Aumento di 1.000 euro l’anno per gli stipendi fino a 1.500 euro netti al mese

 Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in una conferenza stampa dal tono informale e spavaldo a cui ci ha abituati e con le slides ha presentato il pacchetto di tagli fiscali e riforme economiche approvate dal Consiglio dei Ministri.

Un ambizioso programma di tagli fiscali e di riforme del mercato del lavoro nei primi passi del suo governo di coalizione per invertire le politiche di austerità e far ripartire l’economia in Italia. Questi i pressupposti.

Sfidando le pressioni della Commissione europea di non allocare le risorse da proiezioni incerte sui futuri risparmi e ricavi, Renzi ha detto in una conferenza stampa che dal 1° maggio gli italiani che guadagnano meno di 1.500 euro netti al mese riceveranno un supplemento di 1.000 euro l’anno attraverso il taglio di alcune tasse nelle loro buste paga, per un costo totale di 10 miliardi di euro nel prossimo anno.

 

I sindacati appoggiano le riforme del governo Renzi

 

“Trovo le polemiche sulla copertura incredibili”, ha affermato Renzi, insistendo che le risorse sarebbero rese disponibili attraverso tagli alla spesa pubblica ed altri proventi, compresi i risparmi previsti sui costi del debito e un maggiore gettito Iva.  Il Presidente del Consiglio ha anche annunciato un taglio del 10% del costo del lavoro finanziato da un aumento delletasse sui guadagni finanziari, ma non comprensivo dei proventi da titoli di Stato.

Entro luglio il governo garantisce il pagamento degli arretrati dovuti al settore privato pari a 68 miliardi di euro. Renzi ha anche detto che l’Italia si manterrà entro il limite del deficit di bilancio al 3% fissato dalla Commissione.
Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, ha detto che l’Italia sta iniziando a uscire dalla recessione, ma che la ripresa è ancora debole. La Commissione europea lo scorso mese ha declassato le sue previsioni di crescita per l’Italia per quest’anno allo 0,6% dopo un calo dell’1,8% del prodotto interno lordo del passato anno.

Tasi, le regioni più colpite

 L’Ufficio studi della Cgia, ha fatto una simulazione ipotizzando l’applicazione dell’aliquota base all’uno per mille, secondo cui la Tasi “colpirà” soprattutto i proprietari di immobili in Lombardia, Lazio e Veneto.

Tasi, quanto inciderà sulle prime case

 Stando alle stime, dovrebbe avere un costo maggiore rispetto alla vecchia Imu ma andrà ad incidere ben poco, se non per nulla, sulle prime case: questi i primi esiti previsti della Tasi, la nuova tassa sui servizi indivisibili comunali, che con l’Imu e Tari, andrà a formare la Iuc 2014 (Imposta unica comunale) e che dovrà essere pagata per tutti gli immobili, prime case comprese.

Spesometro 2014, le nuove scadenze

 Il 31 gennaio 2014, con la scadenza dei termini per la presentazione dello Spesometro 2013, si è chiuso un lungo periodo di polemiche legate a questo strumento di cui si è dotato il Fisco italiano per combattere l’evasione fiscale.

Ma la questione è ben lontana dall’essere definitivamente conclusa, dato che a breve scadranno i termini per la consegna dello Spesometro 2014.

Non solo Chiesa, la lista degli esenti dalla Tasi

 Lo scorso anno si chiamava Imu, quest’anno si chiama Tasi e, anche se diversa nei suoi principi e nelle modalità di applicazione, sempre di una tassa sugli immobili si tratta. E, come per tutte le tasse e i tributi, c’è chi dovrà pagarla e chi, invece, è esente.

Su questo ultimo aspetto della Tasi ha fatto molto discutere l’esenzione degli immobili della Chiesa non destinati ad attività commerciali, ma non è solo il Vaticano a poter beneficiare dell’esenzione.

L’impatto della Tasi sulle imprese e sul mercato immobiliare

 Qualche giorno fa il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha affermato che la Tasi per le imprese è “un’altra botta”. In effetti, l’aumento dello 0,8 per mille dell’aliquota base della Tasi, cui possono fare riferimento i comuni secondo il decreto legge Omnibus per finanziare le detrazioni, si possono applicare a tutti i tipi di immobili come i negozi e i capannoni. Per le imprese questo può essere un peso fiscale più elevato in quanto c’erano già stati degli aumenti e minori agevolazioni decisi per gli immobili delle aziende. Il rischio è che lo sconto per le famiglie venga pagato dalle imprese.

