e-Mobility: il futuro è elettrico

100 storie di eccellenza italiana nel quarto rapporto Enel, Symbola ed Enel X Way

L’Italia occupa un ruolo di primo piano nella rivoluzione della mobilità sostenibile. A dimostrarlo, il quarto rapporto “100 Italian e-Mobility Stories 2023” curato da Enel, Fondazione Symbola ed Enel X Way. Storie di eccellenza su tutta la filiera, dai grandi Studi di design ai produttori di componenti e di veicoli.  

Secondo il rapporto, il nostro Paese ha chiuso il 2021 con un aumento del 199% rispetto all’anno precedente delle vendite di auto ibride ed elettriche, raggiungendo più di un terzo del totale immatricolato. Una sfida, quella della nuova mobilità, alla quale le nostre imprese e i nostri centri di ricerca hanno risposto con la crescita:

  • della produzione nazionale di automobili elettriche e ibride – dallo 0,1% della produzione complessiva di autovetture nel 2019 a oltre il 40% nel 2021; 
  • della produzione di mezzi dell’ultimo miglio, anche grazie al sharing e all’accelerazione del digitale nella creazione di app e di servizi di gestione;
  • della produzione Made in Italy di e-bike e monopattini elettrici, questi ultimi veicolo condiviso più diffuso in Italia.

Risultato possibile anche all’avanzamento nel nostro Paese della realizzazione di gigafactory – dallo stabilimento FIB Teverola 2, in provincia di Caserta, ai progetti Italvolt nella provincia di Torino e alla joint-venture Automotive Cells Company, in provincia di Campobasso.

“Il rapporto realizzato con Fondazione Symbola racconta una tra le filiere più innovative e dinamiche del Paese”, ha dichiarato Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel. 

Aziende, università, centri di ricerca e realtà del terzo settore. Grandi studi di design, impegnati a ridefinire forme e stile dei veicoli del futuro; produttori di componenti, chiamati ad alleggerire il peso dei veicoli grazie a nuovi materiali come leghe leggere, alluminio e titanio; produttori di veicoli, anche piccoli, per le diverse forme di mobilità nel frattempo emerse – prima tra tutte, il car sharing.

Una “mappa delle eccellenze” possibile all’ampio spettro italiano di competenze e tecnologie – dalle case automobilistiche a chi realizza e-bike e veicoli leggeri, passando per motorini e autobus elettrici. Filiera il cui “cuore pulsante” è la componentistica, grazie a imprese che creano motori e statori, freni ed elettronica, scocche e pacchi batterie. Ma anche multiutility, soluzioni per la ricarica e relative app. L’auto elettrica sposa infatti l’innovazione proveniente da altri settori, a partire dalla rete elettrica, spingendo:

  • sull’efficienza del motore,
  • sulla durabilità delle batterie,
  • sul retrofit elettrico di auto tradizionali
  • e sul recupero dei materiali in un’ottica circolare.

Le 100 storie, e ce ne sono certamente tante altre, sono la prova che la mobilità elettrica ha grande spazio nel nostro Paese, che può essere occupato dalla curiosità e capacità di innovazione delle quali noi italiani siamo particolarmente dotati.

La convergenza tra energia, automotive, digitale, industria manifatturiera e ricerca rende lo spazio della mobilità elettrica molto più ampio di quello che può a prima vista apparire, e offre margini di crescita, di nuova occupazione, di una eMobility Made in Italy” (Elisabetta Ripa, CEO Enel X Way).

Attualmente, nel mondo circolano quasi 20 milioni di veicoli elettrici per passeggeri, 1.3 milioni di veicoli elettrici commerciali e oltre 280 milioni di ciclomotori, scooter e motocicli elettrici. E, per le auto elettrificate, le stime 2030 prevedono una quota di mercato globale superiore al 50%, trainato dalle tecnologie Battery Electric Vehicle (BEV). Guardando le immatricolazioni italiane delle auto BEV da gennaio a ottobre 2022, il mercato registra 39.400 unità – con la Fiat 500E ancora in cima alla Top 5 delle più vendute nel nostro Paese.

