Le riserve di gas ucraine garantiscono per tre mesi l’Europa

 In Ucraina la situazione nelle regioni al confine con la Russia è tornata tesa. In alcuni palazzi di città filo russe sventola la bandiera russa mentre l’Ucraina invia l’esercito.

L’Europa sta ancora a guardare e ragiona su maggiori sanzioni. Il problema dell’Europa è sempre quello della dipendenza dal gas russo, e mentre si lavora a soluzioni alternative per il futuro, nel presente bisogna farci i conti.

 

La strategia della Merkel sulla questione in ucraina

 

Il  ministro ucraino dell’Energia e del carbone Yuriy Prodan ha affermato che il gas sotterraneo è sufficiente per la fornitura di tre mesi in Europa. Ci sono otto miliardi di metri cubi di gas negli impianti di stoccaggio sotterraneo in Ucraina che riescono quindi a garantire il transito ininterrotto di gas naturale russo verso l’Europa per non più di tre mesi.

L’Ucraina può garantire quindi il transito di gas verso i Paesi europei per un periodo di tempo limitato, poi potrebbe verificarsi una situazione più complicata che necessita di essere affrontata e risolta.

Tuttavia, secondo il presidente russo Vladimir Putin l’Ucraina ha bisogno di circa 11 miliardi di metri cubi di gas per garantire il transito ininterrotto verso l’Europa. Attualmente, 7,2 miliardi di metri cubi di gas russo sono in un deposito sotterraneo che fa capo alla compagnia petrolifera ucraina e del gas nazionale Naftogaz.

La Russia è sempre intenzionata a non fare sconti all’Ucraina sul prezzo del gas, mentre la stessa Ucraina continua a lavorare sul prestito del Fondo monetario internazionale (Fmi) per evitare il fallimento. L’Ucraina che vuole avvicinarsi all’Europa assume un’importanza geopolitica che è strategica e che interessa anche agli Stati Uniti. Quindi sarà probabilmente salvata.

L’Europa cerca l’indipendenza dal gas russo

 L’Europa punta a ridurre la dipendenza dal gas russo. Una possibilità per la quale ci vuole tempo, denaro e volontà politica. Dal momento che la rivoluzione di febbraio ha spodestato Yanukovich, il gas è diventato un bastone piuttosto che una carota. Qualche giorno fa l’amministratore delegato del colosso del gas russo Gazprom ha affermato che il prezzo del gas in Ucraina stava salendo del 44% a 385,5 dollari.

Questa è una notizia inquietante per l’Europa. L’Ucraina deve già a Gazprom 1,7 miliardi di dollari e se continua a non pagare i suoi conti, e senza un aiuto esterno, Gazprom potrebbe tagliare le forniture. Tale controversia non ha, in linea di principio, alcun effetto sul gas che attraversa l’Ucraina e arriva ad altri Paesi più a ovest. Ma se Gazprom chiude i gasdotti che attraversano l’Ucraina, le forniture in Europa potrebbero avere degli effetti.

 

Le sanzioni stanno portando la Russia verso la recessione

 

L’Europa ottiene il 24% del suo gas dalla Russia e la metà passa attraverso l’Ucraina. L’Europa rimane altamente vulnerabile al controllo russo sulle forniture di gas. Questa vulnerabilità è uno dei motivi per cui Putin pensa che l’Europa non potrà agire con decisione dopo l’annessione della Crimea, o per eventuali ulteriori depredazioni territoriale che la Russia può avere in mente. Ma è una vulnerabilità che può, nel tempo, essere diminuita.

I paesi europei non dipendono dal gas russo nei mesi estivi. Se la Russia dovesse chiudere i gasdotti attraverso l’Ucraina con l’obiettivo principale di ferire il nuovo governo del Paese, potrebbe probabilmente continuare a esportare gas da altri canali. Uno di questi è il newish gasdotto Nord Stream sul fondo del Baltico, che è stato in qualche misura costruito con questo obiettivo. Il progetto è di portare direttamente il gas dalla Russia alla Germania e quindi dare alla Russia la possibilità di tagliare i suoi vicini pur servendo il suo mercato più importante.

La strategia della Merkel sulla questione in Ucraina

 La cancelliera tedesca Angela Merkel ha intensificato il suo sostegno per un accordo commerciale trans atlantico dicendo che l’Europa non deve temere il costo delle sanzioni economiche nei confronti della Russia.

La Merkel ha affermato che c’è la necessità di dare un nuovo slancio ai negoziati di libero scambio tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Una spinta necessaria per creare una zona di scambio comune di 800 milioni di persone. Come leader della più grande economia europea e del più grande partner commerciale della Russia nell’Ue, la posizione della Merkel è la chiave per raggiungere un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Inoltre, si potrebbe rispondere all’annessione della Crimea da parte della Russia, abbassando il potere commerciale di quest’ultima legato al gas di cui la Germania è il primo importatore in Ue.

