Mini-Patrimoniale, ecco quanto costeranno i nuovi bolli

 E’ opportuno elencare tutte le novità che comporta la nuova tassa ‘Mini-Patrimoniale’, introdotta dal Governo Monti. Per quest’anno la tassa porterà nelle casse dello Stato un gettito di 2,6 miliardi. L’erario dovrebbe salire durante il prossimo anno a 4,7 miliardi. Perché? In virtù di una serie di modifiche inserite nell’imposta, che fa parte del pacchetto Salva-Italia. Si evince che i nuovi bolli, accolti non senza polemiche da milioni di italiani che non sanno dove prendere il denaro per pagarli, sono forieri di polemiche da parte di economisti e addetti ai lavori. L’imposta di bollo è vista come una tassazione del patrimonio finanziario. Un modo per tassare i risparmi e un ostacolo per la crescita economica dell’Italia a lungo termine. La pensa così Emilio Rocca dell’Istituto Bruno Leoni, il quale ha approfondito con un’analisi molto puntuale le misure in arrivo. La mini-patrimoniale ha in qualche modo anche delle controindicazioni. Ad esempio, secondo gli economisti, avvantaggia la concorrenza in quanto agevola il risparmio bancario e postale, a discapito dei prodotti gestiti, sopratutto dei fondi comuni di investimento. Non mancano coloro che, puntualmente, considerano vittime di questa patrimoniale esclusivamente i più poveri. Per molti, però, la ‘Mini-Patrimoniale’, avrà vita breve. Staremo a vedere, nel 2013.

Al via la Mini-Patrimoniale

Manca ancora una manciata di ore e poi la fotografia del Fisco ai risparmi degli italiani genererà il primo scatto.

Insieme alle giacenze del 31 dicembre saranno, infatti, calcolate le nuove imposte di bollo relative ai conti correnti bancari, postali e su quasi tutti i prodotti finanziari in circolazione.

Nel complesso, la tassa “mini-patrimoniale” inserita dall’esecutivo guidato da Mario Monti con il decreto Salva Italia dovrebbe interessare, infatti, ben 1.900 miliardi di euro di ricchezza finanziaria privata, e cioé quasi i due terzi dei 3.000 miliardi che rappresentano i risparmi della popolazione italiana.

In base ad alcuni dati preliminari messi a disposizione da Banca d’Italia e Governo, si prevede un gettito di 2,6 miliardi per l’anno in chiusura quest’oggi.

Occorre ricordare che il 2012 è stato il primo anno per quanto riguarda l’applicazione delle nuove imposte sui bolli, i quali già erano stati leggermente modificati con un ritocco al rialzo dal precedente governo Berlusconi a metà dello scorso anno.

Nel contempo, si evince che l’incasso per quanto riguarda l’erario esso dovrebbe aumentare e raggiungere quota 4,7 miliardi all’anno a partire dal 2013.

Il prossimo anno infatti le aliquote dovrebbero ulteriormente aumentare.

In conclusione, per quanto riguarda tutti i rapporti di conto corrente bancari e postali, e per quanto riguarda i libretti di risparmio, non vi sarà alcuna applicazione al di sotto dei 5mila euro di giacenza. Occorre in questo caso ricordare che fino ad oggi si pagavano 34,2 euro.

 

Calo di fine anno per le Borse europee

L’ultimo dell’anno a livello economico-finanziario è senza ‘il botto’.

Le Borse europee sono deboli e fanno registrare dei ranghi assolutamente ridotti in quella che è a tutti gli effetti l’ultima seduta dell’anno che sta per volgere al termine tra pochissime ore.

La situazione, letta dalla borsa di Milano, è la seguente: l’indice d’area Stooxx 600 e’ poco inferiore all’effettiva parità. Per quanto riguarda la situazione delle poche Piazze realmente aperte ed attive, si segnala che Londra e Madrid hanno ceduto una percentuale che si aggira intorno al mezzo punto.

Per quanto concerne Parigi la diminuzione appare di quasi un quarto di punto.

