Dal I° maggio arriva la Garanzia Giovani, la guida

 E’ stato scelto il I° maggio, il giorno della Festa del lavoro, per l’entrata in vigore del Piano Nazionale Garanzia Giovani, che ha come obiettivo principe di offrire ai giovani  un’offerta «qualitativamente valida» di lavoro, di istruzione, di apprendistato o tirocinio, di autoimprenditorialità o servizio civile.

Il piano, a cui hanno aderito già alcune importanti realtà del mondo imprenditoriale come Confindustria, Finmeccanica, Cia e Agia, mira a risollevare l’occupazione dei giovani in Italia creando le condizioni ideali per un incontro tra i ragazzi e il mondo del lavoro attraverso un canale preferenziale.

La questione del lavoro dei giovani in Italia tra poche opportunità e formazione carente

 In Italia la disoccupazione giovanile è un’emergenza con dati record stabiliti in questi ultimi mesi. Quasi un giovane su due tra i 16 e i 25 anni è disoccupato. La questione sembra peggiorare e una soluzione che possa abbassare questi dati ancora non è stata trovata.

Nel nostro Paese per i giovani e il lavoro ci sono diverse agevolazioni alcune delle quali non sono conosciute. La politica del lavoro è stata però negli ultimi anni troppo complicata con leggi e misure complesse che non hanno mostrato una direzione più precisa. Sarebbe meglio realizzare poche misure che durino nel tempo e chi siano più comprensibili.

 

Lavoro: urgono strategie più efficaci per i giovani

 

Un aspetto importante è mettere in contatto i giovani con le imprese per un percorso di conoscenza reciproca che porti alla stima e all’assunzione. Per le aziende l’assunzione di un lavoratore giovane è un rischio e in questo senso i tirocini e gli stage e i contratti di apprendistato sono strumenti realizzati per mettere in contatto giovani e aziende che se funzionano bene possono portare all’assunzione, ma che in vari casi sono stati alla base di un abuso che ha permesso di avere lavoratori sempre nuovi senza costi elevati.

In Italia entro marzo si potrebbe approvare la garanzia giovani anche se c’è il problema dei rapporti tra lo Stato e le regioni. La garanzia giovani per gli under 25 comprende tirocinio e stage, apprendistato,  work experience e servizio civile.

Una particolarità dell’Italia è lo sviluppo del mezzogiorno, che secondo molti economisti è fondamentale per la ripresa economica del Paese. I giovani sono più informati, hanno studiato, viaggiano e conoscono internet. Sono quindi una ricchezza per le imprese in particolare in Italia, dove ci sono soprattutto piccole e medie aziende. Le aziende hanno paura di assumere anche per le tasse eccessive sul lavoro, ma  puntare si giovani potrebbe essere un investimento.

In Italia c’è una discrepanza tra le richieste delle aziende e le competenze dei giovani. Un rapporto che è particolarmente sbilanciato al sud e che è distante in tutta Italia. C’è quindi un problema di formazione e di qualificazione professionale delle persone, una sorta di spread con la Germania dove questa differenza e più bassa e dove quindi l’incontro tra le aziende e i giovani è più facile.

Italiani “mammoni” colpa della crisi?

 Secondo i dati forniti dagli istituti di statistica dell’Unione Europa, la classifica dei paesi dove i giovani fra i 25 ed i 34 anni vivono ancora a casa con i propri genitori vede l’Italia quasi in vetta.

In questa  particolare graduatoria, la prima posizione va alla Slovacchia, con il 56,6%, mentre  il nostro paese si colloca al quinto posto con una percentuale del 46,6%.

Com’era da aspettarsi, le posizioni di fine classifica sono occupate dai paesi nordici, ed in particolare da quelli scandinavi, attestati su  percentuali molto marginali: Norvegia con il 4,2%, Svezia con il 4,1%,  Finlandia con il 4%. Fanalino di coda la Danimarca con l’1,8%.

 

Disoccupazione in lieve calo nei Paesi Ocse, Italia in controtendenza

 

Gli indici  statistici analizzano anche i cambiamenti dei dati percentuali nel corso degli ultimi cinque anni, ossia a partire dal 2008, anno d’inizio della crisi economica..

Questa  classifica “dinamica” dà risultati diversi rispetto a quella statica: ora la Slovacchia cede il primo posto all’Ungheria, che ha registrato  l’aumento più alto pari al +9,2%, seguita da Malta con +6,3%  e Romania con +5,4%.

 

In Italia, invece, il cambiamento  nell’arco del quinquennio  risulta meno sensibile e il quadro rimane pressoché stabile segnando solo un incremento minimo dell’ordine del +1,5%.

