lentamente migliorando. Persistono ancore dei grandi rischi, che hanno fatto rivedere al ribasso l’output mondiale per l’anno in corso: 3,2% ridimensionato rispetto al 3,5% atteso a gennaio, mentre la previsione rimane invariata al 4% per il 2014.

► Il FMI trova la soluzione nell’unione bancaria

Il 2013 è iniziato al rallentatore ma l’attività economica dovrebbe gradualmente accelerare nelle grandi economie avanzate, con gli Stati Uniti nel ruolo di guida.

Questo perché, secondo gli esperti del FMI e della Banca Mondiale sarebbero stati scongiurati i due rischi più grandi: la spaccatura dell’euro e la contrazione fiscale negli Stati Uniti causata dal fiscal cliff. Diversa, la situazione dei paesi emergenti, dove l’attività economica è iniziata con un ottimo slancio fin dall’inizio dell’anno.

Sono proprio queste due realtà troppo differenziate a mettere in pericolo la ripresa, almeno secondo quanto detto da Olivier Blanchard, capoeconomista del Fondo Monetario Internazionale, a costituire il rischio più grande per un ripresa solida e duratura:

la ripresa globale a due velocità, solida nei mercati emergenti e più debole in quelle avanzate, sta diventando a tre velocità, con i mercati emergenti ancora forti e, tra le economie avanzate, una divaricazione tra Stati Uniti ed Eurozona. E una simile ripresa squilibrata è ancora pericolosa.

► Il traino dei paesi emergenti funziona

Una situazione, questa, che deve essere evitata e lo stesso Blanchard prevede che si potrà evitare il rischio solo con un graduale e sostenuto aggiustamento fiscale per le economie avanzate e politiche monetarie accomodanti, soprattutto nel caso degli Stati Uniti e del Giappone; mentre all’Europa chiede che un rafforzamento dell’Unione monetaria ed economica.

Arriva il via libera per gli aiuti a Cipro

Finalmente si è giunti ad un primo passo nel piano di salvataggio di Cipro: la Commissione Europea e il Fondo monetario internazionale hanno dato il via libera al programma di riforme e di azione sul bilancio di Cipro. La notizia è arrivata direttamente dal commissario Olli Rehn e della direttrice del Fmi, Christine Lagarde.

► Cipro avrà il suo aiuto dall’Europa

Quest’ultima ha annunciato che il contributo dell’organizzazione da lei diretta presterà 1 miliardo di euro a Cipro, un decimo di quanto previsto dal piano di salvataggio di 10 miliardi concordato con l’Eurozona e la Bce. Il prestito sarà concesso con un interessi al 2,5% e con un “periodo di grazia” di 10 anni prima dell’inizio del rimborso.

Gli altri 9 miliardi previsti arriveranno dal fondo anti-crisi dell’Eurozona (Esm).

Il programma messo a punto per Cipro, come specifica Olli Renh, prevede delle importanti sfide per la piccola isola, prima fra tutte un aggiustamento del bilancio ad un ritmo sostenibile che riequilibri l’esigenza di far fronte a problemi di breve termine e obiettivi di lungo termine.

Gli aggiustamenti di cui si parla sono il raggiungimento di un avanzo primario di bilancio del 4% nel 2018 e la riduzione del debito al 100% del prodotto interno lordo nel 2020. Tra le varie misure che Cipro dovrà adottare molto probabilmente ci sarà il congelamento delle pensioni pubbliche, la vendita di asset statali, l’incremento dei ricavi dal settore turistico e dalla vendita di risorse energetiche, aumento di alcune tasse sia su prodotti (alcol, tabacco e petrolio) e su servizi.

► Cosa succede se Cipro esce dall’euro

Non mancheranno i problemi per i cittadini, che dovranno fare i conti con il rialzo dell’età pensionabile, 4500 esuberi nel settore pubblico e l’obbligo per 170mila ciprioti di versare una tassa dell’1,5% sui salari per avere accesso all’assistenza sanitaria.

G20 di Mosca pronto al via

 Il primo ricevimento ufficiale al Cremlino domani, poi, tra sabato e domenica, il G20 di MOsca entrerà nel vivo delle discussioni. I rappresentanti delle 20 economia mondiali più importanti saranno chiamati a confrontarsi sui due temi più caldi del panorama economico-finanziario attuale: da un lato la guerra delle valute-chiamando in causa, prima di tutti, il Giappone- e la riforma del Fondo Monetario Internazionale.

Giappone e guerra delle valute

Poco tempo fa il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha dato il via ad un processo di svalutazione dello yen, con l’obiettivo di risollevare un’economia allo stremo, che ha scatenato la paura di tutti i mercati finanziari per una possibile guerra delle valute.

► Draghi ripete ancora che non c’è una guerra di valute

Un tema, quindi, che riguarda tutti i partecipanti che si stanno preparando per richiamare l’attenzione dei paesi coinvolti nelle svalutazioni monetarie a evitare processi del genere che possono portare alla destabilizzazione dell’economia globale.

