ForEX: oggi si parla di…

 Il mercato valutario, ogni giorno, sottosta alle oscillazioni definite in base agli appuntamenti dell’agenda economia e finanziaria. Nella giornata di oggi i cosiddetti market mover sono tanti e arrivano dall’Australia, dalla Cina, dalla Svizzera, dagli Stati Uniti e dall’Europa in generale.

Saranno decisive le riunioni delle banche centrali che con le loro interpretazioni economiche potrebbero lasciare intuire i prossimi passi compiuti nell’anno venturo. Andiamo con ordine.

Dall’Australia arriveranno i dati sulle vendite al dettaglio. La previsione è quella di un leggero calo dell’indice che misura il valore totale delle vendite al dettaglio, con un passaggio dallo 0,5 allo 0,4 per cento. Si tratta di un risultato al di sopra delle aspettative e questo potrebbe determinare un aumento del valore della valuta australiana.

Lo yuan cinese, invece, sarà influenzato dai dati PMI manifatturiero. Siccome si prevede una leggerissima espansione del settore manifatturiero cinese, la moneta non dovrebbe andare molto al di là dei livelli definiti la scorsa settimana.

Calano le stime sulle vendite al dettaglio in Svizzera ma quel che interessa maggiormente sono gli indici PMI di Europa ed America che incidono rispettivamente sull’Euro e sul Dollaro.

La produzione manifatturiera nel Vecchio Continente è in aumento rispetto al mese scorso e questo particolare ha un piccolo impatto anche sull’Euro. L’effetto potrebbe essere più interessante se saranno in linea con l’indice PMI europeo, anche i dati sul settore manifatturiero spagnolo ed italiano.

L’indice PMI americano, invece, ha sempre un impatto importante sul mercato e i dati di novembre parlano di un leggero calo rispetto al mese precedente con il passaggio dal 51,7 a 51,5.

Indicatori ForEX: impariamo a distinguerli

 Il valore di un investitore si calcola sulla base della sua capacità predittiva, sulla sua intuizione relativa alle quotazioni future di un titolo o di una valuta. Non si tratta certo di un’abilità magica, ma di un’attenta analisi di alcuni indicatori.

Nel settore ForEX ci sono due tipi di indicatori: ci sono quelli leading, i principali, che interpretano i segnali di un trend anticipando le inversioni di tendenza; e poi ci sono quelli lagging, che invece riescono a dare interpretazioni della situazione, dopo che il trend è stato definito.

Nel primo insieme si posizionano ad esempio l’oscillatore stocastico, il Relative Strenght Index, oppure l’Average Directional Index. Degli indicatori lagging, invece, fanno parte le medie mobili, le bande di Bollinger o anche la Parabolic Stop and Reverse.

Le due serie di indicatori vanno combinate per avere indicazioni più realistiche di quello che accadrà sul mercato. Per esempio, se ci affidassimo esclusivamente agli indicatori leading, potremmo perdere tantissimo del nostro investimento perché non sono tenuti in considerazione i segnali di ingresso e di uscita cosiddetti fasulli.

In pratica non si ha una visione realistica di quel che accade. Gli indicatori lagging, da questo punto di vista, sono  molto più precisi ma arrivano in ritardo rispetto al presentarsi del trend e anche piazzare gli ordinativi in ritardo comporta una perdita di possibili profitti.

Il consiglio che si dà a chi investe nel ForEX è di sperimentare con cautela una combinazione soddisfacente.

JPY, USD ed EUR: in che rapporti sono?

 Qual è la moneta più forte tra lo yen giapponese, l’euro del Vecchio Continente e il dollaro americano? Per rispondere a questa domanda possiamo dare un’occhiata alla giornata di scambi, nel settore Forex, che c’è stata ieri.

Tutto depone a favore dello yen.

La moneta giapponese sale nei confronti del dollaro che perde circa lo 0,5 per cento contro lo yen e sale anche dello 0,8% rispetto all’euro. Il cambio USD/JPY si assesta sugli 87.70 e quello EUR/JPY è scambiato a 105.60. Tutta la situazione sembra sia da attribuire alla paura del fiscal cliff che influisce sulle sensazioni degli investitori, oppure alla decisione europea di rimandare l’incontro FOMC.

Lo yen, quindi, si è configurato come un porto franco in questo momento particolare per gli investitori che non vogliono prendere rischi durante la configurazione degli affari.

Se lo yen sale, perde quota invece il dollaro che avrebbe dovuto essere spinto dai dati sul settore immobiliare che in genere danno conto della ripresa economica del paese. Invece questi dati si sono mantenuti molto al di sotto delle aspettative.

Basta pensare che nei riguardi del dollaro hanno guadagnato terreno anche il dollaro australiano e quello canadese.

L’euro, infine, delude molto le aspettative e perde quota rispetto a tutte le valute “maggiori”. Sembra che l’accordo sulla Grecia sia stato tradotto in tanto entusiasmo tutto insieme ma gli investitori hanno bisogno di maggiori rassicurazioni.

