La Gran Bretagna perde la Tripla A

Il Regno Unito perde la Tripla A. una notizia a sorpresa che è arrivata da Moody’s Investors Service che ha declassato il credito britannico portandolo da AAA a AA1. Alla base della decisione dell’agenzia di rating Moody’s ci sono le deboli prospettive di crescita economica nel medio termine del Regno Unito. Moody’s ha detto: “Nei prossimi anni la crescita continuerà a mostrarsi debole con ripercussioni sul programma di risanamento dei conti pubblici che si protrarrà anche nella prossima legislatura”.

Moody’s conferma l’outlook negativo sugli Stati Uniti

Dal governo britannico si dicono sorpresi della decisione soprattutto per i tempi. George Osborne, ha detto il declassamento non cambia gli obiettivi del governo per la riduzione del debito. Il premier Cameron aveva parlato di un programma di riduzione del debito fino al 2015. Il partito laburista di opposizione ha parlato di un cambiamento della strategia politica dicendo che è necessario dare maggiore peso alla crescita piuttosto che alla riduzione del deficit.

Le stime diffuse dalla Commissione Europea parlano di un deficit della Gran Bretagna che dovrebbe salire al 7,4% dal 6,3% del 2012.

La situazione di debolezza economica dovrebbe portare la banca centrale britannica a rinforzare il piano di allentamento quantitativo. La scorsa settimana il Monetary Policy Committee della Bank of England ha messo in evidenza l’aumento a tre dei componenti del comitato favorevoli ad aumentare il programma di allentamento quantitativo.

Bruxelles pronta a mettere un tetto ai bonus dei manager

 La decisione sembra ormai presa, anche se sono in molti gli oppositori. Al centro del contenzioso la decisione dell’Unione Europea di mettere una soglia massima ai bonus dei manager, che non potranno più superare l’ammontare del salario fisso.
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Una sorta di tragedia per i tanti banchieri dell’Unione europea che vedono ogni anno lievitare i propri guadagni proprio grazie a questi bonus. Le maggiori rimostranze sono arrivate da Londra. A parlarne diffusamente in questi giorni è proprio il quotidiano di riferimento della City, il Financial Times. 

La decisione dovrebbe essere presa al massimo entro la fine di questa settimana dal Parlamento europeo, al momento presieduto dall’Irlanda. Diverse le posizioni dei paesi dell’Unione. Per la Francia sarebbe opportuno che i bonus non superino il salario annuale (con rapporto di uno a uno); la Gran Bretagna prova a proporre un tetto più alto che possa arrivare ad essere il doppio della retribuzione fissa annuale.

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A cercare di mediare le posizioni la Germania che cercherà di equilibrare le richieste dei vari paesi e allo stesso tempo di non far inasprire troppo il clima a Bruxelles, dove, in questi ultimi tempi, si discute abbondantemente della riforma del sistema bancario europeo e di un ruolo più incisivo della BCE.

 

 

Indagine FSA su consigli consulenti bancari

 Le banche sono il luogo sicuro in cui depositare i propri averi, sia per tenerli lontani da mani indiscrete sia per farli aumentare. Chi, in effetti, potrebbe badare al denaro meglio di loro?
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In teoria nessuno, ma, secondo una recente ricerca condotta dalla Fsa –Financial Services Authority– una sorta di Consob inglese, in un buon numero di casi i consulenti bancari non hanno fatto a dovere il loro compito e hanno dato dei consigli sbagliati ai loro clienti. Nello specifico nell’11% dei casi si è trattato di consigli non adeguati e nel 15% il consulente non ha preso le giuste informazioni per consigliare la soluzione migliore al risparmiatore.

La FSA ha fatto una mystery shopping review, ossia un controllo effettuato dai suoi ispettori che si sono spacciati per normali clienti e ha scoperto questa pericolosa realtà. Gli interventi sono stati 213 in totale e hanno riguardato sei diversi istituti bancari.

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Nello specifico gli ispettori hanno constatato raccomandazioni non in linea con i profili di rischio del cliente o con le sue necessità finanziarie.

Questo tipo di indagine ci consente di capire cosa succede ai clienti quando comprano prodotti finanziari. Se da un lato siamo delusi dai risultati, dall’altro siamo incoraggiati dalle iniziative che gli istituti hanno preso per rettificare la situazione

ha commentato Clive Adamson, direttore della supervisione alla Fsa.