Questo dato certifica che le difficoltà economiche derivanti dalla crisi  hanno avuto un impatto relativamente insignificante  sulla scelta dei giovani se uscire o no di casa. In altre parole la tendenza a restare in famiglia è  una tradizione tipica dei giovani  italiani tra 25 e 34 anni,  radicata  già da prima che la crisi aumentasse la precarietà lavorativa.

Un dato in contro tendenza riguarda  la Spagna, che, nonostante la crisi,  ha visto una contrazione pari  all’1,7% dei giovani residenti in famiglia:  infatti, negli ultimi cinque anni, ben il 16% dei giovani spagnoli compresi nella  fascia di età  considerata, ha lasciato il paese per cercare lavoro all’estero.

Disoccupazione in lieve calo nei Paesi Ocse. Italia in controtendenza

 Nel mese di novembre dello scorso anno il tasso di disoccupazione in area OCSE, dopo essersi fermato per più di 5 mesi sul livello del 7,9%, è sceso al 7,8%. Ciò significa, in valori assoluti,che il totale dei disoccupati dell’area OCSE è oggi pari a 47,1 milioni di unità, con un incremento di ben di 12,4 milioni di persone rispetto al luglio 2008.

Sempre nel mese di novembre, in Italia l’indice di disoccupazione ha raggiunto un nuovo picco record portandosi al 12,7%, in crescita rispetto al dato rilevato ad ottobre (12,5%). La disoccupazione giovanile nel nostro Paese è sopra al 40% ed è una emergenza. Il dato considera i giovani dai 15 ai 24 anni.

 

► Disoccupazione in crescita e quella giovanile è da record

 

Una peggior situazione occupazionale si evidenzia solo per la Spagna (26,7%), il Portogallo (15,5%) e la Slovacchia (14%), mentre i dati sulla Grecia,aggiornati però al mese di settembre, segnalano una percentuale del 27,4%.

A livello mondiale i dati migliori arrivano dalla Corea del Sud, con appena il 2,9% di disoccupati, seguita da Giappone (4%) e Messico (4,6%).

 

► In calo la disoccupazione negli Stati Uniti

 

Complessivamente nell’Eurozona il tasso di disoccupazione è rimasto saldamente attestato a quota 12,1%, così come stabili si sono mantenuti anche gli indici di Francia (10,8%) e Germania (5,2%).

Negli Stati Uniti la disoccupazione continua a scalare su livelli sempre più bassi, scendendo dal 7,2% di ottobre al 7% di novembre: i primi dati disponibili per il mese di dicembre fanno intravvedere un’ulteriore flessione al 6,7%.

Per quanto riguarda specificamente la disoccupazione giovanile in area OCSE, a novembre il tasso è sceso al 15,4%  rispetto al 15,7% di ottobre, ma in diversi paesi dell’Eurozona è rimasto stabile su livelli di massimo storico: Spagna (57,7%), Italia (41,6%), Portogallo (36,8%), Slovacchia (33,3%), Grecia (54,8%).

 

Dall’inizio della crisi la disoccupazione giovanile è cresciuta del 14%

 L’Istat ha mostrato dati negativi sulla situazione lavorativa e sociale in Italia dall’inizio della crisi. Il livello di povertà nel nostro Paese è ai massimi storici, mentre la disoccupazione è aumentata di 14 punti da quando la crisi ha avuto inizio. Nei dati di “Coesione sociale 2013”, l’Istituto Nazionale di Statistica ha messo in mostra una disoccupazione giovanile che ha superato il 35%, mentre nel 2008, prima della crisi, era al 21%. I dati sul 2012 sono preoccupanti anche per quanto riguarda la povertà relativa, salita al 12,7% delle famiglie residenti in Italia e al 15,8% degli individui.
Il Rapporto dell’Istat mostra come la disoccupazione generale è invece cresciuta nel 2012 del 2,3% rispetto al 2011 arrivando vicino all’11%. La crescita della disoccupazione rispetto al 2008 è di 4 punti percentuali.
Che il 2012 sia stata un anno negativo per il lavoro lo dimostrano anche i dati degli occupati nel nostro paese, 22 milioni 899 mila, 69 mila in meno rispetto al 2011. Anche qui la fascia giovanile è quella più penalizzata, con la classe di età 15-24 anni che ha fatto registrare dal 2008 un abbassamento di occupati del 5,8%. Il 13,8% dei lavoratori dipendenti ha un contratto a tempo determinato e questi sono soprattutto giovani e donne. Gli occupati part-time sono il 17,1% con la componente femminile che è la parte maggiore.
La condizione di povertà relativa cresce anche per effetto dell’aumento della disoccupazione. I valori sulla povertà relativa mostrati dall’Istat sono i più alti dal 1997, cioé da quanto sono iniziate le serie storiche. A pagare soprattutto la situazione sono le famiglie numerose, con figli minori e residenti al sud. Gli anziani in situazione di povertà al sud sono il 27,2%.

