Investire sul futuro: come ottimizzare il passaggio generazionale delle imprese familiari

La questione interessa l’intero sistema-Paese, perché la spina dorsale della nostra economia è costituita proprio dalle imprese familiari. A rappresentare l’85% del totale delle aziende italiane e ad assicurare la tenuta socio-economica complessiva, laddove il 65% di esse fattura oltre i 20 milioni di euro. Purtroppo, senza pensare al tempo che passa, laddove solo una su dieci ha un piano di transizione già pronto e solo due su dieci sono consapevoli – del problema, dell’urgenza di predisporne uno e dell’importanza di farlo bene.

Il patrimonio emotivo e gli errori da non fare

A darci un quadro più completo della situazione, i dati dell’Osservatorio AUB 2023, la recente analisi Deloitte su 100 imprese familiari italiane e l’esperienza dello Studio legale Borrelli – premiato da Forbes come migliore professional 2021 e 2022 e partner de IlSole24Ore. Tutti concordi sulla rilevanza di due aspetti, presenti nelle imprese che hanno registrato i migliori risultati economici, finanziari e occupazionali: il modello di governance e la gestione del ricambio generazionale.

Aspetti che, secondo l’avvocato Paolo Borrelli, dipendono da un fattore principale: il patrimonio emotivo. L’insieme cioè degli elementi valoriali e affettivi che condizionano le decisioni d’impresa. A generare importanti errori sistemici di visione e operato, come:

  • confondere l’appartenenza familiare con la competenza;
  • sovrapporre pertanto i tavoli familiari e di gestione aziendale, mischiando i ruoli di proprietà, governo e direzione;
  • comporre il Consiglio di Amministrazione, ove presente, soltanto con i membri della famiglia proprietaria;
  • scegliere i collaboratori esterni per ragioni diverse dalla capacità e dalle performance a beneficio dell’azienda;
  • non sviluppare la dialettica intergenerazionale, a incoraggiare vis imprenditoriale e creatività dei figli e dei nipoti;
  • trattare il passaggio come un obbligo (per di più, in caso di decesso del leader familiar-aziendale) e non come un processo, da avviare per tempo e affrontare come un’opportunità;
  • pensare di fare da soli, senza cioè un professionista esterno e competente che acquisisca una visione di dettaglio e d’insieme per il miglior successo della transizione.

Investire in giovani, donne e competenze

Lo dicono i numeri: tra le imprese familiari con un fatturato di oltre 20 milioni, quelle con i migliori risultati hanno un Consiglio di Amministrazione formato da più capacità oggettive e meno famiglia proprietaria. Compresi giovani magari non interessati a prendere il testimone ma partecipi alla continuità dell’impresa nel ruolo di azionisti di minoranza. Infatti, come ci conferma l’Avv. Borrelli, le generazioni seconde e terze risultano ottenere prestazioni e risultati migliori della prima, in ragione proprio del loro maggiore “distacco” e di sistemi di governance ancorati a logiche economiche e non emotive. Puntare dunque su giovani, donne e figure esterne competenti non è un costo bensì un investimento.

Come lo stesso passaggio generazionale, complesso e che contiene diversi aspetti da considerare – societari e gestionali ma anche psicologici e, beninteso, familiari. Da affidare per tempo a una sola figura professionale competente, che possa in questo modo avere una visione unitaria e accompagnare nel migliore dei modi generazioni uscenti ed entranti in questa transizione. Evitando così di lasciarsi dietro “fronti aperti” e problemi irrisolti, a rischiare di compromettere il passaggio e la stessa continuità aziendale. Infatti, solo un terzo delle nostre imprese familiari ce la fa alla seconda generazione e solo un 10-15% di esse “sopravvive” con la terza. 

Come dicevamo, il nostro tessuto imprenditoriale è rappresentato per l’85% da queste imprese, tant’è che l’Italia si colloca al settimo posto tra i Paesi che ospitano le prime 500 aziende familiari al mondo. E questo rende il passaggio generazionale strategico per l’intera economia. Come diceva l’economista Benjamin Graham, il primo ad aver sviluppato la teoria del Value Investing, “Quello che si paga è il prezzo: quello che si ottiene è il valore”.

 

Best practices della logistica alimentare: il Gruppo Di Cosimo

Dopo un 2022 nel quale automazione e digitalizzazione si erano affermate come pilastri strategici anche per il comparto della logistica, nel 2023 le imprese hanno puntato sulla flessibilità e sulla capacità di adattarsi. Tra le migliori, il Gruppo Di Cosimo – che, anticipando invece le sfide dei tempi, già nel 2017 vedeva uno dei suoi progetti tra quelli selezionati dal G7 dei Trasporti come buona pratica della logistica dell’ultimo miglio. Coordinate: movimentazione intelligente, emissioni tendenti allo zero, sicurezza alimentare ed efficienza. 