Una nuova era, quella della e-Mobility. Essenziale per la necessaria decarbonizzazione e per la riduzione degli impatti della mobilità tradizionale sull’ambiente e sulla salute, e resa possibile grazie all’evoluzione della tecnologia ma anche al moltiplicarsi delle politiche Green Deal e degli investimenti.

Uno scenario che, è proprio il caso di dirlo, vede l’Italia in pole position.

Sostenibilità circolare: in Emilia, la prima comunità energetica di autoconsumo collettivo

A Calderara di Reno, eletta la città più virtuosa d’Italia, con il sostegno di Enel X

Ben 3 impianti fotovoltaici della potenza di 75 kW, con una produzione di energia rinnovabile di circa 100mila kWh e una riduzione di più di 50 tonnellate di emissioni di CO2 all’anno, pari all’assorbimento annuo di oltre 2.500 alberi: questo il progetto “Comune Calderara Circular Community, che prevede l’installazione degli impianti nell’area nuova della sede comunale, sulla Scuola dell’Infanzia di Lippo e sulla Scuola Primaria ‘Longara’.

Nella sua qualità di partner tecnologico, Enel X garantirà la gestione tecnico-economica, fornendo la sua piattaforma digitale e le sue soluzioni innovative per assicurare un monitoraggio continuo dello stato della condivisione energetica. Grazie agli impianti, l’Amministrazione comunale potrà:

  • condividere i propri consumi di energia;
  • ottenere incentivi statali da redistribuire a vantaggio di tutti gli iscritti;
  • ridurre significativamente le proprie emissioni di gas serra, con benefici economici e ambientali per tutto il territorio.

“Con questa iniziativa, diamo vita alla prima comunità energetica aperta alle Amministrazioni pubbliche – ha dichiarato Augusto Raggi, responsabile Enel X Italia – confermando il nostro impegno a supportare attivamente la transizione energetica dei Comuni italiani e la loro sostenibilità. Enel X mette a disposizione una pluralità di servizi tecnologici e infrastrutture digitali all’avanguardia, al fine di rendere le comunità energetiche un vero e proprio ecosistema efficiente e sostenibile”.

Obiettivi importanti, che si inseriscono nel solco tracciato dall’Agenda 2030 dell’ONU e per contrastare la povertà energetica.

Grazie alla proficua collaborazione con Enel X avviata negli ultimi anni – ha dichiarato il Sindaco Giampiero Falzone – riusciamo a dare forma a questo progetto cui tenevamo tanto: non solo per aiutare i cittadini davanti all’attuale emergenza energetica del caro-bollette, ma anche per l’ulteriore sviluppo green di Calderara, per il quale da sempre siamo al lavoro nell’interesse della comunità. Un lavoro riconosciuto e premiato già nel 2021, quando abbiamo capeggiato la classifica nazionale del Circular City Index di Enel X: un attestato della qualità del nostro approccio all’economia circolare e sostenibile”.

La scelta di Calderara di Reno è fortemente simbolica perché, per il secondo anno consecutivo, nel 2022 il Comune è stato riconosciuto come il più virtuoso d’Italia dal Circular City Index – uno strumento digitale e gratuito creato da Enel X, che misura l’economia circolare e la sostenibilità dei Comuni in base a 4 parametri:

  • digitalizzazione;
  • ambiente ed energia;
  • mobilità;
  • rifiuti.

A mantenere Calderara in vetta alla graduatoria hanno contribuito il miglioramento, dal 2021 al 2022, dell’accessibilità dei servizi online, l’aumento delle stazioni di ricarica elettrica e l’incremento dell’autoconsumo energetico

Enel X Global Retail è la business line globale del Gruppo Enel che opera nell’ambito della fornitura e dell’efficientamento energetico. Leader mondiale nello sviluppo di soluzioni innovative a supporto della transizione energetica, Enel X Global Retail si rivolge a consumatori, imprese e municipalità attraverso un’offerta modulare e integrata costruita attorno alle esigenze dei clienti, promuovendo l’elettrificazione degli usi e la digitalizzazione come driver per la creazione di nuovo valore. Enel X Global Retail gestisce servizi di demand response con 7,9 GW di capacità totale, ha installato oltre 2,8 milioni di punti-luce public lighting in tutto il mondo e offre quotidianamente servizi energetici a 63 milioni di clienti residenziali per la commodity. L’ecosistema di soluzioni di Enel X Global Retail comprende asset per l’ottimizzazione e l’autoproduzione di energia, soluzioni premium di efficienza energetica e offerte competitive e flessibili di energia, con l’obiettivo di aiutare il Cliente a tracciare la propria roadmap energetica.