L’Istat mostra come il 27% dei giovani non lavora e non studia

 In Italia la questione della disoccupazione giovanile è un’emergenza sempre più grande. Il tasso di disoccupazione giovanile è arrivato al 41,2% e questo significa che circa un giovane su due tra i 15 e i 24 anni non ha un lavoro. La situazione della disoccupazione generale si aggrava quindi quando si parla di giovani. Le aziende non assumono, anche per i costi alti del lavoro in Italia, o assumono con contratti temporanei. E i giovani che fanno?
Per i dati dell’Istat sui “Neet“, non solo un giovane su due non lavora, ma molti di quelli disoccupati nemmeno studiano. In sostanza, alcuni giovani non fanno niente. Il “Neet” è un’espressione di origine inglese, significa “Not engaged in Education, Employment or Training” che tradotto vuol dire appunto che non lavorare, non studiare e non essere all’interno di un percorso di formazione o di stage. I dati dell’Istat hanno mostrato che il 27% dei giovani tra i 15 e i 34 anni sono “Neet”. Sono tanti quindi quelli che non lavorano, non studiano, non stanno facendo un percorso di formazione o uno stage. Un dato preoccupante per il presente e per il futuro dell’Italia.
Lo studio dell’Istat ha mostrato che nel terzo trimestre del 2013, i giovani con meno di 35 anni in questa situazione sono 3,75 milioni. I numeri crescono al sud raggiungendo il 36,2%. Nel mezzogiorno, quindi, i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in percorsi di formazione o stage sono circa 2 milioni. Il problema per questi giovani è che l’inserimento lavorativo è considerato molto difficile. Quindi, non è solo il dato sulla disoccupazione giovanile a preoccupare, ma anche l’assenza totale di progetto e di opportunità che rende la situazione di alcuni giovani disperata e rinunciataria non lasciando molte possibilità alla crescita e allo sviluppo personale.

L’anno che sta finendo è molto negativo per il mercato del lavoro

 L’anno che sta per finire potrebbe essere ricordato come un anno nero per il lavoro. In Italia, in questo 2013 la problematica occupazionale si è acuita e i dati mostrano come quella del lavoro è una vera emergenza economica e sociale. La disoccupazione è elevata, sia quella generale sia quella giovanile. Quest’ultima ha raggiunto livelli preoccupanti.

► Nuovo record disoccupazione, ad ottobre sono più di 3 milioni

La crisi economica continua a stringere l’Italia e il tessuto socio-economico ne risente. In questi giorni le proteste stanno aumentando un po’ in tutta Italia anche perché il mercato del lavoro è in una situazione sempre più peggiore. L’Inps ha mostrato i dati sulle richieste di disoccupazione in crescita, così come quelle di mobilità e di cassa integrazione, mentre i fondi a disposizione sono quasi finiti. A novembre si è certificata la crisi del mercato del lavoro in Italia. L’Osservatorio dell’Inps ha parlato di situazione praticamente ferma, impantanata e che al momento non trova vie di uscita.

► La disoccupazione europea scenderà al 12,1% nel 2014 per la BCE

Vediamo alcuni dati sul mercato del lavoro con i quali chiuderà il 2013. Iniziamo dalla disoccupazione. Il tasso di disoccupazione generale è al 12,5%. Il tasso di disoccupazione giovanile è al 41,2%, e questo significa che quasi un giovane su due tra i 15 e i 24 anni non ha un posto di lavoro.

Le domande di disoccupazione nei primi dieci mesi del 2013 sono cresciute del 31% rispettto allo stesso periodo del 2012. Le richieste di disoccupazione presentante a novembre sono 1.726.898 mentre 1.316.515 son o quelle presentate l’anno precedente. La disoccupazione è arrivata a un nuovo record con circa 3 milioni di persone senza un lavoro.

La cassa integrazione nei primi dieci mesi di quest’anno è sempre molto elevata.

 

 

Mutui, rinnovato il fondo per le giovani coppie

 È stato aggiornato il Fondo per l’accesso delle giovani coppie ai mutui con una maggiore dotazione pari a 70 milioni e condizioni più snelle per l’accesso. A firmare il protocollo d’intesa il ministro per l’Integrazione con delega alle politiche giovanili, Cecile Kyenge, e Antonio Patuelli, il presidente dell’Abi, in occasione dell’apertura del convegno ‘Credito al credito’.