Più di 7000 mila società pubbliche con perdite superiori a 1 miliardo l’anno

 La giungla delle società italiane che fanno capo alla mano pubblica è stata, finalmente, censita con precisione: sono 7.310 le imprese che contano fra i propri azionisti diversi ministeri, enti locali, agenzie pubbliche, istituti di previdenza, ACI, case di riposo e altre istituzioni dello Stato.

 

200 poltrone libere nelle società pubbliche

 

Il numero totale delle presenze pubbliche, che variamente si intrecciano nel novero di queste società, ammonta, sempre con estrema precisione, a ben 30.133, tra partecipazioni dirette e indirette, maggioritarie e minoritarie.

 

Nuove regole per i vertici delle società statali

 

Queste sono le cifre che emergono dal rapporto recentemente pubblicato, per la prima volta, dal Ministero dell’Economia riguardo alle partecipazioni societarie detenute dalle amministrazioni pubbliche: un rapporto che enumera con certosina pazienza i bilanci e i guadagni di tutte le partecipate.

Ma il rapporto elenca soprattutto le perdite di esercizio di ogni singola società. E qui emerge che un terzo delle società di cui l’Amministrazione è azionista segna bilanci in rosso, con una perdita complessiva da profondo rosso pari, per l’esattezza, a 1,1 miliardi anno.

Solo i Comuni italiani (circa 8000) dichiarano la propria partecipazione azionaria in 5.000 società, con un numero totale di partecipazioni dirette o indirette pari esattamente a 19.583 , spesso accavallate nelle stesse imprese.

L’Automobile Club d’Italia Aci conta partecipazioni a 153 imprese, un numero superiore a quello di qualunque fondo d’investimento italiano. Questa è una società spesso criticata per questi aspetti. Di certo in un’epoca di tagli probabilmente è bene considerare meglio la funzionalità di queste società partecipate e pretendere il rispetto di criteri di maggiore efficienza.

Il Governo pensa di privatizzare anche l’Eni e la Rai

 All’interno della Legge di Stabilità, che troverà entro fine anno la sua veste definitiva, sarà incluso come è noto anche un vasto programma di privatizzazioni delle società pubbliche italiane controllate dal Tesoro, attraverso il quale il Governo italiano ha intenzione di risollevare il bilancio dello Stato in un momento difficile e di promuovere al tempo stesso lo sviluppo e la crescita economica. 

Reintrodotto il taglio per i manager della pubblica amministrazione

 Parlamento e Governo hanno discusso a lungo sulla questione del taglio e del relativo tetto per gli stipendi dei manager delle Spa pubbliche. Dopo che la misura di introduzione del taglio del 25% agli stipendi complessivi, “a qualsiasi titolo determinati”, di tutti i manager pubblici che non rientrano nel tetto dei circa 300 mila euro.

 Nuove regole per i vertici delle società statali

Il tetto dei 300 mila euro complessivi è stato determinato in base allo stipendio massimo che può percepire il presidente della Corte di Cassazione. Il risultato della discussione che ha portato finalmente a dare una regolamentazione agli stipendi dei manager pubblici deriva da due diversi emendamenti: l’ abolizione dell’articolo 12 bis che sanciva l’inapplicabilità del tetto dei 300 mila euro alle società che svolgono servizi di interesse generale, anche nel settore economico.

I super manager italiani che saranno coinvolti nel taglio sono quelli delle società a controllo pubblico diretto o indiretto, sia quotate che non che “emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati”.

► 200 poltrone libere nelle società pubbliche

Nella lista dei manager che perderanno una cospicua fetta di stipendio ci sono quelli di Eni, Enel, Finmeccanica, Ferrovie e Poste. Le novità entreranno in vigore il prossimo anno, momento dal quale tutti i manager il cui stipendio non rientra nel tetto dei 300 mila euro vedranno tagliati i loro compensi del 25%.

Nuove regole per i vertici delle società statali

 Il Ministero dell’ Economia e delle Finanze ha emanato, di comune accordo con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, una nuova direttiva che regola l’ assegnazione delle nomine ai vertici delle società statali, le ambite partecipate o controllate del Tesoro. 

200 poltrone libere nelle società pubbliche

 Per le amministrazioni pubbliche, ed in particolare per le società, i consorzi, le agenzie, gli istituti, le Autorità e le Fondazioni che, in un modo o nell’ altro, fanno comunque capo allo Stato, è tempo di rinnovi. Rinnovi, cioè, delle ambitissime cariche al loro vertice e dei rispettivi consigli di amministrazione: una torta da circa 200 poltrone che aspetta solo di essere equamente – si spera – spartita.

>Le novità del decreto legge sui debiti delle pubbliche amministrazioni