Ocse, l’Italia deve ridurre il costo del lavoro

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 Ocse ammonisce l’Italia sul costo del lavoro. Tra i paesi ‘vulnerabili’ (Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna), precisa l’Ocse in un rapporto sull’Unione europea e l’area euro, i costi delle unità di lavoro “sono sostanzialmente scesi, con la rilevante eccezione dell’Italia”. E chiarisce poi che l’aggiustamento dei prezzi è stato “inferiore a quello dei salari cosa che ha limitato l’effetto del calo dei costi delle unità del lavoro sulla competitività dei prezzi”.

Dalle tabelle dell’ Ocse affiora anche quanto sia impossibile il percorso imposto all’Italia di riduzione del debito pubblico, per giungere al limite del 60%: il surplus primario dell’Italia deve superare il 5% in media nel periodo 2014/2023 (il 2012 si è chiuso con un saldo primario del 2,2%). L’ Ocse precisa che la riduzione del debito al limite fissato dal Patto di Stabilità e crescita dell’Eurozona “richiederà il mantenimento di un surplus dei conti pubblici per un periodo di tempo prolungato” a causa delle “prospettive di bassa crescita”. E questo, secondo il rapporto dell’ Ocse sull’Eurozona, “sarà una sfida importante di politica” economica.

Per quel che riguarda l’Eurozona, per l’ Ocse i rischi di deflazione “possono aumentare se l’attività economica continua ad essere debole: i tassi dell’inflazione dell’Eurozona, sostanzialmente sotto l’obiettivo della Bce, rendono più difficili gli aggiustamenti dei prezzi relativi fra economie, senza significative riduzioni di prezzo in alcuni paesi”. La politica della Bce rimarrà “accomodante per un periodo di tempo esteso” e, secondo l’ Ocse, dopo i programmi già annunciati, “se dovessero riemergere incertezze sostanziali, o i rischi di deflazione intensificarsi, potrebbero essere considerate ulteriori misure non convenzionali”.

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