Gli USA contro la CINA sul mercato ForEX

 Per una questione diplomatica che non dobbiamo nemmeno spiegare, gli Stati Uniti non muoveranno un’accusa ufficiale all’indirizzo della Cina, ma sembra che siano convinti comunque del fatto che il governo cinese manipoli la sua valuta per avvantaggiarsene a livello commerciale.

In questo modo la Cina ottiene maggiori profitti a discapito dei suoi interlocutori, per esempio gli Stati Uniti, ma anche tutti i paesi che per gli scambi hanno deciso di usare il dollaro americano.

Il Tesoro americano ha spiegato che lo yuan, la moneta cinese, è sempre troppo sottovalutata ma allo stesso tempo, non ci sono delle prove certe sulla manipolazione della valuta. Il governo americano ha però invitato la Cina a mettere in campo delle riforme o meglio delle politiche per apprezzare la valuta rispetto ai sui concorrenti. Un modo per non incorrere tra l’altro nelle sanzioni commerciali da parte dell’America.

Gli analisti critici all’indirizzo della Cina hanno detto che questo paese continua a mantenere la moneta al di sotto di una certa soglia per favorire le esportazioni e rendere competitive con i flussi degli altri paesi. Come? Riducendo il livello d’intervento sul mercato valutario.

Una strategia portata avanti dal terzo trimestre del 2011 al fine di ottenere un cambio flessibile.

Sterlina e dollaro USA: chi li smuove?

 Il mercato valutario, generalmente, subisce l’influenza di alcuni dati, pubblicati anche in maniera periodica, che spiegano un po’ meglio qual è la situazione economica e finanziaria dei paesi. Abbiamo considerato cosa potrebbe influire oggi sulle quotazioni dello yen, del dollaro neozelandese e di quello australiano, del franco svizzero.

Adesso prendiamo in considerazione gli eventi che potrebbero incidere invece sulle quotazioni della sterlina e del dollaro americano.

Per quanto riguarda la sterlina ci sono almeno due eventi da monitorare. Il primo sono i prezzi degli immobili Nationwide che, secondo gli analisti, hanno un medio impatto sulla valuta. In pratica l’indicatore in questione fa capire se c’è stato un cambiamento medio dei prezzi degli immobili. Se c’è un aumento, in genere, gli investitori sono attratti e la sterlina guadagna terreno.

Ma dalla Gran Bretagna arriva anche la notizia della Bank of England che ha pubblicato un rapporto sulla stabilità finanziaria del paese. Con questo documento si cerca di capire quali sono i rischi per il settore finanziario del Regno unito. Ci potrebbero essere momenti di grande volatilità.

Il dollaro USA sarà invece influenzato dai dati sul PIL preliminare che dovrebbe fare una fotografia della crescita economica degli Stati Uniti. e poi anche dall’indice che misura sia le vendite pendenti del settore immobiliare, sia la richiesta dei sussidi di disoccupazione. Si evince dall’analisi un possibile effetto rialzista anche per il dollaro.

Cosa influirà sul mercato valutario oggi?

 Per il mercato valutario, quella di oggi, è da considerarsi una giornata molto intensa perché andando a guardar bene l’agenda economica, scopriamo che saranno diffusi dei rapporti che riguardano il Giappone, la Nuova Zelanda, l’Australia, il Regno Unito e la Svizzera.

Cerchiamo di capire bene che dati saranno diffusi e che effetto possono avere. Per il Giappone saranno pubblicati i dati sulle vendite al dettaglio e gli analisti, che hanno tirato un sospiro di sollievo a settembre quando l’indice era al +0,4 per cento, sia aspettano oggi una flessione dello 0,7 per cento. Lo yen potrebbe essere influenzato da tali notizie.

Il dollaro neozelandese, invece, potrebbe essere scalfito dalla pubblicazione dell’indice che misura lo stato di salute dell’economia interna, redatto dalla banca centrale del paese. Se questo indice raggiungerà un valore superiore alle aspettative, allora il dollaro dovrebbe crescere.

Il dollaro australiano sarà invece “toccato” dalla pubblicazione dei dati sugli investimenti del settore privato che dà il polso dell’andamento futuro delle attività economiche. Gli analisti si aspettano un calo del 2,1 per cento.

La Swiss National Bank pubblicherà oggi i dati sul PIL svizzero del terzo trimestre del 2012 e ci aspetta un lieve miglioramento dello 0,2 per cento, rispetto alla contrazione che si era rilevata nel secondo trimestre dell’anno.

Test per la moneta unica

 In questi giorni si sente molto parlare della tenuta dell’Euro rispetto a questa grande crisi globale e c’è anche chi propone di arrivare ad un euro a tre velocità che sia in grado di sostenere lo sviluppo del Nord Europa e non zavorrare le economie in del Sud del Vecchio Continente. 

In una prospettiva squisitamente valutaria, alcuni analisti della Commerzbank si dicono convinti che questo momento per l’Euro sia sono una fase di stallo prima del delirio che potrebbe arrivare già la settimana prossima.

Il cambio EUR/USD, al momento, si stanzia su un intervallo che spazia dall’1,26 all’1,29 ma pesano sulla situazione alcuni dati che arrivano proprio dall’Europa. Sicuramente ci sono degli aspetti politici da valutare ed in particolare l’incertezza sulla risoluzione della questione greca.