Economia circolare: la strategia suggerita da Enel

Sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso innovazione, digitalizzazione e governance

Da dicembre 2022, è disponibile online “Viaggio nell’Economia Circolare del Gruppo Enel: Strategia, progetti e risultati” – un aggiornamento sulle iniziative e i progetti della prima utility energetica italiana in un campo centrale nella strategia del Gruppo. Una risorsa importante per potersi orientare in un mondo in continua evoluzione. Scopriamolo insieme.

Tre gli ambiti di articolazione:

  • nuovi modelli di business, sull’adozione trasversale di modelli basati sui principi dell’economia circolare;
  • materie prime, sull’approccio circolare e sostenibile sia in termini di previsione dei fabbisogni e degli impatti, sia di sviluppo e adozione di soluzioni innovative, in collaborazione con tutto il proprio ecosistema;
  • città, sullo sviluppo di nuove soluzioni e progetti in collaborazione con aziende di altri settori e istituzioni.

Il documento approfondisce inoltre le attività di governance e digitalizzazione volte all’implementazione di un modello disancorato dal mero consumo di risorse, che

  • protegga l’ambiente, riducendo le emissioni e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali;
  • favorisca l’impiego di risorse rinnovabili;
  • contribuisca al miglioramento della qualità di vita delle persone;
  • sia competitivo anche economicamente, attraverso l’innovazione e il ridisegno della catena del valore.

Due esempi? Il progetto di trasformazione della fabbrica catanese di moduli fotovoltaici 3Sun in Gigafactory, per il quale Enel ha firmato un accordo di finanziamento con la Commissione europea, e il progetto per l’individuazione di soluzioni industriali di riciclo per le batterie dei veicoli elettrici lanciato in Italia assieme ad altre aziende nell’ambito dell’Important Project of Common European Interest (IPCEI).

“Con questo documento abbiamo voluto raccontare in modo semplice e chiaro le sfide, gli obiettivi raggiunti e le potenzialità che caratterizzano la transizione circolare del Gruppo Enel”, commenta Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo Enel. “L’economia circolare rappresenta un elemento-chiave per la competitività di un’azienda, in quanto consente non solo di affrancarsi dal consumo di nuove risorse non rinnovabili, ma anche di valorizzare al meglio asset e beni esistenti consentendone l’eventuale riutilizzo in ottica sostenibile. L’approccio di Enel alla circolarità è pienamente integrato con i nostri obiettivi di decarbonizzazione e si traduce in azioni concrete lungo tutta la catena del valore, dalle fasi iniziali di design e approvvigionamento fino alla gestione del fine vita e del recupero delle materie prime”.

Enel, che il 6 dicembre 2022 ha festeggiato il suo 60° anniversario, è una multinazionale dell’energia e un operatore integrato leader nei mercati globali dell’energia e delle rinnovabili. Presente in 30 Paesi nel mondo con una capacità totale di circa 93 GW, è il più grande operatore privato di rinnovabili, il primo operatore di rete per numero di utenti finali e il maggiore operatore retail per numero di clienti. 

Enel Grids, la business line globale del Gruppo dedicata alla gestione del servizio di distribuzione di energia elettrica a livello mondiale, fornisce energia elettrica attraverso una rete di circa 2,3 milioni di chilometri a circa 76 milioni di utenti finali. Il Gruppo fornisce energia a oltre 70 milioni di case e aziende. Enel Green Power, che all’interno del Gruppo Enel gestisce le rinnovabili, conta su una capacità totale di oltre 56 GW con un mix di impianti eolici, solari, geotermici, idroelettrici e di accumulo in Europa, nelle Americhe, in Africa, Asia e Oceania. Enel X Global Retail, la business line globale di Enel per i servizi energetici avanzati, ha una capacità totale di circa 8,2 GW di demand response gestiti a livello globale e 65 MW di capacità di accumulo behind-the-meter. Infine, Enel X Way è la nuova società del Gruppo interamente dedicata alla mobilità elettrica, che gestisce circa 430.000 punti di ricarica pubblici e privati per veicoli elettrici in tutto il mondo – sia direttamente, sia attraverso accordi di interoperabilità.