ANSIA FISCAL CLIFF

A cosa è dovuta l’attuale debolezza dei listini? Con ogni probabilità le Borse europee sono molto preoccupate per la situazione di stallo che si sta verificando negli Stati Uniti in merito alle (lentissime e difficilissime) trattative tra repubblicani e democratici sul fiscal cliff.

Per quanto riguarda la situazione ad un livello livello settoriale sono molti deboli i bancari mentre gli acquisti si concentrano sull’energia.

Guardiamo da più vicino la fase di chiusura nelle Piazze di Parigi, Madrid e Londra.

PARIGI

La Borsa di Parigi chiude in rialzo con l’indice Cac 40 che segna +0,58% a 3.641,07 punti.

MADRID

La Borsa di Madrid chiude in positivo. L’indice Ibex-35 segna un +0,45% a 8.167,50 punti.

LONDRA

Chiusura in territorio negativo per la Borsa di Londra. L’indice Ftse-100 cede lo 0,47% a 5.897,81 punti.

 

 

Venduti Iberdrola 32 parchi in Francia

Giungono importanti notizie dal mercato dell’energia. Uno dei settori più in crescita degli ultimi anni registra l’ennesima svolta, che va di pari passo con le attuali condizioni economico-finanziarie della Spagna. E’ infatti risaputo che la Penisola iberica sia a rischio recessione, inghiottita dalla cocente crisi che negli ultimi anni attraversa tutta la zona dell’Euro. Una crisi che porta una delle Società di energia più importanti della Spagna a vendere.

L’accordo in questione ha per protagoniste proprio la Nazione Iberica e la Francia.

Entriamo nel dettaglio dell’operazione.

E’ stato finalizzato l’accordo contrattuale con il quale la Società spagnola Iberdrola ha ceduto 32 centrali eoliche in Francia per una cifra totale di 400 milioni di euro. Ad accaparrarsi le 32 centrali eoliche è il consorzio di EDF Energies Nouvelles, MEAG (gestione patrimoniale controllata di Munich Re e ERGO) di concerto con GE Energy Financial Services.

Un affare imponente, che accresce di gran lunga il settore dell’energia eolica transpalpina e che muove in tutti i sensi l’economia.

Si tratta di un caso di cessione a titolo definitivo, delineata nei minimi particolari all’interno del comunicato stampa della stessa Società Iberdrola. L’azienda ha reso noto quanto segue nelle seguenti righe: “L’operazione e’ stata realizzata mediante la cessione (definitiva) del 100 per cento del capitale sociale di Iberdrola Renovables Francia (IBRF), proprietaria dei parchi eolici venduti.

 

Draghi è l’uomo dell’anno per ‘The Times’

Va al presidente della Bce, Mario Draghi il titolo di Uomo d’affari dell’anno. Il Presidente della Banca Centrale europea è stato nominato con questo illustre riconoscimento dal ‘The Times’ quotidiano britannico.

Secondo quanto affermato dal ‘The Times‘, Mario Draghi è il banchiere centrale che è riuscito a salvarsi dall’immenso caos dell’ultimo periodo economico e finanziario.

Sulle colonne del quotidiano inglese, inoltre, si legge che Mario Draghi è stato senza dubbio il “candidato incontrastato dando forza alla sua istituzione come una delle poche voci credibili nella zona dell’euro”.

Ma le parole sul Presidente della Banca Centrale Europea non finiscono qui. Sul suo conto il quotidiano ‘The Times’ ha aggiunto: “Mario Draghi è riuscito a dare la scossa ai mercati, elevandosi sopra i battibecchi dei leader politici europei per salvare l’euro dalla disintegrazione”.

Ora, però, per Mario Draghi, carico di questa forte responsabilità proveniente dall’incoronazione di uomo d’affari dell’anno del tabloid, arriva la sfida più difficile. Quale: traghettare l’Europa fuori dalla cocente crisi nel corso del prossimo anno. Più volte il Governatore della Banca Centrale europea ha fatto sapere che la missione da compiere avrà dei tempi molto lunghi, e che con ogni probabilità la risalita prevista non arriverà prima del 2014.

 

 

Capodanno, 80 milioni di spumanti venduti

Con lo scoccare della mezzanotte e con l’avvento dell’anno nuovo aumenteranno a ottanta milioni le bottiglie di spumante stappate e vendute durante queste festività 2012.