Partnership Toyota e tanta innovazione

La collaborazione, che si traduce anche nella formazione e la consulenza firmata Toyota Academy, è nata dieci anni fa e ha subito preso la strada della società “capostipite” del Gruppo, Ceteas. Che, con i suoi furgoni, camion con rimorchio e flotta di carrelli nonché l’amplissimo magazzino ricambi, è la più grande struttura abruzzese del settore. 

Partito nel 1980 come piccola officina di riparazione, il Gruppo ha sviluppato negli anni cinque progetti innovativi:

  • “Brevetto Leonardo” (Progetto Shelter®) – che permette di trasportare contemporaneamente prodotti a temperature diverse e che prevede box contenitori flessibili, indipendenti dal mezzo e riutilizzabili all’infinito per destinazioni diverse (trasporto merci, stoccaggio, gestione dei rifiuti e persino ufficio);
  • “I-Mule” – per l’ottimizzazione della movimentazione delle merci, grazie a mezzi robotizzati e interconnessi che garantiscono migliori performance e una maggiore sicurezza degli operatori;
  • ARALD (Augmented Reality Applications in Logistic Domain) – che, attraverso l’integrazione della Realtà Aumentata, permette di eseguire le operazioni in doppio controllo e ulteriore sicurezza per il personale;
  • Agorà – sistema Intranet ed Extranet per la riduzione dei costi, la velocizzazione del processo decisionale, la gestione integrata (dalle risorse umane al magazzino, i mezzi, la loro tracciabilità e manutenzione) nonché la misurazione dei risultati e dei trend;
  • Healthy Cold Logistics – progetto ideato in risposta ai problemi di scambio termico e come soluzione intelligente per la catena del freddo, finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) nell’ambito delle misure anti-pandemiche.

Soluzioni ad alta specializzazione e sostenibilità dunque, sviluppate per massimizzare la produttività e ridurre più possibile le emissioni di CO2 e i costi – garantendo, al contempo, la qualità dei prodotti. In questo caso, agroalimentari abruzzesi e destinati a tutta Italia.

Perché c’è un solo modo di fare le cose: bene.

Il coraggio di investire

Alla sesta edizione di Logisticamente On Food 2023, che si terrà questo 25 ottobre a Parma, si parlerà proprio di questo: della ricerca incessante di efficienza e qualità, vitale per chiunque operi nel settore in rapida evoluzione del FoodTech e della logistica alimentare “5.0”. Su tutta la catena di fornitura e di valore, dai sistemi di stoccaggio e il trattamento delle scorte alla mobilità sostenibile e alla sicurezza dei processi e dei prodotti.

Cioè, esattamente il percorso intrapreso dal Gruppo Di Cosimo – e anni prima che questi temi diventassero dominanti nel dibattito sul futuro delle economie locali, nazionali e globali. Con una costante spinta alla crescita, tanto da aprire a gennaio 2021 un proprio portale di vendita online e di consegna in tutto lo Stivale: “la risposta abruzzese ad Amazon”, player diventato onnipresente durante il primo anno di crisi pandemica.

Lo stesso anno nel quale, grazie alla collaborazione con Foodquote, il Gruppo aveva dato i natali al GILDA – il ‘Gruppo Italiano Logistica Distribuzione Alimentare’, che prometteva di diventare il primo logist supplier del Centro Italia. Un sogno purtroppo sfumato, vista la recente uscita del Gruppo dal GILDA per via della mancata approvazione del Piano industriale proposto. Che prevedeva un investimento di 3 milioni di euro nella ZES Abruzzo, tra le più virtuose in termini di uso delle risorse PNRR.

Il coraggio di investire, appunto, nelle persone e nei territori. Che il Gruppo Di Cosimo, siamo sicuri, continuerà a dimostrare. 

Home staging e hospitality staging: cosa sono e quali sono le differenze

Il mondo delle strutture alberghiere è cambiato e non di poco. Un processo di evoluzione che è stato indispensabile anche pensando al cambiamento che si è avuto per quello che riguarda gli ospiti, le loro esigenze e quello che cercano da una struttura alberghiera. 

Un pubblico sempre più esigente ha richiesto una particolare attenzione per i dettagli. Riuscire a catturare l’attenzione di ogni singolo cliente che entra in struttura è indispensabile affinché il volume d’affari cresca attraverso il passaparola e la costruzione della propria reputazione online

Il senso di accoglienza di una struttura, dovrebbero essere lo stesso di una casa. Quindi occorre evitare mobili vecchi, un arredo non adatto, colori spenti, disordine. Questi sono i principi che sono alla base della home staging, da cui poi è stata elaborata ed applicata l’hospitality staging. 