Documento integrale

Enel: “Nessuna modifica prezzi in periodo validità contratti”

La società si appresta a impugnare il provvedimento Antitrust, considerato dannoso per i Clienti e in contrasto con le norme italiane ed europee

“A tutela delle proprie ragioni e degli interessi di tutta la clientela, Enel impugnerà immediatamente il provvedimento dell’Autorità, confidando che la valutazione di un giudice terzo possa ripristinare le minime condizioni di Diritto necessarie per la sopravvivenza di un mercato già afflitto da tanta turbolenza”.

“L’Autorità chiede di applicare l’articolo in questione anche ai rinnovi contrattuali, proponendo dunque un’interpretazione analogica errata di una disposizione eccezionale, in contrasto con le norme nazionali e i regolamenti europei. Enel ha sinora fatto fronte alla grave crisi provocata dall’aumento dei costi del gas mantenendo invariati i prezzi per i propri clienti durante tutta la validità dei contratti. Per far ciò, la società ha mantenuto il prezzo di vendita dell’energia rinnovabile sui valori storici di prima della crisi e ha sopportato le perdite determinate dalla crescita del prezzo del gas, che ha penalizzato le imprese generatrici di energia elettrica”.

Il provvedimento emanato, “impedendo di recepire le variazioni di costo intervenute dopo la scadenza del contratto, danneggia i clienti per i quali gli operatori elettrici non avranno energia disponibile a prezzi pre-crisi e che rischiano dunque – stante l’impossibilità di rinnovare il contratto – di transitare sul mercato tutelato o della salvaguardia, che oggi pratica prezzi più alti di quelli applicati in sede di rinnovo delle offerte in scadenza”. 

L’Antitrust aveva emanato dei procedimenti istruttori nei confronti di sette principali società fornitrici di energia e gas sul mercato libero per modifica illegittima delle condizioni di fornitura, che avrebbe provocato un ingiustificato aumento di prezzo agli utenti. Con riferimento al procedimento istruttorio annunciato dall’Autorità, la società “precisa di non avere modificato alla propria clientela le condizioni economiche durante il periodo di validità dei contratti, conformemente a quanto disposto dall’articolo 3 del Decreto Legge Aiuti bis”.

Rete elettrica: tecnologia e partecipazione per l’Italia

Parole-chiave, sostenibilità e indipendenza energetica

32 milioni di utenti e 27,4 milioni di contatori. Una rete, quella per la quale Enel si impegna ogni giorno, che si sviluppa per quasi 1 milione e 200mila km: 30 volte il giro del mondo, coprendo circa l’85% del territorio nazionale. Fattore che le conferisce un ruolo essenziale – anche grazie alla collaborazione con gli enti e le comunità locali.

Soprattutto, grazie a un nuovo modello che vede le persone protagoniste: il passaggio di cittadini, famiglie e imprese dal consumo “passivo” alla produzione di energia green. Cioè, la trasformazione dei sistemi elettrici in piattaforme inclusive e partecipative. Infatti, il traguardo del milione di produttori e consumatori-produttori è già superato e, visto il numero di richieste di nuovi allacci (più di 275mila da inizio 2022), destinato a crescere.

Una rete sempre più intelligente e all’avanguardia, in grado di rendere gli utenti i veri attori della sostenibilità, ambientale ed economica. Come nel caso delle Comunità Energetiche Rinnovabili, anche agricole. Oppure della domotica Enel, dal kit fotovoltaico da balcone alle soluzioni per una casa smart. O della raccolta fondi destinata alla costruzione di nuovi impianti Enel rinnovabili, avanzati e sicuri: un progetto dedicato, in una prima fase, ai cittadini del Comune interessato, con un periodo di esclusiva e ritorni economici più vantaggiosi. E che prevede una quota libera per consentire la partecipazione di tutti, una remunerazione fissa e il recupero di quanto prestato.