 

Le banche inglesi dovranno risarcire le PMI

 Sotto accusa alcune delle più grandi banche del Regno Unito (Barclays, Hsbc, Lloyds e Rbs) che sono state accusare di aver venduto titoli swap a piccoli e medi imprenditori che sono risultati irregolari nel 90% dei casi. La Financial Services Autorithy, l’Autorità che vigila sui mercati finanziari, ha indagato su 173 prodotti finanziari, constatando un elevatissimo tasso di irregolarità, ragione per la quale i clienti hanno diritto ad un rimborso.

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La maggior parte di questi prodotti sono interest rate swaps, una sorta di assicurazione contro l’oscillazione dei tassi di interesse. Il problema che è stato riscontrato, così come raccontano alcuni testimoni, è che questi prodotti venivano proposti dalle banche come pre-requisiti fondamentale per avere accesso a prestiti e mutui da parte degli istituti. Altri banche, invece, avrebbero fatto pagare delle commissioni molto pesanti per chi decideva di recedere il contratto.

Il processo di revisione delle procedure è stato supervisionato da analisti indipendenti ed ha portato gli istituti coinvolti nello scandalo (l’ennesimo) a disporre 12 miliardi di sterline come rimborso per tutti coloro che si sono affidati alle banche e si sono trovati, invece, ad essere truffati invece che aiutati.

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Si tratta dell’ennesima batosta al mondo delle banche internazionali, dopo i tanti miliardi che molti istituti hanno già dovuto pagare come multa per lo scandalo sulla manipolazione dei tassi di interesse.

Cameron contro Starbucks

 Cosa c’entra il premier inglese Cameron con il caffè? Nulla, a meno che non si stai parlando del caffè di Starbucks. Il premier inglese, nel suo ultimo intervento al WEF di Davos ha voluto lanciare una frecciatina ad una delle più grandi catene di caffè americane, la Starbucks.

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Sull’onda delle tante polemiche che da più parti si stano sollevando contro le multinazionali -soprattutto quelle tecnologiche, tra cui le più bersagliate sono Apple e Google– il premier inglese ha ribadito che, spesso, le multinazionali del genere approfittano del loro potere per non pagare le tasse.

Se sia vero nel caso della Starbucks ancora non è dato saperlo, fatto sta che dai piani alti dell’azienda sono arrivati commenti molto duri su questa ‘illazione’ del premier e fanno sapere, attraverso la voce di Chris Engskov, direttore della filiale inglese, che se il premier non rivede quanto detto, gli investimenti in programma nel prossimo periodo sul territorio inglese potrebbero anche essere rivisti.

La lotta all’evasione colpisce la tecnologia

La linea di difesa scelta dalla Starbucks è molto semplice: dal momento che la società non ha avuto profitto in Inghilterra non è tenuta a pagare le tasse. Ma il problema è che nell’ultimo rapporto di Starbucks si parla di un profitto globale di 274 milioni, ma nessuno di questi generato in Inghilterra, che nel documento, non ha neanche un prospetto separato.

Scandalo Libor, arrivano i primi arresti

 Le indagini che l’Unione Europea ha avviato per 12 banche della zona Euro, sono partite dopo che in Gran Bretagna, paese con non ha aderito alla moneta unica, si è cominciato a parlare, e ad indagare, sul Libor, l’equivalente inglese dell’Euribor.

Se l’Unione è ancora alle prime fasi, il Serious fraud office (Sfo) di Londra è passato all’azione e sono arrivati i primi arresti contro tre operatori che avrebbero manipolato il Libor, che ha la stessa funzione dell’Euribor, ossia la definizione dei tassi di interesse sui mutui e il valore di diversi prodotti finanziari, riuscendo a mettere in piedi una frode per migliaia di dollari.

Il Libor viene fissato da alcune delle banche inglesi che, dopo appositi calcoli, viene trasformato nel London interbank official rate, utilizzato dagli operatori di tutto il mondo. Quindi, una sua manipolazione, avrebbe avuto delle ricadute inimmaginabili e sono già in molti gli enti e i cittadini che stanno iniziando ad intentare delle cause contro gli istituti di credito per ottenere il risarcimento del danno.

La banca più colpita da queste indagini, per ora è la Barclays, che ha dovuto pagare una multa di circa mezzo miliardo di dollari e che ha subito un completo rimaneggiamento della struttura dirigenziale.

