Aumenta il prezzo della benzina

 L’aumento del prezzo dei carburanti, e soprattutto della benzina, era stato annunciato ed è arrivato. Nel fine settimana ci potrebbero essere aumenti dovuti alla salita delle quotazioni internazionali.

Pompe bianche e GDO per rompere l’oligopolio dei carburanti

Eni ha aumentato i prezzi di 1 centesimi euro/litro sulla benzina e sul diesel e anche le altre compagnie petrolifere fanno registrare aumenti. Il prezzo della benzina e del diesel è aumentato di 0,50 centesimi di Euro al litro alla IP, Q8 ed Esso, mentre la Shell ha aumentato di 0,50 centesimi di Euro solo il prezzo della benzina verde.

Il prezzo del gas scenderà a partire da aprile

I prezzi potrebbero aumentare ancora e ci sono differenze in base alle zone dove si fa riforimento. Nel centro delle città si hanno le punte più alte e si può arrivare a 1,893 Euro al litro per la benzina, 1,798 Euro al litro per il diesel e 0,895 Euro al litro per il gpl. A livello nazionale la media è di1,836 Euro al litro per la benzina, 1,767 Euro al litro per il diesel e 0,863 Euro al litro per il gpl.

In crescita anche i prezzi dei no logo, che sono a 1,745 Euro al litro. Per la benzina si può spendere anche 1,820 Euro al litro se non in centro.

Non solo i ricchi nel mirino del ReddiTest

 I provvedimenti sul nuovo Redditometro, che sarà attivo da marzo 2013, tengono quota. L’Agenzia delle Entrate ha dato un paio di esempi di natura reale, fornendo cioè dati e posizioni esistenti negli archivi dell’anagrafe tributaria e nel database del Fisco, per precisare chi finirà nel mirino dello strumento. Non solo i ricchi saranno l’oggetto delle inchieste.

Urge fare chiarezza, a scanso di equivoci. Così, Marco Di Capua, vicedirettore dell’Ente ha affermato: “E’ l’evasione da sciacalli che vogliamo combattere”. Inoltre, Di Capua, ha dichiarato che “non è scandaloso il redditometro ma sono scandalosi i 120 miliardi di evasione che si verificano”. Alcune manifestazioni di capacità contributiva sono a rischio illegalità.

Un esempio, fatto da Di Capua, è quello di un contribuente che quattro anni fa ha dichiarato redditi familiari per complessivi 17 miliardi, due figli a carico, un mutuo di 9.000 euro annui per l’abitazione principale, il possesso di un’auto e due moto, la partecipazione come socio unico di una società che ha dichiarato redditi per 820 euro e un investimento su un prodotto finanziario (assicurazione sulla vita) per 250.000 euro.

“Non una crociata contro la ricchezza”

Di Capua, cifre alla mano, afferma che il Redditometro non è soltanto una battaglia contro i più ricchi. Il nuovo strumento è soltanto atto a misurare la corrispondenza tra reddito dichiarato e entità della spesa (reddito consumato).

Chiudendo il suo intervento, Di Capua ha affermato che “Se un cittadino spende 100.000 euro in oro o carta igienica per noi è la stessa cosa. L’importante è che dimostri di avere un reddito tale da sostenere e supportare questa spesa”.

Scandalo Mps nel giorno dell’incontro con il Fmi

 Era davvero difficile prevedere una presentazione peggiore per l’associazione delle banche italiane davanti al Fondo Monetario internazionale.

Perché?

Succede che, nel giorno del delicato colloquio con gli uomini del Fondo Monetario, il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari ha lasciato la sua poltrona con effetto instananeo e in maniera irrevocabile, per via dello scandalo delle operazioni in derivati realizzate tra il 2008 e il 2009 dal Monte dei Paschi di Siena, la banca da lui presieduta all’epoca, che lo vede coinvolto in prima persona.

A prendere momentaneamente il suo posto è Camillo Venesio, il vicepresidente vicario dell’Abi.