Per lo spumante, quest’anno, gli italiani hanno speso circa 600 mln di euro.

La stima, come nel caso dell’aumento di zampone e cotechino, è stata fornita dalla Coldiretti.

Si evince che circa l‘87% degli italiani ha voluto acquistare lo spumante nonostante la crisi e nonostante sia stato un periodo festivo Low Cost. Si tratta del 20% in più rispetto allo scorso anno.

Inoltre, dalle stime Coldiretti, si evince che il 13 per cento (-1 per cento rispetto allo scorso anno) ha optato per lo champagne. L’indagine di fine anno erogata dal gruppo Coldiretti/Swg non manca di illustrare altri punti fondamentali, così da ricalcare anche le abitudini alimentari ed economiche degli italiani che si preparano al capodanno e alla fine delle feste.

Coldiretti dichiara, infatti, che oltre allo spumante non mancheranno come da tradizione sulle tavole panettone e pandoro. Per quanto riguarda il panettone, ad esso non rinuncerà l’80% degli italiani, mentre hanno preferito acquistare in maggioranza il secondo il 68% degli italiani.

Capodanno, aumentano dell’8% i consumi di zampone e cotechino

Le famiglie italiane hanno sempre amato tutte le tradizioni del BelPaese. Tra queste figurano anche quelle tradizioni seguite per tener fede a una credenza della quale talvolta si ignorano le stesse origini.

Una cosa è certa: la sera di San Silvestro è obbligatorio l’assaggio di due lenticchie, perché a livello folkloristico vuol dire augurarsi di avere più soldi per l’anno venturo.

Di questi tempi, peraltro, con la crisi che galoppa, gli italiani ne avrebbero proprio bisogno.

Le altre due pietanze che non possono mancare per nessun motivo sono poi il cotechino e lo zampone.

Cotechino e zampone appaiono sulle tavole quasi esclusivamente soltanto durante il periodo di Capodanno e, in particolar modo, in maniera abbondante durante l’ultimo giorno dell’anno e il primo giorno del nuovo anno.

Per il 2012 il trend impone di risparmiare e di mettere in tavola un cenone Low Cost, giacché la crisi si fa sentire, in particolar modo nelle Regioni del Sud.

Malgrado ciò, le famiglie italiani non vogliono rinunciare a cotechini e zamponi. Prova ne è che i consumi sono saliti dell’8% rispetto al 2011. Nel complesso sono stati venduti circa sei milioni di chili di cotechino e zampone, così da essere messi sulle tavole dell’intera Penisola.

I dati in questione sono stati forniti da Coldiretti. Consideriamo, tutto sommato, che siano stime molto positive per questo tipo di mercato.

Basti pensare infatti che il 62% degli italiani, ovvero in media due italiani su tre, mangeranno a capodanno cotechino e zampone.

Acqua, arriva la ‘Tariffa Ponte’

E’ stato fatto il primo passo in avanti per una tariffa che è stata soprannominata come la ‘Tariffa Ponte’ e che riguarda l’acqua. Un percorso, molto positivo, in grado di permettere e facilitare tutta una serie di importanti investimenti nel settore.

La buona novella è arrivata durante le scorse ore, in virtù dell’intervento dell’Autorità per l’Energia. L’Autorithy ha infatti scelto di dare il Nulla Osta a tutto un insieme di provvedimenti finalizzati alla regolazione del famoso servizio idrico integrato.

La lista dei provvedimenti messi in luce dall’Autorità per l’Energia, è abbastanza lunga e degna di nota.

Appare opportuno, in questa sede, menzionare i provvedimenti più importanti e prossimi a entrare in vigore. Uno su tutti è senza ombra di dubbio il cosiddetto Metodo transitorio per la determinazione delle tariffe, che sarà inerente per l’appunto alle tariffe degli anni 2012 – 2013. Inoltre è da citare in ultima analisi un altro provvedimento. Stiamo parlando della prima Direttiva per la trasparenza dei documenti di fatturazione.