La riforma del Fondo Monetario Internazionale

Tema che sta particolarmente a cuore a Putin che preme per accelerare il processo di riforma dell’FMI soprattutto per quanto riguarda la nuova formula di ripartizione delle quote, processo del quale il presidente russo vuole, a tutti i costi, una road map.

► Fondo Monetario Internazionale chiede taglio tassi BCE

Impresa quasi impossibile, visto che già dall’inizio i negoziati per questa riforma si sono rivelati più difficili del previsto e gli analisti prevedono che una risoluzione potrebbe arrivare non prima della fine dell’anno.

India rivede le stime di crescita

 Il governo indiano lo ha annunciato questa mattina. Le stime di crescita dell’India per l’anno fiscale in corso sono state riviste al ribasso ,portando le aspettative di crescita dal 5,8% al 5%, dato in controtendenza anche verso le stime fatte dagli analisti che hanno previsto una crescita pari al 5,5%.

 Fitch taglia le stime di crescita dell’economia mondiale

Una contrazione che ha colpito tutti i settori dell’economia indiana. L’agricoltura, a causa di condizione meteorologiche non positive, è stato portato ad un +1,8% dal 3,6% stimato precedentemente, lo stesso per il settore della manifattura, stimato a 1,9% dal 2,7% e quello dei servizi ribassato al 6,6% dall’8,2%.

Una situazione rischiosa, soprattutto se messa a confronto con le stime di crescita della Cina, il primo competitore dell’India, che per quest’anno sono state calcolate al 7,8%. Una situazione che potrebbe mettere in serio pericolo il rating “investment grade” del debito del paese.

► Nel 2030 la Cina sarà la prima superpotenza mondiale

Il governo sta già prendendo provvedimenti in tal senso, con un decremento della spesa pubblica per il prossimo anno del 4% contro l’8,6% di un anno fa, grazie alla limitazione degli investimenti nelle reti infrastrutturali nel paese e una riduzione delle spesa per il welfare.

Soluzione che destano preoccupazione per la situazione del paese, soprattutto dopo il monito del FMI secondo il quale l’economia si trova in una posizione più debole che prima della crisi.

Atene mette in vendita i suoi immobili di lusso per pagare i suoi debiti

 La Grecia è stato il paese europeo che più ha risentito della crisi. Per risollevare le sorti della sua economia ha chiesto aiuto all’Unione Europea e al Fondo Monetario Internazionale, che hanno concesso, di comune accordo ma non senza polemiche- di concedere ben due tranche di aiuti al paese.

Nuova tranche di aiuti per la Grecia

Come tutti i prestiti anche questi devono essere restituiti e la Grecia, non essendo riuscita a raggiungere l’obiettivo restituzione con la privatizzazione di molte aziende nazionali -fruttate solo 1,8 miliardi di euro- sta ricorrendo alla vendita dei suoi immobili di lusso.

In totale Atene sta mettendo in vendita sei immobili di pregio detenuti all’estero in un’asta che si chiuderà il 19 marzo. Tra gli immobili messi in vendita ci sono una casa vittoriana a Londra (per la quale la base di partenza dell’asta è di 35 milioni di dollari), la residenza del console a Londra e altri immobili dello stesso livello detenuti a Bruxelles e Belgrado.

► Atene: la migliore borsa del 2012

Da questa asta la Grecia dovrebbe riuscire a ricavare almeno il 75% dei proventi previsti dalle privatizzazioni di beni dello stato, per far fronte alle richiesta che stanno avanzando sia BCE che FMI non contente di quanto ottenuto fino ad ora dal governo ellenico.

FMI e Argentina ai ferri corti

 L’Argentina minacciata da Fitch rischia di nuovo il default, è ancora sull’orlo del precipizio, ma tempo fa ha annunciato di non voler pagare il debito contratto negli anni. La tensione è aumentata al punto che adesso il governo sudamericano e il Fondo Monetario Internazionale, sono praticamente arrivati allo scontro.

Il FMI ha approvato una dichiarazione di censura all’indirizzo dell’Argentina ed è la prima volta nelle storia del Fondo che si arriva a questo genere di “comunicazione. La situazione del paese sudamericano è abbastanza grave visto che l’inflazione è volata al di sopra del 25 per cento che è molto di più del 10,8 che era stato annunciato dall’istituto di statistica del paese.

► L’Argentina avrà più tempo per pagare i suoi Bond

Non ha perso tempo il presidente argentino, Cristina Fernandez de Kirchner che ha replicato alla Lagarde direttamente su Twitter accusando il Fondo Monetario Internazionale di aver fatto fortuna rovinando il resto dei paesi del mondo.

► L’Argentina nel mirino degli investitori

I toni della discussione sono dunque saliti molto, ma alla base c’è sempre il dato statistico, infatti, la censura disposta dal FMI nasce dall’inesattezza dei dati ufficiali della autorità di Buenos Aires che adesso dovrà correggere le pubblicazioni entro la fine del 2013. Dura la risposta dell’Argentina che, a questo punto, minaccia addirittura di uscire dal Fondo. In questo modo non si avrebbe più controllo sui dati argentini, compreso quello del PIL-