Ma anche una rete che crea lavoro, per la realizzazione di nuove linee e la manutenzione di quelle esistenti. Green Jobs – che richiedono una formazione specifica e skills digitali, sensibilità ai temi della sicurezza e capacità di lavorare in squadra. Perché transizione energetica ed elettrificazione sostenibile sono proprio questo: un lavoro di squadra. Il nuovo modello genera così anche delle opportunità professionali: una coordinata presente in diverse iniziative di Enel – come il programma Energie per Crescere insieme a ELIS per la formazione di 5.500 nuovi tecnici della rete, da inserire subito nel mondo del lavoro presso le aziende partner del Gruppo.

Per chi voglia diventare parte attiva della transizione energetica, tre i modi di produrre: l’immissione dell’energia prodotta nella rete (produttori puri); la copertura del proprio consumo (prosumer) o la creazione di Comunità energetiche. Per tutti, Enel offre soluzioni innovative che guardano alla riduzione delle emissioni ma anche al risparmio. Con un grande obiettivo da raggiungere: l’indipendenza energetica.

Oggi, la prima utility energetica italiana è leader della transizione sostenibile e della decarbonizzazione, con reti smart capaci di ridurre sempre di più la nostra dipendenza estera. Un nuovo paradigma di crescita a misura d’uomo e di ambiente, con infrastrutture sempre più resilienti, affidabili e flessibili per un futuro a zero emissioni.

Ecco come verranno ripartiti i fondi per le infrastrutture e le ZES

Il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, ha firmato il decreto sulle infrastrutture idriche e sulle Zone Economie Speciali. Le risorse ammontano a 27 milioni di euro e sono attribuite dal Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese e sono ripartite in questo modo:

  • 19 milioni di euro per la progettazione delle operazioni utili per fronteggiare l’emergenza idrica e a rafforzare il sistema dei bacini idrografici per ridurre le perdite e contrastare la condizione di siccità, ponendo in sicurezza le infrastrutture esistenti e aumentando la capacità degli invasi
  • 8 milioni di euro finalizzati a progettare operazioni infrastrutturali per supportare lo sviluppo delle Zone Economiche Speciali.

Stando a quanto afferma il decreto, i primi interventi riguarderanno sette distretti idrografici e le relative autorità di bacino distrettuale:

  • Alpi Orientali
  • Padano
  • Appennino Settentrionale
  • Appennino Centrale
  • Appennino Meridionale
  • Sardegna
  • Sicilia.

La seconda serie di interventi riguarderà invece le Zone Economie Speciali di:

  • Abruzzo
  • Calabria
  • Campania
  • Ionica Interregionale Puglia-Basilicata
  • Adriatica Interregionale Puglia-Molise
  • Sicilia Orientale
  • Sicilia Occidentale
  • Sardegna.

Il dettaglio della ripartizione delle risorse è riportato nella tabella sottostante, sulla base dell’Indicatore di rilevanza del distretto. Come si evince, tra le autorità di bacino distrettuale quella che ha conseguito le maggiori risorse è l’autorità del bacino Padano, per 5,4 milioni di euro, unitamente al bacino Appennino meridionale per 3,9 milioni di euro e il bacino Appennino centrale per 2,2 milioni di euro.

La ripartizione delle Zone Economiche Speciali ha invece seguito una ripartizione omogenea: a ciascuna area è infatti stato attribuito il 12,5% del totale del plafond finora stanziato per un contributo di 1 milione di euro.

Via | Aicom

La digitalizzazione nella gestione delle risorse umane

I modelli di business attuali spingono le attività imprenditoriali a razionalizzare l’organizzazione aziendale strutturando le risorse umane in team funzionali per agevolare la condivisione di esperienze.

I team per prosperare hanno necessità di condizioni favorevoli, tra cui una struttura forte e stabile, una direzione strategica convincente, la chiara definizione degli obiettivi da raggiungere, l’attenzione all’engagement e una mentalità condivisa. Pertanto, è necessario costruire all’interno delle organizzazioni aziendali team diversificati, dispersi, digitali e dinamici.

Riuscire a mantenere un vantaggio competitivo supportando l’evoluzione del know how aziendale, grazie al valore delle risorse umane impiegate, rappresenta per le aziende la soluzione ottimale per reagire al cambiamento attuale.