Successivamente all’approvazione della Tariffa Ponte, però, non sono mancate diverse polemiche. In prima linea ci sono i Cobas, i quali hanno protestato duramente, evidenziando che “il nuovo Metodo Tariffario Transitorio 2012-2013 per il Servizio idrico Integrato sancisce, nei fatti, la negazione dei Referendum del Giugno 2011, con cui 27 milioni di cittadini italiani si erano espressi per una gestione dell’acqua che fosse pubblica e fuori dalle logiche di mercato”.

Fiscal Cliff, accordo ancora lontano

L’America rischia grosso e il tempo sta per scadere. Per il Fiscal Cliff è necessario trovare un’intesa entro questa sera. Se così non fosse, il 2013 arriverebbe con una bruttissima notizia per la popolazione: aumento delle tasse ad libitum e tagli alla spesa.

L’accordo tra i Repubblicani e i Democratici sembra, però, essere ancora molto lontano.

Barack Obama dà la colpa ai repubblicani, rei di non dare la propria disponibilità per il raggiungimento di un eventuale compromesso. I negoziati sono iniziati con il piede sbagliato, proprio all’indomani della rielezione del Presidente.

Tutto lascia presagire che i Repubblicani vogliano mettere a priori i bastoni tra le ruote alla gestione Obama.

Entrando nel dettaglio, la lotta si gioca sul fronte delle imposte per i redditi più alti.

I democratici vorrebbero aumentare infatti le imposte a coloro che superano annualmente i 250.000 dollari.

I repubblicani si oppongono. Il compromesso, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere trovato nell’aumento delle imposte entro la soglia dei 400.000 dollari su base annua.

RISCHIO RECESSIONE

Se democratici e repubblicani non si accordano gli Usa potrebbero piombare nel baratro della recessione. Succederebbe infatti che da domani ci sarebbe l’avvio dei tagli automatici alla spesa. Tagli per un valore di 1.200 miliardi. Inoltre, si verificherebbe in automatico l’aumento delle tasse per tutti i contribuenti nonché il rischio per il sussidio di disoccupazione.

Edilizia, persi 500.000 posti di lavoro in 4 anni

Non c’è pace per il settore dell‘edilizia. Da più parti sentiamo dire che si tratta di uno di quei comparti destinati a trainare l’economia italiana, sempre più soggetta ad una crisi di natura morale e occupazionale.

Il mercato immobiliare, però, stenta a decollare e, anzi, finisce sempre più in un baratro dal quale non si vede neanche un minimo spiraglio di luce.

La Cgil ha ben fotografato la situazione in corso, in un quadro che si protrae da ben quattro anni.

Il verdetto, sempre più definitivo e sempre meno provvisorio, è il seguente: il settore dell’edilizia italiana appare stremato, al capolinea e senza possibilità di sbocchi positivi per le costruzioni in virtù di una mancanza sempre più significativa della domanda.

Non c’è da girarci intorno più di tanto, giacché la causa principale della forte inversione di tendenza che si verifica da quattro anni a questa parte per un settore che fino al 2008 era lanciatissimo, è sempre la stessa. Parliamo, naturalmente, della crisi economica. Una fase di collasso che implica da ormai qualche tempo a danni di ordine strutturale e congiunturale.

Così, il settore costruzioni, si avvia inesorabile a concludere anche il 2012 in peggioramento, e senza grossi lasciare spiragli per il prossimo anno.

Chiaro e conciso l’attacco di Schiavella della Cgil alle istituzioni. “La situazione è preoccupante – afferma uno dei massimi esponenti del sindacato – e il governo continua a non azzeccarne una per rilanciare il settore”.

L’edilizia perde colpi su colpi, in particolar modo nelle regioni del Sud. Oltre a ciò, va fatta la conta dei danni anche per quanto riguarda il marcato apporto del comparto all’occupazione. Il record del crollo dei posti di lavori si registra in Sardegna nella provincia di Sassari, dove si è giunti ad un pesante passivo (-47%).

Conferma il triste dato, allargandolo a tutta la Penisola, la Cgia di Mestre, secondo la quale nell’anno che volge al termine sono rimaste senza lavoro più 600mila persone.