La giornata terribile è iniziata sin dalle primissime luci del mattino, per effetto di un’inchiesta de «Il Fatto quotidiano». Il giornale ha rivelato un’operazione con il nome in codice Alexandria, finalizzata alla ristrutturazione del debito con la banca d’affari Nomura. La banca senese ha pagato le spese con una prima correzione nel bilancio 2012 di 220 milioni. Secondo il quotidiano, tuttavia, l’operazione Alexandria causerà una perdita potenziale che potrebbe salire a 740 milioni. Un bruttissimo colpo per Mps.

Il Nomura, da par suo, ha diramato una nota con la quale ha inteso comunicare che l’operazione Alexandria è stata completamente analizzata e approvata ai massimi livelli di Mps incluso il cda e anche il presidente avvocato Mussari.

L’esistenza del derivato è stata confermata dalla banca ora guidata dal presidente Alessandro Profumo e dall’ad Fabrizio Viola.

La notizia dello scandalo Mussari in pochi minuti è rimbalzata ovunque e il titolo Mps crolla in Borsa (-6,2% in mattinata e a fine seduta -5,6%).

Monti ha fiducia nell’economia

 Ospite in qualità di Presidente del Consiglio al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, Mario Monti ha sfruttato l’occasione molto importante per parlare dei meriti e dei risultati raggiunti dal suo Governo.

Durante il suo discorso il Professore ha dichiarato di essere fiducioso sul futuro dell’Italia. “Intravedo un forte interesse nelle imprese e negli investitori stranieri per la crescita e l’innovazione che l’Italia può fornire – ha detto il Premier uscente (ancora in carica fino alle prossime elezion). Le circostanze sono molto differenti dal mio primo giorno da Presidente del Consiglio, poiché l’atmosfera che fa da sfondo all’Italia è cambiata. Ora il nostro è un Paese che si fa rispettare e si crede nella sua capacità di riprendersi”.

 Monti e il diverbio con il Financial Times

Poi Monti ha aggiunto: “Siamo tra i più sostenibili nel mondo intero. L’onere di ridurre il debito non può più essere ottenuto solo attraverso le tasse”.

In Svizzera, Monti ha dichiarato che i cittadini italiani hanno compreso il suo sforzo per cambiare le cose. E di conseguenza si sono dati da fare con determinazione, aiutando il Paese a voltare pagina, per lasciarsi la crisi alle spalle. Così Monti ha voluto fare il suo personale tributo agli italiani e alla loro resistenza.

Poi il Professore ha tenuto a precisare che in questi quattordici mesi non ha mai sfruttato l’argomento ‘ce lo chiede l’Europa’ per far si che i cittadini italiani facessero sacrifici.

Peggiora la situazione spagnola

 In Spagna non si parla più, ormai, di crisi, ma di recessione. A gravare su una situazione già difficile c’è il debito dell’area euro, la crisi del mercato immobiliare interno e, come accaduto anche altrove, le misure adottate per il risanamento che, anche se volte al raggiungimento di obiettivi a medio o lungo termine, hanno delle ricadute immediate sull’economia reale del paese.

Perché conviene l’investimento in Bonos?

In queste ora la Banca Centrale di Spagna ha diffuso i dati sull’andamento del paese nell’ultimo trimestre. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la Spagna, negli ultimi tre mesi del 2012, ha avuto un abbassamento del Pil pari a 0,6 punti percentuali.

In Spagna aumentano i salari minimi, ma anche i pignoramenti e gli sfratti

Anche se si tratta ancora solo di una stima, si può vedere come questa contrazione sia la peggiore per il paese iberico degli ultimi tre anni (era il secondo trimestre del 2009 quando il Pil spagnolo segnò un -1,1%). Nel complesso la Banca Centrale spagnola, e fra qualche giorno potranno confermarlo anche i dati dell’ente statistico nazionale, indica una contrazione economica dell’1,3% su base annua, quindi una prospettiva migliore di quella presentata dal governo che aveva previsto un calo del Pil pari all’1,5%.