 

Anche la Gran Bretagna rischia di perdere la tripla A

 Anche su Londra si potrebbe abbattere la scure delle agenzie di rating. La Gran Bretagna rischia di perdere la tripla A di valutazione sul debito, tanto da Moody’s quanto da Fitch. Il problema? La ripresa della crescita inglese potrebbe essere più lenta di quanto previsto.

Moody’s per prima ha lanciato l’allarme (era la metà di novembre quando gli analisti dell’agenzia hanno, per la prima volta, ventilato questa possibilità) e attende che venga pubblicato l’Autumn Statement, documento con il quale il premier Cameron potrà dimostrare il ritmo del risanamento dei conti e le prospettive di crescita.

Solo se Cameron dimostrerà che le misure di austerity prese fino ad ora stanno portando a dei risultati reali potrà evitare  il rischio di vedersi abbassare il rating del debito nei prossimi 18 mesi. Un periodo piuttosto lungo in cui il paese deve assolutamente rispettare le promesse fatte e dimostrare di essere riuscito a evitare una nuova recessione.

Il fatto che tutte e tre le agenzie di rating abbiano deciso di sottoporre a revisione il debito inglese è una chiara mossa preventiva. Come ha dichiarato George Osborne, cancelliere dello Scacchiere:

Questo di Moody’s deve suonare come un avvertimento: Gran Bretagna non spendere tanto e non accedere a troppi prestiti, altrimenti rischi di perdere la tua solidità.

Cameron provoca: conviene detassare i ricchi

 Il governo Cameron lancia una forte provocazione: abbassiamo le tasse ai ricchi. Esattamente l’opposto di quanto detto ieri da Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi del mondo, secondo il quale, invece, i ricchi dovrebbero pagare molte più tasse se si vuole arrivare ad una vera ristrutturazione dell’economia.

L’editoriale di Buffet, nel quale il miliardario rilancia il suo appoggio alla politica di Obama, ha fatto il giro del mondo, così come anche la provocazione del governo Cameron, che però, per raggiungere lo stesso scopo, passa per la strada opposta. Infatti, stando a quanto dichiarato dal ministro del Tesoro inglese George Osborne, l’aumento delle tasse voluto da Gordon Brown (aumento dell’aliquota fiscale dal 40 al 50%) ha fatto scappare i ricchi dalla Gran Bretagna con una conseguente perdita per l’erario di 7 miliardi di sterline. La soluzione è quella di riportare l’aliquota al valore iniziale, passando dall’attuale 50 al 45% per poi tornare di nuovo al 40% quando l’economia si sarà ristabilita.Una tesi che Cameron, conservatore, condivide anche con l’ex premier laburista Blair. Entrambi concordano sul fatto che il paese non ha che da guadagnare dagli incentivi per i ricchi. Detassare i grandi patrimoni vuol dire che saranno in molti a riportarli sul territorio inglese, quindi, le tasse più basse saranno compensate da un maggior numero di contribuenti.Ma non solo l’erario beneficerà di questo. Sarà tutta l’Inghilterra a beneficiarne, perché i miliardari che torneranno in patria, con le loro attività e i loro capitali, creeranno un indotto da miliardi di sterline.

Gran Bretagna in bilico per il downgrade

 State investendo nelle opzioni binarie e dovete capire quale stato, dopo il declassamento della Francia da parte di Fitch e Moody’s, finirà sotto le grinfie delle agenzie di rating.

Il fatto che la Francia abbia perso la tripla A e adesso abbia ottenuto un’etichetta più bassa per i propri titoli che sono Aa1, si lega alla crisi generale economica e del mercato del lavoro. La crisi è così consolidata nel sentire comune che anche il downgrade della Francia, per certi versi, non è stato sorprendente.

Lascia più stupiti la previsione sul prossimo paese declassato dalle agenzie di rating che potrebbe essere la Gran Bretagna. Questa sensazione prende spunto dall’ultimo rapporto pubblicato sull’indebitamento netto del settore pubblico.

Sembra infatti che il governo in carica, nell’ultimo mese di rilevazioni, ottobre, abbia preso in prestito circa 8,6 miliardi di sterline che sono circa 2,7 miliardi in più di quanto avesse preso in prestito nel 2011. Il che vuol dire che c’è qualcosa che non funziona.

Oltre a questa maggiore richiesta, il rapporto indica anche che il governo ha contratto un deficit di 6,7 miliardi di sterline, nel senso che ha speso più di quanto avesse guadagnato andando anche oltre le aspettative degli analisti. Sono questi tutti i dati importanti per chi sta definendo un trend d’investimenti.