Test per la moneta unica

 In questi giorni si sente molto parlare della tenuta dell’Euro rispetto a questa grande crisi globale e c’è anche chi propone di arrivare ad un euro a tre velocità che sia in grado di sostenere lo sviluppo del Nord Europa e non zavorrare le economie in del Sud del Vecchio Continente. 

In una prospettiva squisitamente valutaria, alcuni analisti della Commerzbank si dicono convinti che questo momento per l’Euro sia sono una fase di stallo prima del delirio che potrebbe arrivare già la settimana prossima.

Il cambio EUR/USD, al momento, si stanzia su un intervallo che spazia dall’1,26 all’1,29 ma pesano sulla situazione alcuni dati che arrivano proprio dall’Europa. Sicuramente ci sono degli aspetti politici da valutare ed in particolare l’incertezza sulla risoluzione della questione greca.

Ma a questo discorso che ormai sembra vecchio, occorre aggiungere i nuovi dati sul settore manifatturiero e dei servizi che sono stati pubblicati nella giornata di ieri da Markit. Al di là di quanto era stato previsto e di quanto poi si è realizzato, dobbiamo considerare che il mercato è in una fase di forte contrazione.

Lo stallo di cui parlavamo in precedenza, quindi, sembra preparatorio ad una fase più turbolenta, quella in cui si potrebbe scoprire una vera bolla speculativa legata alla moneta unica.

Wall Street nel giorno del Ringraziamento

 La performance dei listini europei, molto interessante in seguito ai risultati dell’asta dei Bonos spagnoli, è sembrata ancora più brillante alla luce del rallentamento di Wall Street dove la giornata di scambi di ieri è iniziata in modo debole, per il fatto che oggi il Giorno del Ringraziamento.

I rialzi a Wall Street sono stati molto deboli in mattinata, hanno sfiorato un lieve +0,5 per cento. I broker erano probabilmente molto più interessati ai festeggiamenti del Thanksgiving. Basta pensare che il Dow Jones è cresciuto soltanto dello 0,38%, il Nasdaq ha guadagnato lo 0,34% e lo S&P ha fatto segnare il +0,23%.

Sicuramente le quotazioni sono state influenzate anche dai dati sui sussidi di disoccupazione che sono calati pur restando al di sopra delle 400 mila unità. In qualche modo è stato determinante per il blocco delle assunzioni, l’arrivo e il perdurare delle conseguenze dell’uragano Sandy.

Entrando nello specifico dei titoli che sono sul mercato americano, c’è da rilevare un interessante +1,92 per cento delle azioni HP che hanno reagito un po’ timidamente al tracollo di ieri, quando l’azienda ha presentato dei conti molto deludenti  legati all’acquisizione sbagliata dall’azienda Autonomy.

Il taglio del rating da parte dell’agenzia Fitch, sul versante opposto, ha influito sulla pessima performance di Best Buy.

Azioni dal valore enorme

 Il mercato azionario è molto variegato. Chi investe in borsa sfruttando i moderni sistemi del trading online è abituato a scommettere piccole cifre, magari anche attraverso le opzioni binarie, ottenendo rendimenti elevati in poco tempo.

Difficilmente i piccoli investitori buttano lo sguardo sulle azioni più costose. Fa invece una panoramica di questi prodotti Il Sole 24 Ore che racconta di azioni che costano anche tanto quanto una casa.  Il primo esempio fatto dal quotidiano economico è quello delle azioni della Berkshire Hathaway che è stato rilevato moltissimi anni fata da Warren Buffett.

Dagli anni Sessanta ad oggi è cresciuta molto questa realtà finanziaria. Dall’essere una semplice industria tessile praticamente prossima al fallimento si è trasformata in un sistema in grado di portare ogni anno enormi disponibilità finanziarie all’azienda. Per l’esattezza vale qualcosa come 119 miliardi di dollari.  Una sola azione della  Berkshire Hathaway può essere comprata per 131.310 dollari. Dall’inizio dell’anno ha guadagnato il 16 per cento.

Questa quotazione stratosferica del titolo accomuna l’industria tessile ad altre aziende come il colosso Lindle & Spruengli. Per una singola azione di questa azienda si devono pagare quasi 36 mila dollari, cioè 28 mila euro.

Al terzo posto tra le aziende che hanno titoli costosissimi si classifica la Rothschild che fa parte del listino svizzero. Una sola delle sue azioni è pagata 19 mila euro.

L’Europa finanziaria torna a crescere

 Sulle borse europee ha pesato un po’ la decisione dell’Eurogruppo di rinviare la questione greca. Sono state molto importanti le parole di Angela Merkel e François Hollande ma oggi le Piazze Affari del Vecchio Continente sembrano animate di un nuovo entusiasmo.

Sono migliorati tutti gli indici e la spinta è stata fornita dall’esito dell’asta dei titoli spagnoli. Le richieste di Bonos hanno avuto un valore complessivo di 3,88 miliardi di euro e sono andate al di sopra dell’offerta del Ministero del Tesoro Iberico.