 

La Germania si aspetta che la Bce alzerà i tassi il prossimo anno

 

La cancelliera tedesca ha comunque detto che è utile continuare a parlare con il presidente russo Vladimir Putin fermo restando la volontà europea di adottare sanzioni economiche in caso di ulteriori violazioni in Ucraina. L’indice di gradimento della Merkel è aumentato per il terzo mese consecutivo al 72 per cento in un sondaggio televisivo pubblicato il 3 aprile. Lo stesso sondaggio ha suggerito che la maggior parte dei tedeschi vuole evitare il conflitto con la Russia. la posizione della Merkel ha un doppio approccio con una strategia intelligente. Da un parte rimprovera Putin e promette sanzioni, dall’altra lascia aperta la comunicazione. Nella congiuntura economica attuale e con le opzioni limitate è probabilmente la cosa più razionale da fare.

Come detto, la Germania è in importanti legami commerciali con la Russia, che è il suo terzo partner commerciale al di fuori dell’Europa dopo gli Stati Uniti e la Cina e il fornitore di circa un terzo del suo gas naturale.

Il cambio del quadro geopolitico e la visita di Obama

 La crisi tra Russia e Crimea ha rischiato e tuttora rischia di cambiare alcuni equilibri geopolitici. La Russia è il più grosso produttore ed esportatore di gas e l’Europa ne è dipendente. Il discorso sulle sanzioni a Mosca risente quindi di questo elemento che differenzia l’Europa e gli Stati Uniti e quindi anche la loro politica sulla vicenda.

Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha chiamato Barack Obama, segno che la questione può rientrare. C’è il nodo Crimea annessa alla Russia, ma l’importante è che la Russia non provi a prendere altre regioni dell’Ucraina.

 

Obama elogia l’Italia ma chiede di più sulle spese militari

 

La visita del presidente degli Stati Uniti Barack Obama in Italia non è stata considerata da tutti come una cortesia. C’è chi ha parlato della sponsorizzazione degli F-35 e della voglia di vendere gas da parte degli Stati Uniti. L’intervento di Napolitano sui tagli si potrebbe leggere quindi in questo senso, con riferimento alle spese militari.
La cosa che sembra certa è che l’Europa ha bisogno del gas russo. La Germania ne è dipendente ed è un’economia avanzata e in crescita. Una ccordo è possibile perché un’eventuale gioco di sanzioni e sospensione di forniture di ga aprirebbe a pericolosi conflitti tra le varie posizioni.

Tornando a Obama, gli Stati Uniti non sono dipendenti dalla Russia per le energie naturali, in quanto sono autosufficienti. La loro posizione deve però considerare quella dell’Europa. Per le spese che riguardano la difesa, Obama ha parlato espressamente di stare attenti ai tagli, mentre in Italia il dibattito politico si sposta sulla necessità di utilizzare quei fondi in maniera diversa.

la Snam investe 6 mld di euro in Italia

 La SNAM ha programmato per il periodo 2014-2017 un piano di investimenti in Italia per complessivi 6 miliardi di euro.  Il programma prevede che 1,3 miliardi saranno impegnanti già nel corso di quest’anno per il miglioramento ed il potenziamento delle infrastrutture nazionali del gas, nella prospettiva sia di un’effettiva interconnessione con le reti europee sia di un accrescimento dei livelli di sicurezza del sistema.

Le principali linee guide del piano triennale interessano le diverse aree operative della società. Per il trasporto e la rigassificazione il programma pianifica un incremento della lunghezza della rete di trasporto di circa 1.000 km (un aumento del 3% rispetto ai 32.306 km in esercizio a fine dello scorso anno), mediante la realizzazione delle dorsali Pianura Padana e Nord-Sud che agevoleranno il flusso verso il Nord Europa. La potenza installata nelle centrali di compressione salirà di circa 130 megawatt (+15% rispetto agli 867 megawatt installati a fine dell’anno precedente).

 

Snam, previsioni sul titolo di Piazza Affari

 

Per quanto concerne lo stoccaggio, il piano prevede un miglioramento dei livelli di sicurezza e di flessibilità complessiva del sistema, grazie ad un incremento del 18% della capacità di modulazione e del 12% della capacità di punta (316 milioni di mc al giorno).