 

Change Management: cos’è?

Negli ultimi anni, con il Covid, l’espressione Change Management è diventata molto popolare e ha richiesto continui mutamenti nella strategia aziendale.

Le attività imprenditoriali hanno dovuto evolversi adattandosi ai grandi cambiamenti sociali, tecnologici e alle sfide del mercato globale.

La finalità del change management è quella di realizzare una trasformazione efficace, accompagnando le risorse umane ad adattarsi al cambiamento per stare al passo con i tempi.

Il change management presuppone il modello delle 4P:

  • People: le persone sono l’elemento più importante del processo. Per questo è importante educarle al cambiamento,
  • Platform: l’innovazione si realizza principalmente grazie all’introduzione di un processo di digitalizzazione aziendale,
  • Process: il miglioramento richiede una revisione e reingegnerizzazione dei processi aziendali,
  • Place: il luogo di lavoro deve poter essere ripensato secondo le nuove concezioni di lavoro agile.

 

Formazione aziendale: come renderla efficace?

La formazione aziendale deve evolvere portando le persone a:

  • saper leggere la realtà comprendendo il contesto e le evoluzioni degli scenari, per individuare tendenze tecniche e di prodotto/servizio, bisogni emergenti,
  • essere formati verso l’importanza di proporre soluzioni e di creare valore tramite l’esercizio della competenza,
  • essere supportati nello strutturare e mantenere un’identità professionale chiara ma al contempo dinamica,
  • essere sensibilizzati a instaurare e mantenere le relazioni interne ed esterne all’organizzazione,
  • essere allenati alla resilienza e a portare avanti progetti con autonomia.

La formazione aziendale comporta la chiara identificazione di mansioni e competenze, così come una gap analysis fra i livelli attesi e quelli posseduti, ponendo l’attenzione ad un aggiornamento frequente della stessa.

La digitalizzazione nella gestione delle risorse umane diventa una necessità imprescindibile, anche con riferimento all’efficacia ed efficienza della progettazione del processo di formazione.

 

Digitalizzare la gestione delle risorse umane: una necessità sempre più impellente

Digitalizzare la gestione delle risorse umane è una necessità imprescindibile: un’automazione del processo che garantisce la gestione dei dati e rende l’azione delle risorse umane concentrata sulle attività a valore aggiunto.

Affinché l’organizzazione aziendale implementi un processo di digitalizzazione, è necessario che la funzione HR acquisisca il ruolo di process owner. È sempre più impellente che ogni azienda si avvalga di sistemi di business intelligence, di valutazioni di trend con KPI aggiornati e di analisi predittive.

L’organizzazione aziendale deve mantenere e migliorare nel tempo il suo posizionamento sui mercati di riferimento e reagire a qualsiasi trasformazione.

TeamSystem, azienda italiana estremamente innovativa, che offre soluzioni per la digitalizzazione di imprese e professionisti, si occupa proprio di questo complesso ma fondamentale settore, semplificando e rendendo più efficiente la gestione del personale.

Al fine di approfondire queste tematiche, Alessandra Venieri di TeamSystem ha realizzato un’interessante guida, il cui contenuto riguarda la  digitalizzazione nella gestione delle risorse umaneche è di grande ausilio per garantire l’efficienza del team di lavoro e la propria capacità di adattamento. Uno strumento di grande utilità, disponibile gratuitamente per il download.

 

 

La guerra ed i fondi pensione: cosa accade ai mercati finanziari e ai fondi pensione  

Il conflitto e l’invasione dell’Ucraina ha scosso e sorpreso i mercati finanziari e gli operatori del settore. C’è stato un aumento dei prezzi delle materie prime e si sono registrati i primi effetti negativi sui mercati finanziari, in particolare sulle borse europee.

Sia per vicinanza geografica, che per le sanzioni, la dipendenza energetica e l’aumento dei prezzi del gas i mercati azionari europei sono quelli che hanno subito l’impatto più rilevante.

La situazione geopolitica ha creato una situazione complessa per le banche centrali, in particolare per la BCE che si trova a scegliere tra controllare l’inflazione e frenare la crescita.

