Ignazio Visco chiede alle banche di non distribuire dividendi

 Ignazio Visco, dopo che a febbraio, nel suo intervento al Forex di Bergamo, aveva chiesto che alla Banca D’Italia venissero concessi maggiori poteri per rimuovere i vertici delle banche e impedire agli istituti in perdita di distribuire i bonus, interviene nuovamente per chiedere un ulteriore giro di vite per le banche.
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Il governatore, infatti, si scaglia nuovamente contro i superbonus dei manager bancari chiedendo che le banche che per il 2012 hanno i conti in rosso o che hanno l’indice patrimoniale inferiore al livello comunicato dalla Vigilanza di non distribuire i dividendi.

Consapevole che le banche e i loro amministratori potrebbero trovare l’escamotage per aggirare la norma, Visco precisa anche che gli stipendi dei manager, fissi o meno che siano, non dovranno subire alcun aumento per il prossimo anno.

Per ora, quello di Via Nazionale è solo un invito a mantenere un adeguato livello di moralità alle banche, nel senso che gli istituti hanno il dovere di adeguarsi alle difficili condizioni del paese  e prendersi, in questo modo, carico della loro responsabilità per il presente e il futuro del paese.

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Un invito, comunque, che potrebbe trasformarsi in una ondata di controlli e nuove norme se le banche continueranno a non seguirlo.

 

 

Peggiora la situazione del credito, arriva il monito di Visco

 Lunedì scorso la Banca d’Italia ha pubblicato il “Rapporto sulla stabilità” ha messo in evidenza lo stato in cui versano le banche italiane e le imprese italiane e il vertice annuale tra Ignazio Visco, presidente della Banca d’Italia, e i vertici delle cinque principali banche italiane – Unicredit, IntesaSanpaolo, Ubibanca, Mps, Banca Popolare – si configura come un evento chiave per il futuro dell’economia.

I nodo centrale della questione è il credito: quello che le banche non concedono più alle imprese non perché queste non siano ritenute in grado di saldare, poi, i loro debiti, ma perché le banche preferiscono trattenere le proprie risorse in vista di possibili correzioni di bilancio.

E questo fatto, non fa certo bene alle imprese, che dovranno aspettarsi un acutizzazione del problema per tutta la prima parte del 2013. A soffrire di più sono le banche più grandi, almeno secondo le stime e i test dell’Eba e di Bankitalia, ma devono fare attenzione anche gli istituti di media grandezza, soggetti ai rischi derivanti da eventuali fallimenti delle imprese, le quali, tra recessione e contrazione del credito, sono sempre più in difficoltà.

Ci si aspetta, dunque, che in questo vertice il presidente Visco, seguendo le direttive della Commissione Europa, rinnovi l’invito al rafforzamento degli istituti, attraverso un sostegno alla posizione patrimoniale.

 

Visco interviene su crescita e riforme

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco interviene sulla crescita e sulla necessità di effettuare delle riforme per il rilancio dell’Italia nell’ottica degli investimenti sul Nostro paese. Visco ha inoltre parlato dell’urgenza di pareggiare il bilancio:

“Ieri abbiamo avuto un nuovo record del debito: è aritmetica, finchè c’è il disavanzo, il debito aumenta, non c’è niente da fare”. Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco aggiungendo che “avremo molti record davanti a noi finchè non si raggiunge l’equilibrio di bilancio non solo in termini strutturali, ma assoluti”.

Il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomani, ha presentato invece il Rapporto  Doing business in Italia 2013, aggiungendo:

“In presenza di vincoli stringenti di finanza pubblica, oggi la crescita è, ancor di più, un imperativo non eludibile. L’Italia non può che proseguire con decisione nel programma di riforme avviato. Occorre innanzi tutto assicurare la piena e concreta attuazione delle riforme già approvate dal Parlamento”.

Visco si è poi soffermato sul momento difficile del Bel Paese:

“Viviamo un periodo molto difficile,  tra l’incudine della crisi finanziaria e il martello della crisi economica. La prima discende e si riflette nel livello e nel costo del debito pubblico, la seconda nella riduzione dei redditi e delle occasioni di lavoro. Le due non sono indipendenti, nè discendono solo dai nostri ritardi e dalle nostre insufficienze e le vie d’uscita non sono semplici nè indolori. Ma occorre rispondere e la risposta, a livello nazionale, non può che passare attraverso il controllo dei conti pubblici e una risposta decisa ai problemi strutturali del nostro paese”.