Il Fondo monetario internazionale ha lanciato diversi allarmi sulla crescita economica globale, dicendo di pericoli di ‘stagnazione secolare’ in aree industrializzate come Europa e Giappone.
Nella prima metà dell’anno “si è rivelata più debole” di quanto previsto dallo stesso Fmi nel suo World Economic Outlook, pubblicato in aprile. Ora, in un rapporto redatto in vista del G20 delle Finanze, il Fmi parla continuamente di risultati “deludenti” in varie regioni: dagli Usa, all’America Latina all’area euro. E nel valutare l’Unione valutaria il Fmi segnala l’Italia a causa della contrazione che ha avuto il Pil. Timori anche per la deflazione. L’agenzia Fitch dice che il rischio di prezzi bassi in Europa è “significativo e crescente”.
L’anno scorso l’inflazione è precipitata ai minimi dal 2009 in Italia. È stato il restringimento delle spese da parte delle famiglie a condurre a una dinamica dei prezzi al consumo depressa durante il 2013. Il tasso medio annuo è stato del 1,2%, in forte frenata riguardo al 3% registrato nel 2012.
In prospettiva “la crescita globale dovrebbe ora riguadagnare forza, ma i rischi di rallentamento sono aumentati”, osserva il Fmi. E tra i motivi di pericolo indica le tensioni geopolitiche ingrandite negli ultimi mesi, che si sono aggiunte a pericoli già presenti come quelli connessi alla normalizzazione della politica monetaria negli Usa (con la progressiva rimozione deli stimoli).
In merito ai piani di risanamento dei conti, il Fmi dice che è necessario evitare di lanciarsi in manovre correttive in caso di “ampie sorprese negative” sulla crescita, poiché sarebbe controproducente. Mentre per la Germania che ha margini di bilancio dovrebbero essere sfruttarli per facilitare gli investimenti.