Cosa sono l’home staging e l’’Hospitality staging

Quando si parla di home staging, come spiegato anche da Revenue Team di Franco Grasso, ci si riferisce a una disciplina in grado di valorizzare la casa e quindi renderla molto più attraente per gli eventuali acquirenti. Una modo di lavorare che nasce negli anni ‘70 e che viene utilizzata ancora oggi, in maniera costante, dalle agenzie immobiliari negli Stati Uniti. 

La filosofia che sta alla base dell’Home Staging è molto semplice. Sostanzialmente si è convinti che, creando un atmosfera gradevole all’interno dell’abitazione, gli acquirenti saranno in grado di vederne i punti di forza. Inoltre si riusciranno anche a nascondere quelli che sono i punti deboli permettendo alle persone che la visitano di apprezzarla a pieno. 

Da tale concezione è stata elaborata l’hospitality staging che per il settore degli albergatori probabilmente è stata una vera e propria rivoluzione. 

Quindi mentre l’home staging è indispensabile per il settore della vendita immobili, l’hospitality staging viene applicato al settore turistico. In buona sostanza si vanno a valorizzare tutti gli ambienti della strutture ricettive, per dare all’intero hotel un aspetto piacevole e confortevole per il cliente. 

In buona sostanza si tratta di un vero e proprio strumento di marketing, che permette di ampliare la fetta di persone che decidono di prenotare presso una determinata struttura piuttosto che un’altra. 

Un lungo lavoro

L’applicazione dell’hospitality staging richiede un lavoro lungo e minuzioso, volto a migliorare l’accoglienza e l’aspetto degli ambienti. Gli esperti del settore in genere iniziano con un sopralluogo in grado di evidenziare quelli che sono gli elementi da migliorare. 

Solo dopo aver elaborato una visione di insieme si passa al decluttering quindi a una selezione di quelli che sono gli oggetti da tenere e quelli che appesantiscono l’ambiente. In tale ottica, la regola da seguire sempre è quella del less is more

A questo punto è il momento del vero restyling e quindi della valorizzazione dell’immagine di ogni singolo ambiente della struttura. Si scelgono i colori, per creare un ambiente gradevole a livello estetico, senza dimenticare che ogni colore ha un certo impatto sull’umore e sul benessere psichico delle persone. Altro elemento fondamentale è l’illuminazione che ha un ruolo cruciale per la creazione di quella che è la giusta atmosfera. I punti luce non servono solo ad illuminare, ma anche a far sembrare l’ambiente più curato ed accogliente. 

Un lavoro lungo, proprio come dicevamo all’inizio, che in alcuni casi richiede l’intervento di persone specializzate, che siano in grado di sfruttare al meglio le possibilità estetiche e funzionali dell’ambiente. 

A volte con delle semplici accortezze la struttura cambia completamente volto, divenendo molto più piacevole per gli avventori. Questo li porterà a lasciare recensioni positive sulla struttura collaborando a quella che è la reputazione dell’hotel. Una sorta di lunga catena che porta inevitabilmente all’aumento del tasso di occupazione e dei guadagni. 

Ottimizza i profitti della tua struttura ricettiva: Tecniche innovative di Revenue Management per il 2023

Ottimizzare i profitti nel settore turistico? La risposta sta nella Revenue Management, la cosiddetta “gestione dei ricavi”, ovvero una serie di tecniche di vendita necessarie per poter ottimizzare la disponibilità, la distribuzione e la determinazione dei prezzi con l’obiettivo di aumentare i ricavi e il volume di affari, aumentando l’occupazione della struttura ricettiva. Ma quali sono le ultime tecniche innovative di Revenue Management? 

Tecniche innovative di Revenue Management

È sempre competenza del manager o del proprietario dell’hotel mettere in atto una strategia di revenue personalizzata che si adatti alle caratteristiche della propria struttura. Soprattutto dopo la pandemia per gli Hotel è diventato sempre più vitale ricavare il massimo da ogni singola prenotazione. 

L’obiettivo principale è ovviamente sempre la vendita, ma quali sono le migliori tecniche di Revenue Management per il 2023

Scopriamole insieme.

Strategia di vendita diretta all’hotel: si tratta di una strategia di vendita diretta con le prenotazioni online. È una strategia particolarmente vantaggiosa perché genera la maggior parte delle entrate: la prenotazione diretta non prevede agenti o altri partner di distribuzione a cui pagare una commissione. Questa può avvenire sia online che offline ma viste le proporzioni tra i due canali risulta sempre più determinante ormai investire in un sistema di prenotazione online che si sincronizzi con il sito web esistente e il software gestionale interno.