Al versante della distribuzione saranno infine dedicate ampie quote dell’investimento per accrescere l’ affidabilità e la qualità del servizi, portando a 6,6 milioni di unità i contatori,con un incremento del 12%. Per l’esercizio dello scorso anno, il Consiglio di Amministrazione proporrà all’Assemblea degli Azionisti la distribuzione di un dividendo di 0,25 euro per azione, di cui 0,10 euro già distribuiti nell’ottobre dell’anno precedente a titolo di acconto.

Le possibili sanzioni alla Russia e le energie rinnovabili

 Nonostante lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture, la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia è un fattore importante. Da Bruxelles si pensa alle possibili sanzioni alla Russia ma con meno certezze di Washington. L’Europa ha un approccio più diplomatico proprio per le relazioni commerciali con la Russia.

L’Europa è dipendente dalle importazioni di gas russo è teme un possibile impatto sugli stati più vulnerabili, tra i quali Ungheria, Romania e Bulgaria. Anche se la situazione è esplosa il mese scorso, le esportazioni di gas russo verso l’Europa hanno continuato a fluire ininterrottamente attraverso l’Ucraina. Una battuta d’arresto nel flusso di gas da parte del fornitore di esportazione russo Gazprom potrebbe avere conseguenze economiche.

 

Saipem stipula un contratto da due miliardi in Russia

 

Il gas russo rappresenta circa un quarto del consumo europeo. I produttori in Qatar e Algeria stanno mostrando una preferenza per l’Asia e per i mercati dell’America Latina. L’Ucraina riceve la maggior parte del suo gas naturale dalla Russia, e la Russia è dipendente dai ricavi del gas.

Nel bel mezzo di questa crisi politica, la Russia ha chiesto all’Ucraina di restituire l’equivalente di 65.000 spedizioni di gas o di pagare un prezzo non scontato per esso. Questo ha suscitato nuove preoccupazioni che le forniture di gas potrebbero essere spenti, come lo sono state per tre giorni nel 2009. Se i flussi attraverso l’Ucraina si dovessero fermare, il deficit si vedrebbe in tutta la rete di gasdotti europea.

L’idea è di un corridoio di gas verso l’Europa meridionale. Gli osservatori hanno recentemente commentato che se l’Azerbaigian dovesse decidere di vendere il suo gas alla Russia, l’intera filosofia del corridoio a sud cadrebbe a pezzi.

Con questo scenario, gli sforzi per accelerare una svolta nel senso delle energie rinnovabili è in corso in Europa. L’attuale crisi in Ucraina aggiunge un’ulteriore nota di urgenza per questo percorso. Allo stato attuale, tutti gli occhi sono sulla Germania, che ha visto le energie rinnovabili salire dal 6% al 25% di energia prodotta negli ultimi 13 anni.

La crisi in Ucraina e la politica monetaria della Bce

 La produzione di energia è il più grande rischio economico dalla crisi in Ucraina, ma ci sono anche altre implicazioni. I mercati azionari di tutto il mondo probabilmente apriranno in ribasso in questi giorni con gli investitori che temono che le problematiche geopolitiche inibiscano l’attività economica. Tali timori portano anche gli investitori in fuga verso attività più sicure, con un basso rischio di default, come quelle del Tesoro Usa. Questo potrebbe portare a tassi di interesse più bassi e perturbare i mercati azionari nelle economie emergenti.

 

Le ricadute economiche della crisi in Ucraina

 

La Banca centrale europea si riunisce Giovedi per impostare la politica monetaria. La Banca centrale europea (Bce) ha cercato di fermare la deflazione che sta prendendo piede in tutta l’area euro. Nel mese di novembre, ha inaspettatamente tagliato i tassi di interesse allo 0,25% e li ha tenuto così a febbraio. La crisi in Ucraina potrebbe influenzare il processo decisionale della Bce, ma potrebbe dare loro un incentivo in più per allentare ulteriormente la politica monetaria al fine di combattere eventuali crescenti timori degli investitori.

Infine, l’eventuale congelamento dei beni o sanzioni economiche  alla Russia avrebbero anche un impatto più significativo sulle economie europee e americane, soprattutto se Putin risponde con le forniture di petrolio greggio e gas. Ma data la volatilità di tutta la situazione, è difficile prevedere come tutti gli eventi influenzeranno l’economia globale con certezza.

Se l’Europa è in parte dipendennte dal petrolio e dal gas russo, la Russia ha bisogno degli introiti che ne derivano per avere una stabilità economica adeguata. La situazione potrebbe quindi trovare un equilibrio ma le possibilità che precipiti sono ancora attuali.