Chiaramente la performance della borsa di Madrid è stata traghettata verso l’ascesa da questi risultati e Milano ne ha seguito l’esempio. Un po’ meno brillanti i risultati degli altri indici sintetici nazionali. Dando soltanto un piccolo sguardo a quel che è successo a Wall Street si scopre una decisa contrazione degli scambi dovuta alla ricorrenza della Festa del Ringraziamento.

Lo spread cui ormai si riserva un’attenzione particolare soprattutto in Italia, ha aperto a 338,6 punti. Il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi dello stesso periodo si era chiuso ieri a 341 punti. Il rendimento dei titoli di stato è stato del 4,8%.

Sul mercato dei titoli di stato è stata molto interessante l’opinione di uno dei maggiori gestori mondiali di obbligazioni, Pimco che ha spiegato di preferire, in questo momento, i bond italiani e i bonos spagnoli rispetto ai titoli francesi e tedeschi.

I dati ISTAT sulla produttività italiana

 La diffusione dei dati Istat sulla produttività italiana non hanno avuto un effetto immediato sulle borse dove hanno inciso di più le decisioni dell’Eurogruppo che ha rinviato la questione greca. Eppure i dati sulla produttività italiana sono emblematici, descrivono una situazione di stallo ed indicano settori in crescita e settori fermi dell’economia tricolore.

Chi investe in opzioni binarie, a parte la previsione dell’incidenza di questo rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica, può usare il documento redatto per individuare i settori che sono cresciuti nel nostro tessuto economico e quelli che invece si sono bloccati.

In generale, il rapporto sulla produttività italiana dell’Istat mostra che il tasso annuo di crescita è pari allo 0,5 per cento ed è un punto d’incontro tra l’aumento della produttività del lavoro pari allo 0,9 per cento e il calo della produttività del capitale dello 0,7 per cento.

Nell’ultimo anno, nel 2011, in più, si evidenzia la crescita del settore agricolo del 2 per cento e un incremento delle attività ricreative-culturali del 5,1 per cento con un’opposta flessione del 2,4 per cento degli indici legati al settore informativo della comunicazione.

A livello tendenziale, dal 1992 è stato in crescita il settore agricolo, come anche quello della finanza e delle assicurazioni e quello dell’informazione e della comunicazione. Mentre in calo dal 1992 troviamo i settori delle attività professionali, delle costruzioni, dell’istruzione, della sanità e dei servizi sociali.

 

Jacques Attali parla di Francia ed Europa

 L’investimento in opzioni binarie dipende molto dalla capacità degli investitori di prevedere un trend e le buone previsioni, a loro volta, dipendono dall’individuazione delle fonti informative più affidabili. Per capire come scommettere sull’Europa riportiamo l’opinione di Jacques Attali intervistato dall’Economist.

Questa rivista, nell’ultimo periodo, ha dimostrato di saper anticipare i trend, facciamo l’esempio della Francia, definita prima una bomba ad orologeria dall’Economist e poi declassata da Moody’s. Jacques Attali prova a ribaltare il punto di vista sulla Francia.

Il declassamento di Parigi, infatti, non è così preponderante se si pensa alla patata bollente rappresentata dalla Grecia. Sicuramente Moody’s ha dato un’indicazione importante a François Hollande invitando il neo Presidente e il suo staff ad intraprendere la via delle riforme.

Questo però, secondo Attali, non vuol dire che la Francia stia sbagliando strategia, anzi, Hollande sembra muoversi nella direzione corretta, quella dell’applicazione delle raccomandazioni arrivate dall’UE.

E’ facile quindi arrivare ad una considerazione finale, proposta sempre da questo economista, che addita la Germania come vera bomba ad orologeria del Vecchio Continente. Sembra infatti che il paese guidato da Angela Merkel abbia due grandi problemi da risolvere: la composizione demografica del paese ed un sistema bancario a pezzi.

Gli attacchi che arrivano dall’esterno all’Europa, secondo Attali, non mettono in luce i reali problemi dell’economia internazionale dove anche America e Regno Unito arrancano come non mai.

La soluzione Mayer alla crisi dell’Euro

 Chi investe in opzioni binarie sa bene che l’incertezza delle decisioni, dei trend e quant’altro non garantisce una piena visione sul futuro degli indici. Meglio se viene definita una strada e su quella si cammina, pur accettando piccole digressioni.

Oggi c’è da capire quanto alcune opinioni sul futuro dell’Euro possono incidere sulla valutazione della moneta unica. Il fatto che non si consideri la solidità dell’Euro, in un certo senso, indebolisce la fiducia che gli investitori hanno sulla tenuta del Vecchio Continente.

In queste ore fa molto discutere ad esempio, la proposta dell’ex capo economica di Deutsche Bank, Thomas Mayer che ha rilasciato un’intervista al Wall Street Journal spiegano che per sopravvivere, l’euro, dovrebbe dividersi in tre.

La considerazione è sempre partita dal rinvio della decisione sulla Grecia che ha illustrato comunque l’esistenza di un’Europa a due velocità dove, il Nord cresce mentre si contrae l’economia del Sud. La proposta di Mayer è che il Nord usi l’Euro indicizzato con il tasso d’inflazione nazionale, in modo che la popolazione sia tutelata dalle politiche di svalutazione della BCE e rafforzi il valore della moneta.