Strategia di vendita del marketing di destinazione: si tratta di una strategia di vendita che vede l’operatore alberghiero lavorare in sinergia con altri professionisti del settore per promuovere ad esempio la sua regione di appartenenza. È necessario puntare su una campagna di marketing di destinazione comune per incrementare il turismo verso una specifica area. Un esempio virtuoso in questo senso sono le “UTR” e cioè le “Unità Territoriale Revenue” un modello ideato dall’esperto di Revenue Management, Franco Grasso applicate ad un territorio specifico

I vantaggi del Revenue Management 

Questa particolare disciplina insegna a ottimizzare i guadagni in ogni momento dell’anno e a gestire il tasso di occupazione seguendo il mercato,  modificando il prezzo e le strategie distributive in base all’andamento della domanda. Il vantaggio di una efficace strategia di Revenue Management è di vendere la camera giusta, alla persona giusta, al momento giusto, al prezzo giusto e tramite il canale giusto per poter ottimizzare i ricavi. Ricordate anche che il Revenue Management è un sistema in continua evoluzione che deve essere sempre monitorato perché cambia con il tempo, segue le tendenze e il mercato nonché le abitudini dei viaggiatori. 

Transizione energetica e digitale: al via Distretto Italia

10mila i giovani da inserire nel mondo del lavoro. ELIS alla guida di un progetto che coinvolge più di 30 aziende italiane

Orientare i giovani nelle scelte di studio e di lavoro, formarli e inserirli: queste le linee di azione con le quali è iniziata oggi la fase operativa di Distretto Italia, il programma guidato dal Consorzio ELIS annunciato a ottobre.

Quattro le Scuole dei Mestieri che prepareranno i primi tecnici – posatori di fibra ottica, Site Manager, impiantisti elettrici e programmatori software – con corsi organizzati su tutto il territorio nazionale. Inoltre, Distretto Italia prevede Scuola per la Scuola, ovvero attività di orientamento attraverso PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) e Officine Futuro – percorsi di orientamento dedicati a docenti e famiglie.

Un progetto nato:

  • dallo studio dei fabbisogni delle aziende italiane, che ha rilevato le 10mila posizioni da occupare, 4.800 delle quali nell’indotto;
  • dall’esigenza di offrire ai giovani tra i 16 e 30 anni l’opportunità di orientarsi nella scelta dello studio e della professione, anche per contrastare il fenomeno dei 3 milioni di NEET (cioè, giovani che non studiano e non lavorano).

Il piano d’intervento, presentato oggi nel corso dell’evento “Insieme diventiamo futuro” presso il Campus ELIS a Roma, ha visto la partecipazione del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, e del Ministro delle Imprese
e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Promuovere il lavoro vuol dire anche promuovere condizioni di sviluppo sociale attraverso un’integrazione lavorativa che riesca a collegarsi ai valori fondamentali della nostra Costituzione”, ha dichiarato il Ministro Calderone. “Entro il 2025, dobbiamo riportare al lavoro 3 milioni di persone, essenzialmente donne e giovani, e 300mila di queste devono avere formazione in materia di innovazione e transizione digitale“, ha annunciato.

Per il Ministro Urso, “dobbiamo fare una rivoluzione culturale, per fare capire quanto sia importante il lavoro creativo e manuale del Made in Italy”. “Per questo – ha proseguito – vorremmo che in ogni Distretto produttivo italiano ci fosse il liceo del Made in Italy“.

Distretto Italia è un progetto di sistema, che serve a colmare la mancanza di competenze necessarie per la crescita dell’Italia e dare ai ragazzi la possibilità di fare le loro scelte” – ha spiegato Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore generale del Gruppo Enel.

Infatti, la prima utility energetica italiana è da tempo impegnata nelle professioni del futuro, legate alla transizione green, con iniziative come Energie per Crescere, Energie per Crescere con le Rinnovabili oppure Energie per la Scuola che hanno già visto decine di migliaia di candidature e coinvolto centinaia di giovani, con il successivo inserimento nelle aziende partner. Una prova di lungimiranza, per un settore – quello dell’energia green e della sua filiera industriale – che, entro il 2030, promette mezzo milione di nuovi posti di lavoro generati dalla decarbonizzazione, l’elettrificazione e la digitalizzazione. 

Oltre a Enel, azienda tra le fondatrici del progetto, al lancio del programma hanno partecipato gli Amministratori Delegati delle imprese, delle agenzie del lavoro e degli altri enti aderenti: Autostrade per l’Italia (Gruppo che presiede il Semestre di progetto del Consorzio), A2A, Adecco, Bain & Company, Bnl Bnp Paribas, Boston Consulting Group, Cisco, Confimprese, Engineering, Eni Corporate University, Ferrovie dello Stato Italiane, Fincantieri, Fmts Group, Fondazione Cassa Depositi e Prestiti, Generali Italia , Gi Group, Gruppo Fnm, Made in Genesi, ManpowerGroup, Milano Serravalle – Milano Tangenziali, Open Economics, Open Fiber, Orienta, Poste Italiane, Randstad, Site Spa, Skuola.net, Soft Strategy, Synergie, Tim, Trenord e Umana.