Questa situazione ha destato qualche preoccupazione circa il futuro dei fondi pensione. Tuttavia ci sono alcune considerazioni importanti da fare circa l’impatto della crisi geopolitica sui fondi pensione.

Innanzitutto l’analisi storica dei mercati ci rassicura circa l’impatto negativo sulle borse mondiali. Di fatti, le ultime due crisi importanti, quella del 2001 e quella del 2008, hanno prodotto effetti negativi che sono già stati abbondantemente recuperati. Nello specifico la crisi del 2008 non produceva effetti negativi già nel corso del 2009 e l’impatto negativo è stato recuperato nel corso dell’anno.

E’ utile comprendere quale impatto avrà l’attuale crisi a livello dei fondi pensione, ma è ancora più importante ricordare alcuni fattori che riguardano la previdenza complementare e che servono a rasserenare gli iscritti dei fondi pensione Eurofer.

Tempo di permanenza nel fondo pensione Eurofer

I valori delle singole posizioni e dei comparti di Eurofer riguardano il valore delle azioni e delle obbligazioni. I valori quota e le posizioni individuali sono quindi soggetti a fluttuazioni del mercato, come quelle in atto in questo periodo.

Tuttavia i fondi pensione vanno valutati in una prospettiva molto più ampia. Il tempo di permanenza nel fondo pensione Eurofer è un fattore importantissimo per valutare i risultati. I fondi pensione hanno come base di considerazione lassi di tempo medio lunghi.

Ciò che accade a breve termine non ha un impatto significativo sul valore delle quote e sulle singole posizioni.

Le garanzie dei fondi pensione

I fondi pensione hanno forti elementi di garanzia. La gestione delle quote è affidata a soggetti qualificati e gli investimenti sono diversificati per mitigare il rischio. La diversificazione viene fatta sia dal punto di vista geografico che settoriale. Inoltre i fondi sono sottoposti a controllo e sorveglianza da parte degli organi preposti.

 

Un’altra garanzia riguarda la tutela in caso di insolvenza, perché il patrimonio in gestione al fondo Eurofer non può essere aggredito dai creditori, a differenza con quanto accade con il TFR lasciato in azienda.

 

I vantaggi dei fondi pensione

 

I fondi pensione come Eurofer hanno notevoli vantaggi dal punto di vista fiscale. Infatti i fondi pensione godono di agevolazioni fiscali sia quando il capitale viene accumulato che successivamente, in fase di erogazione delle prestazioni.

Un altro importante pro dei fondi pensione è il contributo del datore di lavoro che si aggiunge al contributo del lavoratore e al TFR.

 

 

Concludendo, tanto i vantaggi del fondo pensione Eurofer che le garanzie e le tutele devono necessariamente rasserenare gli aderenti circa il periodo geopolitico che stiamo affrontando.

 

 

 

 

Lista Falciani: che fine hanno fatto i titolari dei conti correnti in Svizzera

La “lista Falciani” ha fatto tanto parlare i media alcuni anni fa. Si trattava di un elenco dei titolari di conti correnti in Svizzera, stilato dal funzionario Hervè Falciani, poi condannato per spionaggio economico. Un database enorme che per la prima volta perdeva il suo tratto anonimo.

In pratica Hervé Falciani, italo-francese, tecnico informatico della Hsbc, si era impossessato dei dati e dopo aver tentato di rivenderli al miglior governo offerente, li aveva consegnati alle autorità francesi.

Nella “lista Falciani”, come fu ribattezzata dalle cronache, c’erano i nomi dei titolari che a fine 2006 avevano dei depositi nella filiale svizzera della banca Hsbc. Circa 100mila nominativi di correntisti, riconducibili a 79 mila persone in tutto il mondo, e 20mila nominativi di società, di cui 7mila italiani che avevano depositato complessivamente circa 6,5 miliardi di euro in Svizzera. Della parte riservata agli italiani, circa 700 avevano il domicilio fiscale nel Lazio.

Il parterre di nomi era variopinto, soprattutto di quelli italiani. Erano nomi noti alle cronache mondane, c’erano stilisti, orafi e gioiellieri, anche di fama mondiale, attori, showgirl, presente anche la media e alta borghesia, nobili e professionisti.

