Borse europee in perdita

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Negli Stati Uniti il trend del giorno è uno: “panic selling”. Le vendite incontrollate registrano una brusca inversione di tendenza dei listini, ovviamente al ribasso.

I timori si sono confermati in Europa. Abbattuti dal rallentamento economico cinese, i listini Ue hanno chiuso in rosso: Milano ha segnato una perdita finale del 2,83%, che porta la settimana in negativo di oltre sei punti percentuali (solo nelle ultime due sedute il Ftse Mib ha perso più di cinque punti). Parigi ha ceduto il 3,19%, Francoforte il 2,95% e Londra il 2,83%. Atene ha chiuso in calo del 2,49% mentre il Paese si avvicina alle elezioni anticipate. Wall Street, reduce dal terzo giorno di cali, è ancora pesante: quando in Europa terminano le contrattazioni, il Dow Jones peggiora al -1,8%, in linea con lo S&P 500 che per la prima volta dallo scorso febbraio infrange al ribasso quota 2mila punti, mentre il Nasdaq cala del 2%. Il Vix, il cosiddetto “indice della paura” che traccia la volatilità dei mercati, è ai massimi dell’anno e nella settimana è balzato di quasi 90 punti percentuali.

A spiegare la fase di contrazione, con le azioni globali che hanno perso 2.200 miliardi di dollari di capitalizzazione nel corso dei primi quattro giorni della settimana, c’è soprattutto il rallentamento dell’economia cinese, cui si sono accompagnati lo scoppio della bolla azionaria e le improvvise svalutazioni dello yuan.

A cominciare con le forti perdite è stata, in mattinata, la Borsa di Tokyo: i timori sulla tenuta dell’economia e sulle turbolenze finanziarie in Cina hanno pesato sul listino del Sol Levante, che ha chiuso con un tonfo del 2,98%: l’indice Nikkei ha ceduto 597,69 punti ed è scivolato sotto quota 20.000 per la prima volta da metà luglio, fino a quota 19.435,83. Nuovo crollo sulle piazze cinesi: Shanghai ha terminato gli scambi limando il 4,3% e portato il passivo della settimana in doppia cifra, Shenzhen ha perso il 5,4%.

 

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