ENEL: bilancio 2022 migliore delle previsioni

In aumento gli investimenti green. AD Starace: “Capacità del Gruppo di creare valore in un contesto sfidante”

Raggiungimento degli obiettivi strategici, aumento del margine operativo e del dividendo, produzione a emissioni zero oltre il 60% e prosecuzione degli investimenti green: questi alcuni dei principali risultati ottenuti nell’esercizio finanziario 2022, approvati e presentati questo 16 marzo dal Consiglio di Amministrazione del Gruppo.

Vediamoli insieme:

  • Dividendo in crescita a 0,40 euro per azione (+5,3% rispetto al 2021).
  • Ebitda ordinario – margine operativo lordo – pari a 19.683 milioni di euro (+2,5%).
  • Ricavi pari a 140.517 milioni di euro (+63,9%).
  • Investimenti per 14.347 milioni di euro (+10,4%).
  • Utile netto ordinario a 5,4 miliardi di euro (-3,6%).

Gli eccellenti risultati che Enel ha registrato evidenziano la capacità del Gruppo di creare valore anche a fronte del contesto altamente sfidante che ha caratterizzato gli ultimi tre anni” – ha dichiarato l’Amministratore Delegato e Direttore Generale, Francesco Starace.

Infatti, l’aumento dei ricavi è ricondotto ai maggiori volumi di energia prodotti, intermediati e venduti in un contesto di prezzi medi crescenti, e alle positive performance del business integrato, quale risultante della combinazione delle attività di Generazione Termoelettrica e Trading, Enel Green Power, Mercati Finali, Enel X ed Enel Grids. “È grazie alla resilienza del nostro modello – ha sottolineato Starace -, alla solida performance operativa, alle azioni manageriali implementate e, soprattutto, all’instancabile lavoro di tutti i colleghi che siamo stati in grado di superare la guidance annunciata ai mercati“.

Pertanto, il Gruppo ha annunciato il conseguimento dei suoi principali obiettivi strategici:

  1. EBITDA ordinario e utile netto ordinario al di sopra della guidance del Piano Strategico 2023-2025 presentato a novembre.
  2. Avanzamento del processo di decarbonizzazione, con la nuova capacità rinnovabile costruita nel 2022 che supera i 5,2 GW (inclusi 387 MW di batterie).
  3. Gestione integrata del business che, nonostante il contesto sfavorevole di mercato, ha garantito un risultato superiore alle attese.
  4. Razionalizzazione del portafoglio di business e delle aree geografiche, attraverso 5,9 miliardi di euro di valorizzazione di asset.

In termini di sostenibilità, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, compresi i volumi da capacità gestita, ha raggiunto i 123,7 TWh (+4,5%). Inoltre, la produzione a zero emissioni ha raggiunto il 61% della generazione totale del Gruppo considerando unicamente la produzione da capacità consolidata, mentre è pari al 62,8% includendo anche la generazione da capacità gestita.

L’obiettivo a lungo termine resta il raggiungimento del ‘Net Zero’ entro il 2040 – sia per le emissioni dirette, sia per quelle indirette. Enel prevede di investire complessivamente circa 37 miliardi di euro, dei quali il 60% a sostegno della strategia commerciale integrata del Gruppo (generazione, clienti e servizi), e il 40% a favore delle reti, per il loro ruolo di abilitatori della transizione energetica.

Nei prossimi mesi dell’anno, continueremo a crescere nelle rinnovabili – ha annunciato l’AD – e a digitalizzare le reti di distribuzione, contribuendo a decarbonizzare il mix di generazione e ad aumentare l’indipendenza energetica, migliorando la qualità del servizio, abilitando l’elettrificazione dei consumi finali e tutelando i nostri clienti dalla volatilità dei mercati energetici”. 

Per il 2023, sono pertanto confermati gli investimenti:

  • nelle energie rinnovabili, a sostegno della crescita industriale e nell’ambito degli obiettivi di decarbonizzazione;
  • nelle reti di distribuzione, specialmente in Italia, per migliorare la qualità del servizio e aumentare la flessibilità e resilienza della rete;
  • nell’elettrificazione dei consumi, per valorizzare la crescita della base-clienti, e nell’efficientamento – attraverso le piattaforme globali di business.

Per il 2025, l’Ebitda (margine lordo) ordinario dovrebbe raggiungere i 22,2-22,8 miliardi di euro, mentre l’utile netto ordinario è atteso in crescita a 7,0-7,2 miliardi, con conseguente ulteriore aumento del dividendo.

Per consultare e scaricare la Relazione finanziaria, clicca qui.

