A quanto ammonteranno le pensioni tra 20 anni? Le proiezioni dell’Inps

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 Chi è entrato nel mondo del lavoro da poco tempo non avrà accesso allo stesso trattamento pensionistico riservato ai lavoratori più anziani, in quanto il calcolo della pensione verrà effettuato solo in base al sistema contributivo (e non più, quindi, anche in base al sistema retributivo) ossia all’ammontare dei contributi previdenziali versati all’Inps.

Con le nuove regole si alza anche l’età pensionabile e, quindi, per andare in pensione si dovranno attendere anche i 70 anni. Inoltre, dal momento che la pensione viene calcolata solo in base al sistema contributivo, non è detto che l’assegna che si percepirà sia commisurato alle esigenze di vita.

A questo proposito l’Inps ha elaborato alcune proiezioni nelle quali è stato calcolato il valore della prestazione pensionistica alla quale si avrà diritto in base al tasso di sostituzione (il valore dell’ultima retribuzione percepita) sia per i lavoratori dipendenti che per quelli autonomi che abbiano effettuato la prima iscrizione all’Inps al compimento dei 25 anni di età e che abbiano una retribuzione annua lorda in termini reali (in valore di oggi) pari a 15 mila euro.

I calcoli sono stati effettuati per autonomi e dipendenti di tre diverse età: 40, 50 e 60 anni.

Secondo questi requisiti, quindi, l’Inps ha evidenziato che:

– il lavoratore di 40 anni che ha iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996 avrà diritto alla pensione calcolata solo in base al metodo contributivo;

– il lavoratore di 50 anni al 1996 ha già accumulato una quota di pensione con il metodo di calcolo contributivo;

il lavoratore di 60 anni, se al 31 dicembre 1995 ha già accumulato 18 anni di contribuzione, potrà accedere al calcolo in base al sistema retributivo per tutti i contributi versati fino al 31 dicembre 2011; il sistema contributivo verrà utilizzato sull’anzianità maturata a partire dal 1 gennaio 2012.

Nel calcolo del valore delle pensioni in base al tasso di sostituzione effettuato dall’Inps, inoltre, i lavoratori dipendenti sono stati analizzati per tre diverse tipologie di carriera e, quindi, di retribuzione: lavoratore dipendente di livello medio impiegatizio (retribuzione finale pari a 30mila euro); dipendente di livello medio, come un funzionario, con una retribuzione finale di 60 mila euro e, infine, il dipendente di livello alto con ruolo dirigenziale e retribuzione, al momento del pensionamento, di 120 mila euro.

La stessa suddivisione è stata fatta per i lavoratori autonomi, prendendo in considerazione diversi livelli di reddito derivanti da attività di commercio.

Per entrambe le categorie di lavoratori il è stato preso in considerazione il pensionamento a 68 anni o 70 a seconda della situazione individuale.

 A quanto ammonteranno tra 20 anni le pensioni dei dipendenti?

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Dall’analisi dei risultati delle proiezioni fatte dall’Inps si nota come con l’introduzione del solo metodo contributivo per il calcolo della pensione, i redditi che saranno garantiti ai futuri pensionati che solo da poco affacciati nel mondo del lavoro sono nettamente inferiori a quelli garantiti con il calcolo della pensione in base al sistema retributivo o misto.

Emerge fortemente anche il fatto che la pensione diminuisce con il decrescere dell’età dei contribuenti, con la copertura offerta dal sistema si riduca al crescere della retribuzione percepita.

Situazione, questa, che si fa ancora più marcata per i lavoratori autonomi.

Gli elementi che influiscono sul calcolo della pensione

Sul calcolo della pensione per le nuove generazioni, influiscono in maniera determinante le seguenti circostanze:

evoluzione retributiva durante la carriera;

tipologia di inquadramento contrattuale (sempre dipendente, contratti alternativi o libero professionista; eventuali periodi di part time eccetera);

scelte operate dal contribuente come richiesta del riscatto dei periodi di laurea, ricongiunzione o totalizzazione dei periodi maturati in più gestioni, adesione alla previdenza complementare, utilizzo del Tfr come forma di risparmio previdenziale.

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