La Banca, inoltre, prospetta anche un peggioramento dei dati sulla disoccupazione, che alla fine del 2012 si è assestata al 26% della popolazione, contro il 25% precedentemente stimato.

I dati del rapporto Noi Italia dell’Istat

 L’Istat ha pubblicato il rapporto Noi Italia, uno studio approfondito sulla situazione delle famiglie italiane. I dati che ci sono stati restituiti sono davvero allarmanti: il tasso di persone che possono essere considerate povere e continua a crescere il numero dei disoccupati; i tagli alla spesa pubblica si fanno sentire soprattutto nel settore della sanità, portando le famiglie a dover spendere cifre sempre maggiori per l’assistenza.

Ma non solo, dal rapporto emerge che la situazione italiana è difficile sotto tutti i punti di vista. Di seguito i dettagli de Noi Italia.

Lavoro

I dati relativi al 2011 parlano di un tasso di occupazione pari al 61,2% della popolazione di 20-64 anni, appena un decimo in più dell’anno precedente, il che fa  scendere l’Italia al terzultimo posto dei paesi europei in quanto a numero do occupati, lasciandosi dietro solo la Grecia e l’Ungheria.

Inoltre, sono aumentati notevolmente i disoccupati di lungo corso (più di 12 mesi) che sono arrivati ai livelli di dieci anni fa. Anche il numero degli inattivi va crescendo: nel 2011 il tasso di inattività nella popolazione tra i 15 e i 64 anni è stato del 37,8%, contro una media europea pari al 28,8%.

10 cose da sapere sulla riforma del lavoro

Povertà

Si può parlare di povertà ancora nel 2013? Si può, anche in Italia, dove le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11,1%, per un totale di 8,2 milioni di individui, e quelle in condizioni di povertà assoluta sono il 5,2% (3,4 milioni di individui).

Spese sanitarie

La spesa sanitaria pubblica è di circa 112 miliardi di euro, nettamente inferiore ai dati che arrivano dagli altri paesi europei, con una media di 1.842 euro annui per abitante, con una netta divisione tra nord e sud del paese, dove le quote spese per la sanità ogni anno sono rispettivamente 1.163 euro e 909 euro.

Il debito della sanità pubblica

Scuola e formazione

Ecco un altro grande problema per l’Italia: l’abbandono scolastico. Il 18,2% dei giovani con età compresa tra i 18 e i 24 anni ha lasciato la scuola prima del diploma (la media europea è del 13,5%) con una maggiore concentrazione di giovani che non portano a termine i loro percorso formativo in Sicilia e in Sardegna.

Criminalità

Altra faccia della povertà: il tasso di criminalità nel nostro paese è in leggero aumento, anche se, almeno in questo caso, il numero di omicidi volontari è sotto alla media europea. Lo stesso non si può dire, però, per le rapine e i furti che sono in continua crescita (nel 2011 sono stati denunciati alle autorità oltre 40 mila, pari a 66,8 ogni 100 mila abitanti) con un aumento del 10,2% rispetto all’anno precedente.

Immigrazione 

L’Italia non è più l’Eldorado e i migranti scelgono altre destinazioni, dove la situazione economica e, quindi, le possibilità di un futuro sono più rosee. Anche se il numero degli stranieri regolarmente registrato sul territorio italiano è salito di circa 100 mila (per un totale di 3 milioni e 600 mila stranieri regolari), tra il 2010 e il 2011 si è registrato un brusco calo degli arrivi (quasi il 40% in meno).

I migranti hanno contribuito anche a compensare -almeno in parte- il saldo demografico dell’Italia, che rimane, comunque, un paese in cui la proporzione tra anziani e giovani è di 147 contro 100.