Sostenibilità e competitività attraverso l’economia circolare

Parole-chiave, innovazione e circolarità. Urso: “Transizione 5.0, politica industriale e risorse RePowerEU”. Crisostomo (Enel): “Una rivoluzione umanistica”

Dobbiamo e possiamo ripensare il modo nel quale usiamo le materie prime e l’energia, ridisegnando il nostro modello economico sulla circolarità e unendo, grazie all’innovazione, la sostenibilità alla competitività. Questa la conclusione dal convegno “Innovazione per la circolarità: soluzioni a prova di futuro per trasformare l’economia di un Paese”, moderato da Gianni Riotta e al quale sono intervenuti Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Michele Crisostomo, Presidente del Gruppo Enel, Luigi Nicolais, Presidente della Fondazione COTEC, Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola e, in collegamento, Katia Da Ros, Vicepresidente di Confindustria, e Ami Appelbaum, Chairman of the Board of the Israel Innovation Authority

Il Ministro Urso ha sottolineato il vantaggio competitivo del nostro sistema, fatto da migliaia di piccole e medie imprese, e la necessità di una politica industriale nazionale all’interno di quella europea, per affrontare le crisi “vicine e lontane” – alcune delle quali, sistemiche. Parliamo di materie prime critiche e giacimenti, di investimenti (anche europei) e di nuove competenze, che mettano in sintonia gli obiettivi ambientali e la riconversione industriale: Dobbiamo convincere le istituzioni UE ad agire con pragmatismo nella sfida della transizione ecologica e industriale. Stiamo lavorando a un piano Transizione 5.0 che coniughi gli obiettivi della digitalizzazione con quelli della transizione ecologica

In termini di materie prime, “L’Italia è un grande sistema industriale ma è importatore netto, caratteristica che ci ha obbligato negli anni a diventare i primi in Europa e i più efficienti nella circolarità dell’uso di risorse: un primato che dobbiamo mantenere”, ha osservato la Vicepresidente Da Ros. Confermata dal Presidente Realacci, che ha ricordato: “Siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo, pari al 79.4%. Risparmiamo l’equivalente di 23 milioni di tonnellate di petrolio all’anno e di circa 63 milioni di tonnellate di CO2”.


La circolarità viene solitamente applicata solo ai rifiuti, ma ha a che fare con il modo di usare tutte le risorse nel tempo. Una visione più ampia, che Enel adotta dal 2015 proprio perché la decarbonizzazione richiede di ripensare l’intera catena del valore. Come ha osservato il Presidente Crisostomo, “una rivoluzione umanistica” in armonia con la rinnovata sensibilità ambientale ed energetica, “che dia soluzioni coerenti con l’idea di mondo delle nuove generazioni. Infatti, come ribadito dal Presidente Nicolais, “stiamo vivendo tante transizioni insieme, a cominciare da quella digitale, e questo richiede una profonda trasformazione culturale e sociale”.

Agire lungo tutta la catena del valore, dalle fonti energetiche e le materie prime, estendendone la vita e favorendone il riuso e il riciclo: un percorso che oggi Enel racconta nel “Viaggio nell’economia circolare”. Un documento che illustra i progetti finora avviati dal Gruppo su 4 assi portanti – modelli di business, materie prime, Città e territori, abilitatori – che vanno dalla governance e la digitalizzazione al coinvolgimento delle aziende partner, dal recupero e la re-immissione nel ciclo produttivo dei materiali alle tecnologie di storage. Un documento di strategia, progetti e risultati – tra i quali:

  • la 3Sun Gigafactory, oggi la prima d’Europa nella produzione di pannelli fotovoltaici avanzati
  • la partnership avviata con Vulcan per l’estrazione del litio e il suo impiego per l’energia geotermica;
  • lo sviluppo di soluzioni innovative come il trasporto pubblico elettrico, l’illuminazione pubblica smart e la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili, anche agricole.

Per consultare il documento, clicca qui.

Come dicevamo in apertura, le grandi sfide ambientali e sociali ci chiedono di ripensare i modelli di produzione e di consumo. E la risposta è proprio l’economia circolare – in grado di coniugare sostenibilità e competitività attraverso un’innovazione tecnologica, sì, ma soprattutto di pensiero.

Rinnovabili: accelera la transizione green

Nei prossimi 5 anni, crescita superiore agli ultimi 20 

Usare la crisi energetica per spingere sulla transizione e l’indipendenza energetica sostenibile: questo il messaggio principale del rapporto “World Energy Outlook 2022” presentato nella Sala Capitolare del Senato in un incontro al quale sono intervenuti il Direttore Esecutivo dell’International Energy Agency (IEA), Fatih Birol, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza, Gilberto Pichetto Fratin, e l’Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo Enel, Francesco Starace.

L’elettrificazione è il futuro: il punto è come produrre e consumare l’energia elettrica in modo “pulito” e più efficiente – riducendo emissioni, sprechi e costi.

