Crisi: anche la Slovenia vara il piano lacrime e sangue per evitare di ricorrere alla Troika

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 Il piano lacrime e sangue, definizione che ormai è entrata nell’uso comune per tutti i piani di austerity, è stato varato ieri anche in Slovenia dal neo premier Alenka Bratusek. Il governo, in carica da sole sei settimane, sta già lottando contro il rischio di default del paese, che sembra essere sempre più vicino.

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Il piano sarà presentato oggi, o al massimo domani, anche a Bruxelles. Se la Commissione approverà il piano, la Slovenia avrà un po’ di tempo per sistemare la sua situazione economica, altrimenti dovrà immediatamente ricorrere agli aiuti della Troika, come già successo a Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Cipro.

Le misure contenute nel piano di Alenka Bratusek prevedono un aumento delle aliquote Iva di 2 punti percentuali (passerebbe così dal 20% al 22%) a partire da luglio, una tassa sugli immobili, che potrebbe entrare in vigore già a partire dal 2014, prevista anche la vendita di 15 società pubbliche.

Ma il provvedimento che sta facendo discutere di più è la possibilità di una sovrattassa tra lo 0,5% e il 5% su tutti i salari, sulla base della retribuzione lorda, che porterebbe nelle casse dello stato circa 250 milioni di euro. I sindacati, infatti, preferirebbero che queste risorse arrivassero dal taglio degli stipendi pubblici e il blocco delle pensioni.

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L’obiettivo del premier, e anche quello che lo porterebbe a non dover richiedere l’aiuto dell’Europa, sarebbe quello di riuscire ad abbassare il deficit del pil dal 7,8%  di quest’anno al 3,3% già entro il prossimo anno.

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