Nel Sud invece si dovrebbe procedere con un indebolimento dell’Euro, da usare soltanto per gli scambi in contanti lasciando spazio ad una moneta parallela che virtualmente agisce per raggiungere questo obiettivo. L’euro, per il Sud del paese, continuerebbe ad essere un bene rifugio.

L’Eurogruppo e la borsa italiana

 La prima riunione dell’Eurogruppo sulla questione greca non ha avuto alcun esito e si temeva che i mercati reagissero in modo negativo a questa evenienza. In realtà sono state provvidenziali le parole di Angela Merkel e François Hollande  che hanno riportato tranquillità anche nei mercati.

L’Eurogruppo ha deciso di rimandare la decisione sull’erogazione di fondi alla Grecia e questa scelta ha fatto vacillare un po’ le borse. In realtà sulle quotazioni hanno influito soprattutto le valutazioni di Moody’s che, dopo aver tolto la tripla A alla Francia, ha intenzione di declassare anche il Fondo Salva-Stati.

Si sperava potessero avere effetto sugli indici anche i dati sulla disoccupazione americani oppure i dati sulla produttività in Italia, ma nessuno di questi documenti ha poi influito direttamente sull’andamento delle borse.

Piazza Affari è rimasta poco al di sopra della soglia d’immobilità con il Ftse Mib che ha chiuso a +0,82% e con il Ftse Italia All Share che ha fatto registrare un +0,79 alla fine delle contrattazioni. Vediamo insieme qualche dettaglio in più sui titoli tricolore.

Sicuramente spiccato le performance dei titoli bancari come BP di Milano che guadagna il 3,59 per cento e Intesa Sanpaolo che cresce del 2,38 per cento. Sul versante opposto occorre registrare battute d’arresto per l’Ansaldo STS, per il Monte dei Paschi di Siena a per Mediobanca che perdono rispettivamente l’1,09, l’1,04 e lo 0,89 per cento.

Chi ha guadagnato contro l’euro

 Il mercato valutario è in continuo movimento perché il prezzo delle valute dipende molto dalla politica, dallo svolgimento dell’attività finanziaria dei paesi e da altri elementi di cui gli analisti hanno un’ampia visibilità. In questi giorni si parla molto del rapporto tra euro e dollaro.

La moneta del Vecchio Continente è stata praticamente subissata dall’apprezzamento del dollaro seguito alla rielezione di Obama, con tutti i lati negativi che questo incremento del valore del dollaro ha portato con sé. Di fatto, nel ForEX, l’Euro è una delle monete che negli ultimi mesi ha subito il maggior numero di oscillazioni.

La nostra moneta, oggi, perde terreno nei confronti di tante altre valute e un’analisi di Cmc Markets ha provato a riassumere tutte le valute mondiali che dal 31 dicembre 2011 ad oggi hanno recuperato valore contro l’euro.

La moneta che ha saputo beneficiare di più della situazione è stato il fiorino ungherese che ha portato a casa un incremento del 9,7 per cento del suo valore nonostante all’inizio del 2012 sia stato messo sotto pressione dal rischio default del paese.

Al secondo posto in questo particolare podio si posizione lo zloty polacco, che recupera il 7 per cento del suo valore rispetto al dollaro grazie all’impermeabilità del paese agli shock finanziari esterni. Al terzo posto c’è il dollaro di Singapore che ha recuperato il 6,9%.

Opzioni binarie e fiscal cliff: il nuovo anno

 L’America sta tentando di affrontare nel modo più sereno possibile la prospettiva del baratro fiscale e il fatto che abbia saputo rispondere in modo tempestivo alle richieste degli investitori ha entusiasmato le borse, sia quelle europee sia quella di Wall Street.

Adesso su questa situazione che sta monopolizzando anche la cronaca finanziaria internazionale, si stanno concentrando gli investitori, soprattutto coloro che acquistano in modo prevalente oppure esclusivo le opzioni binarie. Perché a loro, per ottenere un rendimento, è chiesto di interpretare un trend.

Sicuramente c’è molta sensibilità per gli appuntamenti inseriti nell’agenda finanziaria. Il primo è a fine anno, la fine dei tagli fiscali previsti dall’amministrazione di Bush Jr che aprono le porte ad una nuova panoramica per il 2013.

Ecco cosa si prevede per il prossimo anno. Il primo gennaio le famiglie americane vedranno incrementare la loro tassazione del 2 per cento per effetto dell’eliminazione delle agevolazioni. In più, 26 milioni di famiglie dovranno pagare anche le Tasse Alternative Minime che sono destinate alle famiglie più ricche d’America, quelle che superano una quota di reddito definita dallo staff di Obama.

La Casa Bianca, però ha già in mente anche di tagliare il budget di governo, ridurre i finanziamenti per l’Ente federale assistenza statale e tagliare i fondi al dipartimento Istruzione. Così si dovrebbero riportare in cassa circa 800 miliardi di dollari l’anno ma a che prezzo?