Un aspetto importante è che a livello di consenso politico le famiglie hanno un impatto maggiore delle imprese essendo di più e questo è un elemento che potrebbe portare le imprese a pagare una parte più alta.

 

Caos Tasi tra aumento dell’aliquota e detrazioni

 

Con riferimento alle case di lusso, che sono caratterizzate dalla rendita catastale A1, A8 e A9, queste pagheranno sia l’Imu sia la Tasi con l’aliquota massima per le due tasse del 6 per mille, come quella dell’Imu dello scorso anno, cui si aggiunge il possibile aumento dello 0,8 per mille che stabiliranno i comuni. Questa tipologia di case sono circa 70 mila.

Il regime fiscale complesso scoraggia l’acquisto di una seconda casa e il mercato immobiliare ne risente. Le vendite degli immobili sono in diminuzione ed è aumentata la morosità degli affittuari. In questo modo, le tasse sulla casa non aiutano il mercato immobiliare. Gli aspetti che favoriscono i proprietari sono pochi e tra questi ci sono il finanziamento per le ristrutturazioni e la legge proposta dal ministro delle Infrastrutture Lupi di diminuire le tasse sulla cedolare secca per gli affitti con canone concordato.

Caos Tasi tra aumento dell’aliquota e detrazioni

 Nel decreto legge Omnibus è stato deciso che i sindaci possono  intervenire per aumentare l’aliquota per la Tasi dello 0,8 per mille. Queste entrate extra saranno utilizzate per  finanziare le detrazioni che non sono previste con l’aliquota base. Ora la decisione del governo dovrà quindi  trasferirsi alle realtà locali e ai comuni e qui c’è il rischio che molte pratichino l’aumento vista la condizione economica in cui si trovano. I conti non sono messi bene e quindi è possibile che i comuni decidano di aumentare  l’aliquota della Tasi.

Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Del Rio ha affermato che  l’obiettivo dell’aumento dello 0,8 per mille è quello di modulare e rendere più equa e più flessibile la tassa. La  questione sembra complicarsi proprio nei comuni. Le domande più importanti sembrano essere: i comuni aumenteranno l’aliquota? Quali sono i tempi per i pagamenti? Chi avrà diritto alla detrazione?

 

Per Squinzi lavoro priorità e la Tasi e una “botta”

 

Per la Tasi forse è necessario un vademecum vista anche la grande possibilità di agire in maniera indipendente che hanno i sindaci dei comuni. La Tasi è la tassa sui servi indivisibili, come l’illuminazione pubblica, la pulizia delle strade, i giardini ecc. In un certo senso, questa tassa è simile all’Imu perché si calcola sulla stessa base catastale.

Sulla prima casa nel 2014 si paga solo la Tasi, mentre sulle seconde case si pagano l’Imu e la Tasi.
Il decreto dovrebbe andare domani in Gazzetta Ufficiale e le domande a cui i sindaci stanno provando a dare una risposta rimangono. La detrazione potrebbe essere legata al reddito del proprietario della casa, ma il punto è proprio come calcolare chi ha diritto alla detrazione. Sarà per tutti? Sarà per le fasce sociali meno abbienti?

L’Imu prevedeva un aliquota del 6 per mille mentre la Tasi del 3,3 per mille, ma l’Imu comprendeva le detrazioni, come quelle per i figli. Ora la Tasi può essere aumentata dello 0,8 per mille proprio per finanziare le detrazioni.
La palla passa ai sindaci ed è abbastanza complicato il loro lavoro in questo caso. I comuni saranno indennizzati perché il passaggio dall’Imu sulla prima casa alla Tasi porterà a meno introiti e c’è bisogno dei fondi per chiudere i bilanci.

Tasi, le aliquote pagamento con f24

 Il governo ha fissato le aliquote Tasi: come previsto, i Comuni avranno la possibilità di aumentare l’aliquota fino a un tetto massimo complessivo dello 0,8 per mille, che in termini materiali sta a significare che sulle prime case l’aliquota potrà arrivare al 3,3 per mille e all’11,4 sulle seconde.

Regolarizzazione dei capitali all’estero, le critiche al decreto

 In una intervista all’Ansa di questa mattina, Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, ha annunciato che il provvedimento relativo alla voluntary disclosure, ovvero la regolarizzazione spontanea dei capitali detenuti all’estero non in regola con il Fisco italiano, potrebbe subire un processo di riscrittura totale.

Il provvedimento, infatti, così com’è sembra essere poco efficace nel convincere chi ha capitali al di fuori dei confini italiani a dichiararli. Vediamo perché.