Crescono le imprese individuali con titolare straniero

Differenti effetti della crisi tra nord e sud del paese

Le condizioni economiche e sociali della popolazione e delle imprese italiane continua a manifestare la dicotomia che da sempre esiste tra il nord e il sud della penisola. Un divario che la crisi ha contribuito ad allargare, soprattutto perché in questo ultimo periodo le imprese che hanno risentito di meno della crisi sono quelle che producono per l’estero, per la maggior parte presenti nelle regioni del nordi Italia, mentre le aziende specializzate nella produzione di merce per il mercato interno, localizzate principalmente al sud, hanno avuto un tasso di mortalità molto più alto, con una conseguente perdita maggiore di posti di lavoro.

 

 

Su Pomigliano il giudice dà ragione alla Fiat

 È stato respinto dal Tribunale di Roma il ricorso della Fiom contro il licenziamento dei 19 operai dell’impianto di Pomigliano. Ancora non c’è il provvedimento esecutivo e il giudice Elena Boghetich ha sentenziato che è

necessario attendere il provvedimento finale, che rappresenta l’esito di una sequenza di fasi a valenza interna. La valutazione del pregiudizio richiede che il momento perfezionativo dell’atto sia compiuto.

Due anni di CIG per la Fiat di Melfi

L’accordo tra la Fiat e i sindacati sulle procedure della messa in mobilità dei 19 lavoratori, secondo la legge 223 del 1991, non c’è stato e la Fiat deve decidere cosa fare entro 120 giorni. Senza un accordo tra le parti il riferimento è la legge 223 del 1991 che individua i lavoratori da licenziare. I sindacati hanno però affermato che in questo modo si penalizzerebbero i dipendenti con minore anzianità aziendale che non avrebbero l’indennità di mobilità e nemmeno altri ammortizzatori sociali. I lavoratori da licenziare sarebbero quindi i neoassunti che hanno la tessera Fiom.

Fiat riassorbirà tutti i dipendenti in quattro anni

La Fiom si riferisce alla sentenza del 21 giugno del Tribunale di Roma che ha rilevato una discriminazione a carico dei dipendenti iscritti alla Fiom. Il Tribunale di Roma disposto l’obbligo di avere l’8,75% di assunzione future tra gli iscritti al sindacato delle tute blu della Cgil. Il 9 ottobre la Corte di appello di Roma disposto per la Fiat l’assunzione entro 180 giorni di 126 iscritti alla Fiom oltre a 19 lavoratori che dovevano essere individuati sempre dalla Fiom.

Impegni Fiat per l’Italia

A fine ottobre la Fiat ha iniziato le procedure di licenziamento collettivo per 19 lavoratori a causa delle difficoltà economiche e dopo circa un mese ha assunto i 19 dipendenti Fiom. La sentenza del Tribunale di Roma dice che deve essere mantenuta una determinata percentuale di iscritti alla Fiom nell’ambito dell’organico complessivo.

Per Confindustria i programmi dei partiti sull’economia reale sono insoddisfacenti

 Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi in una intervista al Tg1 ha parlato dei programmi dei partiti politici per le prossime elezioni e ha criticato la mancanza di riferimenti chiari all’economia reale. Gli ultimi dati della banca d’Italia e del Centro Studi di Confindustria parlano di un calo del Pil dell’1%, oltre la previsione dello 0,2%  fatta in precedenza.

Programma per aumentare export dei prodotti italiani

La preoccupazione del presidente di Confindustria è quindi per l’economia reale. Giorgio Squinzi ha affermato:

Siamo decisamente preoccupati perché dai programmi dei partiti riscontriamo insufficiente attenzione ai problemi dell’economia reale, che in questo momento è il vero problema del paese.

Il 2013 potrebbe essere difficile per l’economia italiana, con la politica concentrata molto sulla finanza e poco sull’economia reale.

Confindustria sta realizzando un documento in cui saranno inseriti gli obiettivi economici che la prossima legislatura dovrebbe realizzare per migliorare la situazione dell’Italia.