Come ha osservato il Direttore Esecutivo dell’International Energy Agency (IEA), Fatih Birol, “le macchine elettriche nel 2019 erano solo il 3%: nel 2030, in Europa, USA e Cina una vettura su due sarà elettrica”. Un trend confermato dai dati pubblicati nell’ultimo rapporto IEA che – proprio nel 2022, anno della crisi energetica – hanno rilevato:

  • in Italia, il raddoppio delle rinnovabili;
  • nell’Unione Europea, l’aumento del solare e dell’eolico (+41%), delle pompe di calore (+40%) e delle macchine elettriche (+15%), con rispettiva riduzione delle emissioni di anidride carbonica (-2.5%);
  • nel mondo, l’aumento dell’accesso all’elettricità e il raggiungimento di minori costi dell’energia solare;
  • complessivamente, una maggiore sensibilità ai cambiamenti climatici, alla sicurezza e all’indipendenza energetica.

Secondo l’AD di Enel, confermato dal Direttore Birol, quello che serve è la diversificazione delle risorse energetiche, tale da poter affrontare eventuali altre crisi, ma anche un progressivo adattamento delle vecchie generazioni tecnologiche e la loro sostituzione con tecnologie innovative. Anche per raggiungere un diverso equilibrio nella supply chain per gli impianti rinnovabili, oggi a traino cinese – e parliamo di cobalto, litio, rame, acciaio di alluminio, componentistica per pannelli solari e impianti eolici, batterie e pompe di calore.

Un futuro che porta inevitabilmente a due cambiamenti fondamentali: l’evoluzione tecnologica, dalla produzione stessa di energia pulita alle reti elettriche smart, e la trasformazione dei consumatori anche in produttori (prosumer). Per fare degli esempi:

Infatti, secondo il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, «Nel panorama internazionale, l’Italia può avere un ruolo importante nelle rinnovabili, e gli investimenti sono in crescita. Ad esempio, per le comunità energetiche rinnovabili il PNRR prevede un investimento di 2 miliardi e 200 milioni nei prossimi 4 anni. Ci aspettiamo almeno 15mila comunità energetiche associando famiglie, imprese ed enti: una sfida, quella di essere consumatori e produttori di energia, che è dunque parte integrante del PNRR. La decarbonizzazione può e deve essere un’opportunità di crescita».

Come ha osservato il Direttore IEA, l’industria sta entrando in una nuova epoca, quella dell’energia pulita. Una sfida, un’opportunità e anche una responsabilità, che richiederà una diversa collaborazione tra Paesi. Un percorso possibile, nel quale l’Italia può fare da battistrada e motore della transizione energetica.

Settore elettrico: crescita e indipendenza energetica

Nel Piano 2030, i benefici ambientali, economici e occupazionali

Enel Foundation, Althesys ed Elettricità Futura hanno illustrato oggi, alla presenza dei Ministri Urso e Pichetto Fratin, i risultati dello studio sulla filiera industriale italiana, tra punti di forza e opportunità.

In sintesi, il Piano 2030 prevede oltre 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per la filiera e l’indotto, con 540.000 nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale, che si aggiungeranno ai circa 120.000 di oggi.

Tre i cardini dell’intera strategia: decarbonizzazione, elettrificazione e digitalizzazione. Grazie soprattutto alle tecnologie innovative per la generazione elettrica green – punto di forza dell’Italia, oggi seconda per produzione in Europa.

Infatti, la filiera della smart energy ha un valore di produzione di circa 12,4 miliardi di euro: un settore di eccellenza Made in Italy – e basta pensare alla fabbrica 3Sun di Enel che produce pannelli fotovoltaici avanzati, recentemente diventata Gigafactory con una tecnologia unica al mondo. Oppure al sistema innovativo TES (Thermal Energy Storage) basato sulle rocce e sul vapore, che Enel ha installato nella Centrale aretina di Santa Barbara, in Toscana.

“Nei prossimi anni ci sarà sempre più bisogno di tecnologie, competenze e visione strategica a supporto della transizione energetica” – ha concluso Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel – “e l’Italia potrà avere un ruolo da protagonista solo creando e rafforzando una catena del valore nazionale in grado di competere nello scenario internazionale. Bisogna investire lavorando su tutta la filiera, dalla lavorazione di materie prime allo sviluppo delle tecnologie, dalla generazione alla distribuzione, fino al consumo di energia, secondo un modello di sviluppo sostenibile attento all’ambiente, alle persone e alla crescita economica. L’indicazione che emerge dallo studio è chiara: siamo di fronte a un’opportunità unica e, se vogliamo coglierla pienamente, il momento di agire è ora”.

“Con oltre 12 miliardi di euro di fatturato e quasi 800 imprese, la filiera nazionale delle tecnologie elettriche rinnovabili e smart è un asset strategico per l’Italia” – ha confermato Alessandro Marangoni, Amministratore Delegato di Althesys. “È un settore composto da eccellenze industriali competitive a livello internazionale, quindi la transizione energetica costituisce una straordinaria opportunità di crescita industriale, favorendo l’indipendenza tecnologica oltre che la sostenibilità ambientale”.

