Una storia di successo in tempo di crisi: il gruppo Calzedonia di Sandro Veronesi

In questi anni di crisi in cui l’iniziativa imprenditoriale personale sembra scoraggiata da aspetti macroeconomici e dalla pressione fiscale alta, quella di Sandro Veronesi e del gruppo Calzedonia emerge come una storia romantica e romanzesca. Scoprire che oggi tra i venti di pessimismo e di fallimenti ci sia ancora un uomo “che si è fatto da solo” sembra un miraggio. Eppure è realtà e lo dimostrano i dati di un gruppo italiano in crescita e di caratura internazionale.

 Il gruppo Calzedonia comprende anche Intimissimi, Falconeri e Tezenis. Ora si punta a La Perla per ampliare l’offerta in ambito intimi a diverse fasce di clienti e di prezzi.

Le intuizioni di Sandro Veronesi si sono rivelate vincenti sin da quando, giovanissimo, lavorava per Golden Lady. Poi l’idea dei negozi monoprodotto di intimo, fino ad allora venduti da mercerie e supermercati. E quindi la cosiddetta moda democratica con prodotti a prezzi bassi anche sacrificando maggiori utili.

 

Assunzioni Calzedonia

 

Calzedonia è stato lanciato nel 1986. Oggi i negozi in Italia sono 650 e nel mondo 1.600 per un fatturato di 487 milioni di euro. A questi si aggiunge Intimissimi con 481 milioni di euro e Tezenis con 401 milioni di euro. Il gruppo ha l’obiettivo di arriare a 3.700 e si propone in Paesi come Russia, Germania, Francia, Hong Kong e Asia.

Nel 2009 Sandro Veronesi ha acquisito di Falconeri. Il brand ha una importante tradizione nella produzione di maglieria e cashmere per l’uomo e la donna. Anche in questo caso la politica della moda democratica non cambia con l’obiettivo di offrire un prodotto di qualità a un prezzo accessibile. Filati prestigiosi quindi che anno ad ampliare l’offerta del gruppo e la storia di successo di un imprenditore capace di superare lo sconforto della crisi e di non farsi contagiare dall’aria di passività che si respira mostrando un misto di capacità creativa italiana e competenza economia e gestionale.

La crisi in sei anni ha provocato un’ecatombe di piccole imprese

 Dopo sei anni di crisi il bilancio è spaventoso: 134mila imprese in meno. La denuncia parte dalla Cgia di Mestre che pone in evidenza che tra il 2008 e il 2013 le due maggiori categorie che formano il cosiddetto popolo delle partite Iva hanno subito una vera e propria moria di imprese: il saldo, dato dalla differenza tra le aziende nate e quelle cessate, è paurosamente negativo.

Usa: imprese alla ricerca della ripresa

 Nella ricerca della sostenibilità della ripresa gli Usa stanno sforzandosi molto. Per comprendere quando e se la ripresa arriverà occorre esaminare l’indebitamento delle famiglie e quello pubblico. Su entrambi i fronti è necessario sottolineare che i progressi sono tanti.

Il debito delle famiglie è sceso di 18 punti di Prodotto interno lordo in confronto ai massimi precedenti alla crisi. Il debito pubblico anche se non è ancora calato ha fatto registrare una riduzione dei disavanzi nettamente in sede di Pil.

Ricerca e innovazione, i nuovi piani del Governo

 Il Consiglio dei ministri ha presentato un “piano per l’anno 2014 su ricerca e innovazione nell’impresa, finanziato da fondi comunitari e nazionali”. Ad anunciarlo il presidente del Consiglio Letta. L’obiettivo è “dare un input molto forte a ciò che porta più ricerca e innovazione nell’attivita di impresa” incentivando l’assunzione di laureati. Il piano per il 2014 “muove complessivamente 250 milioni”, meno dello 0,02 % del Pil.