Gli interessati sono stati interrogati dalle varie Procure di competenza, soprattutto per verificare se avessero usufruito dello scudo fiscale e avessero sanato in questo modo eventuali irregolarità. In quanto l’accusa è di omesse o incomplete dichiarazioni dei redditi per centinaia di milioni di euro. Non tutti gli interessati erano evasori fiscali, come è emerso durante le verifiche.

Tra i nomi eccellenti della “lista Falciani” anche quello di Elisabetta Gregoraci, all’epoca moglie di Flavio Briatore, il cui procedimento è stato archiviato a luglio del 2012 con decreto firmato dal G.I.P. Antonella Capri del Tribunale ordinario di Roma.

Il GIP ha disposto la distruzione della documentazione sequestrata, oltre al dissequestro e alla restituzione a Elisabetta Gregoraci di quanto in sequestro. La richiesta di archiviazione inviata al G.I.P. era partita dal Procuratore della Repubblica di Roma Paolo Ielo, in quanto i bonifici che la Gregoraci aveva ricevuto sul conto svizzero non erano somme non dichiarate, ma si trattava di bonifici provenienti dal marito Flavio Briatore e stabiliti in fase di accordo prematrimoniale.

Ogni caso dei soggetti coinvolti nell’inchiesta della “lista Falciani” è stato valutato singolarmente e sulla base delle spiegazioni fornite dai soggetti interessati. Alcuni conti erano già stati chiusi o svuotati, per altri era stato utilizzato lo scudo fiscale introdotto in Italia nel 2009.

Confimea: darsi da fare per favorire investimenti a lungo termine

Darsi da fare per favorire progetti di investimento a lungo termine nel paese: è questo il messaggio lanciato forte e chiaro da Gubbio, dove si sono riuniti gli Stati Generali di 30, Confederazione Datoriale di piccole e medie imprese italiane.

Un interlocutore importante per lo stesso mondo imprenditoriale ma ancor di più per i sindacati e le Istituzioni, per i quali rappresenta uno stimolo alla ricerca del miglioramento. Da Gubbio il presidente Nazionale Roberto Nardella ha spiegato che la sua associazione non intende tirarsi indietro davanti alle sfide che il paese sta mettendo davanti all’imprenditoria.  Il fatto che l’Italia sia il Paese che in Europa cresce meno, sottolinea, è un problema che esiste per via dello squilibrio esistente tra il mercato e lo Stato e tra il modello imprenditoriale e l’organizzazione del sistema pubblico.

“Le nostre imprese chiedono l’avvio di un processo serio di spending review” ha sottolineato, “con meno tasse, meno spese, meno privilegi, meno burocrazia e un mercato del lavoro più elastico: questo va fatto in fretta e senza indugi, e questo porteremo al Governo”.

Confimea non dimentica di inserire nei suoi obbiettivi anche il Mezzogiorno, nel quale il divario con il Nord è ancora sensibile: È indubbio che, per ciò che riguarda il territorio in generale e le Pmi in particolare, ripartire in modo efficace significa perlomeno affrontare un adeguamento dei contratti che sia in grado non solo di far calare l’occupazione ma allo stesso tempo attirare gli investimenti, al fine di dare vita ad un circolo virtuoso di lavoro e crescita.

Nel corso degli Stati generali di Confimea Imprese si è parlato di PNRR e transizione ecologica, digitalizzazione e made in Italy: temi caldi e di attualità. Ma soprattutto si è parlato di quelli che sono i problemi più gravi e difficili da risolvere che colpiscono le Pmi italiane: il costo del lavoro, il fisco e la difficoltà di costituire dei corridoi internazionali capaci di favorire con il loro contributo la crescita delle imprese.

La presenza di rappresentanti delle Istituzioni a Gubbio ha reso possibile una discussione proattiva, senza dimenticare di centrare il punto delle criticità: l’Italia ha bisogno di riforme strutturali che tardano ad arrivare, cresce più lentamente dei suoi competitor e soffre della bassa dinamica della produttività totale. Completa il quadro un flusso di investimenti non sufficiente. Sono questi i problemi che Confimea vuole risolvere. E ancora una volta lo ha ribadito con decisione.