Come ha spiegato Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura, gli eventi climatici estremi annui sono più che triplicati negli ultimi anni, quindi la decarbonizzazione è una priorità per la sicurezza nazionale. Inoltre, il 65% dell’energia proviene ancora dal fossile (cioè da gas, importato per il 95%) e il 14% dei consumi elettrici è coperto da elettricità prodotta altrove e acquistata. Quindi la transizione energetica è un percorso di indipendenza, oltre che di minori emissioni e minori costi.

In quanto alle azioni di Governo, il Ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato l’impegno in corso per lo sblocco delle “procedure autorizzative spesso farraginose”, mentre il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha sottolineato l’importanza delle regole in sintonia con le richieste delle imprese e delle risorse che garantiscano chi investe in rinnovabili e green: “Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sono come due binari finalmente allineati, anche con gli altri dicasteri coinvolti, su cui corre il treno della transizione ecologica e digitale che può fare dell’Italia un modello produttivo sulle rinnovabili”.

Althesys affianca nelle loro scelte e strategie imprese, istituzioni, enti e associazioni dei settori energia, rifiuti e riciclo, idrico e industria, mentre Elettricità Futura è la principale associazione del mondo elettrico italiano, nata nel 2017 dall’integrazione tra AssoElettrica e AssoRinnovabili, che rappresenta oggi oltre 500 imprese – cioè, il 70% del mercato elettrico nazionale.

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Transizione energetica: la strategia ENEL per la riqualificazione degli impianti

The solar panel is on the tracker

Riprogettazione, recupero e integrazione con la creazione di poli energetici, innovativi e sostenibili

Il percorso di transizione ecologica in corso coinvolge anche il patrimonio industriale di impianti energetici da valorizzare e al quale dare una seconda vita, attraverso un processo di riqualificazione e un nuovo sviluppo fondato su economia circolare, sostenibilità, innovazione e coinvolgimento di comunità e istituzioni locali.

Secondo la strategia di Enel, la riqualificazione ha come priorità la valorizzazione degli asset esistenti e la loro trasformazione in poli energetici integrati. Cioè, in luoghi dove combinare le diverse tecnologie utili ad accelerare la transizione energetica.

Due gli esempi significativi – il primo, di integrazione; il secondo, di riqualificazione:

  1. Sun Hunter, la futura fabbrica di tracker nella Centrale “Alessandro Volta” a Montalto di Castro, per produrre dispositivi che permettono ai pannelli fotovoltaici di seguire il Sole durante la giornata. Il progetto creerà fino a 70 posti di lavoro, offrendo opportunità occupazionali anche al personale proveniente dall’indotto della Centrale. La nascita della fabbrica sarà solo uno degli sviluppi che vedrà il sito, destinato a evolvere ulteriormente con l’installazione di un parco fotovoltaico della potenza di circa 10 MW e di sistemi di accumulo di energia per circa 245 MW. Mentre una parte degli impianti turbogas già presenti, rinnovati e resi più efficienti, resterà attiva a supporto della stabilità del sistema elettrico.

Con questo progetto, la Centrale diventerà il più esteso polo energetico multifunzionale in Italia, in un’ottica di economia circolare e di valore condiviso con il territorio.

  1. Il polo turistico innovativo di Porto Tolle, nell’area patrimonio Unesco nel territorio del Polesine. Un progetto grazie al quale un impianto industriale che ha partecipato attivamente alla vita e alla storia della comunità locale e del Paese potrà diventare punto di partenza per nuove opportunità e occasioni di sviluppo e di turismo sostenibile.

La transizione energetica comporta la riprogettazione delle Centrali per renderle più sostenibili e circolari. Ragione per la quale, già nel 2020, Enel ha lanciato quattro concorsi aperti ad architetti e ingegneri – alla ricerca di soluzioni in grado di trasformare gli impianti in infrastrutture moderne ed efficienti, nelle quali far convivere gas naturale, fonti rinnovabili e batterie per lo stoccaggio di energia. 

Le Centrali coinvolte sono state Eugenio Montale a La Spezia, Andrea Palladino a Fusina, Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia e Federico II a Brindisi. Tutti siti che hanno contribuito allo sviluppo industriale e sociale del Paese, fortemente legati ai territori che li ospitano.

Il principale obiettivo è quello di creare poli energetici sempre più integrati con l’ambiente nel quale sono inseriti, riducendo l’impatto paesaggistico attraverso un’idea nuova di Centrale, proponendo spazi aperti alla fruizione da parte dei cittadini e individuando un design centrato su principi di sostenibilità, circolarità e innovazione.

Una trasformazione energetica a tutto tondo. Che coinvolge generazioni, segmenti economici e competenze. E che si inserisce nel più ampio impegno di Enel per una transizione energetica giusta, fondata su quattro pilastri strategici:

  • riqualificazione degli impianti,
  • sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili (decarbonizzazione),
  • sviluppo di tecnologie di accumulo,
  • digitalizzazione delle reti elettriche.