Le ricadute economiche della crisi in Ucraina

 La crisi ucraina continua a preoccupare il mondo. Il conflitto in Crimea potrebbe trasformarsi in guerra con la Russia di Putin che dichiara di volere difendere la popolazione russa che vi risiede e che è la maggioranza. La Russia ha inviato i suoi soldati in Crimea e si sta preparando all’eventualità di un intervento, mentre Obama chiede a Putin di non scatenare la guerra e i Paesi occidentali sono in apprensione.

Russia, Ucraina e Crimea sono i Paesi del gas che attraverso queste strade arriva anche in Europa. L’importanza geopolitica di questo conflitto e quindi particolarmente monitorata dai Paesi europei e dagli Stati Uniti. Le ricadute sull’economia riguardano per prima l’Ucraina, ma anche l’Unione Europea. Il gigante russo Gazprom ha affermato che l’Ucraina ha un debito molto grande di 1,55 miliardi di dollari per le forniture arretrate di gas.

 

La crisi in Ucraina e il rischio di costi più alti per i consumatori

 

Inoltre, dopo le ultime vicende politiche, Gazprom potrebbe rimettere in discussione il prezzo preferenziale accordato a Kiev.

Un aspetto importante è che buona parte del gas che arriva in Europa e anche in Italia passa attraverso l’Ucraina e questa crisi potrebbe quindi condizionare la fornitura di cui molti Paesi hanno bisogno. Proprio Gazprom ha detto che le ultime situazioni politiche potrebbero influenzare la fornitura di gas ai Paesi europei, tra cui l’Italia che ne ha un grande bisogno. Anche per questi motivi il conflitto è particolarmente rilevante e le diplomazie provano a evitare che la situazione diventi più complessa.

Il nostro Paese ha una particolare dipendenza dal gas che arriva soprattutto dalla siberia visto che questa risorsa naturale è scarsa nel territorio.

La crisi in Ucraina e il rischio di costi più alti per i consumatori

 Con le truppe russe in Crimea, la possibilità di un conflitto armato in Ucraina sta crescendo di ora in ora. Se ciò accade, ci sarebbero delle conseguenze economiche che riguarderebbero i costi e che inluenzerebbero l’economia globale provocando prezzi del gas più elevati e tariffe aeree più alte in Europa e negli Stati Uniti.

In generale, gli Stati Uniti e l’economia ucraina non sono collegati in maniera profonda. Il rischio maggiore è per l’Europa considerata la sua dipendenza dal petrolio greggio e dal gas naturale della Russia. Nel 2010, il 34,5% delle importazioni di petrolio dell’Unione Europea e il 31,8% delle importazioni di gas naturale sono arrivate dalla Russia.

 

I giochi economici e politici tra Ucraina e Russia

 

Quelle del gas naturale e del petrolio sono entrambe industrie statali in Russia. Se la crisi continua a crescere, il rischio è che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe rispondere a qualsiasi azione da parte della comunità internazionale tagliando le esportazioni di petrolio e gas naturale della Russia verso l’Unione europea.

Gli Stati Uniti non sono legati alla Russia per il petrolio greggio (meno del 5% delle importazioni di petrolio degli Stati Uniti provengono dalla Russia) o per il gas naturale, ma i prezzi sono fissati dal mercato globale e la crisi in Ucraina potrebbe avere ripercussioni a livello globale. Gli eventuali aumenti dei prezzi avranno un effetto domino che porterebbe alla crescita dei prezzi del gas in Europa e negli Stati Uniti. Le compagnie aeree e le industrie che dipendono dal petrolio sarebbero più colpite dal rincaro dei prezzi e questo porterà all’aumento di tariffe e prezzi che peseranno sui consumatori danneggiando l’intera economia.

La Russia ha dimostrato in passato che userà le sue esportazioni di energia per fini politici, ma tagliare le esportazioni di gas naturale e di petrolio greggio per l’intera Unione europea sarebbe un passo drastico per il Cremlino, che si basa sui ricavi da tali esportazioni per finanziare il governo. Nel 2012, l’84% delle esportazioni di petrolio della Russia e quasi l’80% delle  esportazioni di gas naturale sono andati verso l’Unione europea. La chiusura delle condotte per la maggior parte d’Europa avrebbe lasciato un buco enorme nel bilancio del Paese.

In crescita il settore delle energie rinnovabili

 Le prospettive economiche per quanto riguarda le energie rinnovabili sono sempre migliori e in crescita in tutto il mondo. Anche se in Europa negli ultimi periodi si è registrata una frenata in questo settore, il futuro dell’energia è in quelle rinnovabili e nel gas.

La crescita nei prossimi anni è prevista come alta perché è in aumento la domanda di energia nel mondo, soprattutto in quei Paesi in crescita come la Cina e l’India che si confrontano anche con il controllo delle emissioni inquinanti.