 

Nuova manovra per superare la crisi

Gli obiettivi che sono stati individuati nel documento, così come presentati da Giorgio Squinzi, sono: il primo la crescita superiore al 2% all’anno; il secondo è rimettere il manifatturiero al centro dell’attenzione del Paese portandone l’incidenza sul Pil ad oltre il 20% dal 16,7% di oggi -la situazione del settore della manifattura in Italia ha avuto un drammatico calo del 25% rispetto al 2007-  e il terzo è il raggiungimento del rapporto tra debito-Pil nell’ordine del 100 per cento.

Il titolo del documento è Priorità: crescita e occupazione e già fa capire come l’aumento del carico fiscale non è per Confindustria la soluzione.

Diminuiti incassi Stato su giochi e scommesse

 C’è crisi anche nel settore dei giochi e in quello delle scommesse. Parliamo di una delle principali “droghe” degli italiani, che frutta ogni anno molti soldi al Monopolio di Stato, e che pare però una tendenza meno in auge rispetto alle precedenti stagioni.

Gli ultimi dati parlano di una diminuzione degli incassi nel 2012.

DATI

Gratta e Vinci: l’incasso è di 35 milioni di euro.

Superenalotto: l’incasso è di 16 milioni di euro.

Jackpot: nel complesso i giocatori hanno portato a casa 151,8 milioni di euro. In questo contesto lo Stato ha guadagnato 9,1 milioni senza neanche fare i conti con le probabilità di indovinare i numeri vincenti.

Win for Life: l’incasso per lo Stato è di 1,8 milioni.

Vecchie formule di gioco + Viva l’Italia, Grattacieli e Cassaforte: da queste rendite lo Stato ha incassato più di 600 mila euro, cifra alla quale debbono aggiungersi i 300 mila euro dei premi promozionali da un milione:

Si vince tutto: lo Stato ha incassato 600 mila euro.

In conclusione c’è da sottolineare che in ogni caso l’Erario porta comunque a casa un montepremi sicuramente più ricco di quello portato a casa dai giocatori. Ma il gettito per il 2012 è sicuramente minore rispetto a quello del 2011. Cosa succederà nel 2013? Tutto lascia presagire che vi sarà un ulteriore calo in questo settore così fiorente.

Novità processo Salva-Ilva

 Il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha accettato la richiesta della Procura provocando una questione di legittimità costituzionale della legge 231 ‘Salva Ilva’ e trasmettendo gli atti alla Consulta.

Anche il Tribunale di Taranto, in qualità di giudice dell’appello, la settimana passata aveva sollevato dubbi di costituzionalità della legge 231 rimettendo gli atti alla Consulta e stoppando il giudizio, così da aspettare la decisione in merito presa dalla Corte costituzionale.

Svolta

Qualora la magistratura dovesse decidere di dissequestrare i prodotti finiti e semilavorati attualmente locati sulle banchine del porto, i soldi guadagnati dalla vendita della merce saranno destinati ad adempiere alle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale, a saldare gli stipendi e a tutto ciò che sarà necessario per la sopravvivenza dell’azienda.

A controllare le operazioni potrebbe esserci il Garante dell’Aia.

Così l’Ilva ha dichiarato che l’unica svolta positiva potrebbe giungere solo se i giudici torneranno sui propri passi.

Ferrante

Il messaggio ha come primo destinatario il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco, destinato a decidere sull’istanza di dissequestro dei prodotti avanzata dall’azienda. Una posizione, quella dell’azienda, che non è di certo una novità, così come non c’é stata alcuna news positiva dall’incontro che il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha tenuto con i vertici sindacali di categoria di Fim, Fiom e Uilm.

Ferrante ha proseguito, definendo “drammatica” la situazione, ripetendo che l’azienda farà il possibile per saldare gli stipendi di febbraio (si tratta di 70 milioni di euro per tutti gli stabilimenti Ilva in Italia) e che l’azienda è sana, robusta e ha sempre ottemperato ai suoi impegni.

Ma nel contempo, Ferrante ha messo l’accento sull’esigenza di sbloccare la merce sequestrata, senza la quale il non può esserci futuro per l’Ilva.