Ma a questo discorso che ormai sembra vecchio, occorre aggiungere i nuovi dati sul settore manifatturiero e dei servizi che sono stati pubblicati nella giornata di ieri da Markit. Al di là di quanto era stato previsto e di quanto poi si è realizzato, dobbiamo considerare che il mercato è in una fase di forte contrazione.

Lo stallo di cui parlavamo in precedenza, quindi, sembra preparatorio ad una fase più turbolenta, quella in cui si potrebbe scoprire una vera bolla speculativa legata alla moneta unica.

La soluzione Mayer alla crisi dell’Euro

 Chi investe in opzioni binarie sa bene che l’incertezza delle decisioni, dei trend e quant’altro non garantisce una piena visione sul futuro degli indici. Meglio se viene definita una strada e su quella si cammina, pur accettando piccole digressioni.

Oggi c’è da capire quanto alcune opinioni sul futuro dell’Euro possono incidere sulla valutazione della moneta unica. Il fatto che non si consideri la solidità dell’Euro, in un certo senso, indebolisce la fiducia che gli investitori hanno sulla tenuta del Vecchio Continente.

In queste ore fa molto discutere ad esempio, la proposta dell’ex capo economica di Deutsche Bank, Thomas Mayer che ha rilasciato un’intervista al Wall Street Journal spiegano che per sopravvivere, l’euro, dovrebbe dividersi in tre.

La considerazione è sempre partita dal rinvio della decisione sulla Grecia che ha illustrato comunque l’esistenza di un’Europa a due velocità dove, il Nord cresce mentre si contrae l’economia del Sud. La proposta di Mayer è che il Nord usi l’Euro indicizzato con il tasso d’inflazione nazionale, in modo che la popolazione sia tutelata dalle politiche di svalutazione della BCE e rafforzi il valore della moneta.

Nel Sud invece si dovrebbe procedere con un indebolimento dell’Euro, da usare soltanto per gli scambi in contanti lasciando spazio ad una moneta parallela che virtualmente agisce per raggiungere questo obiettivo. L’euro, per il Sud del paese, continuerebbe ad essere un bene rifugio.

Chi ha guadagnato contro l’euro

 Il mercato valutario è in continuo movimento perché il prezzo delle valute dipende molto dalla politica, dallo svolgimento dell’attività finanziaria dei paesi e da altri elementi di cui gli analisti hanno un’ampia visibilità. In questi giorni si parla molto del rapporto tra euro e dollaro.

La moneta del Vecchio Continente è stata praticamente subissata dall’apprezzamento del dollaro seguito alla rielezione di Obama, con tutti i lati negativi che questo incremento del valore del dollaro ha portato con sé. Di fatto, nel ForEX, l’Euro è una delle monete che negli ultimi mesi ha subito il maggior numero di oscillazioni.

La nostra moneta, oggi, perde terreno nei confronti di tante altre valute e un’analisi di Cmc Markets ha provato a riassumere tutte le valute mondiali che dal 31 dicembre 2011 ad oggi hanno recuperato valore contro l’euro.

La moneta che ha saputo beneficiare di più della situazione è stato il fiorino ungherese che ha portato a casa un incremento del 9,7 per cento del suo valore nonostante all’inizio del 2012 sia stato messo sotto pressione dal rischio default del paese.

Al secondo posto in questo particolare podio si posizione lo zloty polacco, che recupera il 7 per cento del suo valore rispetto al dollaro grazie all’impermeabilità del paese agli shock finanziari esterni. Al terzo posto c’è il dollaro di Singapore che ha recuperato il 6,9%.

Ripresa e Quantitative Easing

 Chi investe in opzioni binarie o chi fa trading nel mercato ForEX conosce sicuramente l’autorevole opinione di Nouriel Roubini, il presidente di RGE Monitor, un’azienda che si occupa di analisi in ambito finanziario. Roubini è anche professore all’Università di New York e in un recente post per Ecomonitor è intervenuto sul Quantitative Easing.

La prima domanda che gli è stata posta in merito al programma di alleggerimento promosso dalla FED possa realmente incidere sulla crescita economica degli Stati Uniti che stenta a ripartire. Sicuramente il QE3 andrà più a fondo di quanto hanno fatto le precedenti manovre, che si parli di QE1 e QE2 o che si prenda in considerazione l’Operation Twist.

Il QE3 è più duraturo nel tempo, più consistente e richiede un grosso sforzo anche alla Fed che spera di avere una risposta solerte dai mercati azionari. L’allegerimento monetario dovrebbe favorire la ripresa degli investimenti ma si associa ad una contrazione fiscale.

Il fatto che l’America cresca lentamente 8+1,6% in un anno) e il fatto che ci sia una diminuzione fiscale dell’1 per cento, non impedisce al paese di entrare in una fase di recessione che il QE3 può soltanto in parte arginare.

Un effetto indiretto che si può avere sull’economia è probabilmente una nuova iniezione di fiducia, ma sarà tutta da misurare.