Calano i prestiti alle imprese, il peggior dato dal 2001

 Non  accenna ad arrestarsi  il calo dei prestiti erogati dalle banche italiane alle imprese. Nel mese di  novembre 2013, comunica Bankitalia in una sua nota, la contrazione di prestiti alle società non finanziarie si è ampliata su base annua al 6 per cento, rispetto al già negativo -4,9 per cento di ottobre.

 

► In calo i prestiti alle Pmi e in aumento quelli ai grossi gruppi

 

Ma anche le famiglie soffrono: in generale i prestiti al settore privato hanno infatti registrato una contrazione su base annua del 4,3 per cento, con erogazioni scese dell’1,5 per cento sui dodici mesi.

 

► Ancora una flessione nei prestiti ai privati nel mese di novembre 2013

 

In valori assoluti tra il mese di ottobre del 2013 (ultimo dato disponibile) e lo stesso mese del 2012, la riduzione complessiva dei prestiti alle realtà imprenditoriali è stata pari a 6,6 miliardi di euro.

Anche il 2014, secondo le previsioni del Centro studi di Confindustria, le banche non si riveleranno prodighe nella concessione di finanziamenti: -1%,  per un valore complessivo di 8 miliardi in meno di erogazioni.

Previsione decisamente negativa considerato che il calo dei prestiti bancari in Italia, dal settembre 2011 ad oggi, ha già superato i 95 miliardi di euro. Un’inversione di tendenza potrebbe registrarsi solo a partire dal 2015, con un aumento di finanziamenti del 2,8%, pari a 22 miliardi di euro in più.

Anche in tal caso, precisa la nota di Confindustria, l’andamento dei prestiti bancari nel 2014-15 difficilmente sarà in condizioni di esaudire il fabbisogno finanziario dell’attività economica.

Con i finanziamenti così difficili da ottenere, le conseguenze per le famiglie e le imprese sono pesanti. In effetti, l’aria di immobilismo che si vive a livello economico è anche conseguenza di questa sorta di meccanismo inceppato. Pochi finanziamenti significano pochi investimenti e poco sviluppo.

Il Fondo per la competitività e lo sviluppo imprenditoriale non funziona

 Forse non tutti sanno che il sistema imprenditoriale italiano può beneficiare dell’aiuto di un apposito Fondo per la competitività e lo sviluppo, all’interno del quale vengono raccolte risorse che dovrebbero essere poi ridistribuite a chi ne fa richiesta. Sembra però che questo strumento di così grande importanza in un momento in cui la morsa del credito ancora aggredisce il mondo imprenditoriale italiano da più parti non funzioni ancora alla perfezione. 

Ventiduesima flessione per l’industria italiana ad ottobre 2013

 L’Istat ha recentemente rilasciato gli ultimi dati relativi all’andamento dell’industria italiana nel mese di ottobre 2013. Nel decimo mese dell’anno, però, dopo i mesi di agosto e settembre, si è venuto a registrare ancora un altro pesante calo nel comparto produttivo italiano. 

Arrivano i mini-bond e il fondo di garanzia per il credito alle imprese

 Solo alcuni giorni fa il governo ha presentato in via ufficiale gli interventi contenuti all’interno del piano Destinazione Italia, il cui scopo è quello di promuovere la crescita economica e di incentivare lo sviluppo delle imprese italiane. Il piano è stato infatti sviluppato di concerto con il Ministero per lo Sviluppo Economico e contiene diverse misure per migliorare le condizioni di vita delle aziende del nostro paese, sia sotto il profilo generale che in alcuni specifici settori. 

L’industria delle energie rinnovabili perde il 50% del suo fatturato

 Nel giro di due anni, i due anni che vanno dal 2011 al 2012, il settore industriale delle energie rinnovabili ha visto eclissarsi la sua buona stella. Quella stella che invece l’aveva incoronato tempi prima come uno dei business più promettenti e come il miglior investimento per l’interno paese.